Scandaglio sopra la Libra astronomica et filosofica.

A defense of Galileo from the critiques raised by Orazio Grassi.

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            <title>Giovanni Battista Stelluti's Scandaglio (1622): A Basic TEI Edition</title>
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            <note>Based on the copy digitized by Google in partnership with the Biblioteca Nazionale di Napoli</note>
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               <title>SCANDAGLIO SOPRA LA LIBRA ASTRONOMICA ET FILOSOFICA DI LOTARIO SARSI Nella controversia delle Comete E PARTICOLARMENTE DELLE TRE vltimamente vedute l'Anno 1618. DEL SIGNOR GIO. BATTISTA STELLVTI DA FABRIANO DOTTOR DI LEGGE. IN TERNI, Appresso Tomasso Guerrieri. M.DC.XXII. Con licenza de'SS. Superiori</title>
               <author>Stelluti, Giovanni Battista</author>
               <pubPlace>Terni</pubPlace>
               <publisher>Guerrieri, Tommaso</publisher>
               <date>1622</date>. 
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            <p>This TEI edition is part of a project to create accurate, machine-readable versions of books known to have been in the library of Galileo Galilei (1563-1642).</p>
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            <p>This work was chosen to maintain a balance in the corpus of works by Galileo, his opponents, and authors not usually studied in the history of science.</p>
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               <p>Lists of errata have not been incorporated into the text. Typos have not been corrected.</p>
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               <p>The letters u and v, often interchangeable in early Italian books, are reproduced as found or as interpreted by the OCR algorithm. Punctuation has been maintained. The goal is an unedited late Renaissance text for study.</p>
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<pb n= "unnumbered i"/>
<lb/>Imprimatur.
<lb/>Pro Reuerendiss. D. Episc. Interamnæ.
<lb/>Hieronymus Donatus Philosophiae, &amp; Sac. Th. Doct.
<pb n= "unnumbered i"/>
<lb/>AL MOLTO ILLVSTRE SIG.
<lb/>IL SIGNOR MARIO
<lb/>GVIDVCCI.
<lb/>Per ogni tempo, come ben si vede registrato
<lb/>nell'historie antiche, &amp; moderne, son
<lb/>state osseruate da gl'Huomini con gran 
<lb/>marauiglia, e timore nouelle apparenze
<lb/>nel Cielo. Stelle non più uedute, Comete,
<lb/>Traui, Parelij, Aloni, &amp; simili; &amp; inuero
<lb/>per essere nella più sublime, e nobil parte
<lb/>di questa machina del Mondo, &amp; in luogo remotissimo
<lb/>da i nostri sensi; con ragione han dato da pensare, e da discorrere
<lb/>assai à gl' antichi, &amp; moderni Filosofi, mentre la loro
<lb/>natura, qualità, sito, moto, &amp; altri accadenti n'hanno
<lb/>ricercato. Che poi maggiormente sia questo auuenuto nelle
<lb/>tre ultime Comete apparse l'Anno 1618. ammirande ueramente,
<lb/>e per il numero, &amp; per la grandezza, &amp; per la figura, 
<lb/>non è chi nol sappia, &amp; non l'habbia uisto in molte scritture
<lb/>intorno ad esse uscite; &amp; inteso in molte dispute sopra
<lb/>di ciò fatte in diuersi luoghi.
<lb/>Piacque il Discorso fattone da V.S. nella sua Accademia
<lb/>Fiorentina, &amp; poteua con molta ragione sodisfare à ciascheduno,
<lb/>che con la mente libera dalle passioni, hauesse considerato,
<lb/>che V.S. portaua l'opinioni del Galileo: poiche chi
<lb/>meglio poteua mostrarci le cose di lassù, che quello istesso,
<lb/>che di tante stelle fisse, e pianeti era stato scopritore? Cosa
<lb/>non solo singolare nel nostro secolo, ma grande, nuoua, &amp; 
<lb/>unica fin da i primi fondatori dell'Astronomia in quà, non
<lb/>è però auuenuto quello, che doueua credersi: credette già
<lb/>Aristotile, e si remise in tutto à Calippe, &amp; Eudosso, ma non
<lb/>pare, che hoggi credano gl Aristotelici ad osseruatori de' Cieli,
<lb/>maggiori di quelli. Viene Lotario Sarsi con una sua
<lb/>Libra ben carea d'autorità de Filosofi, concetti de Poeti, &amp;
<lb/>eleganze di lingua. S'oppone con lo studio, e della uoce, e 
<lb/>della penna à quello dell'osseruationi, &amp; esperienze; riceue
<lb/>scolastico applauso; imprime le sue famose propositioni; giudicasi
<pb n= "unnumbered ii"/>tumultuariamente dalla studiosa giouentù aggiustata
<lb/>libra; le ragioni estimansi irrefragabili, &amp; atterrato affato
<lb/>ciò che da V.S. dianzi ne venne. La controuersia in
<lb/>molti luoghi è stata agitata, nè solo in mezzo le scole, ma
<lb/>ouunque da bei spiriti se ne son fatti diuersi discorsi. Non
<lb/>ui è mancato certo chi ha assaggiato, &amp; conosciuto le buone
<lb/>ragioni di V.S. perche la uerità per tutti i luoghi si fa conoscere;
<lb/>nè hà bisogno d'essere introdotta da seguito d'affettione, 
<lb/>insinuandosi dolcemente da se stessa ne gl'intelletti sereni.
<lb/>A me è capitato il presente breue Trattato à penna del Sig.
<lb/>Gio: Battista Stelluti da Fabriano, quale essendosi trouato
<lb/>più uolte in tali discorsi, e sostenute le ragioni di V.S. pregato
<lb/>à mettere in carta ciò che adduceua per lei incontro all famosa 
<lb/>Libra; non ualse all'importunità d'Amici scusarsi con 
<lb/>assicurar delle risposte, che presto sarebbeno uscite d'esquisitissima
<lb/>dottrina, e sodisfatione dall'istesso Galileo, &amp; da V.S. 
<lb/>delle quali esso più d'ogn'altro si mostraua desideroso, &amp; ad 
<lb/>esse prontissimo rimettersi: onde finalmente si compiacque di notar
<lb/>frettolosamente per quiete di molti quello, ch'egli hauea
<lb/>nella Libra del Sarsi, e suo bilancio considerato; e ciò fece con
<lb/>occasione di trattenersi ne' caldi dell'anno passato in una sua
<lb/>Villa, più tosto perche andasse per mano di quegl'Amici che 
<lb/>à ciò l'haueano astretto, che per le Stampe: ma essendo per uia
<lb/>di questi capitato nelle mie, non hò uoluto in alcun modo restasse
<lb/>nascosto; nè credo che sarà discaro à studiosi, uenendo
<lb/>da persona, che non solo delle scienze Legali, che professa, ma 
<lb/>anco delle Filosofiche, &amp; dell'historie, &amp; altri compimenti di
<lb/>bella, e uaria litteratura ha non ordinaria cognitione, e gusto.
<lb/>L'inuio à V.S. perche à lei si deue; e non altro pretendo in
<lb/>questo, che pagare il mero debbito. Desidero sì bene, che questi
<lb/>breui accennamenti del Sig. Stelluti siano un ricordo, e 
<lb/>sprone alla compita, e perfetta dottrina, che esso sopra ciò con
<lb/>grandissimo desiderio aspetta dal Galilei, e tutti gl'altri, che
<lb/>senza alcuna passione ricercano la cognitione del vero; &amp; che
<lb/>anco V.S. in questo mio offitio riceua un segno della mia diuotione
<lb/>quale si compiaccia gradir la insieme con l'altrui buona
<lb/>uolontà inchinata tanto alla sua protettione. Et con questo
<lb/>le bacio le mani. Di Terni li 12. di Luglio 1622.
<lb/>Di V.S. Molto Ill.
<lb/>Seruitore Deuotiss.
<lb/>Tomasso Guerrieri.
<pb n= "unnumbered iii"/>
<lb/>CONSIDERATIONI
<lb/>DEL SIGNOR
<lb/>GIO: BATTISTA STELLVTI
<lb/>INTORNO
<lb/>Alla Libra Astronomica, e Filosofica
<lb/>DI
<lb/>LOTARIO SARSI.
<lb/>SOPRA LA MATERIA DELLE COMETE.
<lb/>DIVIDE il Sarsi la sua Libra Astronomica, 
<lb/>e Filosofica in tre esami, ch'egli
<lb/>fà sopra il Discorso delle Comete fatto
<lb/>dal Signor Mario Guiducci nell' Accademia Fiorentina: 
<lb/>nel primo de' quali
<lb/>procura difendere il suo Maestro dal
<lb/>detto Guiducci contro li tre argomenti,
<lb/>con i quali lui stabilisce il moto, luoco,
<lb/>e grandezza della Cometa apparsa nel 1618. Nel secondo 
<lb/>si sforza d'impugnare l'opinioni del Guiducci
<lb/>quanto alla sostanza , e moto delle Comete. Nell'vltimo
<lb/>finalmente s'induce à confutare alcune conclusioni
<lb/>prouvate à sofficienza dall'istesso in quel Discorso.
<pb n= "2"/>
<lb/>Il primo esame è soddiuiso dal Sarsi in tre parti, nelle
<lb/>quali separatamente cerca difendere le sodette tre ragioni 
<lb/>del Maestro, &amp; insieme rispondere all'obiettioni
<lb/>fatteli dal Guiducci. 
<lb/>Nella prima parre confessa liberamente il primo argomento
<lb/>sopra la parallasse esser di niun valore se prima
<lb/>non si determina, se gl'oggetti osservati siano veri,
<lb/>e sossistenti , ò pure apparenti, e vaganti , distintione
<lb/>apportata dal Guiducci: ma poi si scusa con dite douersi 
<lb/>riputar vana , e superflua quella distintione mentre 
<lb/>si disputaua con li Peripatetici, quali tutti hanno tenuto 
<lb/>la Cometa per oggetto vero , e reale : quale scusa 
<lb/>all'hora hauerebbe sossistenza mentre la disputa del
<lb/>suo Maestro fosse stata solo con Peripatetici, ma se
<lb/>hauea da impugnare anco le opinioni de'Pittagorici, e
<lb/>d'lpocrate , e contro loro tendeua anco la controuersia,
<lb/>non puol hauer luogo l'argomento della Parallasse , hauendo
<lb/>li sopradetti Filosofi affermato la Cometa esser
<lb/>vna Stella, che auuicinata alla Terra ne attraesse a se
<lb/>vapori, ne'quali rifrangendosi la nostra vista al Sole ci
<lb/>dimostrasse quella Chiima non come reale, e stabile,
<lb/>ma apparente , e vagante . Che poi lo scopo del Maestro
<lb/>nella sua disputa fusse d'inculcare, &amp; atterrare
<lb/>eziandio l'opinione de'Pittagorici l'istesso Sarsi l'attesta
<lb/>,, alla fac., 9. in quelle parole : Ma benchehe sia verissimo,
<lb/>, , ch'anch'il moto fatto per linea retta douea retto
<lb/>,, apparire ; nondimeno essendo la controuersia con
<lb/>,, quelli , quali ò non haueano dubio alcuno del moto
<lb/>,, circolare della Cometa , ò non haueuano hauuto mai
<lb/>,, in pensiero quello moto retto cioè con Anassagora, Pittagorici,
<lb/>,, Ipocrate, &amp; Aristotile
<lb/>Vuole il Sarsi tirar altri nell'istesso laccio nel quale vede
<lb/>forse il suo Maestro intricato, &amp; inuiluppato: mentre
<lb/>dice hauer anco il Guiducci fatto capitale dell'argomento 
<lb/>della parallesse quando disputa con Aristotile,
<lb/>e non s'auuede, ch'il Guiducci si vale di detta ragione 
<pb n= "3"/>
<lb/>come opportuna solo con Aristotile, e peripatetici
<lb/>per testimonio anco d'esso Sarsi, asserendo quelli la
<lb/>Cometa esser oggetto vero, e reale, ma quando và
<lb/>ponderando l'altre opinioni adduce altre ragioni.
<lb/>S'affatiga , vaglia à dire il vero , se ben in darno il Sarsi
<lb/>di sbrigate il suo Maestro dal laccio nel quale lo scorge
<lb/>inuolto mentre dice ; che non hauendo tenuto li Pittagorici
<lb/>la Cometa in tutto, e per tutto per cosa apparente, 
<lb/>non era quello obligato à confutare l'opinione
<lb/>d'essi , quali insieme con tutti i Filosofi hanno stimato
<lb/>la testa della Cometa esser vera , reale , e sossistente , e
<lb/>dall'hauer affermato di comun consenso tutti li Filosofi
<lb/>la testa della Cometa esser cosa vera, reale, e sossistente,
<lb/>inferisce che fra quante Accademie de'Filosofi
<lb/>sono mai state al mondo, nissuna hà tenuto la Cometa
<lb/>per cosa apparente , e simulacro, vano , e fallace: stimo
<lb/>ben io vana, e fallace questa sua maniera d'argomentare: 
<lb/>mentre nell'Antecedente prende vna sola
<lb/>parte della Cometa cioè la testa, e nel consequente
<lb/>prende il tutto , cioè la Cometa composta di testa, e
<lb/>chioma: si come dall'esser l'Anima ragioneuole, immateriale,
<lb/>&amp; incorrottibile , fallace senza dubio, e difettosa 
<lb/>sarebbe tal'illatione , adunque l'huomo non è
<lb/>materiale, nè corrottibile, e se il Sarsi stesso confessa
<lb/>la barba , e chioma della Cometa esser stata giudicata
<lb/>da'Pittagorici per cosa vana, &amp; apparente, con che
<lb/>ragione soggionge la Cometa composta di testa, e chioma
<lb/>esser giudicata da tutti i Filosofi ogetto vero , e
<lb/>reale: e con qual'ardire induce la testimonianza del
<lb/>Guiducci al qual non mai è vscito di bocca, che l'vniuersità
<lb/>de'Filosofi habbia creduto la Cometa assolutamente 
<lb/>esser oggetteo vero , e reale , ma tutto l'opposito,
<lb/>come si può vedere alla fac. 4. e 22. forse il Sarsi hà
<lb/>riputato non douersi tener conto della chioma, e barba
<lb/>della Cometta, ma solo della testa, mosso dalla
<lb/>similitudine de'capelli, chioma , e barba nell'Huomo ,
<pb n= "4"/>
<lb/>quali son più tosto escrementi , che parti essentiali, ò
<lb/>integrali d'esso, e per consequenza discorrendosi dell'huomo 
<lb/>come tale , de'capelli , chioma, e barba , non
<lb/>si fà mentione , e non se ne fà stima; io non son mai per
<lb/>indurmi à credere, ch'il Sarsi s'habbia formato nella
<lb/>mente vn concetto tale , scorgendosi tutto l'opposito,
<lb/>nella Cometa, quale vien distinta da gl'altri lumi , che
<lb/>appariscono, tanto nell'aria, quanto nel Cielo per mezzo
<lb/>della Chioma , e come tale ne consegui il nome di
<lb/>Cometa da Greci , che vuole dir capillata, e con la
<lb/>chioma : e dall'istessa chioma diuisero , ò distinsero
<lb/>gl'Antichi Romani la Gallia Transalpina dalla Cisalpina,
<lb/>chiamando quella Comata dalla chioma , che
<lb/>gl'habitanti d'essa soleuano nutrire . E questa Togata
<lb/>dalla Toga, che quei Popoli portauano , &amp; in processo
<lb/>di tempo diuisero anco la Gallia di Narbona dal restante
<lb/>della Gallia Transalpina con priuar quella  del nome
<lb/>di Cometa per hauer deposta la chioma , e datoli il
<lb/>nome di Bracata, ò Braccata come altri vogliono d'alcune
<lb/>vesti che portauano.
<lb/>Si deue dunque dire,  che le chioma, e barba della Cometa
<lb/>non solo non è da riputarsi tale , quale forse se la forma
<lb/>il Sarsi; ma più tosto parte integrale, &amp; essentiale
<lb/>della Cometa. Che sia parte integrale non vi è dubio alcuno
<lb/>concorrendo alla compositione d'essa: che sia essentiale, 
<lb/>è manifesto, receuendo la Cometa da quella
<lb/>il suo essere , e la distributione dall'altre cose; nè vale
<lb/>la similitudine de'capelli, e chioma dell'Huomo , poi
<lb/>che quelli non vengono compresi nel concetto quidditatiuo 
<lb/>dell'huomo , e per essi nou riceue distintione, ò
<lb/>differenza alcuna da gl'altri animali , done che nella
<lb/>Cometa è tutto l'opposito come si vede apertamente, e
<lb/>come si è detto si sopra.
<lb/>Si burla il Sarsi nell'Istessa fac. di alcuni Filosofi moderni,
<lb/>che non hanno seguito Aristotile,  e schernisce le loro opinioni;
<lb/>mentre dice non douersene far stima alcuna: poiche
<pb n= "5"/>
<lb/>hauendo essi trouato vna filosofia sterile, &amp; infelice
<lb/>[ alludendo , e scherzando in quelle parole , liberos , &amp;
<lb/>libros ] hanno lasciati libri, e volumi sì , ma non liberì , 
<lb/>ò figliuoli che vogliamo dire ; ma con che fondamento , 
<lb/>e con che ragione si vada beffando de'sudetti, e
<lb/>loro pareri, io non me lo sò immaginare , e chi sarà
<lb/>mai d'ingegno tanto ottuso, e rozzo , che non giudichi
<lb/>douersi chiamare la Filosofia di quelli feconda , e felice
<lb/>più tosto che sterile, infelice, &amp; infruttuosa ? sendo quella 
<lb/>colma , e ripiena di nuoue opinioni , e parti Filosofici 
<lb/>di loro ingegni ? e chi non si auuede hauer quelli lasciati 
<lb/>non solo libri, ma anco prole , ò figliuoli hauendo 
<lb/>inuentato nuoue, &amp; inaudite opinioni ? ma sento
<lb/>quì vno da parte che dice in difesa del Sarsi, douersi
<lb/>chiamare la Filosofia de'sudetti Autori sterile, &amp; infelice
<lb/>per non hauer hauuti altri Filosofi à loro inuentioni
<lb/>aderenti , e seguaci de' loro capricci , ma in essi hauer
<lb/>hauuto principio , e fine , &amp; esser con l'istesse menti nate , 
<lb/>&amp; estinte . Sembra in vero à prima vista cotal difesa 
<lb/>buona, e sofficiente , ma se fia poi ben considerata
<lb/>reputerassi da ciascuno di poco rilieuo, anzi di niun
<lb/>momento , e viene in essa addossata al Sarsi vna grande
<lb/>equiuocatione, non che sia apportata difesa efficace
<lb/>dall' addotta obiettione , poiche il chiamar prole
<lb/>Filososica , e figlioli della Filosofia quei Filosofi , e
<lb/>Scrittori che seguono quella , &amp; aderiscono all'opinioni 
<lb/>d'essa , e per consequenza il chiamar sterile quella Filosofia 
<lb/>la quale non è seguita d'altri Filosofi , non è vn
<lb/>manifesto equiuocare , vendendo vna cosa per vn'altra?
<lb/>cioè li Filosofi prole , e parti di Donne per l'opinioni,
<lb/>pareri, e sentenze parti, e prole dell'ingegno; e con
<lb/>simil ragione potea burlarsi, e ridersi il Sarsi de gl'Antichi 
<lb/>Romani, che nelle prima, e seconda guerra punica 
<lb/>cotanto fatigassero , e guerreggiassero con li Cartaginesi 
<lb/>per impadronirsi dell'Isola di Sicilia sterile non
<lb/>producendo droghe nè aromati, e coli anca potea chiamar
<pb n= "6"/>
<lb/>sterile Egitto , e Danno Padri di cinquanta figliuoli
<lb/>per ciascuno, e quei due Re vno de'Tartari , l'altro
<lb/>de'Arabi , il primo de'quali per testimonio di Giustino
<lb/>fù Padre  di ottanta figli maschi, &amp; il secondo per testimonianza
<lb/>di Plutarco di seicento , con dire , che li
<lb/>suddetti non hanno hauuta prole generata da altri Padri.
<lb/>Douea dunque il Sarsi per non equiuocare dire la Filosofia 
<lb/>di quelli essere sterile , per non hauer essi inuentate,
<lb/>e prodotte nuoue opinioni , e per non hauer lasciata
<lb/>prole à se conueniente, cioè frutti , e parti Filosofici
<lb/>de'loro ingegni ; ma sento replicare in sua difesa ch'il
<lb/>Sarsi donea cosi parlare per non equiuocare , ma non
<lb/>poteua per essergli la verità contraria.: fiamo d'accordo. 
<lb/>Concludiamo dunque la Filosofia de'sopradetti
<lb/>moderni Filosofi esser stata fertile , e fecondissìma 
<lb/>sopra qualsiuoglia altra Filosofia da Aristotile fino a' nostri
<lb/>tempi [ se pur la Filosofia Peripatetica si deue chiamar 
<lb/>parto , e prole Aristotliea : potendosi dubitare
<lb/>d'Aristotile se ne sia stato sottile, &amp; acuto inventore,
<lb/>ò più tosto diligente , e pronto compilatore ] essendo
<lb/>colma, e ripiena di nuoue, e sode opinioni, se ben si 
<lb/>esamineranno, prole inuero corrispondente à quelli acuti 
<lb/>ingegni , quali si come furono di fecondissima 
<lb/>inuentione , essi fossero stati ancora ben regolati nell'altre
<lb/>loro cose conforme al douere; doue che li Peripateci
<lb/>appagandosi dell'opinioni inuentate, ò compilate dal
<lb/>loro Aristotile, &amp; à quelle tenacemente aderendo, asciano 
<lb/>ma Filosofia per lo più sterile , e priua di prole,
<lb/>e frutti à quella conuenienti: &amp; a loro si puol attribuire 
<lb/>lo scherzo del Sarsi , cioè ch'habbino lasciati alla posterità
<lb/>libri si, ma non già liberi, ò figliuoli, essendo
<lb/>quella prole Peripatetica, e non de'loro ingegni ; e
<lb/>non à questi, ch'hanno lasciati realmente figli proprij, ò
<lb/>liberi , che vogliam dire , liberi, e franchi in vero, e non
<lb/>soggetti, e schiaui dell'altrui opinioni , come li parti
<pb n= "7"/>
<lb/>Peripatetici essendo stato libero , e franco il loro Filosofare, 
<lb/>&amp; à questi si conuiene il nome di Filosofi mentre
<lb/>la Filosofia non è altro ch'vn amore , e studio della
<lb/>sapienza , e non consiste nel difendere , e professare
<lb/>l'altrui opinioni , e seguire Aristotile il quale si lasciò
<lb/>pure intendere, che la Verità deuea esser anteposta a Socrate, 
<lb/>e Platone Filosofi eminentissimi , e celebratissimi.
<lb/>Nella seconda parte risponde il Sarsi all'obiettioni , che
<lb/>vengono fatte dal Guiducci con il secondo argomento
<lb/>del suo Maestro quanto al moto della Cometa, ò per dire
<lb/>meglio di Tichone.
<lb/>Hauea prouato il Maestro del Sarsi nella sua disputa il moto
<lb/>della Cometa esser stato per vn cerchio massimo ritrouandosi 
<lb/>constituiti in vna linea retta i luoghi della
<lb/>Cometa corrispondenti à ciascun giorno nel piano descritta 
<lb/>à guisa d'Orologio ; il Guiducci s'oppone con
<lb/>dire esser vero che i moti fatti ne' cerchi massimi all'
<lb/>occhio posto nel Centro della sfera sembrano lince rette: 
<lb/>ma non esser perciò necessario il conuerso, cioè che
<lb/>tutti i moti , ch'appariscono retti all'occhio situato nel
<lb/>detto luogo siano per necessità fatti in vn cerchio masssimo,
<lb/>potendo anco esser realmente retti . Si vuol sbrigar 
<lb/>il Sarsi da tal' obiettione mentre dice , che se ben è
<lb/>verissimo, che anco il moto fatto per vna linea retta sarebbe 
<lb/>apparso retto : nientedimeno essendo la controuersia
<lb/>solo contra quelli , quali , ò del moto circulare
<lb/>della Cometa non haueano dubio alcuno, ouero a quali
<lb/>non mai è venuto in pensiero questo moto retto , cioè
<lb/>contra Anassagora, Pittagora, lpocrate, &amp; Aristotile, e
<lb/>cercan dosi solo saper se la Cometa la quale si credeva
<lb/>mouersi circularmente facesse il suo corso per cerchi, &amp;
<lb/>orli maggiori , ò pur minori necessariamente s'inferiua
<lb/>il cerchio descritto dal moto apparente in vna linea retta 
<lb/>essere stato massimo : non vi essendo stato chi habbia
<lb/>apportato , &amp; inuentato questo moro retto, e
<pb n= "8"/>
<lb/>perpendicolare alla Terra ; perche se bene il Cheplero 
<lb/>si sforza di prouare il detto moto retto, nondimeno 
<lb/>scorgendosi intricato in molte difficoltà , non
<lb/>hà tenuto quel moto esser perpendicolare alla Terra, ma
<lb/>transuersale , e non regolato , ma nel principio , e fine
<lb/>più tardo , e rimesso , e nel mezzo velocissimo , e per
<lb/>esplicare tutte l'apparenze delle Comete giudicò esser
<lb/>bene stabilirlo con il moto della Terra ilche non viene 
<lb/>accettato; conclude dunque il Sarsi l'opinione del
<lb/>Cheplero come repugnante alla Verità douete stimarsì
<lb/>nulla.
<lb/>Ma s'io non m'inganno non resta il Guiducci da tal risposta
<lb/>appagato: poiche hauendo il Cheplero assegnato
<lb/>alle Comete il moto per linee rette, ò perpendiculari,
<lb/>ò transuersali che siano alla Terra, vi è stato pur chi hà
<lb/>dubitato del moto circulare: anzi c'hà priuato le Comete
<lb/>affatto di cotal moto. nè più efficace è la scusa , che
<lb/>apporta il Sarsi , à fauor del suo Maestro in hauer tralasciata 
<lb/>l'opinione di Cheplero; perche seguendo quello
<lb/>il parer di Tichone , dal quale deriua l'argomento
<lb/>preso dal moto nel cerchio massimo , era anco in obligo
<lb/>di nominare, e confutare l'opinione di Cheplero
<lb/>benche appoggiata in fondamenti non accettati , non
<lb/>potendo in Tichone calzare la scusa del Sarsi suddetta,
<lb/>già che non si concede . Tralascio poi di dire che il
<lb/>Maestro del Sarsi ancorche hauesse parlato solo senza
<lb/>comprenderui Tichone, poteua nondimeno impugnare
<lb/>l'opinione di Cheplero , benche come hò detto non seuita, 
<lb/>non essendo cosa inusitata , e strana in Filosofia
<lb/>far mentione di molte opinioni false , &amp; erronee de
<lb/>gl'antichi Filosofi , e confutarle , conuincerle, &amp; atterrare
<lb/>i fondamenti di quelle, e cosi sogliono i Filosofi,
<lb/>&amp; in particolare quelli de'Collegij , e delle Scuole mentre 
<lb/>trattano dell'Anima ragioneuole far mentione dell'
<lb/>opinione , ò per dir meglio Chimera di Pittagora circa 
<lb/>alla trasmigratione dell'Anime, e dell'opinione di
<pb n= "9"/>
<lb/>quelli c'han tenuto , e pazzamente creduto l'anima
<lb/>suddetta hauer dipendenza nell'essere, e nell'originarsi
<lb/>dalla materia , e simiglianti erronee, e detestabili opinioni, 
<lb/>e non altrimente si costuma mentre si tratta della 
<lb/>Creatione del Mondo: proponendosi, &amp; insieme impugnandosi 
<lb/>l'opinione d'Aristotile , Auerroe , &amp; altri ,
<lb/>quali hanno osato affermare che il Mondo sia stato nell'
<lb/>Eternità , opinioni tutte affatto repugnanti alla Santa
<lb/>fede Carolina. 
<lb/>Ripsonde il Sarsi nella fac. 10. all'altra obiettione fattale
<lb/>dal Guiducci , il quale per dimostrare che la Cometa
<lb/>non si muoua intorno al Sole conforme al parer del Maestro 
<lb/>del Sarsi dice alla fac. 38. ch'essendo stata la digressione 
<lb/>della Cometa oltre 90. gradi , è facil cosa
<lb/>à conoscere , che l'Orbe di quella circondando il Sole
<lb/>bisognò, che dopò longo trascorrere per il Cielo trauersi 
<lb/>gli Elementi, e penetri anco l'intime viscere, e
<lb/>penetrali della Terra. Replica dico il Sarsi con dire ,
<lb/>che non in vn solo Mondo , ma in diuerse maniere la
<lb/>Cometa potea mouersi intorno al Sole, cioè, ò per vn
<lb/>cerchio à quello eccentrico , la cui maggior portione
<lb/>fosse, ò sopra esso Sole, ò verso Settentrione, ouero con
<lb/>moto non circolare ma ellittico, delle cui parti la superiore ,
<lb/>&amp; inferiore fossero depresse , e le laterali prolongare, 
<lb/>e distanti dal Sole, ouero potea mouersi con
<lb/>moto irregolato, e conueniente al sistema del Signor
<lb/>Galileo, e con questi moti salua la Cometa dall'assurdo
<lb/>appostoli dal Guiducci. Ma sia detto con pace, e sopportatione 
<lb/>del Sarsi l'addurre in campo cotai moti , è
<lb/>vn distruggere affatto il secondo argomento del suo
<lb/>Maestro , e per saluar quello dal obiettione del Guiducci 
<lb/>atterrare vno de'principali fondamenti della sua
<lb/>opinione . E che ciò sia il vero facilmente si proua, poi
<lb/>che mentre viene attribuito alla Cometa il moto eccentrico , 
<lb/>&amp; ellittico al Globo solare , non viene assolutamente 
<lb/>negato in quella il moto per vn cerchio massimo
<pb n= "10"/>
<lb/>fondamento principale del suo Maestro sendo cosa
<lb/>facile à comprendere che la definitione , e proprietà
<lb/>del cerchio massimo non ponno in guisa veruna conuenire 
<lb/>alle dette superficie eccentriche, &amp; ellittiche al
<lb/>globo solare; e chi osseruarà le propositioni addotte
<lb/>da Teodosio ne'suoi elementi sferiei sopra il cerchio
<lb/>massimo facilmente se ne potrà chiarire, anzi dato anco 
<lb/>che'l moto per le dette superficie si poteste chiamare
<lb/>in vn cerchio massimo, nondimeno il luogo, che il
<lb/>Maestro del Sarsi assegna alla Cometa ripugna alli suddetti 
<lb/>moti, perche collocando quello la Cometa fra'l
<lb/>Sole , e la Luna, è impossibile, che questa habbia fatto 
<lb/>il suo corso per vn cerchio eccentrico ad esso Sole nella
<lb/>suprema parte eleuato , ouero distante da quello verso
<lb/> Settentrione , ò per vna superficie ellittica prolongata
<lb/>verso i lati , mentre in qualsiuoglia moro de'sopradetti
<lb/>la Cometa non potea esser situata fra il Sole, e la Luna,
<lb/>ma sì bene sopra esso Sole, e ne'suoi lati, onde bisogna
<lb/>concludere l'argomento del moto nel cerchio massimo
<lb/>esser nullo, ouero volendo difenderlo impugnare , &amp; atterrare
<lb/>la conclusione del Maestro del Sarsi circa al
<lb/>luogho della Cometa , d'attribuirle poi il moto irregolare, 
<lb/>è vn derogare alla scoperta à gli Encomij, e diminuir 
<lb/>le lodi che il detto Maestro del Sarsi da alla
<lb/>Cometa parlando del moto d'essa mentre ammirando
<lb/>la regolarità di quella la veste al modo de' Poeti antichi 
<lb/>di quei titoli di Deità, che iui si leggono.
<lb/>Procura il Sarsi nell'istessa fac. 10. di conuincere il Guiducci 
<lb/>per difetruoso di Logica . Hauea detto il suo
<lb/>Maestro, che le Stelle riguardare con il Telescopio
<lb/>vengono insensibilmente aggrandite : ciò fù impugnato
<lb/>dal Guiducci, con dire, che mentre dal medemo Telescopio 
<lb/>fi rendono visibili innumerabili Stelle fisse , delle
<lb/>quali niuna si vede con l'occhio libero , e con l'aggrandir 
<lb/>le loro spetie d'inuisibili si fan visibilissime , e d'insensibili 
<lb/>sensibilissime ce le rende . cotal aggrandimento
<pb n= "11"/>
<lb/>dourebbe piùtosto chiamarsi infinito che insensibile,
<lb/>essendo tale la proportione del niente à qualche cosa ,
<lb/>e ciò mostra con molte ragioni, prende dunque l'occasione 
<lb/>il Sarsi di vendicarsi , e tassar il Guiducci d'ignorante 
<lb/>di logica facendo capitale di quell'augumento
<lb/>infinito . Qui prima è d'auuertire l'intentione del Guiducci 
<lb/>non essere di prouare , che le Stelle inuisibili all'occhio 
<lb/>libero riceuano accrescimento infinito risguardate 
<lb/>con l'occhiale: hauendo più volte affermato nel
<lb/>suo Discorso , gl'oggetti , e spatij  nel Cielo apparir
<lb/>maggiori con la medesima proportione, come anco egli
<lb/>stesso nella sua hà diretta al P. Tarquinio Galluzzi attesta; 
<lb/>anzi nella stessa Facciata poco di sotto apertamente 
<lb/>si scopre tal'essere stata la sua opinione quando
<lb/>dice queste parole. Onde non pur sensibile ma grandissimo
<lb/>si doueua chiamare il recrescimento di quel Telescopio , 
<lb/>il quale ci mostra maggior  di quelle della prima
<lb/>grandezza alcuna delle Stelle inuisibili , che forse per molti 
<lb/>gradi è inferiore alle visibili della sesta, e poco più à
<lb/>basso. E perche le Stelle Medicee sono assai men lucide
<lb/>delle fisse : non par ch' altro ce le possa rendere visibili se
<lb/>non un grandissimo accrescimento . Ma quelle parole se
<lb/>saranno ben ponderate , &amp; intese vogliono inferire, che
<lb/>cotal accrescimento fatto dall'occhiale nelle Stelle altrimente 
<lb/>inuisibili merita più tosto esser chiamato infinito , 
<lb/>che insensibile , cioè (e tale è il senso , e suono
<lb/>di quelle parole) mentre si scorge rendersi dal Telescopio 
<lb/>inuisibili molte stelle fisse quali senza l'istesso sono
<lb/>à qual si sia benche acutissima vista inuisibil , perche
<lb/>non si deurà chiamare tale accrescimento più tosto infinito 
<lb/>che insensibile participando più di quello , che
<lb/>di questo; e che ciò sia'l vero facilmente si dimostra.
<lb/>Che vna cosa inuisibile a qualsiuoglia vista si faccia visibilissima 
<lb/>ci viene à denotare angumento tale nell'oggetto 
<lb/>che hà sembianza d'infinito, e tale verrebbe ad
<lb/>esser chiamato da chi esaminasse con diligenza l'effetto
<pb n= "12"/>
<lb/>del Telescopio in simili oggetti ; poich'hauendo qual
<lb/>si voglia oggetto nel diffondere le sue spetie , come anche 
<lb/>l'organo visiuo per termine , e confine la sfera della 
<lb/>sua attiuità vengono quelle ad essere circonfuse , e
<lb/>questo à comprendere gli oggetti per spatio , e termine
<lb/>finito , onde ne segue che chi considerasse l'occhiale,
<lb/>esser di tale, e tanta efficacia , che le specie emananti
<lb/>dell'oggetto, e l'occhio nel vedere trapassano in virtù
<lb/>di quello la meta , e termine prescrittili dalla natura
<lb/>(che è l'istesso che dire d'inuisibile l'oggetto farsi visibile 
<lb/>anzi visibilissimo) oserebbe attribuire à cosi marauigliosa 
<lb/>operatione del Telescopio l'Epiteto d'infinito
<lb/>non già d'insensiblle, nè tale giamai potrà chiamarsi apparendo 
<lb/>non dico à Matematici , e Filosofi, ma à qualsiuoglia 
<lb/>persona benche rozza ; &amp; incapace ( purche
<lb/>non sia priua, ò impedira della vista ) sensibilissima ,
<lb/>superando cotal aggrandimento di gran lunga li sei gradi 
<lb/>di grandezza attribuiti, &amp; assegnati da gli Astronomi alle Stelle fisse .
<lb/>E vana poi , e superflua la fatiga che fa il Sarsi in mostrare 
<lb/>che sono incompatibili , quei due termini addotti dal
<lb/>Guiducci cioè d'augumento, e d'infinito, denotando vno
<lb/>cosa finita , e l'altro infinita : è vana dico tal fatiga che
<lb/>iui fà, non essendosi mai nè meno sognato il Guiducci
<lb/>d'affermare cotal'accrescimento realmente infinito; e
<lb/>se anco per tale l'haueste attestato non perciò porrebbe
<lb/>esserne imputato ; potendo lui dire che trattandosi dell'
<lb/>insensibile ricrescimento , che suole cagionar l'occhiale
<lb/>(secondo il parer del Maestro del Sarsi, ne gli oggetti
<lb/>remotissimi , e particolarmente nelle Stelle fisse , confutando
<lb/>tal'opinione come repugnantissima al senso , e
<lb/>valendosi dell'istesso termine d'accrescimento, ò aggrandimento 
<lb/>vsato dal detto Maestro, è conueniente all'accrescimento 
<lb/>de gli oggetti visibili delle Stelle fisse , se
<lb/>ne è seruito ancora mentre hà parlato de gli oggetti inuisibili 
<lb/>dubitando forse , che se à caso hauesse mutato
<pb n= "13"/>
<lb/>termine non venisse tassato dal Sarsi , &amp; incolpato di
<lb/>fallacia, e d'ignoranza di Logica, oltre che non mai io ml
<lb/>sarei indetto a credere, che giuditioso, &amp; accorto Lettore 
<lb/>facesse tanto capitale, delle parole, termini , e vocaboli , 
<lb/>che giudicasse douersi accendere più al suono, e
<lb/>significato di quelli, che l'applicatione delli stessi alla
<lb/>materia della quale si tratta; non essendo cosa nuoua,
<lb/>che le parole si deuono intendere secondo la matera di
<lb/>che si tratta, assioma trito, e diuolgato sin dalla bocca
<lb/>de'Signori Legisti benche più scrupulosi, e puntuali osseruatori 
<lb/>de'nomi , e vocabuli che li Signori Filosofi , e
<lb/>Matematici.
<lb/>Ma se io hora prouarò che'l Guiducci atteso etiamdio il rigor 
<lb/>di quei due vocaboli nel servirsi di essi non solo non
<lb/>hà errato , ma c'hà parlato con fondamento , e conforme 
<lb/>alla verità, che dirà il Sarsi? stimarà forse il mio
<lb/>parlare paradossico, e cosi credo , vedendo che lui non
<lb/>vuol esser capace del senso, e valor di quelle parole. 
<lb/>lnferiua il Guiducci dal rendersi visibilissime per mezzo del
<lb/>Telescopio molte stelle fisse altrimente inuisibili , douersi
<lb/>chiamare cotale operatione accrescimento infinito, e con ragione, 
<lb/>poiche venendosi à dilatare, &amp; ampliare per virtù
<lb/>dell'occhiale l'angolo della piramide, e cono uisuale, come
<lb/>l'istesso Sarsi afferma, e l'ottica, e la sperienza ce ne fà fede
<lb/>e dipendendo l'accrescimento de gl'oggetti dall'accrescimento 
<lb/>dell'angolo suddetto,  chi dicesse che le Stelle
<lb/>fisse inuisibili per la piccolezza dell'angoIo della piramide 
<lb/>formata dalla diffusione delle spetie di quelle nell'occhio 
<lb/>riceuono augumento dal Telescopio mediante l'aggrandimento 
<lb/>che questo cagiona nell'istesso angulo, credo
<lb/>che parlerebbe con quel fondamento che si deue , e si
<lb/>puol in tal materia parlare; se poi questo tale soggiungesse 
<lb/>per la distanza infinita che si troua fra l'essere vn
<lb/>oggetto visibile, &amp; inuisibile come l'istesso Sarsi concede, 
<lb/>che il sopradetto effetto del Telescopio merita d'esser 
<lb/>chiamato infinito; mi vado imaginando che discorrerebbe
<pb n= "14"/>
<lb/>non solo conforme al vero, ma ancora secondo
<lb/>l'opinione dell'istesso Sarsi. 
<lb/>Nè occorre che l'auuersario vada formando argomenti, e
<lb/>poi li scioglia con la distintione di quanto è diuisibile ,
<lb/>perche le fo saper come mi par poterlo fare che la mente
<lb/>del Guiducci è stata di congiungere quei due termini :
<lb/>onde secondo lui l'argomento del Sarsi  cosi si formarebbe : 
<lb/>Cum quid transit de non visibili ad visibile augetur
<lb/>infinite in ratione quanti visibilis , sed Stella transerunt
<lb/>de non uisibili ad uisibile ergo augentur infinite in ratione 
<lb/>quanti uisibilis . Nè al Guiducci è venuto mai in
<lb/>pensiero di separare la quantità dalla visibilità nell'oggetto: 
<lb/>sapendo lui benissimo che questa senza quella
<lb/>non può, nè potrà giamai ritrouarsi naturalmente parlando , 
<lb/>e'l Sarsi stesso credo che confessarà nissun'oggetto 
<lb/>esser visibile se non è quanto ; Che poi il Guiducci 
<lb/>habbia voluto parlare di recrescimento delle Stelle
<lb/>fisse secondo la quantità visibile, e non secondo la quantità 
<lb/>vera, e reale , e da se sola considerata , si caua da
<lb/>questo . Se'l Guiducci hauesse creduto che'l Telescopio
<lb/>fusse dorato di tal Virtù, e prerogatiua, che gli oggetti 
<lb/>con quello risguardati riceuessero accrescimento quantitaiuo , 
<lb/>vero, e Reale, mi persuado che dopo d'esserne
<lb/>seruito nel contemplar le stelle, e la Cometa l'hauerebbe 
<lb/>anco, e con ragione , oprato nel mirar qualche Moneta, 
<lb/>ò verga d'oro, e d'argento, qualche Diamante, ò
<lb/>altra gioia, e cosa pretiosa ; poiche con il semplice
<lb/>sguardo haueria tutte le sudette cose accresciute, e moltiplicate 
<lb/>in maniera , &amp; in cosi poco tempo, che in vn
<lb/>sol giorno sarebbe diuentato il più ricco, e facultoso
<lb/>huomo , che mai hauesse hauuto il Mondo: il che non
<lb/>sò ch'habbia mai fatto, ne meno pensato di fare
<lb/>Segue il Sarsi nella facc. 12. con la sua mira di tacciare il
<lb/>Guiducci di mancamento di Logica , mentre nega assolutamente 
<lb/>potersi dedurre aggrandimento etiam minimo
<lb/>nelle stelle rese visibilissime dal Telescopio, che
<pb n= "15"/>
<lb/>prima erano inuisibili, e lo proua da vna regola de Logici 
<lb/>i quali communemente dicono, che ogni volta ch'vn
<lb/>effetto suol'esser prodotto da più cause, non può da quello 
<lb/>inferirsi vna sola causa;  &amp; apporta l'esempio del calore , 
<lb/>con dire , che potendo il calore esser prodotto dal
<lb/>foco, dal moto, dal Sole, &amp; altre cause , non si potrebbe 
<lb/>con buona Logica far questa illatione ; qui ci è il
<lb/>caldo, dunque è prodotto dal fuoco ; e poi l'applica cosi.
<lb/>Essendo dunque che l'esser vn'oggetto veduto, che
<lb/>pria non si vedea possa dependere da molte cause , non
<lb/>si potrà dall'esser veduto dedurre vna sola causa ; perche
<lb/>senza alteratione , ò mutazione dell'oggetto se la
<lb/>potenza visiua in se stessa s'accresca , ò si leui qualche
<lb/>impedimento, se vi sia: ouero con qualch'instrumento
<lb/>come gl'occhiali l'istessa potenza riceua maggior vigore , 
<lb/>ò pure senza mutatione della potenza, se l'oggetto
<lb/>sarà con più chiarezza illuminato, ò s'auuicini più all'
<lb/>occhio , ouero cresca di mole , vna di queste cose sara
<lb/>sofficiente a produrre l'istesso effetto . Concludendo
<lb/>dunque il Guiducci dal farsi visibili le Stelle che prima
<lb/>erano inuisibili hauer quelle riceuuto augumento infinito 
<lb/>non commette vn'errore in Logica mentre tralascia
<lb/>l'altre cause dalle quali poteua deriuare  l'istesso effetto. 
<lb/>Anzi non occorre che'l Guiducci attribuisca quest'
<lb/>effetto al Telescopio, gia che se aprira anco gli occhi,
<lb/>che prima teneua chiusi potrà nell'istessa maniera affermare
<lb/>tutti gl'oggetti crescere in infinito, vedendoli hora
<lb/>che auanti non li poteua vedere.
<lb/>Ma dubito veramente ch'il Sarsi in questo luogo non s'inganni
<lb/>all'ingrosso apponendo al Guiducci difetto di Logica , 
<lb/>mentre tutto ciò che dice contra di quello non
<lb/>conclude cosa alcuna, trapassando i termini della questione 
<lb/>la quale era solo sopra l'accrescimento che suol cagionar 
<lb/>il Telescopio nelle stelle: siche trattandosi di tal'effetto 
<lb/>emanente dal Telescopio non era tenuto il Guiducci a
<lb/>far mentione delle cause allegate dal Sarsi, delle quali, mai
<lb/>se n'era parlato: anzi procedendo al sicuro in quel caso
<pb n= "16"/>
<lb/>tal'accrescimento solo dall'occhiale potea il Guiducci , 
<lb/>e douea come buon Logico da quello solo dedurre
<lb/>cotal'effetto, e far nell'istesso modo , che farebbe il
<lb/>Sarsi medesimo, ò qualsiuoglia altro , che stando immobile 
<lb/>in campagna aperta esposto al Sole ne'più feruenti 
<lb/>giorni caniculari , e sentendo quel caldo intenso
<lb/>risolutamente direbbe qui ci è gran caldo , adunque
<lb/>vien dal sole : ouero sedendo l'Inuerno appresso il fuoco , 
<lb/>e sentendo pur caldo, direbbe qui ci è caldo , adunque 
<lb/>vien dal fuoco , mentre nel primo esempio non
<lb/>vi fusse altra cosa, che scaldasse che il Sole , e nel secondo 
<lb/>solo il fuoco , e che'l sopradetto accrescimento deriui 
<lb/>solo dall'occhiale senza che l'altre cause nominate
<lb/>dal Sarsi vi habbiano parte alcuna, è manifesto : poiche
<lb/>astraendo da gl'effetti , &amp; operationi del Telescopio :
<lb/>chiara cosa è , che la potenza visiua non viene in alcuna 
<lb/>maniera ad alterarsi , e mutarsi , non che venga accresciuta ; 
<lb/>impedimento alcuno non vi è , eccettuatane
<lb/>però la distanza , la quale si conserua l'istessa di prima.
<lb/>La potenza visiua non riceue nè acquista fortezza non
<lb/>essendo altro detta potenza visiua, che l'anima istessa
<lb/>in quanto è in potenza al vedere , la qual potenza non
<lb/>si può ridurre in atto senza la dispositione del suo organo.
<lb/>quanto all'oggetto poi non conseguisce da altra
<lb/>causa maggior lume , ne meno s'auuicina più alla vista,
<lb/>nè la sua mole cresce rimanendo l'oggetto immobile , e
<lb/>dell'istessa grandezza ; doue che nel Telescopio le suddette 
<lb/>cagioni sono virtualmente comprese mentre l'impedimento 
<lb/>della distanza dell' oggetto vien rimosso
<lb/>dall'occhiale, e dall'istesso l'organo riceue fortezza
<lb/>nell'operare . L'oggetto secondo l'opinione del Sarsi
<lb/>medemo vien più chiaramente illuminato , s'auuicina
<lb/>più alla vista , e cresce anco di mole com'è manifestissimo, 
<lb/>non dico a Prospettiui , ma a chi è capace del
<lb/>vedere: S'eccettua solo l'accrescimento della potenza
<lb/>visiua in se stessa , non potendo ciò naturalmente accadere
<pb n= "17"/>
<lb/>conseruandosi in tutto, e per tutto l'istessa potenza 
<lb/>visiua dall'infusione dell'Anima nel corpo fino alla 
<lb/>separatione da quello, e dependendo solo la perfettione, 
<lb/>imperfettione, &amp; alterazione della vista dalla dispositione, 
<lb/>&amp; alteratione dell'organo , e non dalla potenza
<lb/>visiua.
<lb/>Nè dica il Sarsi che l'istesso accrescimento si possa anco attribuire 
<lb/>a chi apre gli occhi, quali prima teneua chiusi,
<lb/>e si debba anco questo chiamare nell'istessa maniera ricrescimento 
<lb/>infinito, perche quello che apre gli occhiali 
<lb/>vede l'istesse oggetti che vedeua prima , ò gli altri
<lb/>più vicini, doue che quello che tien gli occhi chiusi non
<lb/>vede alcuna sorte d'oggetti fuori dell'occhio, e per consequenza 
<lb/>potrà chiamarsi augumento quello, che questo
<lb/>non mai. 
<lb/>Cerea d'oppugnare il Sarsi nella fac. 13. la risposta , e 
<lb/>difesa del Guiducci dall'imputatione fattali da quello
<lb/>d'ignoranza di Logica , con dire che se bene per parte
<lb/>del Guiducci si potrebbe rispondere al soddetto argomento 
<lb/>che trattandosi solo dell'occhiale , e suoi effetti,
<lb/>poteua il Guiducci lasciar le cause soddette, nondimeno 
<lb/>tal risposta è anco repugnante a i dogmi Logicali,
<lb/>sendo che'l Telescopio non in vna sola maniera rappresenta 
<lb/>all'occhio l'oggetto pria inuisibile , ma in due
<lb/>cioè portando l'oggetto con maggior angolo dal che ne
<lb/>nasce l'apparente accrescimento di quello , &amp; anco con
<lb/>vnire , e congregare le specie, &amp; i raggi , il che causa ,
<lb/>ch'habbino più efficacia nell'attione; e per non esser bastante 
<lb/>vna sola di queste cause a far apparire gl'oggetti
<lb/>prima inuisibili , non hà potuto il Guiducci da quell'
<lb/>effetto dedurre vna sola di queste cause.
<lb/>Questa obbiettion del Sarsi si può con l'istessa ragione di
<lb/>sopra addotta sciogliere, cioè ch'essendo le due già dette
<lb/>cause incluse nell'occhiale come è noto à Perspettiui
<lb/>non era in obligo il Guiducci a specificar, e distinguerle
<lb/>ma solo bastaua attribuire l'effetto dell'occhiale.
<pb n= "18"/>Tassa il Sarsi nell'istessa fac. il Guiducci d'vn'altro errore
<lb/>di Logica; hauea questi detto alla fac. 24. che se
<lb/>l'occhiale non ingrandisce le Stelle fisse ( come hauea
<lb/>affermato il Maestro del Sarsi ) è forza che con altra
<lb/>sua più ammirabil prerogatiua l'illumini, ciò non piace 
<lb/>al Sarsi anzi ne riprende il Guiducci con dire , che sogliono 
<lb/>i Logici nelle lor diuisioni includere tutti li membri 
<lb/>diuidenti, doue che in questa diuisione del Guiducci
<lb/>non solo non vi sono inclusi,  e compresi tutti gl'effetti
<lb/>dell'occhiale ; ma nè meno quei , che vengono da lui
<lb/>nominati sono proprij di quello; già che l'illuminare
<lb/>non può esser effetto del Telescopio , e l'vnion de'Raggi,
<lb/>e delle specie effetto peculiare di quello vien da lui traslasciato.
<lb/>Qui è necessario , che si dichiari il Sarsi, se crede che'l
<lb/>Telescopio habbia tal prerogatiua d'illuminare , ò pure 
<lb/>ne sia priuo affatto ; poiche dopò hauer detto cotal'
<lb/>effetto non poter attribuirsi all'occhiale dice nel fine
<lb/>della fac. e lo proua nella fac. seguente che le Stelle
<lb/>vengono da quello grandemente illuminate ; è necessario 
<lb/>dico , che dichiari : perche se lui è di parere,
<lb/>che'l Telescopio non habbia in alcuna maniera questa
<lb/>Virtù risponderò, che l'intentione del Guiducci, non è
<lb/>stata di apportar diuisione de gli effetti del Telescopio;
<lb/>ma solo far capace à chi negasse l'effetto dell'accrescere
<lb/>nell'occhiale, peculiare, e proprio di esso, che bisognarebbe 
<lb/>attribuirle vn'altro effetto all'l'istesso repugnantissimo 
<lb/>cioè l'illuminatione dell'oggetto; Se poi il Sarsi 
<lb/>è di contraria, opinione dirò che'l Guiducci voleua
<lb/>con quelle parole inferire, che se conforme la mente del
<lb/>Maestro del Sarsi il Telescopio non ha facoltà d'aggrandire 
<lb/>le Stelle , con portar le specie all'occhio con maggior 
<lb/>angolo , nè meno potrà hauer postanza d'illuminarle 
<lb/>con portar all'istesso il cono luminoso maggiore ,
<lb/>e più splendido diffondendo le stelle se loro specie nell'istessa 
<lb/>distanza assieme con il lume , ne trouarà mai il
<pb n= "19"/>
<lb/>Sarsi che doue non peruengono le specie diffuse dall'oggetto, 
<lb/>e non fanno angolo sofficiente a rappresentarlo
<lb/>all'occhio: iui arriui il lume dell' istesso con formar
<lb/>l'angolo della piramide, ò per dire meglio cono luminoso 
<lb/>bastante a rappresentare all'occhio l'oggetto luminoso 
<lb/>che pria non vedea 
<lb/>Se ne passa il Sarsi nell'istessa fac. 14. al terzo argomento
<lb/>del suo Maestro hauea questi detto che gl'oggetti riguardati 
<lb/>col medemo Telescopio riceuono da quello ingrandimento 
<lb/>con tal proportione, cioè, che vengono
<lb/>accresciuti assai li più vicini, meno i più remoti , e
<lb/>pochissimo , ò insensibilmente i lontanissimi . ll Guiducci 
<lb/>confuta questa propositione con dire, che se ciò
<lb/>fosse vero , ne seguirebbe , che tutti gli oggetti visibili
<lb/>posti nella medesima distanza facessero il medesimo , e
<lb/>cosi non solo le Stelle fisse, ma etiamdio gli interualli
<lb/>che sono tra esse douerebbono apparirci gl'istessi co'l
<lb/>Telescopio, che con l'occhio libero: doue che l'esperienza 
<lb/>ne mostra'il contrario come lui benissimo proua
<lb/>nella fac. 26. apporta il Guiducci di più vna sperienza
<lb/>delli due cerchi per impugnare maggiormente la detta
<lb/>propositione , come si vede nel detto luogo, alle quali
<lb/>esperienze, e ragioni efficacissime, e sufficientia riprouar 
<lb/>l'opinione del Maestro del Sarsi il quale non ha risposto
<lb/>altrimente come era in obligo se volea difendere
<lb/>il detto suo Maestro , anzi non ne ha fatta pur mentione
<lb/>alcuna , ilche mi fa stupire . si deue dunque concludere
<lb/>con il Guiducci , che'l medemo Telescopio con l'istessa
<lb/>proportione aggrandisce tutti gli oggetti; e se'l Sarsi
<lb/>vorrà addurre in contrario la sperienza delle Stelle fisse, 
<lb/>quali insensibilmente vengono accresciute , le risponderò 
<lb/>co'l Guiducci che quelli come oggetti splendidi 
<lb/>mostrano inganneuolmente d'ingrandirsi meno, non
<lb/>già per la grandissima loro lontananza, ma per l'accidentario 
<p>loro splendore come da lui è stato prouato.</p>
<pb n= "20"/>
<lb/> Et al primo argomento in forma del Sarsi si nega la seconda 
<lb/>particella della minore propositione , cioè che
<lb/>per veder gli oggetti remotissimi sia necessario di scortar 
<lb/>la canna del Telescopio , e di seruirsi d'instrumento
<lb/>più breue; poiche non solamente ne gli oggetti lontanissimi , 
<lb/>ma nè meno nella distanza di mezzo miglio
<lb/>in là fà di mestieri ritirar, &amp; accorciar la canna per vn
<lb/>capello, anzi vsata nella medesima longhezza perfettamente 
<lb/>ne mostra ogni oggetto, e tutti con la medesima
<lb/>proportione gli aggrandisce come hà detto il Guiducci
<lb/>alla fac. 30. ma dice il Sarsi che se bene nelle lontananze 
<lb/>da mezzo miglio in la suol seruire l'istessa longhezza
<lb/>dal Telescopio , ciò procede non perche realmente quella 
<lb/>non si debba tuttauia più scortare; mà perche questo 
<lb/>accorciamento è racchiuso fra cosi piccoli termini per
<lb/>l'insensibil variatione de gl'angoli dell'incidenza ne'vetri 
<lb/>del Telescopio che poco importa se si tralascia, &amp;
<lb/>anco per lo più poca stima se ne faccia: Alche rispondo
<lb/>che questa ragione del Sarsi forse harebbe luogo in, vn'
<lb/>oggetto collocato in diuerse lontananze v. g. in distanza 
<lb/>hora di 100. hora di 400. hora di 800. miglia, &amp;
<lb/>altre varie , e diuerse lontananze : doue che ne'diuersi
<lb/>oggetti situati in diuerse distanze, nelle quali ciascuno 
<lb/>separatamente, forma, e conserua l'istesso angolo dell'
<lb/>incidenza ciò non puol'accadere.
<lb/>Al secondo argomento si distingue la minore, e si dice che
<lb/>se'l Sarsi intende per l'oggetti vicini quelli solo che sono 
<lb/>posti da mezzo miglio in quà , si concede che gli oggetti 
<lb/>vicini , &amp; i lontani si guardino con diuerso lnstrumento: 
<lb/>mà se prende gli oggetti per quelli che passano
<lb/>anco la distanza di mezzo miglio in rispetto de gli altri
<lb/>più remoti all'ora si nega la minore , tanto più mentre
<lb/>vn'instrumento tale quale è'l' Telescopio , &amp; in particolare 
<lb/>quello con il quale s'osseruano le Stelle , e del
<lb/>quale hora si tratta , è stato inuentato , &amp; è in vso più
<lb/>tosto per veder gli oggetti lontani, e remotissimi, che
<pb n= "21"/>
<lb/>li vicini dieci passi cento, &amp; anche cinquecento, de'quali
<lb/>si deue tener nel presente caso quel conto, nel qual si terrebbe 
<lb/>vno scudo da quello che n'hauesse cento sessanta,
<lb/>ottocento, &amp; ottomila milioni, che tale anzi maggiore è
<lb/>la proportione delle soddette breui lontananze à i remotissimi 
<lb/>termini, e confini delle Stelle fisse, secondo che si
<lb/>caua dall'opinioni de gl'Astrologi, &amp; in particolare dal
<lb/>P. Clauio nella sua sfera ; se poi par'al Sarsi che'l chiamare 
<lb/>il Telescopio più breue , e più scortato (massime 
<lb/>quello con il quale si miran le Stelle , e gli oggetti lontanissimi ) 
<lb/>stromento diuerso da quello più disteso,
<lb/>e prolongato , e nel qual cresce la distanza fra vetro , e
<lb/>vetro, sia vn troppo sottilizzare, hà il torto poiche seruendo 
<lb/>il Telescopio del quale al presente si parla per riguardare 
<lb/>gli oggetti remotissimi, e sendo per questo stato
<lb/>inuentato, &amp; ampliato s'adopera da mezzo miglio in la
<lb/>sin'all'immense distanze delle Stelle fisse, fermo, stabile ,
<lb/>&amp; in vn modo; se poi volendo scorgere gli oggetti posti
<lb/>in diuerse lontananze da mezzo miglio in quà si allungarà 
<lb/>la canna con accrescere la distanza frà vetri, e
<lb/>facendo diuersi effetti conforme le diuerse distanze
<lb/>tra essi , e concorrendo a comporre tal'instrumento con
<lb/>la dispositione de'vetri anco la proportionata distanza
<lb/>fra gl'istessi come parte principalissima, se si variarà, &amp;
<lb/>alterarà questa distanza, perche non si diuersificarà, e
<lb/>variarà anche l'instrumento? e perche l'instrumento nel
<lb/>modo detto di sopra dall'istesso oprato in questi altri
<lb/>modi? Nè hà che fare in questo luogo la similitudine
<lb/>del trombone , e della canna della gola per prouar, l'identità 
<lb/>del Telescopio come proua benissimo il Guiducci
<lb/>nella sua littera al P. Galluzzi, poiche la canna della gola
<lb/>è stata formata dalla natura per articolar la voce, e per variar 
<lb/>ben spesso il suono che da quella esce, con formarlo hora
<lb/>graue, hora acuto, hor mandar fuori voce alta , hor sommessa:
<lb/>come si vede sensatissmamente (per non dire nella musica) nel
<lb/>la natural articulatione, e formatione delle parole, e voci
<lb/>Arabiche, Chaldee, &amp; Hebr. doue spesso occorre, che per
<pb n= "22"/>
<lb/>esprimere vna sola parola si opri la canna della gola in
<lb/>due, trè , ò quattro modi, varij , e diuersi, con pronuntiarsi 
<lb/>alcune lettere nella più bassa, e profonda parte
<lb/>di quella, alcune nel mezzo, altre nel più alto luogo
<lb/>altre nel confine d'essa con la radice della lingua, come
<lb/>credo al sicuro che sappi il Sarsi : e li sonatori di tromboni 
<lb/>non si potrebbono valer altrimente di quello strumento 
<lb/>con distinguere li spatij, &amp; internalli musicali se
<lb/>non lo scortassero , &amp; allungassero con quel tempo, e misura 
<lb/>che si richiede ne'ritmi musicali.
<lb/>Voglio qui anco ricordare al Sarsi, che'l maggiore accrescimento 
<lb/>che si scorge ne gli oggetti vicini riguardasi 
<lb/>con'l Telescopio non procede dall'auuicinamento di
<lb/>quelli, ma solo dal seruirsi de'maggiori, e maggiori
<lb/>Telescopij come proua à pieno il Guiducci nella fac. 30.
<lb/>del suo Discorso , e per far restare affatto capace il Sarsi , 
<lb/>che gli oggetti veduti co'l medesimo Telescopio vengono 
<lb/>necessariamente con l'istessa proportione ingranditi , 
<lb/>tanto i vicini quanto i remoti . Prouerassi per ragion 
<lb/>d'Ottica le Stelle fisse della 6. grandezza apparire
<lb/>e douer apparire all'occhio dell'istessa grandezza, nella
<lb/>quale si vedono gli oggetti posti in lontananza d'vn sol
<lb/>miglio (e pure quelle sono tanti milioni di miglia più
<lb/>lontani di questi) in tal maniera . Gli oggetti veduti
<lb/>dall'occhio sotto l'istesso angolo appariscono vguali, e
<lb/>dell'istessa grandezza; le Stelle fisse della sesta gradezza, 
<lb/>e gli oggetti distanti vn miglio appariscono all'
<lb/>occhio sotto l'istess'angolo; adunque appariscono vguali,
<lb/>e dell'istessa grandezza: la maggiore di questo
<lb/>argomento è de Perspettiui, la minore si proua supposta 
<lb/>la distanza del concauo del firmamento dalla nostra
<lb/>vista d'80 milioni di miglia giuste per euitar i rotti,
<lb/>la qual distanza è poco differente da quella che mette il
<lb/>P. Clauio nella sua sfera . Consenendo questa secondo
<lb/>l'opinione del soddetto 22612 ÷ semidiametri della
<lb/>Terra, e supposto anco il diametro delle Stelle fisse
<pb n= "23"/>
<lb/>della sesta grandezza di 18792 miglia in circa comprendendo 
<lb/>questo secondo Tolomeo 28 diametri della Terra ; 
<lb/>poniamo poi che vn'oggetto dell'istessa figura delle
<lb/>predette Stelle, ouero vna Stella di 40. passi di diametro 
<lb/>sia lontana dall'occhio vn miglio , e s'apri conforme 
<lb/>le regole per via de seni, e si trouarà che'l diametro 
<lb/>delle Stelle fisse sottenderà vn'angolo di gradi 18.
<lb/>18. 28. quanti appunto ne sottenderà il diametro del
<lb/>detto oggetto o della lontana vn sol miglio.
<lb/>Sia il triangolo isoscele a b c in 
<lb/>luogo della piramide visuale
<lb/>con la quale le Stelle fisse feriscono l'occhio situato
<lb/>in a, e la base bc, sia la diametro
<lb/>d'esse Stelle , e le linee b a,
<lb/>c a significhino la distanza
<lb/>dell'istesse dall'occhio. Tirata
<lb/>dunque secondo le regole
<lb/>la perpendiculare a d , secante 
<lb/>l'angolo a, e la base b c in 
<lb/>due parti vguali . E preso il triangolo rettangolo a b d,
<lb/>del quale la base b d rappresentante il semidiametro
<lb/>delle stelle della sesta grandezza sia di miglia 9396. e
<lb/>la linea a b  di miglia 80000000.
<lb/>Si come il lato ab di miglia 80000000. 
<lb/>al lato d b di miglia 9396.
<lb/>cosi tutto'l seno 100000.
<lb/>al seno dell'angolo 
<lb/>b a d. 2000.
<lb/>Al seno 2000. corrisponde l'angolo di gradi 9.9. 14. il doppio
<lb/>dunque dell' angolo b a d cioè tutto l'angolo a, sarà di gradi 18.18.28.
<pb n= "24"/>
<lb/>E l'istesso angolo si ritrouarà nel triangolo 
<lb/>isoscele l m n, la cui base sia
<lb/>de passi 40 &amp; il lato l m, ò l n di passi 
<lb/>1000. se s'oprarà conforme alla sodetta regola .
<lb/>Adunque se le specie di questi due oggetti 
<lb/>remotissimi fra di loro peruengono all'occhio libero con
<lb/>l'istesso angolo ; è forza ch'ancora
<lb/>co'l medesimo angolo arriuino all'
<lb/>occhio che si serue del Telescopio pur che questo non
<lb/>venghi alterato nè mutato, ma sia l'istesso affatto nel
<lb/>mirar li due oggetti , nè credo che al Sarsi darà mai l'animo 
<lb/>di mostrare il contrario.
<lb/>Dico di più che dato anco che due oggetti vengano all'
<lb/>occhio con diuersi angoli , per la diuersità delle loro distanze 
<lb/>come puol'accadere in infiniti oggetti; non ne
<lb/>segue però , che gli angoli non siano dall' istesso Telescopio 
<lb/>con la medesima proportione accresciuti : perche
<lb/>altro è il dire che due oggetti vengano aggranditi in diuersa 
<lb/>maniera semplicemente , &amp; assolutamente ; altro
<lb/>è se si parla proportionatamente come credo che bene, e 
<lb/>meglio di me capisca il Sarsi, onde stimo superfluo il
<lb/>diffondermi in simii materia. 
<lb/>Si scusa il Sarsi nella fac. 19. con auuertire il Guiducci
<lb/>che non si marauigli se'l suo Maestro ha detto che le
<lb/>Stelle vengono dal Telescopio insensibilmente accresciute, 
<lb/>confessando anco lui l'istesso , e mentre quello non
<lb/>si andaua cercando la cagione di tal'aspetto, ma l'aspetto
<lb/>istesso.
<lb/>Ma sia detto con pace del Sarsi, questa sua scusa non è
<lb/>legitima nè sofficiente: inferendsiosi il contrario dalle
<lb/>parole del suo Maestro, nelle quali si scorge che la mente 
<lb/>di quello non era altrimente d'inuestigar l'effetto (come 
<lb/>dice il Sarsi ) mà da cotal effetto dedurre la causa,
<lb/>sendo queste le sue formali, e precise parole nella fac. 14.
<pb n= "25"/>
<lb/>Ex quo fit ut stella fixa à nobis omnium remotissimæ nullam
<lb/>sensibilem ab illo [ parla del Telescopio ] recipiant
<lb/>magnitudimm, cum ergo parum admodum augeri  visus
<lb/>sit Cometa multo à nobis remotior quam luna dicendus erit,
<lb/>cum hæc tubo inspecta longe maiori appareat.
<lb/>Nè il terzo argomento del suo Maestro tende ad altro fine
<lb/>che a prouare come hauea fatto con li altri due (se
<lb/>ben con diuersi mezzi ) la gran lontananza della Cometa 
<lb/>dall'in sensibile accrescimento che questa riceuea dal
<lb/>Telescopio, si come il Sarsi istesso, se leggerà tutto il terzo 
<lb/>argomento se ne potrà chiarire. 
<lb/>Quell'illatione poi che egli fà nella fac. 29. dalle parole
<lb/>del Signor Galileo nel suo Nuntio sidereo che la Cometa 
<lb/>fusse situata trà'l Sole, e la Luna ( se bene assai più
<lb/>vicina al Sole) non hà quella forza che lui s'imagina :
<lb/>anzi dico che non si deue formare cotal'illatione: se prima 
<lb/>non si determina; se la Cometa sia cosa reale, ò pure 
<lb/>simulacro, e se sia vn Pianeta di quelle qualità, e conditioni 
<lb/>delle quali son Mercurio, e la Luna, e gl'altri Pianeti . 
<lb/>Diuide il secondo esame il Sarsi in trè questioni , nella prima 
<lb/>cerca se la Cometa sia specie d'imagini apparenti.
<lb/>Nella seconda se l'aspetto di quella possa esplicarsi per
<lb/>mezzo del moro retto, e perpendicolare alla terra : nella 
<lb/>terza se la curuità della coda della Cometa possa nascere 
<lb/>dalla refrattione.
<lb/>Nella prima questione proua con sei ragioni , e per vigor
<lb/>di quelle conclude la Cometa non esser simulacro, imagine, 
<lb/>ò cosa apparente, ma vera , e reale contra l'opinione 
<lb/>del Guiducci . Quì primieramente è necessario di
<lb/>protestarsi con il Sarsi,  e dichiararsi che'l Guiducci non
<lb/>hà mai nel suo Discorso affermato , e stimato la Cometa 
<lb/>esser cosa apparente , come manifestamente si raccoglie 
<lb/>alla fac. 23. da quelle parole. lo non dico resolutamente 
<lb/>che la Cometa si faccia in tal modo : ma dico bene , 
<lb/>che come di questo, cosi son dubio de gli altri modi
<pb n= "26"/>
<lb/>assegnati da gli altri Autori, i quali se pretenderanno
<lb/>d'indubitatamente stabilire il lor parere saranno in obligo 
<lb/>di mostrare questa , e tutte l'altre positioni esser
<lb/>vane , e fallaci ; si che potea far di meno il Sarsi di 
<lb/>fatigar tanto per impugnare vn'opinione, quale vien più
<lb/>tosto addossata da lui al Guiducci , che da questo giamai 
<lb/>tenuta , e difesa; e per consequenza non obligato
<lb/>in alcuna maniera a rispondere alle obiettioni di quello;
<lb/>nondimeno per dar ad intendere al Sarsi , che quei suoi
<lb/>argomenti tenuti forse da lui per inuincibili non hanno
<lb/>quella forza , e valore, ch'ei s'imagina , e che non vengono 
<lb/>altrimente ad atterrare quell'opinione , che lui
<lb/>procura di confutare ; hò giudicato espediente di andarli 
<lb/>ad vno ad vno considerando; senza però consumare 
<lb/>il tempo in rispondere alle due obiettioni, che fa prima, 
<lb/>che venga al primo, argomento potendosi facilmente
<lb/>ributtare la prima con dire, che se bene la Cometa alla
<lb/>vista semplice, &amp; al Telescopio sembraua participare più
<lb/>del lume vero, e reale, che vano, &amp; apparente, e più conforme 
<lb/>allo splendore delle Stelle, che de'simulacri, ò imagini, 
<lb/>per testimonio anco di Ticone; nondimeno il Sarsi non
<lb/>può ciò affermare con quella baldanza, &amp; ardire che lui
<lb/>fà; mentre non gli è stato mai concesso di veder in vn'istesso 
<lb/>tempo la Cometa , &amp; alone, verghe, parelij, e nugole
<lb/>percosse da'raggi Solari: perche s'hauesse potuto far vero, &amp; 
<lb/>attual paragone di questi lumi , ò imagini apparenti 
<lb/>con la Cometa con vederle tutte di notte, hauerebbe 
<lb/>senza dubio alcuno osseruato maggiore splendore , 
<lb/>e maggior viuacità di lume in essi che nella Cometa ;
<lb/>si che con l'istessa, anzi maggior ragione potrebbe
<lb/>affermare, l'alone, verghe, parelij, e nugole illuminate, 
<lb/>esser lumi veri, e reali, e non imagini apparenti, e simulacri.
<lb/>Et alla 2. obiettione si risponde, che dato, e non concesso, che
<lb/>nel tempo nel quale la materia della Cometa ascendea
<lb/>per l'aria, questa fusse agitata da vehementissimi venti
<lb/>Aquilonari ; nientedimeno potendo quella in quel tempo
<pb n= "27"/>
<lb/>hauer superato la mezza regione dell'aria, e forse anco la
<lb/>prima, non potea esser ritardata, ritenuta, e dissipata da
<lb/>quelli, quali tant'alto non ponno giungere come sanno i
<lb/>Meteorologici, &amp; il Sarsi istesso.
<lb/>Il primo argomento del Sarsi è di questo tenore; se l'alito,
<lb/>vapore, e materia della Cometa permessoli da'venti fosse
<lb/>ascesa, e sormontata in luogo doue potea riuerberare, e
<lb/>riflettere il lume, che riceuea dal Sole, sendo in tutte le
<lb/>sue parti illuminata da quello; harebbe anco da tutte le
<lb/>sue parti riuerberato lo splendore, e lume conforme all'effetto 
<lb/>che sogliono far le nugole illuminate dal Sole, quali
<lb/>sogliono liberalissimamente trasfondere il lume da tutte
<lb/>le lor parti, nelle quali dal Sole gli vien somministrato ,
<lb/>conforme all'effetto del vapore formante la boreale aurora.
<lb/>A questo argomento si risponde , che non è merauiglia, se
<lb/>riceuendo tutta la congerie de'vapori che formano la Cometa 
<lb/>l'istesso lume dal Sole, da vna sola parte quello ci
<lb/>rifletta, e trasmetta ; perche l'istesso si scorge sensatamente
<lb/>nella superficie dell'acqua del mare, quale benche sia tutta 
<lb/>illuminata egualmente da'raggi Solari: nientedimeno
<lb/>solo la parte interposta, fra l'occhio nostro , &amp; il Sole, ci
<lb/>apparisce splendida, e luminosa, onde ne seguo , che se
<lb/>noi c'imaginassimo, come dicea il Guiducci, il Sole sotto
<lb/>l'orizonte , e vna superficie in vece di quella del
<lb/>mare eleuata in alto, potremo in essa scorgere vna simil 
<lb/>reflettione del lume solare: rimanendo tutto il restante 
<lb/>indistinto dall'istesso cielo, e cosi anco in vn sol luogo
<lb/>ci appariscono l'Alone, l'Iride, e Parelij , benche diuersi,
<lb/>n'appariscono ad altri, &amp; in altri luoghi: nè dica il Sarsi
<lb/>che la materia, e vapori oue si forman le soddette imagini,
<lb/>&amp; apparendo ricerchino necessariamente vna dispositione,
<lb/>&amp; habitudine prossima a conuertirsi in acqua,
<lb/>ouero che sia materia aquea ,  humida , e rugiadosa,
<lb/>quale solo è atta a cagionare quella riflessione de
<lb/>lumi , e simiglianza de'corpi tersi , politi , e perspicui,
<lb/>oue si formano gl'angoli delle reflettioui, e refrattioni,
<pb n= "28"/>
<lb/>che si ricercano ; perche io le soggiungerò che
<lb/>faccia vn'altra sperienza di notte con il lume della candela, 
<lb/>ò altro lume interponendo fra quella , e l'occhio vna 
<lb/>tauola di noce polita, e tersa, e vedrà in essa cagionarsi 
<lb/>vna striscia luminosa , in quella parte che vien interposta 
<lb/>per linea retta fra l'occhio, e la candela, e se si
<lb/>mouerà alquanto à destra, &amp; à sinistra , varie , e nuoue
<lb/>striscie luminose vi scorgerà secondo li varij , e diuersi
<lb/>angoli che si sormaranno della riflessione di quei lumi,
<lb/>benche la tauola sia arida, &amp; asciutta : se poi lui vorrà
<lb/>dire che nella tauola, &amp; altre cose simili vi è la densità
<lb/>sofficiente à tal'effetto , la quale in quei vapori fumidi
<lb/>non ci puol'essere, perche altrimente non potrebbero per
<lb/>la sua grauità ascendere, e sormontare sopra la Luna; si
<lb/>contiene bene in essi siccità, e rarità grande , quali impediscono
<lb/>le reflettioni, e refrattioni , e'l Guiducci istesso
<lb/>confessa li soddetti aliti , e vapori , esser molto tenui,
<lb/>e leggieri , io lo pregarò che si contenti di fissar taluolta
<lb/>lo sguardo in quelle picciole , e sottili nugolette illuminate 
<lb/>dal Sole gia tramontato ; perche credo che affermarà 
<lb/>d'hauer visto vn lume , e splendor tale cagionato 
<lb/>da quella refrattione de'raggi solari quale nella
<lb/>Cometa non harà altrimente visto, e pur quelle 
<lb/>nugolette sono di sostanza tenue, e leggiera ; ma che dico
<lb/>delle nugolette : non si scorge vn splendor notiabile nella
<lb/>boreale aurata , e pure quei vapori che quella formano 
<lb/>sono talmente tenui, e leggieri che nel loro ascendere
<lb/>trapassano il cono dell'ombra terrestre. 
<lb/>Il secondo argomento del Sarsi è di questo tenore: essendosi
<lb/>veduto nella Cometa cosi gran luce , e splendore, che
<lb/>superaua di gran lunga le Stelle della prima grandezza,
<lb/>e l'istessi pianeti, si douerà inferire che la materia di
<lb/>quella fosse molto più densa, &amp; opaca : già che il traue
<lb/>visto nell'istesso tempo per la sua gran rarità era puù tosto 
<lb/>albeggiante che splendente, e priuo di raggi, se dunque
<lb/>questo vapor fumido era cosi denso che fosse potente
<pb n= "29"/>
<lb/>à riflettere , e riuerberare cosi gran lume , occupando 
<lb/>di più gran spatio della region Celeste : come è possibile, 
<lb/>che le Stelle, che trasfondeano i lor raggi per il
<lb/>mezzo del detto vapore non venissero à patire vn'insolita, 
<lb/>e straordinaria refrattione , e che non apparissero
<lb/>maggiori, ò minori di prima, sendo manifesto che non
<lb/>solo le grandezze, ma anco le distanze delle Stelle si variano 
<lb/>per l'interpositione de'somiglianti vapori: come
<lb/>c'insegna la sperienza ,  e vogliono Vitellione , &amp; Alalseno 
<lb/>nella lor'Ottiea; siche ò bisogna concludere che
<lb/>quei vapori erano talmente tenui , e rari che non potessero
<lb/>cagionare tal'effetto (qual però hauemo mostrato 
<lb/>esser inhabile à generare la Cometa) ouero [ che hà
<lb/>più del verisimile ] che non ci fossero in modo alcuno . 
<lb/>Questo argomento non è più efficace del primo , poiche
<lb/>può esser facilmente che quel vapor fosse talmente difforme, 
<lb/>nella densità che in quelle parti nelle quali tramandauano
<lb/>le Stelle il lor splendore fosse per la rarità
<lb/>impotente a causar refrattione alcuna, potendosi dar per
<lb/>testimonio dell'istesso Sarsi corpi in parte perspicui, e
<lb/>diafani , &amp; in parte opachi , li quali terminino parte della
<lb/>luce , &amp; appariscano splendenti , e parte ne lascino à
<lb/>suo libito passare , e ne dà l'essempio delle nugole più
<lb/>rare dell'acqua, e del vetro, quali terminano il lume nella 
<lb/>superficie, e l'istesso in altre parti lo trasfondono ,
<lb/>&amp; à simiglianza di quelle rare, e tenui nugolette fra le
<lb/>quali ben spesso si vedon risplendere le più minute stelle 
<lb/>senza che queste patiscano alteratione alcuna di momento 
<lb/>circa la refrattione . Anzi se nelle parti trasparenti 
<lb/>della Cometa si cagionasse refrattione: molto maggiormente 
<lb/>douerà ciò accadere nella mezza regione
<lb/>dell'aria quale giamai resta priua de' vapori , e fumi assai
<lb/>più grossi , e più densi della materia della Cometa ;
<lb/>onde con l'istessa ragione si potrebbe inferire che le stelle 
<lb/>quasi mai apparissero nel luogo vero, e reale, nel quale
<pb n= "30"/>
<lb/>son situate, ma diuerso mediante la refrattione che patiscono 
<lb/>i lor raggi nella mezza region dell'aria.
<lb/>Il terzo argomento merita più tosto nome di facetia, e burla 
<lb/>che d'argomento, come lui stesso accenna, nè hà occasione 
<lb/>di marauigliarsi, che l'istesso vapore, ò materia della 
<lb/>Cometa ascenda con moto retto, e poi ascenda lateralmente,
<lb/>e con moto transuersale , perche io ancora potrei
<lb/>marauigliarmi che i vapori, e fumi che giornalmente si
<lb/>vedono sormontar con moto retto nell'aria, arriuati ad
<lb/>vn certo termine si diffondano, e si dilatino per quella con
<lb/>mouersi lateralmente; nè starò ad auuertire il Sarsi che
<lb/>non facci dire al Guiducci quello che non solo non si legge 
<lb/>ne'suoi scritti; ma nè meno se l'hà sognato, cioè che la
<lb/>materia della Cometa si moua a guisa delle macchie solari 
<lb/>hauendo più tosto affermato, che se moto alcuno gli
<lb/>si può attribuire che'l moto retto , e perpendicolare alla
<lb/>Terra parte che più gli s'assesti 
<lb/>Al 4. si risponde che se bene il moto apparente della Cometa
<lb/>non ha corrisposto al moto del Sole, come'l Sarsi dice, che
<lb/>suole auuenire ne'simulacri, e lumi apparenti, cioè alone,
<lb/>parelij, &amp; iride: nondimeno non si deue però concludere,
<lb/>che la Cometa non sia simulacro, e cosa apparente prodotta 
<lb/>da raggi solari hauendo più tosto il Guiducci assomigliata 
<lb/>la Cometa laquella striscia luminosa che si scorge
<lb/>taluolta nel mare, laghi, &amp; altre acque, mentre sono percosse 
<lb/>da'raggi solari, &amp; a quei raggi che suol diffondere il Sole 
<lb/>fra le rotture delle nugole chiamate da Aristotile, e Filosofi 
<lb/>verghe, quali due simulacri , &amp; imagini si formano
<lb/>in maniera assai diuersa dall'lride , Alone, e Parelij, come
<lb/>à pieno si potrebbe mostrare mentre vi fusse chi volesse
<lb/>affermare il contrario. 
<lb/>E con l'istessa risposta s'atterra il 5. argomento poiche generandosi 
<lb/>diuersamente la Cometa dall'Alone, lride, e parelij: 
<lb/>non occorre che cotanto si affatichi il Sarsi in prouare 
<lb/>che quella douerebbe apparire di figura circolare
<lb/>come questi, etiam che la materia, e vapore fosse in alto
<pb n= "31"/>
<lb/>disteso per grandissimo spatio, douendo più tosto apparire 
<lb/>di figura longhetta a guisa delle verghe , e della
<lb/>striscia luminosa quali non di figura circolare, ma lunga'
<lb/>e distesa si scorgono: e'l Guiducci alla fac. 22. dice queste 
<lb/>parole: tra questi simulacri apparenti non sò se ci sia
<lb/>cosa che puntualmente l'imiti , come quella proiettione
<lb/>de'raggi per le rotture delle nugole fra le quali, e le Comete 
<lb/>potrei addurre molte conuenienze se'l tempo me'l
<lb/>permettesse ; posso ben'io dire che fra l'altre conuenienze, 
<lb/>e simiglianze possono connumerarsi queste :
<lb/>cioè, che se quelle proiettioni de'raggi son di figura 
<lb/>longa , e distesa, cosi anco ordinariamente, e per il più
<lb/>suol'esser la vera Cometa; se quelle nel principio son di 
<lb/>figura alquanto più angusta, e poi si van dilatando cosi
<lb/>ancora la Cometa, sia pure, ò con la chioma, ò con la barba
<lb/>ò con la coda; se quelle appariscono molto luminose, e
<lb/>da questo si vibra un gran splendore: se quelle si scorgono 
<lb/>in diuersissimi siti, questa anca in varij, e diuersi siti 
<lb/>ci si mostra: se quelli son difformi, &amp; anco in qualche
<lb/>parte trasparenti conforme alla difformità , e dispositione 
<lb/>delle nugole, cosi la Cometa rispetto alla disformità 
<lb/>de vapori difforme, e trasparente tal'ora si mostra
<lb/>&amp; altre molte somiglianze si potrebbero addurre,
<lb/>quali per non esser prolisso le taccio: non hauendo dunque,
<lb/>come ho detto di sopra, affermato il Guiducci che la
<lb/>Cometa sia generata, e formata nell'istessa maniera nella 
<lb/>quale si formano l'lride, corona, e simili : non si può
<lb/>dalle sue parole inferire che la Cometa debba essere , ò
<lb/>di figura circolare, ò segmento di cerchio; anzi hauendo 
<lb/>egli detto. che se apparenza, ò imagine alcuna à
<lb/>quella s'assomiglia , che si puol dire che siano la striscia
<lb/>luminosa del mare , e le proiettioni de'raggi per
<lb/>le rotture delle nugole : più tosto si viene dalle
<lb/>sue parole à dedurre, che la Cometa debba apparire
<lb/>di figura lunga , distesa, à simiglianza di quelle.
<pb n= "32"/>
<lb/>Quanto al sesto argomento deue saper il Sarsi che quando
<lb/>dice il Guiducci li simulacri apparenti, &amp; imagini referiti 
<lb/>alla sfera stellata non ammettere paralasse maggiore 
<lb/>del Sole, ò della Luna, dalle quali si generano: parla
<lb/>dell'alone primieramente , e poi dell'lride , e parelij come 
<lb/>assai ben dimostra, e fà toccar con mani: nè giamai
<lb/>dal Sarsi si prouarà il contrario, poiche mentre le soddette 
<lb/>refrattioni, reflessioni, &amp; imagini, non si manifestano 
<lb/>se non sotto vn determinato angolo , oltra il
<lb/>quale niente si vede illuminato, e scorgendo gl'occhi de'
<lb/>riguardanti solo quella parte che a loro s'aspetta, ne 
<lb/>segue che alla mutatione di luogho di quelli l'apparenze
<lb/>anco si mutino, e loro parallasse sia totalmente nulla, e
<lb/>nella fac. 23. dopò hauer detto che de'simulacri da lui
<lb/>nominati in alcuni la parallasse sia nulla , &amp; in altri operi 
<lb/>molto  diuersamente da quello, che sa ne gli oggetti 
<lb/>reali: Soggiunge per far che la Cometa apparisca à
<lb/>tutti senza parallasse basta che in alto sia diffuso il vapore, 
<lb/>ò la materia atta a riflettere il lume del Sole
<lb/>per spatij vguali , &amp; anche minori de'luoghi doue la
<lb/>Cometa si vede , e poi conclude . Io non dirò resolutamente 
<lb/>che la Cometa si faccia in tal modo &amp;c. dal che
<lb/>si raccoglie non hauer altrimente affermato il Guiducci
<lb/>nè tenuta quella propositione, sopra la quale fonda l'argomento 
<lb/>il Sarsi, cioè che tutti li simulacri, &amp; imagini
<lb/>apparenti prodotte dal Sole patiscano l'istessa parallasse 
<lb/>che patisce il Sole , e per consequenza non occorre
<lb/>che lui apporti più osseruationi, e dimostrationi Ticoniche.
<lb/>Al settimo fondato sopra l'esperienza che adduce della mutatione, 
<lb/>&amp; instabilità de' simili imagini , &amp; apparenze
<lb/>quali facilmente si mutano presto si estinguono , hora
<lb/>s'accendono, hora s'impallidiscono , hora riflettono
<lb/>maggior lume , e splendore, cose che nell'aspetto, e moto 
<lb/>regolare, e costante della Cometa non si scorge; si
<lb/>risponde che l'instabilità difformità , e mutatione , e
<pb n= "33"/>
<lb/>moto della materia ò vapore cometico han pur cagionato 
<lb/>anco nella Cometa varietà d'apparenze , &amp; aspetti 
<lb/>mentre tal'hora di figura lunga, e distesa tal'ora
<lb/>obliqua , e curua, e tal'hora grande, tal'hora piccola,
<lb/>hora di moto veloce, hora più tardo, e rimesso quando
<lb/>più, quando meno splendida , quando più accesa, e quando 
<lb/>più pallida prima più vicina dal Sole , poi più lontana, 
<lb/>e finalmente auuicinatasi verso Settentrione, doue 
<lb/>prima n'era lontana , &amp; altre mutationi che per breuità 
<lb/>si tacciono.
<lb/>Ne l'hauer antichissimi, &amp; ottimi Filosofi, e de' moderni 
<lb/>li dottissimi, &amp; eruditissimi affermato che la Cometa
<lb/>non ha somiglianza alcuna con li soddetti simulacri, &amp;
<lb/>apparenze,  viene ad atterrare l'opinione del Guiducci,
<lb/>benche vnica , e nuoua; poiche anco fra tutti li Filosofi,
<lb/>&amp; Astrologi, tanto antichi, quanto moderni, non
<lb/>vi è stato alcuno ch'habbia detto le Selle erranti superare 
<lb/>il numero di sette , ma il Galileo solo ; tuttauolta
<lb/>l'affertione di questo hà superato , e conuinto tutti l'altri 
<lb/>Filosofi , &amp; Astrologi: hauendo co'l senso scoperto
<lb/>quattro altre stelle erranti , quali però fanno la lor
<lb/>conuersione intorno a Gioue: e l'istesso potrei dire de
<lb/>suoi nuoui scoprimenti di Saturno , di Venere, e della
<lb/>Luna, delle macchie del Sole , &amp; innumerabili stelle
<lb/>fisse . 
<lb/>Nella seconda questione và  esaminando il Sarsi l'opinione 
<lb/>che lui addossa al Guiducci circa il moto della
<lb/>Cometa retto, e perpendicolare alla terra diuidendola
<lb/>in cinque argomenti.
<lb/>Nel primo confuta la soddetta opinione con dire, che mouendosi 
<lb/>la Cometa , ò materia d'essa con moto retto, e
<lb/>perpendicolare alla Terra non harebbe fatro il suo corso 
<lb/>verso Settentrione, poiche quello moto viene a destruggere, 
<lb/>e far cessar l'altro, e se pure se fusse mossa
<lb/>verso Settentrione solo apparentemente bisogna confessare 
<lb/>che cotal moto habbi dipendenza da qualch'altro
<pb n= "34"/>
<lb/>corpo, ouero [ come accenna il Guiducci ] il moto
<lb/>che si douerebbe aggiungere alla Cometa sarebbe solo
<lb/>cagione dell'apparente deuiatione d'essa.
<lb/>A questo si risponde, che dall'istessa Cometa , ò per dire
<lb/>meglio dal vapore, e materia della Cometa puol deriuare 
<lb/>l'vn'e l'altro moto , senz'aggiungerui motore esterno
<lb/>non essendo tanto fra di loro repugnanti che non possano 
<lb/>esser compatibili , potiamo dunque imaginarci per
<lb/>comprendere la conuenienza di quei due moti fra di loro , 
<lb/>che quel vapore , ò altra materia che sia cagione
<lb/>della Cometa , si mouesse non solo con moto retto , e
<lb/>perpendicolare alla Terra , ma anco con moto laterale,
<lb/>e transuersale , e come si vede manifestamente ne'vapori
<lb/>e fumi, &amp; esalationi che dalla Terra s'inalzano per l'aria ;
<lb/>qual non solo ascendono con moto retto , ma anco
<lb/>laterale, e transuersale : diffondendosi per li ampi spatij 
<lb/>di quelle regioni, anzi il moto proprio, e connaturale
<lb/>di tali materie non puol'esser se non tale: mentre che dilatandosi 
<lb/>nel lor moto, e rare facendosi non ponno se non
<lb/>in qualche parte mantenersi perpendicolari alla Terra ;
<lb/>cioè a quella parte della superficie d'essa, dalla quale si
<lb/>vanno eleuando come più a basso meglio si vedrà; come
<lb/>dunque porrà il moto settentrionale della Cometa destruggere, 
<lb/>&amp; annichilare il moto retto; mentre fra di loro 
<lb/>è propria, e peculiare conuenienza , e simpatia , nè'l
<lb/>mouersi più verso Settentrione, che vers'altra parte vien
<lb/>ad portar merauiglia; perche può esser facilmente che
<lb/>per qualch'impedimento , ò per la difformità del mezzo,
<lb/>ò da motore estrinseco agitata quella materia si
<lb/>andasse tuttauia auanzando verso Settentrione , e
<lb/>cosi si può saluare quel moto senza entrare in altro.
<lb/>Nè il Secondo argomento è di maggior va lore del primo,
<lb/>e se pur hà qualch'efficacia ( in apparenza però ) procede 
<lb/>dall'lpotesi formata dal Sarsi a suo capriccio , e
<pb n= "35"/>
<lb/>non secondo i termini del Guiducci . E l'argomento
<lb/>all'hora concluderebbe quando che la materia della
<lb/>Cometa si eleuasse a perpendicolo da vn sol luogo
<lb/>della superficie Terrestre lontana assai dall'occhio de'
<lb/>riguardanti; perche all'hora si potrebbe dire che'l moto 
<lb/>apparente della Cometa non giungeria non solo
<lb/>al nostro vertice, ma nè meno al termine della linea
<lb/>a r . per esser la linea di quel moto a questa paralella ;
<lb/>ma se staremo ne'termini del Guiducci, e nell'lpotesi
<lb/>da lui formata alla facc. 23. cioè che'l vapore ,
<lb/>e materia della Cometa qual si sia atta a reflettere il
<lb/>lume del Sole sia diffuso per regioni , e spatij vguali ,
<lb/>&amp; anche alquanto minori delle Prouincie dalle quali
<lb/>la Cometa si scorge; all'hora vedremo che non harà
<lb/>luogo la dimostratione che apporta il Sarsi : mentre
<lb/>che eleuandosi la materia della Cometa, non in vna
<lb/>piccola, e minima parte della superficie terrestre, e
<lb/>lontana dall'occhio come lui suppone : ma per spatij
<lb/>eguali a luoghi di doue si scorge la Cometa, e non
<lb/>solo vicini al nostro Zenit, ma anco per la linea di
<lb/>quello ; e forza che essa con il suo moto benche retto , 
<lb/>e perpendicolare alla Terra peruenga non solo
<lb/>fino alla linea a r, ma anco sino al nostro Zenit,
<lb/>mentre però non venga,  come si è accennato di sopra,
<lb/>da qualche accidente, e motore estrinseco verso Settentrione, 
<lb/>ò altra parte trasportata. 
<lb/>Il voler poi esaminare il moto apparente della Cometa , 
<lb/>e la proportione di quello come fa il Sarsi nel
<lb/>Terzo argomento per impugnare le ragioni del Guiducci
<lb/>è vanità : non potendosi trouar regola nè norma 
<lb/>conforme alla quale si possa descriuere l'irregolarità 
<lb/>di quello , mercè della difformità del mezzo 
<lb/>de'motori esterni , di nuoui accidenti, &amp; incostanza , 
<lb/>e mutationi di simil materie ; per il
<lb/>che , non è tenuto il Guiducci cosi alla sottile
<pb n= "36"/>
<lb/>defendere la proportione della velocità, e tardità del 
<lb/>moto d'esse; &amp; è proprio vn consumar il tempo in darno 
<lb/>nel tentar che fa il Sarsi di prouar che il moto apparente 
<lb/>della Cometa non solo non arriuarebbe al nostro Zenit, 
<lb/>ma nè meno trapassarebbe gradi 1. 31. del
<lb/>concauo lunare; poiche ciò all'ora harebbe sossistenza, 
<lb/>quando la materia come si è detto si eleuasse secondo
<lb/>la sua Ipotesi lontano dall'occhio nostro per spatio di
<lb/>60. gradi, e già lui sà che a 60. gradi, nella superficie 
<lb/>terrestre corrispondono 3750 miglia communi in circa 
<lb/>Distanza , che trapassa di gran lunga non solo quella 
<lb/>di Parma, di Colonia , e d'Anuersa , ma anco gli 
<lb/>vltimi confini della Spagna, Francia, Alemagna, Grecia, 
<lb/>e buona parte dell'Africa, come è noto ad ogni 
<lb/>mediocre Geografo. Veda dunque il Sarsi che differenza 
<lb/>è a supporre l'eleuatione della materia Cometica 
<lb/>lontana dall'occhio nostro per 3750 miglia , e dire che 
<lb/>quella si faccia nell'istesso luogo nel quale si scorge la
<lb/>Cometa: che poi s'auuederà, che se nella prima lpotesi 
<lb/>potrebbe hauer luogo la demostratione sua , nella
<lb/>seconda, non solo sarà vana, e fallace; ma si verrà a 
<lb/>saluare la varietà del moto della Cometa: con dire
<lb/>che essendosi inalzata la materia d'essa per lo spatio 
<lb/>delle Prouincie, e luoghi ne'quali è stata vista potea il 
<lb/>suo moto apparente esser indrizzato non solamente verso 
<lb/>il nostro Zenit , ma anco verso Settentrione mentre
<lb/>essendo occupata l'aria da quel vapore , tanto verso di 
<lb/>quello, quanto di questo, secondo la dispositione d'esso 
<lb/>potea formarsi la Cometa.
<lb/>Del Settimo argomento non ocorre parlarne non hauendo
<lb/>mai  il Guiducci fatta mentione alcuna nel suo Discorso 
<lb/>per saluar l'apparenze della Cometa del moto della Terra.
<lb/>Al Ottauo si dice che sendo irregolarissimo iI moto de simili
<lb/>vapori, e fumosità che si vanno solleuando, e vagando
<lb/>per l'immensi campi, e regioni superiori alla
<pb n= "37"/>
<lb/>seconda regione dell'Aria;  bisogna necessariamente
<lb/>concludere che irregolarissimo sia anco il moto delle
<lb/>Comete da quelle formate; che poi il moto naturale di
<lb/>queste materie debba esser più veloce nel principio, più
<lb/>tardo , e rimesso nel mezzo , e tardissimo nel fine all'ora 
<lb/>è vero quando da motore estrinseco non vengono agitate , 
<lb/>&amp; impedite , ma quando fosse il moto loro violentato 
<lb/>da causa esterna non haurebbe luogo altrimente 
<lb/>la soddetta ragione , poiche non si potrebbe
<lb/>più chiamare quel moto naturale, ma violento almeno
<lb/>in parte.
<lb/>Nella terza questione impugna il Sarsi l'opinione del Guiducci 
<lb/>circa la curuità della coda della Cometa fondata 
<lb/>sopra la refrattione con due argomenti : con il primo 
<lb/>dopò hauer negato, che la Cometa all'hora solamente 
<lb/>inarcata si mostrasse quando si abbassaua verso
<lb/>l'Orizonte , &amp; all'istesso era quasi paralella, e tagliaua 
<lb/>più cerchi verticali , e che all'ora retta apparisse quando 
<lb/>al nostro Zenit s'indrizzaua ;  dice che se fusse come 
<lb/>afferma il Guiducci , sarebbe apparsa la Cometa di
<lb/>figura assai più retta, e distesa nel suo spuntare dall'Orizonte , 
<lb/>che quando era più da quello eleuata, essendosi 
<lb/>molte volte talmente da quello inalzata che quasi 
<lb/>tutta si ritrouaua distesa per vn verticale : nell'ascendere 
<lb/>poi che ella faceua s'inchinaua più verso l'Orizonte , 
<lb/>e tagliaua più verticali , &amp; veniua ad esser quasi 
<lb/>paralella all'istesso  Orizonte;  e pur nè meno in questa 
<lb/>positura mostrò obliquità, ò curuità alcuna. 
<lb/>A questo si risponde che dato, e non concesso, che la 
<lb/>Cometa sia comparsa in quella maniera che lui dice:
<lb/>nondimeno è vero che all'occhio situato fuori del centro 
<lb/>dell'Orbe vaporoso la Cometa, ch'in se stessa è
<lb/>realmente dritta tale non apparirà ella giamai, se non 
<lb/>quando sarà distesa in vn piano che passi per l'occhio
<lb/>nostro , e per lo centro de'vapori , ouero quando sarà
<lb/>in alcuno de'nostri cerchi verticali come afferma, e proua 
<pb n= "38"/>
<lb/>il Guiducci nella fac. 49 per vigor della suppositione
<lb/>da lui fatta nella. fac. 48. e per prouare sofficientemente
<lb/>che la Cometa douea apparire più retta nel suo nascimento 
<lb/>che nella sua maggior'eleuatione, non basta
<lb/>al Sarsi di dire, che quella nel suo spuntare fusse quasi
<lb/>nell'istesso verticale , ma che assolutamente , e semplicemente 
<lb/>iui si ritrouasse secondo che dice il Guiducci:
<lb/>e la ragione che si può addurre è questa , perche ritrouandosi 
<lb/>la Cometa vicino all'Orizonte per ogni picciol
<lb/>segamento , che ella faccia ne'verticali , è bastante a
<lb/>rappresentarcela inarcata , ritrouandosi in quel sito
<lb/>più lontano che in qualsiuoglia altro dalla comun settione 
<lb/>di quello , ouero dal nostro Zenit; doue che all'incontro 
<lb/>e sendo l'istessa nella sua maggiore eleuatione
<lb/>per apparire sensibilmente inarcata , non basta che tagli
<lb/>più verticali, ò che sia quali paralella all'Orizonte : poi
<lb/>che non allontanandosi ella molto dal Zenit , ben che
<lb/>tagliasse alcuni verticali viene ad incuruarsi insesibilmente
<lb/>il che procede dal restar ella d'alcun altro
<lb/>verticale paralella come dice il Guiducci alla facc.
<lb/>50.
<lb/>Sento replicare il Sarsi con dire, che l'istesso Guiducci
<lb/>nell'istesso luogo confessa che la Cometa essendo quasi
<lb/>paralella all'Orizonte sempre apparirà incuruata . A
<lb/>questo si risponde che'l Guiducci oltre l'esser paralella
<lb/>all'Orizonte vuole anco che verso di quello si vada
<lb/>abbassando per apparire tuttauia più incuruata.
<lb/>Ma non voglio mancare in questo luogo d'auuerrire il
<lb/>Sarsi , e di protestarmi con lui , che dato etiam, che
<lb/>la detta demostratione apportata dal Guiducci , patesse
<lb/>le difficultà da lui allegate; non ne deue perciò
<lb/>prendere merauiglia : mentre che all'hora riuscirebbe 
<lb/>a capello tutto ciò che dimostra il Guiducci, mentre 
<lb/>che la superficie concessa de'vapori fosse onninamente , 
<lb/>e perfettamente concessa ; ilche essendo impossibile
<pb n= "39"/>
<lb/>per l'instabilità, Flussilità , e mutationi di
<lb/>simil materia , se la Cometa non apparisce puntualmente 
<lb/>come lui afferma non viene però a patir eccettione 
<lb/>la sua demostratione la quale si deue intendere 
<lb/>proportionatamente, &amp; in quel modo che si può
<lb/>alla materia applicare, &amp; adattare.
<lb/>Se ne passa co'l Secondo argomento il Sarsi ad inculcar 
<lb/>la soddetta dimostratione , dicendo de merauigliarsi 
<lb/>che'l Guiducci cosi animosamente asserisca la
<lb/>region vaporosa circondar la Terra con figura sferica : 
<lb/>hauendo altroue detto che quei vapori si vanno 
<lb/>inalzando più in vna parte che in vn'altra , e
<lb/>che l'istessa Cometa non si forma d'altro che de'vapori 
<lb/>sormontati sopra il cono tenebroso del globo
<lb/>terrestre .
<lb/>Ma che accade che'l Sarsi si merauigli , e stupisca, hò
<lb/>ben'io occasione de merauigliarmi di lui , mentre
<lb/>con nuoua, e strana opinione viene a rimouere indirettamente
<lb/>la rotondità dalla superficie dell' Elemento 
<lb/>dell'Acqua , perche alterando come lui dice,
<lb/>i vapori attenuati nel sublimarsi che fanno da gli altri 
<lb/>vapori più solidi, e corpulenti , la figura sferica 
<lb/>della regione vaporosa, con l'istessa ragione verranno 
<lb/>i vapori attratti dal calor del Sole, dall'acqua
<lb/>del mare ad alterare affatto, la rotondità ò per dire meglio 
<lb/>sfericità di quell'Elemento.
<lb/>Nè sia chi dica esser diuersa propositione tra la region 
<lb/>vaporosa , e la superficie del mare in comparatione 
<lb/>de' vapori che da quelli si vanno eleuando:
<lb/>perche se ben l'acqua del mare è molto più densa
<lb/>della sfera vaporosa , nondimeno è anco vero che li
<lb/>vapori solleuati da quella son di gran lunga pià densi, 
<lb/>e corpuleuti de'vapori che vanno inalzandosi da
<lb/>questa.
<pb n= "40"/>
<lb/>Quanto poi al prouar la figura ouale , ò sferidiale nella
<lb/>regione vaporosa si richiedono altre ragioni, &amp; argomenti 
<lb/>più efficaci, &amp; autorità più sode, e più franche
<lb/>di quelle che il Sarsi adduce: sapea benissimo il Guiducci 
<lb/>che ne'primi principij della sfera gli Astrologi 
<lb/>pongono cotal figura in quella regione, ma perche scorgea
<lb/>questa opinione esser fondata sopra deboli, e friuole 
<lb/>ragioni però giudicaua non douersene tener conto.
<lb/>La ragione de gl'Autori della sfera registrata dal Sarsi
<lb/>nel detto luogo è questa: perche nelle parti soggette
<lb/>à Poli non conuengono a risoluersi li vapori per il
<lb/>poco calore de'raggi solari mercè dell'obliquità d' essi
<lb/>si vanno eleuando a maggior altezza ; la doue nella
<lb/>Zona torrida, &amp; in particolare setto l'Equinottiale hauendo 
<lb/>senza comparatione maggior vigore il calor del
<lb/>Sole, il quale ferisce con i suoi raggi perpendicolarmente
<lb/>quei paesi , si vanno i vapori attenuando, e risoluendo 
<lb/>talmente che non ponno peruenire all'altezza
<lb/>de'vapori soddetti.
<lb/>Che poi questa ragione sia debole, e di niun momento si
<lb/>proua dal potersi dedurre il contrario di quel che loro
<lb/>inferiscono : cioè, che i vapori peruengano a maggior
<lb/>altezza nella Zona torrida, e specialmente sotto l equinottiale,
<lb/>che sotto i Poli doue hauendo i raggi solari
<lb/>poca forza, &amp; attiuità per l'obliquità di essi non possono 
<lb/>i vapori esser da quelli inalzati, &amp; attratti per
<lb/>grand'istanza, &amp; altezza ; come per il contrario ne'luoghi 
<lb/>compresi nella Zona torrida, &amp; in particolare sotto 
<lb/>l'Equiuottiale quali vengono perpendicolarmente, ò
<lb/>con pochissima obliquità percossi dal Sole doueriano
<lb/>li vapori da quell'eccessiuo calore per grandissima altezza 
<lb/>esser solleuati: tanto più se i vapori fossero in
<lb/>gran copia, talmente che non potessero cosi facilmente 
<lb/>esser attenuati , e resoluti, ouero che assottigliandosi 
<lb/>richiedessero grandissimo spatio, quale non ponno 
<lb/>conseguire se non con maggiormente inalzarsi, &amp;
<pb n= "41"/>
<lb/>occupare sfera capace di essi, e ciò non può succedere
<lb/>se non con ascendere tuttauia da minor circonferenza a
<lb/>maggiore. Dunque sendo che nella Zona torrida, e sotto 
<lb/>l'equinottiale sia tirata dal Sole maggior quantità
<lb/>de'vapori , che in altra parte della superficie terrestre
<lb/>come si deduce dall'esser quei luoghi occupati, &amp; ingombrati 
<lb/>in gran parte dall'acqua , dalla quale più facilmente 
<lb/>vengono attratti li vapori , &amp; in maggior abondanza 
<lb/>che dall'istessa acqua mescolata con la Terra : 
<lb/>Della semplice Terra non ne parlo non si ritrouando 
<lb/>in alcuna parte Terra senza participation d'acqua,
<lb/>come potrei con ragioni efficacissime, &amp; irrefragabili 
<lb/>dimostrare, se non stimassi esser hora superfluo: sendo
<lb/>materia assai lontana da quella di che al presente si
<lb/>tratta. 
<lb/>Et ad ogni Geografo è manifesto che sotto la Zona torrida 
<lb/>vien compreso quell'immenso pelago, e vasto occano 
<lb/>distinto in più parti , e con diuersi nomi chiamato, 
<lb/>cioè l'ampi mari del Zur, del Hort, il mar d'lndia,
<lb/>gli Oceani Orientale , &amp; Etiopico , facilmente si può
<lb/>comprendere la quantità , e copia de'vapori , che da
<lb/>quei vigorosi raggi del Sole vengono solleuati . E se vi
<lb/>fusse alcuno che ancora hauesse ardire d'affermare, che
<lb/>mediante l'eccessiuo calore del Sole quei vapori si vadano 
<lb/>risoluendo, le dirò solo che vadi a leggere i Libri 
<lb/>de'Geografi , quali descriuono l'lsola Somatra chiamata 
<lb/>da gli Antichi Taprobana , situata sotto la Zona torrida , 
<lb/>e sotto l'Equinottiale, e trouarà che dicono iui
<lb/>la copia dell'acqua caogiunte con il calor del Sole
<lb/>create vapori tanto grossi , che non si consumano mai;
<lb/>e quando parlano dell'Isola di S. Tomaso collocata
<lb/>precisamente sotto l'Equinottiale dicono , benche iui
<lb/>l'aria sia assai calda ne'mesi di Marzo, e di Settembre
<lb/>piouerci grandemente , e che ne gli altri mesi ci cade
<lb/>vna ruggiada grossa , e nel mezzo di essa vi è vn monte 
<lb/>altissimo coperto continuamente d'vna nebbia, la
<pb n= "42"/>
<lb/>quale humetta talmente i boschi de'quali esso monte
<lb/>è pieno,  che ne distilla tant'acqua che quelli habitanti
<lb/>n'adacquano i campi de' Zucchari, e di più che
<lb/>quanto il Sole è più perpendicolare all'Isola , tanto l'aria
<lb/>è più nebbiosa , e fosca : segno euidente che per
<lb/>l'abbondanza de'humori, e vapori il Sole co'l più intenso
<lb/>calore de'suoi raggi non li può in modo alcuno risoluere . 
<lb/>Ma parmi hora di sentir vno , che dice ch'io mi diffondo
<lb/>troppo , anzi consumo il tempo in vano mentre procuro 
<lb/>d'impugnare la commune opinione de gli Scrittori
<lb/>della sfera , e per non dire de'Filososi , ò per dir meglio
<lb/>d'atterrare vn principio, ò più tosto suppositione di
<lb/>quelli fondata sopra la ragione registrata dal Sarsi. Ha
<lb/>ragione concorrerò io dunque per non parer di far il bell'
<lb/>humore, con la lor opinione , cioè che la mezza region
<lb/>dell'aria sia di figura ovale, ò sferiodale per rispetto de'
<lb/>vapori , quali ascendono à maggior altezza sotto li
<lb/>Poli che sotto la Terra torrida ; ma con protesta , che
<lb/>mentre loro non s'obligano a ritenere , &amp; arrestare i
<lb/>vapori, che per la detta regione sono da'venti, quali
<lb/>ben spesso soffiano dalle parti soggette à Poli trasportati, 
<lb/>e spinti verso la Zona torrida : voglio che eglino
<lb/>sian tenuti ad ogni danno , &amp; interesse , a che potesse
<lb/>quella region patire nell'alterarsi, e cambiarsi di figura:
<lb/>mentre che venendo quei vapori da'venti circolarmente
<lb/>mossi, e cacciati da luoghi più sublimi , &amp; eminenti ,
<lb/>dico dalle parti polari verso la Zona torrida 
<lb/>più bassa , e depressa di quelle mutassero la figura 
<lb/>ouale , e sferoidale in rotonda , e sferica; ilche facilmente
<lb/>può succedere , &amp; il pericolo è imminente, mercè che
<lb/>cotai venti si fanno di quando in quando all'improuiso
<lb/>sentire. 
<lb/>Sbrigatosi il Sarsi dal Secondo Esame teneua al Terzo ne!
<lb/>quale và con la sua bilancia ponderando alcune propositioni
<lb/>del Guiducci : vna delle quali à questa ; cioè
<pb n= "43"/>
<lb/>che l'aria , &amp; esalatione calda , e secca non li possano
<lb/>mouere al moto del Cielo , e del coucauo lunare, come
<lb/>loi sofficientemente proua mentre dice ; e di più essendo 
<lb/>l'esalatione di sostanza tenue , e leggiera , non inclinata 
<lb/>per sua natura ad altro moto che al retto ,  ella
<lb/>sicuramente non sarà rapita dal semplice toccamento
<lb/>della  tersa, e liscia superficie del suo continente; ilche
<lb/>proua con la sperienza del vaso concauo rotondo mosso
<lb/>intorno al suo centro. Vien impugnata, e ributtata
<lb/>questa propositione dal Sarsi con quattro argomenti, e
<lb/>con alcune esperienze : contra quali mi sforzarò di sostener', 
<lb/>e defendere l'opinione del Guiducci . Ma prima
<lb/>ch'io m'accinga all'impresa , mi pare espediente di far
<lb/>auuertito il Sarsi , che mentre egli nel principio del soddetto 
<lb/>esame si protesta di non voler defendere, e mantener 
<lb/>l'opinioni d'Aristotile , nè disputare a fauor di
<lb/>quello; ma solo dimostrar la falsità delle propositioni
<lb/>del Guiducci : pretendo anch'io, e con più ragione dichiararmi 
<lb/>a nome di questo, che mentre lui non si vuole 
<lb/>obligare a difendere Aristotile , la cui protettione
<lb/>fa di mestiere che ci prenda mentre procura d'atterrar
<lb/>le ragioni del Guiducci, che contro di quello tendono;
<lb/>nè tampoco è douere , che lo defenda il Guiducci suo
<lb/>auuersario come pretende il Sarsi , il quale negando nel
<lb/>primo argomento che al concauo lunare si conuenga
<lb/>vna figura tersa , e polita , ne stà attendendo da quello 
<lb/>la prova , e non s'auuede che'l Guiducci non propone 
<lb/>cotal propositione per sua , ma la caua da Aristotile
<lb/>con le cui proprie armi cerca di  ferirlo , e và argumenutando 
<lb/>( come si dice fra Filosofi) Adhominem , come
<lb/>ben spesso suol fare lo stesso Aristotile ; mentre con gli
<lb/>argomenti de Filosofi antichi và impugnando i detti
<lb/>loro. 
<lb/>Che poi quella propositione sia di detto Filosofo si raccoglie 
<lb/>dal secondo libro de Cœlo, doue per molti testi và
<lb/>prouando la sfericità , nobiltà , &amp; esquisitezza de'corpi
<pb n= "44"/>
<lb/>Celesti, &amp; in particolare nel testo terzo dopò hauer
<lb/>detto esser'ingenerabili , &amp; incorrottibili , aggiunge
<lb/>queste precise parole : Amplius impassibile omnis mortalis
<lb/>difficultatis est, dalle quali parole si diduce che in
<lb/>cosi nobil corpo, come è quello del Cielo non vi sia
<lb/>asprezza, nè scabrosità, alle quali passioni sono soggetti 
<lb/>i corpi mortali , e potendosi quelle chiamare difficoltà
<lb/>dalle quali essi corpi vengono a riceuere impedimento,
<lb/>ò nel moto, ò in altro : e tutto ciò viene a
<lb/>confermare nel testo 17. oue afferma il Cielo esser Corpo 
<lb/>Diuino . Ma che accade che io stia a perdere il tempo 
<lb/>in trouare in ciò il senso d'Aristotile, se nel testo 32.
<lb/>apertamente, &amp; espressamente l'afferma in quelle parole . 
<lb/>Quod igitur sphæricus sit mundus palam est ex his
<lb/>&amp; quod cum diligentia adeo rectè ornatus sit vt nibil aut
<lb/>manufactum se habeat similiter aut aliud quippiam eorum
<lb/>quæ apud nos in oculis existunt &amp;c. e se replica il
<lb/>Sarsi con dire che se pure a celesti sfere si conuiene la
<lb/>figura rotonda, tersa, e polita , per questo effetto li si
<lb/>deue acciò il moto di essi non venga impedito dalla
<lb/>scabrosità delle superficie, con le quali scambieuolmente
<lb/>si toccano. 
<lb/>E che secondo la mente d'Aristotile perciò la superficie
<lb/>esterna dell"vltimo Cielo deue esser di figura rotona,
<lb/>e non di parti prominenti , &amp; angolari : perche se costasse
<lb/>di simili parti  si darebbe il vacuo inconueniente,
<lb/>che non può accadere nel concauo lunare.
<lb/>Rispondo esser tanto lontano dal vero che la rotondità,
<lb/>&amp; esquisitezza della superficie de gli Orbi. Celesti facilitino 
<lb/>il moto d'essi , e che la ruuidezza , e scabrosi à
<lb/>le rechino  impedimento che più tosto dourebbe succedere
<lb/>il contrario. cioè che queste aiutassero il moto, e
<lb/>quelle non solo l'impedissero , e ritardassero; ma (quel
<lb/>che a molti par paradoso ) affatto l'arrestassero , &amp;
<lb/>immobili le rendessero , come facilmente con le ragioni
<lb/>dell'istesso Aristotile potrei prouare : ma non sono
<pb n= "45"/>
<lb/>io tenuto à difenderlo come hò detto di sopra mentre
<lb/>a fauor del Guiducci con lui disputa ; poiche confesso
<lb/>ingenuamente non esser coli prode , e valoroso che mi
<lb/>dia l'animo di defendere nel medemo istante l'inimico
<lb/>con l'istesse armi con le quali tento d'inuestirlo, &amp; atterrarlo : 
<lb/>oltre che si richiederebbe vn discorso separato, 
<lb/>e più diffuso di quel che la presente materia comporta : 
<lb/>&amp; in esso potrei anco mostrare al Sarsi, che quel
<lb/>timore cosi grande , che Aristotile mostra d'hauer del
<lb/>vacuo capitalissimo nemico della natura ( mentre si desse
<lb/>parte prominente, ò angolare fuori della superficie
<lb/>conuersa dell'vltimo Cielo ) è vano , &amp; affatto ridicolo.
<lb/>La cagione per la quale la natura contrasse cosi fiera 
<lb/>hostilità , e nemistà co'l vacuo, &amp; il perpetuo efiglio,
<lb/>che a quello diede , non è altra, che'l disordine , e confusione,
<lb/>che portia quello cagionare nel disunire slegare,
<lb/>e discontinuare le parti di questo mondo: per la
<lb/>quale separatione si renderebbono affatto incapai di
<lb/>riceuere gl'influssi Celesti, se questo non è mio capriccio,
<lb/>ma si bene d'Aristotile in diuersi luoghi , &amp; espressamente
<lb/>lo dice nelle meteore al cap. 2. in quelle parole :
<lb/>Est autem ex necessitate contiuus quodammodo iste mundus
<lb/>supernis lationibus, vt omnis ipsius uirtus inde gubernetur.
<lb/>si come anco si verrebbe ad impedire la vicendeuole, 
<lb/>e reciproca attione de gl'Elementi, e corpi
<lb/>naturali fra di loro , quali disordini non succederebbono
<lb/>nè potrebbero in alcuna guisa succedere se si desse
<lb/>il vacuo fuori dell'estrema superficie del Cielo : se poi
<lb/>al testo 32. d'Aristotile rispondesse il Sarsi quello douersi
<lb/>intendere della detta superficie sola , e non del
<lb/>concauo lunare mentre dice, quod sphæricus sit mundus,
<lb/>e non dice Cælum: replico che Aristotile dal testo 22.
<lb/>sino al 32. non parla se non del Cielo, e della figura che
<lb/>si deue al Cielo , e non nomina superficie concaua , nè
<lb/>conuessa ; anzi nel principno del testo 12. dice queste
<lb/>precise parole. Figuram autem sphæricam necesse est habere
<pb n= "46"/>
<lb/>Cælum. Nè paia al Sarsi cosa nuoua in Aristotile
<lb/>il chiamar'il Cielo con questo nome di Mondo : poiche
<lb/>anco nel sopracitato luogo del primo delle Meteore
<lb/>chiama tutto'l contenuto , e racchiuso entro il coneauo
<lb/>Lunare mondo inferiore in quelle parole necesse est
<lb/>quod iste mundus &amp;c. a differenza del mondo saperiore, 
<lb/>cioè del Cielo; le parole poi con le quali si burla il
<lb/>Sarsi ( dicendo , che se à corpi nobilissimi si conuiene
<lb/>vna figura rotonda; dunque gli huomini tanto più nobili 
<lb/>del Cielo douerebbono esser di figura rotonda , e
<lb/>fatti al torno) vanno a ferire Aristotile il quale ha consumato 
<lb/>tanto tempo, e faticato tanto ne'libri de Cælo per
<lb/>prouar , che quella figura , come la più nobile che possa 
<lb/>essere in vn corpo inanimato, meritamente si debba al 
<lb/>Cielo corpo fra quelli nobilissimo . Ma auuerta bene 
<lb/>Sarsi che mentre egli si vuole burlar d'altri, non habbino 
<lb/>gl'altri occasione di burlarsi di lui , e con più ragione; 
<lb/>quando forma questo argomento . Al Cielo si conviene 
<lb/>quella figura , la qual'è più atta, e disposta a conseguire 
<lb/>il fine di quello : ma il fine del concauo Lunare
<lb/>è, a di congiungere , vnire, e ligare in vn certo modo queste 
<lb/>cose inferiori con le superiori . Dunque se si deue
<lb/>vna figura con la quale possa effettuar cotal ligamento;
<lb/>&amp; vnione come è la figura aspra , e scabrosa , e tenace ,
<lb/>Io quest'argomento chi negasse la minore non farebbe
<lb/>errore alcuno , anzi si confirmarebbe con Aristotile , e
<lb/>con la commune opinione de'Peripatetici quali di comun
<lb/>consenso determinano il sine de'corpi Celesti essere l'influire 
<lb/>con il moto , e lume in questo mondo inferiore e
<lb/>non il ligarlo, e congiungerlo , se però il Sarsi nella minore 
<lb/>del suo argomento non prende quell'vnire, e ligare
<lb/>più tosto per conditione . Sin quà, non come più fondatamente 
<lb/>potea prendere: nell'istessa maniera, che nel
<lb/>vedere si ricerca il mezzo illuminato , e nello scaldar
<lb/>del fuoco l'auuieinamento , il che non concedo già , nè
<lb/>posso persuadermi a crederlo ; poiche se cosi fosse l'argomento
<pb n= "47"/>
<lb/>del Sarsi peccarebbe in forma nell'istessa maniera, 
<lb/>che difettarebbe tal'argomento : All'occhio si
<lb/>deue vna dispositione , e qualità attissima , e propertionatissima
<lb/>per conseguire il suo fine; ma l'occhio ricerca, 
<lb/>che'l mezzo fraposto tra se, e l'oggetto sia illuminato : 
<lb/>adunque deue esser di tal dispositione, c'habbia 
<lb/>auanti di se il mezzo quanto si richiede illuminato,
<lb/>qual modo d'argomentare non sarà d'alcuna delle tre
<lb/>figure Sillogistiche d'Aristotile , nè della quarta di Galeno 
<lb/>se pure questa è differente da quelle : ma si chiamarà 
<lb/>la quinta figura inuentata dal Sarsi . Ma dato anco , 
<lb/>che il fine del concauo lunare fosse di vnire, e connettere 
<lb/>con se stesso questo Mondo inferiore: tuttauolta
<lb/>io dico a fauor d'Aristotile [ già che mi è venuto capriccio 
<lb/>di defenderlo, benche sopra mi protestai di non
<lb/>ne voler sentir niente) che per effettuare cotal'vnione,
<lb/>e ligamento la figura tersa , liscia e polita , è proportionatissima, 
<lb/>poiche trattandosi dell'vnione di corpo
<lb/>tenue , e flussibile come è l'aria, ò per dir meglio l'esalatione 
<lb/>con vn corpo solido come è il concauo lunare
<lb/>secondo l'opinione d'Aristotele, il semplice contatto è
<lb/>sofficiente ; tanto più; che l'aria , ò più tosto l'esalatione
<lb/>prende la cura, &amp; il pensiero sopra di se di toccare, &amp;
<lb/>accostari al concauo lunare, ricordandosi della 
<lb/>pena capitale nella quale potrebbe altrimente incorrere
<lb/>se desse ricetto a quel bandito , anzi mortal nemico
<lb/>della natura chiamato vacuo: Se poi il Sarsi dessidera
<lb/>la scabrosità , e ruuidezza nel Cielo , acciò questo
<lb/>più facilmente possa mouere , e tirar seco al suo moto
<lb/>gli elementi superiori il cui moto è cagione di molte
<lb/>generationi, e corruttioni : Saria meglio a mio giuditio,
<lb/>che le parti prominenti di quelio arriuassero sino
<lb/>al centro della Terra, e quiui s'vnisero, e si facessero
<lb/>ne'punti dell'vnione vn continuo , perche cosi non solo
<lb/>dal moto del Cielo verrebbono mossi gl'elementi superiori ,
<lb/>ma anco sarebbono portati da quello con l'istessa
<pb n= "48"/>
<lb/>velocità da Leuante à Ponente, e la flussibilità, e tenuità
<lb/>di essi non potrebbero recare impedimento, ò sensibil
<lb/>ritardamento nel moto.
<lb/>Al Secondo Argomento del Sarsi dico ch'hà egli il torto
<lb/>a gloriarsi dicendo di valersi dell'autorità del Sig. Galileo 
<lb/>per atterrare , e conuincere l'opinione del Guiducci , 
<lb/>il quale non solo non hà mai attribuito come più
<lb/>volte di sopra hò detto la superficie liscia , e polita al
<lb/>concauo Lunare , ma non gli è mai caduto in pensiero
<lb/>quella distintione tra gli Elementi, e'l Cielo come lui
<lb/>afferma alla facc. 39. del suo discorso sendosi in ciò conformato 
<lb/>con l'opinione del Sig Galileo.
<lb/>Quanto poi à luoghi del Signor Galileo nelle sue litttre
<lb/>al Signor Valsero allegati dal Sarsi , se pur quello è'l
<lb/>vero senso di quelle parole, che non voglio , nè mi curo
<lb/>per adesso discorrerne . Risponderà il Guiducci , e dirà
<lb/>[per seguitare l'opinione del Signor Galileo, secondo
<lb/>la quale, la Luna, e le Stelle costano di simil superficie]
<lb/>che'l Globo Solare è di superficie aspra, e scabrosa, benche
<lb/>corpo nobilissimo fra'corpi celesti.
<lb/>Il Terzo Argomento del Sarsi non conclude contro'l Guiducci
<lb/>perche , se l'aria aderisce alla lamina ciò fà per
<lb/>non ammettere il vacuo, e questo succede nel moto retto,
<lb/>del quale non si parla in questo luogo; ma acciò
<lb/>l'argomento concludesse douea , prouare che in corpo di
<lb/>vetro di figura sferica nel moto suo circolare, e concentrico
<lb/>l'aria aderisce cosi tenacemente , &amp; inseparabilmente , 
<lb/>che al moto di quello lei ancora si mouesse : se
<lb/>bene potea sar di meno il Sarsi d'impugnare quello che
<lb/>al Guiducci nè meno venne in fantasia d'affermare: poi
<lb/>che cerchi pure quant'ei vuole in quel Discorso che mai
<lb/>ritrouarà ch'il Guiducci habbia detto che l'aria non aderisca 
<lb/>a' corpi di superficie tersa, e polita ; trouarà
<lb/>bene che l'aria racchiusa dentro vn corpo di figura
<lb/>sferica , &amp; esquisitamente concentrico non si moua al
<lb/>moto di quello.
<pb n= "49"/>
<lb/>La Seconda esperienza che adduce il Sarsi nel suddetto
<lb/>luogo non ha che fare nel presente caso , e nel nostro
<lb/>proposito; poiche mi pare assai differente la comparatione 
<lb/>della compressione che fà vn corpo solido sopra
<lb/>vn'altro corpo solido dalla compressione d'vn corpo
<lb/>fluido , e cedente sopra d'vn corpo solido, e tenace ;
<lb/>e per consequenza non si può da quella dedurre l'istesso
<lb/>effetto: e la ragione è questa , se si pone vn corpo
<lb/>solido , e graue di superficie tersa , e polita sopra d'vna
<lb/>tauola di pietra di simil superficie, è vero che mouendosi 
<lb/>la tauola sottoposta , si mouerà anco al moto d'essa 
<lb/>il corpo solido premente tanto più , quanto il solido
<lb/>sarà più graue , e pesante: ma la cagione immediata, e
<lb/>prossima di ciò non è il premere, e calcare del solido,
<lb/>ma sì bene il contatto che mediante tal compressione
<lb/>viene a cagionarsi fra li due corpi quale tuttauia si fa
<lb/>più esquisitamente mentre cresce nel corpo premente la
<lb/>gravità la quale è cagione che l'aria interposta fra
<lb/>quei corpi sia discacciata , e dissipata ; e però se venisse 
<lb/>il caso che l'aria fusse affatto discacciata ne rimarrebbe 
<lb/>vn contatto cosi esquisito che più tosto vnione,
<lb/>che semplice contatto si potrebbe chiamare ; ma la compressione , 
<lb/>e calcamento che fa vn corpo flussibile , e
<lb/>tenue come l'aria , &amp; esalatione in vn corpo solido non 
<lb/>puole partorire , ò per dire meglio aggiungere esquisitezza,
<lb/>ò perfettione alcuna al contatto d'essi per non
<lb/>esscrui fraposta fra di loro aria, ò altro corpo fluido
<lb/>quale impedisca il vicendeuole , &amp; esquisito toccamento; 
<lb/>e cosi tanto aderiranno li soddetti corpi al concauo 
<lb/>lunare con l'ordinario , e semplice loro contatto
<lb/>( merce dell'odio che porta la Natura al Vacuo ) quanto
<lb/>se con estrema forza, e violenza quello calcassero,
<lb/>e premessero. Anzi dirò vna cosa che sarà riputata strana ,
<lb/>e paradossica , cioè che'l semplice , e natural contatto 
<lb/>di quei corpi , è di gran lunga più atto a cagionar
<lb/>cotal'adesione , e ligamento che qualsiuoglia vehemente ,
<pb n= "50"/>
<lb/>e violenta compressione , quanto è maggiore
<lb/>senza difficoltà la forza, e vehemenza delle quali si vale 
<lb/>la natura per fuggire il Vacuo di qualsiuoglia Virtù
<lb/>compulsiua, e compressiua , come da molte sperienze
<lb/>si raccoglie , scorgendosi in esse effetti merauigliosi ,
<lb/>anzi prodigiosi della natura mentre non vuol dare ricetto 
<lb/>al suo nimico . Concludo dunque , che la grauità,
<lb/>e compressione del corpo collocato sopra la tauola di
<lb/>pietra non solo non è causa totale come dice il Sarsi del
<lb/>moto di quello al moto di questa , ma più tosto causa
<lb/>remota , e partiale : anzi potrei dire, e crederei di dire 
<lb/>il vero, esser più efficace a produrre vn tale effetto
<lb/>la qualità delle superficie , che la grauità, e calcamento 
<lb/>de'soddetti corpi : e mi dà ben l'animo di trouare
<lb/>vn corpo solido di gratuità insensibile che situato sopra
<lb/>la tauola di pietra si moua ad ogni velocissimo, &amp; impetuosissimo 
<lb/>moto d'essa, purche sia di superficie proportionata 
<lb/>al contatto, &amp; vnione , cioè di superficie
<lb/>tersa, e polita, come sarebbe Verbigratia vna foglia d'oro
<lb/>battuto, ò d'altro metallo, ouero come quelle foglie
<lb/>che si mettouo dietro li specchi , &amp; altre cose simili, ma
<lb/>non ardirei già di trouare corpo priuo della soddetta
<lb/>superficie , benche sia di qualsiuoglia peso , e grauità,
<lb/>che con l'istesso contatto delle semplici superficie
<lb/>si mouesse a capello al moto della soggetta tauola.
<lb/>Nel Quarto argomento procura ( se bene in vano ) il
<lb/>Sarsi di conuincere di falsità l'esperienza addotta dal
<lb/>Guiducci alla facc. 10. del. vaso concauo rotondo, e poi
<lb/>pensa d'atterrare l'opinione del Signor Galileo circa
<lb/>al moto dell'acqua rinchiusa entro il detto vaso dicendo , 
<lb/>che se pur è vero che l'acqua contenuta dentro il
<lb/>detto vaso mosso intorno al suo centro resti immobile,
<lb/>ciò procede dall'esser quello mosso solo vna volta, ò due:
<lb/>doue che se il moro si continuarà , all'ora si scorgerà ,
<lb/>che le pagliuzze collocate nell'acqua presso la superficie
<pb n= "51"/>del vaso si moueranno con moto velocissimo , e per
<lb/>consequenza anco l'acqua che le contiene verrà a mouersi
<lb/>con grandissima velocità; Ma io non posso indurmi 
<lb/>a credere che'l Signor Galileo (mentre cotal' esperienza 
<lb/>sia stata da lui osseruata come si deue credere )
<lb/>non habbia affermato l'istesso di quaisiuoglia moto del
<lb/>vaso , benche velocissimo , come credo , che sia volentieri 
<lb/>per fare mentre ne venisse richiesto : come anco
<lb/>il Guiducci nella soddetta facc. s'obliga di prouar la
<lb/>quiete, &amp; immobilità dell'aria entro l'istesso vaso agitato 
<lb/>con qual si sia velocità, come apertamente dice nel
<lb/>primo verso del detto luogo in quelle parole; Con qualsivoglia
<lb/>velocità &amp;c. 
<lb/>Alla sperienza ch'adduce il Sarsi del vaso emisserieo risponde 
<lb/>a sofficienza il Guiducci nella sua littera al P.
<lb/>Galluzzi mentre dice, che se la fiamma della candela, e
<lb/>l'aria si moueranno con l'istessa celerità del vaso: la
<lb/>fiamma non douerà piegarsi , ò molto poco in comparatione 
<lb/>di quel che dourebbe auuenire se la candela non
<lb/>fosse affissa al mouente nel qual caso l'aria contenuta
<lb/>che si girasse percoterebbe la fiamma della candela, che
<lb/>stesse calda: doue che la proua è in contrario; perche
<lb/>nel primo caso non solo la fiamma si piega in contraria
<lb/>parte del moto della candela , ma si spegne anche del
<lb/>tutto , se'l moto sarà molto veloce ;  e nel'secondo caso , 
<lb/>ò nulla, ò poco si piegherà quantunque il moto sia
<lb/>rapidissimo : e se pure la fiamma si piegherà , e la farfalla 
<lb/>si mouerà ciò procederà solo dalla scabrosità dell'
<lb/>interior superficie , ò se pur non vi sarà cotal scabrosità 
<lb/>il che è impossibile , siasi pur fatta al torno quanto
<lb/>si vuole: derivarà dall'accostamento, e discostamento
<lb/>che scambieuolmente fanno le sponde del vaso, che si rivolge 
<lb/>eccentricamente , e la ragione di ciò a mio parere
<lb/>è, perche non si può aggiustare l'asse del vaso cosi
<lb/>esattamente a perpendicolo, e se pure s'agiustasse è
<lb/>forza che ad ogni picciol moto si vada discostando da
<pb n= "52"/>
<lb/>quello, e vadi consumando i buchi che in quel sito lo
<lb/>tengono , e per consequenza il vaso eccentricamente si
<lb/>riuolga come anco è forza che si riuolga la palla , ò
<lb/>globo trattandosi dell'impossibile che possa infilzarsi
<lb/>puntualmente per il centro, e se pure s'inconttasse perfettamente 
<lb/>il centro della grandezza non però si trouarà 
<lb/>il centro della grauità, per il quale è necessario , che
<lb/>passi l'asse; anzi dato anco , ma non concesso che l'asse 
<lb/>passi per cotal centro nientedimeno premendo, e calcando
<lb/>l'asse l'inferior parti de'poli , sopra quali il globo 
<lb/>si riuolge , ne segue , che aderendo più a quelle che
<lb/>alle parti superiori, e laterali di essi , è cagione che'l
<lb/>globo con difformità , &amp; eccentricità si raggiri. Perciò
<lb/>non è merauiglia se la carta sospesa, &amp; auuicinata ad
<lb/>esso sia mossa : doueche il concauo lunare mouendosi
<lb/>con moto vniforme , e concentrico non può cagionare
<lb/>gl'effetti che fa la palla , e globo che vogliam dire , &amp;
<lb/>il catino ; e se replicasse il Sarsi con dire d'essersi valuto 
<lb/>dell'esperienza del catino , della quale s'era anco seruito 
<lb/>il Guiducci , le rispondo che'l Guiducci conobbe
<lb/>non poter paragonarsi il moto del catino con il moto
<lb/>del concauo Lunare : ma inferiua in tal maniera se
<lb/>l'aria non si moue al moto del vaso continente , ò vero
<lb/>insensibilmente si moue al moto di vna conca di terra
<lb/>posta in sù la ruota , e velocissimamente girata benche
<lb/>di superficie rozza , e scabrosa , e non esquisitamente
<lb/>aggiustato il suo centro a quel della ruota: si deue dire,
<lb/>che al moto del concauo lunare corpo di perfetta sferierità, 
<lb/>e di superficie tersa , e polita , le cui parti concentricamente 
<lb/>si raggirano (benche velocissimamente l'aria resti
<lb/>ferma, &amp; immobile.
<lb/>Se poi all'Auuersario paresse douersi negare qualsiuoglia
<lb/>imperfettione , &amp; eccentricità nel moto de'soddetti corpi
<lb/>sendo con ogni esquisitezza , e diligenza aggiustati,
<lb/>e lauorati : lo per totalmente quietarlo , e renderlo capace,
<lb/>gli apportatò vn'autorità di persona, che da lui
<pb n= "53"/>
<lb/>vien tenuta per irrefragabile dico l'autorità di Lotario
<lb/>Sarsi , il quale non potea più chiaramente , &amp; espressamente 
<lb/>prouar cotal eccentricità in quei corpi di quello
<lb/>che fa nella face. 49. (mentre dice il moto dell'aria
<lb/>in essi contenuta hauer simbolcità co'l moto spirale)
<lb/>corrispondendo alla linea nella quale si fa somigliante
<lb/>moto tanti centri, quanti sono i punti, che in quella
<lb/>si comprendono, quali punti sendo infiniti anco verranno 
<lb/>ad essere li centri , che a quella corrispondono ;
<lb/>e per conseguenza totalmente eccentrico dourasi chiamare 
<lb/>il moto fatto sopra d'essa : la ragione poi che egli 
<lb/>adduce della poca velocità del moto dell'aria nella
<lb/>sfera , e catino, non è più efficace , e concludente dell'
<lb/>altre , poiche se fosse vero quel che lui dice ne seguirebbe , 
<lb/>che la sfera , e catino per la piccolezza loro 
<lb/>non solo mouerebbono con poca velocità l'aria circonfusa , 
<lb/>ma in tutto , e per tutto a mouere quello impotente 
<lb/>si renderebbono : e già credo che al Sarsi come
<lb/>Filosofo sia noto quell'assioma filosofico, cioè che dalla 
<lb/>proportione del minor disuguaglianza non nasce attione. 
<lb/>Ma sento vno che in fauor suo risponde, e dice,
<lb/>che trouandosi due sorti di quantità , e grandezza vna
<lb/>chiamata di mole , e l'altra di Virtù: si daranno ancora
<lb/>due sorti di disuguagliauza , vna di mole , e l'altra 
<lb/>di Virtù; l'assioma dunque soddetto s'intende della
<lb/>seconda non della prima , e cosi la sfera , e catino, benche 
<lb/>siano di gran lunga minori di quantità di mole dell'
<lb/>aria circonfusa: nondimeno venendo quelli a mouer
<lb/>questa per mezzo della forza humana , ò d'altra a quelli 
<lb/>impressa , ò connessa maggiore senza dubbio di quantità ,
<lb/>e grandezza di virtù dell'aria soddetta , non è
<lb/>merauiglia se in questo caso ne nasce attione , e moto.
<lb/>la risposta mi piace , e cosi potea più sicuramente parlare 
<lb/>il Sarsi vedendosi giornalmente piccioli vcelletti
<lb/>benche in quantità di mole minori senza comparatione
<lb/>della immensa, e vasta regione dell'aria hauer attione
<pb n= "54"/>
<lb/>sopra di quella, spingendola , e mouendola nel lor volo 
<lb/>mercè della quantità di Virtù , con la quale si rendono 
<lb/>ad essa superiori; ma che dico gli vcelli non si
<lb/>vedono gli animali insetti di quantità impercettibile, &amp;
<lb/>insensibile [ per cosi dire ] volar pur per l'aria con tal
<lb/>velocità, che trapassa di gran lunga ( cæteris paribus) il
<lb/>volo de'più veloci vcelli .
<lb/>Tenta il Sarsi alla facc. 51. per far mouere più velocemente 
<lb/>l'aria entro il catino di coprir quello con il talco,
<lb/>acciò la superficie mouente sia maggiore della mobile
<lb/>separando l'aria rinchiusa nel catino dall'aria estrinseca , 
<lb/>e non s'auuede che la separatione che lui dice non
<lb/>succede altrimente mentre vi lascia vn buco quasi di tre
<lb/>dita , venendosi a conseruare l'vnione dell'aria interna
<lb/>con l'esterna per apertura etiam minima , che vi si lasci;
<lb/>taccio poi la ragione che'l Guiducci adduce dell'imperfettione 
<lb/>della materia, e modo con il quale il Sarsi copre
<lb/>il catino essendo per se stessa efficacissima.
<lb/>Aggiungo che dato anco , che si venisse a fare nel catino
<lb/>la separation che lui desidera [ il che assolutamente si
<lb/>nega] non sò poi come possa sostenere il dire che la
<lb/>superficie interiore del catino mouente sia maggior dell'
<lb/>aria mobile per esser quella il continente, e questa il
<lb/>contenuto : poiche paragonandosi la superficie del catino 
<lb/>con l'aria ch'e corpo , qual proportione potrà giamai 
<lb/>ritrovarsi fra queste due quantità , quali sono di
<lb/>diuerso genere : credo che il Sarsi come Geometra
<lb/>confessarà non vi esser proportione alcuna per la terza
<lb/>definitione del quinto d'Euclide; e la ragione mi par
<lb/>che sia questa, che paragonandosi la superficie non il
<lb/>corpo , è vn paragonare vna cosa finita , con vna infinita,
<lb/>non sendo altro il corpo che vn composto d'infinite 
<lb/>superficie , e fra'l finito, e l'infinito non cade proportione 
<lb/>alcuna ; e come afferma Euclide nella quinta
<lb/>definitione del detto libro, quelle quantità si dicono
<lb/>hauer fra di loro proportione , quali multiplicate si possono
<pb n= "55"/>
<lb/>vicendeuolmente superare, ma vna superficie finita 
<lb/>multiplichisi pur quanto si vuole mai portà superare 
<lb/>vn numero infinito; di superficie: dunque non ci è
<lb/>fra di loro proportione : nè credo già che'l Sarsi habbi
<lb/>paragonato la superficie del catino con la superficie
<lb/>dell'aria a quella contigua : non credo dico che
<lb/>questo sia il senso delle sue parole , perche trattandosi
<lb/>dell'aria mobile , e conuenendo il moto
<lb/>solo a' corpi , e non altrimente alle superficie sarebbe 
<lb/>vn cader dalla padella nella brace : oltre che ci 
<lb/>paragona la superficie continente con l'aria contenuta
<lb/>quale è corpo, e non superficie, nè s'imagini il Sarsi
<lb/>che per esser la superficie del catino , e coperchio insieme 
<lb/>il continente, e l'aria il contenuto , venghi necessariamente 
<lb/>ad esser quella maggiore di questa come
<lb/>lui dice, perche se la superficie insieme con lo spatio
<lb/>occupato dal contenuto , quale con vn sol nome di
<lb/>luogo si chiama da Filosofi , è vguale al corpo contenuto 
<lb/>secondo Aristotile nel 3. della Phis. al testo 49. come
<lb/>potrà la sola superficie esser maggior dell'istesso . Nè
<lb/>meno pensi egli di saluarsi con dire l'intention sua essere
<lb/>di far comparatione tra la detta superficie , e la superficie 
<lb/>dell'aria , già che nè meno in tal caso questa se
<lb/>vien da quella racchiusa , e contenuta (impropriamente
<lb/>però sendo officio de'soli corpi di contenere, e d'esser
<lb/>contenuti , se bene ciò fanno mediante il contatto delle 
<lb/>superficie) si deue però dire minore d'essa , ma 
<lb/>vguale; il che si proua dello scambieuole , e reciproco
<lb/>contatto di tutte le parti di esse , all'hora solamente si
<lb/>chiamarebbe minore quando si paragonasse con la semplice 
<lb/>superficie , ma con il corpo del vase di cui ella è
<lb/>termine benche la grossezza , ò profondità , che vogliam
<lb/>dire del catino fosse al senso impercettibile: minore 
<lb/>dico in quel modo che si deue intendere , e senza
<lb/>proportione come s'è detto di sopra facendosi paragone,
<lb/>e paralello fra cosa finita, &amp; infinita. Stima il Sarsi
<pb n= "56"/>
<lb/>nel fine dell'esame della prima propositione esser eccesso
<lb/>della sua gentilezza , e cortesia l'hauer fatte le
<lb/>sue sperienze in tempo dell'Estate , quando l'aria sendo
<lb/>più calda , e secca che mai partecipa più della natura
<lb/>del fuoco reputato dal Sarsi inettissime a connettersi ,
<lb/>e ligarsi: stima dico eccesso di cortesia quel che più
<lb/>tosto deue chiamarsi obligo; perche trattandosi del rapimento 
<lb/>dell'aria contigua al concauo Lunare , quale
<lb/>secondo Aristotile [ contra del quale il Guiducci disputaua ] 
<lb/>non è altro , che fuoco , ò ad esso in qualità assai 
<lb/>conforme : era pur tenuto il Sarsi defensore , e patrocinatore 
<lb/>di quello per star ne'termini della questione 
<lb/>di far l'esperienza in materia declinante al caldo, e
<lb/>secco, e se volemo dire , che Aristotile habbia creduto
<lb/>come fosse realmente si può dire , che iui non aria altrimente , 
<lb/>ma l'istesso fuoco si ritroui, potremo ancora
<lb/>concludere che il Sarsi habbi mancato del debito suo ,
<lb/>non che ecceduto di cortesia nel far le sue sperienze nell'
<lb/>aria, e non nel fuoco.
<lb/>Se ne passa il Sarsi ad esaminare la seconda propositione 
<lb/>del Guiducci : hauea questi detto nella facc. 12. il
<lb/>moto non esser altrimente cagione del calore , ma la
<lb/>compressione , e confricatione di quei corpi solidi che
<lb/>nel fregarsi insieme ambedue, ò almeno vno si consuma:
<lb/>desidera il Sarsi saper la ragione perche si ricerchi cotal 
<lb/>consumatione per produrre il calore ; ma che occorre 
<lb/>d'addurre proua , ò ragione , mentre vi sono tante 
<lb/>sperienze non solo quelle apportate dal Guiducci, ma
<lb/>anco molt'altre , che si potriano addurre, e che il Sarsi 
<lb/>stesso da se può farne saggio , se bene non mancheriano 
<lb/>ragioni; ma per non essere al presente necessarie ,
<lb/>e ricercando trattato più diffuso si tacciono con altra
<lb/>occasione si manifestaranno. 
<lb/>Per atterrare la detta propositione del Guiducci porta in
<lb/>campo il Sarsi vna sperienza fatta da lui d'vn pezzetto
<lb/>di rame netto, e purgato dalla ruggine, &amp; immondezze
<pb n= "57"/>
<lb/>che sogliono generarsi in simil materia quale dopo 
<lb/>hauerlo pesato in vna bilancetta esattissima , &amp; esquisitissima 
<lb/>con seruirsi di minutissimi pesi , de' quali
<lb/>cinquecento dodeci contrapesauano vn'vncia, e dopò
<lb/>hauer osseruato diligentissimamente il peso, dice di
<lb/>hauerlo con gagliarde percosse, e colpi di martello disteso 
<lb/>in vna lamina , quale si era due , ò tre volte riscaldata 
<lb/>in tal maniera, che non si potea toccar con le
<lb/>mani , &amp; hauendo toccato con l'istessa bilancia , e pesi
<lb/>se dopò essersi tante volte riscaldato fosse diminuita
<lb/>di peso , trouò per l'appunto pesare , &amp; a capello come
<lb/>prima; n'inferisce dunque che quel pezzetto di rame si
<lb/>riscaldò per quella , forte, e gagliarda compressione senza
<lb/>consumamento delle sue parti.
<lb/>Io credo che per tale sperienza non venghi altrimente
<lb/>pregiudicato per vn minimo che alla propositione del
<lb/>Guiducci ; poiche se bene dice il Sarsi essersi seruito di
<lb/>cosi esatta bilancia , e di pesi cosi minuti per far il saggio 
<lb/>del rame tanto prima , quanto dopò le percosse , e
<lb/>colpi di martello: non viene perciò a prouare , che
<lb/>quello fosse apuntino dell'istesso peso di prima potendosi 
<lb/>far la proua con pesi asssai più minuti di quelli de'
<lb/>quali lui s'è seruito . [ non dirò di quei pesi , quali vsano 
<lb/>li Orefici chiamati grani, quali son minori molto
<lb/>più delli suddetti entrandone in vn' oncia 576.] ma
<lb/>dirò che mezzi grani de'quali n'andaranno in vn'oncia
<lb/>2148. che verranno ad esser minori di quei del Sarsi la
<lb/>metà 31/128 che è di gran consideratione  , e con
<lb/>simili pesi si pesa il muschio, oro, gemme , &amp; altre cose
<lb/>pretiose , e di gran valore : anzi queste esperienze con
<lb/>pesi assai più minuti si douerebbono fare , poiche le
<lb/>parti che nel soffregamento de'soldi si consumano sono
<lb/>taluolta sottilissime, &amp; insensibili: onde non è merauiglia 
<lb/>che cotal perdita non solo non cada sotto detti
<lb/>pesi, ma nè meno sotto vna quarta, e quinta parte
<lb/>d'essi, come anco accade nel percotere, che fanno le
<pb n= "58"/>
<lb/>carte i legatori de' libri, nelle quali le parti che si consumano 
<lb/>son per cosi dire minime , &amp; impercettibili . Si
<lb/>che a poter trouar il lor peso si richiederebbe la decima,
<lb/>e quintadecima parte d'vn grano , e forse manco saria
<lb/>bastante.
<lb/>Nè dica il Sarsi , ch'hauendo lui fatta la proua con pesi
<lb/>minutissimi, e trouati i soldi dello stesso peso auanti,
<lb/>e dopò le percosse , tocca al Guiducci di mostrare che
<lb/>quelle dopò siano diminuiti di peso, &amp; in consequenza
<lb/>consumate alcune parti : perche io le rispondo quanto
<lb/>alla prima esperienza che vada à dimandar alli Scarpellini,
<lb/>&amp; in particolare a quelli che stanno nelle caue
<lb/>a carpire, e tagliar le pietre dure , e che resistono al
<lb/>scarpello quanto tempo gli serue vn martello: gli
<lb/>risponderanno, per quanto io credo , pochi giorni , e
<lb/>la ragione che addurranno sarà questa, perche per gagliardi, 
<lb/>e continui colpi con i quali percotono li scarpelli 
<lb/>si logra talmente , e consuma il martello che se di
<lb/>quando in quando non lo reimpissero farebbe inutile
<lb/>affatto per quell'esercitio , &amp; all'ora veda il Sarsi se è
<lb/>cosa che habbia apparenza di verisimile che vn pezzeto
<lb/>to di rame molto più cedente , e fragile del ferro non
<lb/>si consumi da gagliardissimi colpi di martello, mentre
<lb/>vn fetro: grosso, e raccolto come sono li martelli de'
<lb/>scarpellini tanto si consuma . Quanto poi alla sperienza 
<lb/>de'ligatori de'libri , gli dico , che egli istesso, se gli
<lb/>aggrada ne può far la proua , non con prendere cosi
<lb/>graue, e pesante martello del quale quelli si vagliono ,
<lb/>ma solo con vn buffetto alquanto gagliardo percota vn
<lb/>foglio di carta sostenuto in aria , che subito scorgerà
<lb/>solleuaisi da quello alcune particelle di quei pelluzzi ,
<lb/>che in gran quantità son compresi in simigliante materia:
<lb/>e se pure non fusse di vista cosi acuta che potesse 
<lb/>quei corpicelli facilmente discernere : accommodi 
<lb/>il foglio in tal maniera , che sia percosso da'raggi solari, 
<lb/>che all'hora senz'occhiali s'accorgerà di quel ch'io
<pb n= "59"/>
<lb/>dico, e poi consideri se ad vna semplice percossa d'vn
<lb/>deto si dissoluino le parti della carta, che dourà far
<lb/>l'istessa mentre verrà percossa da cinquanta , ò sessanta 
<lb/>vigorosi colpi di pesante martello; nè deue cagionar 
<lb/>merauiglia nel Sarsi il vedere , che li soddetti corpi 
<lb/>si riscaldino tanto facendo cosi picciola perdita delle
<lb/>lor parti: e l'hauer osseruato, che'l ferro si riscaldi
<lb/>meno , ò almeno non più quando vien limato, che quando 
<lb/>vien percosso da gran colpi di martello, ò pure si
<lb/>consuma meno in questo caso , che in quello : non deue
<lb/>dico ciò apportar merauiglia al Sarsi; perche se bene
<lb/>il Guiducci afferma la confricatione di quei solidi solamente 
<lb/>produrre calore de'quali ambidue , ò almeno
<lb/>vno si consuma non hà detto mai però , che in quel solido , 
<lb/>nel quale più parti si consumano si debba produrre 
<lb/>maggior calore; nè in ciò douersi hauer riguardo 
<lb/>a proportione alcuna fondata nella quantità delle
<lb/>parti, che si perdono: onde per impugnare la propositione 
<lb/>del Guiducci fa di mestiero al Sarsi di prouar, che
<lb/>si troui corpo solido nel quale si ecciti il calore per la
<lb/>compressione , e confricatione di vn'altro solido senza
<lb/>consumamento, ò dissolutione delle sue parti, ha ben
<lb/>quello detto che'l corpo che hà da rendere calore , bisogna, 
<lb/>che si vada dissoluendo in sottilissime parti, e
<lb/>che nissuna materia si vedrà mai produr calore se non
<lb/>quando ella si và consumando , &amp; in sottilissime parti
<lb/>dissoluendo . L'esperienze poi de' legni rari , e densi , e
<lb/>delle poluere di ferro , e di marmo se si concedono non 
<lb/>vengono però ad esser di pregiuditio alcuno alla propositione 
<lb/>del Guiducci, il cui senso hauemo già esplicato.
<lb/>Quanto all'autorità di Seneca non venendo ella accompagnata 
<lb/>da ragione , e proua alcuna , &amp; essendo quella
<lb/>sua opinione assolutamente pronunciata, &amp; allegata
<lb/>assolutamente anco si può negare . Vana dunque sarà
<lb/>l'illatione, che fa il Sarsi da simili esperienze, &amp; autorità
<pb n= "60"/>
<lb/>inferendo , che se, nell'aria ci sarà gran copia d'esalationi 
<lb/>calde , quali da vehemente moto siano agitate
<lb/>potranno non solo esser scaldate; ma anco abbrugiate 
<lb/>&amp;c. come anco più a basso si vedrà.
<lb/>Hauea detto il Guiducci alla facc. 11. che l'opinione d'Aristotile
<lb/>circa il ferro della freccia , cioè che tirata con
<lb/>gran velocità s'infocasse fosse fondata più tosto sopra
<lb/>falsa imaginatione conceputa , che sopra sensata esperienza. 
<lb/>Sarsi alla facc. 66. volendo  defender' Aristotile con
<lb/>l'Auuersario procura d'autenticare l'opinione di cosi
<lb/>gran Filosofo con l'autorità d'altri Autori cominciando
<lb/>da Poeti ; non si lamenti dunque più del Guiducci che
<lb/>gli habbia detto alla facc. 34. del suo Discorso la natura 
<lb/>non dilettarsi di Poesie : mentre si sforza hora di
<lb/>nouo d'autorizzare il detto d'Aristotile , e dar credito
<lb/>all'opinione di quello per mezzo delle Poesie , nè dica
<lb/>che li Poeti da lui citati siano di gran'autorità etiamdio
<lb/>in cose graui per essere stati gran Filososi , e Naturalisti,
<lb/>perche io le rispondo che non può esser altrimente 
<lb/>che Poeti cosi eccellenti non siano stati bonissimi Filosofi, 
<lb/>&amp; anco vniuersali nelle scienze come deuono
<lb/>realmente essere i Poeti , ma non seguita però che tutto 
<lb/>ciò che quelli han detto ne'loro versi sia fondato in
<lb/>Filosofia , ò in altra scienza , hauendo ben spesso empite
<lb/>le carte delle loro poesie, de'capricci , di fauole, ò
<lb/>d'altre cose che non hanno pure minima apparenza di
<lb/>verisimile , come sà il Sarsi , e chi è versato nelle lettioni 
<lb/>di somiglianti libri : anzi per non partirmi da'
<lb/>luoghi da lui allegati facilmente si raccoglie dalle metafore, 
<lb/>&amp; iperboli de'Poeti allegati non douersi far fondamento 
<lb/>alcuno sopra le loro parole, ma intenderle 
<lb/>solo in quella maniera che si deuono , e possono intendere ;
<lb/>e chi osarà  mai d'affermare che Lucano nel luogho
<lb/>dal Sarsi citato habbia voluto dire , che le faci, &amp;
<lb/>i sassi realmente volassero , e che'l peso delle ghiande
<pb n= "61"/>
<lb/>di piombo si liquefacesse, douendosi quelle parole intendere 
<lb/>metaforicamente , e non propriamente, &amp; in Virgilio 
<lb/>istesso tenuto dal Sarsi ( e con ragione) per Poeta 
<lb/>eccellentissimo si vede in infiniti luoghi, ma in particolare 
<lb/>ne'versi da lui allegati dal quinto dell'Eneide,
<lb/>parlare più tosto Poeticamente, che naturalmente,
<lb/>mentre dice, che Aceste scoccando lo strale , e la saetta 
<lb/>in alto, questa volando in sù le nubi s'accese; consideri 
<lb/>dunque il Sarsi se naturalmente può qualsiuoglia
<lb/>forza ;  e destrezza di braccio humano auuentare con
<lb/>l'arco vna freccia sino all'altezza delle nugole, &amp; all'
<lb/>ora scorgerà se'l parlar di Virgilio in questo luogo è
<lb/>vero , e proprio, ò pure iperbolico , e non solo Virgilio;
<lb/>ma anco l'Ariosto non men dotto , &amp; erudito de
<lb/>gl'altri Poeti oltre molti luoghi quali potrei addurre
<lb/>del suo Orlando Furioso ne'quali si vale del soddetto modo 
<lb/>di parlare , descriuendo nel 30. libro la fiera, e horribil 
<lb/>pugna fra Ruggiero , e Mandricardo nello scontro
<lb/>delle Lance prorompe in quella grand'iperbole. 
<lb/>I tronchi infino al Ciel ne sono accesi.
<lb/>E aggiunge che due, ò tre di quei tronchi ne ritornarono
<lb/>giù accesi, perche erano arriuati alla sfera del fuoco: anzi 
<lb/>di più allega sopra di ciò l'autorità di Turpino con
<lb/>chiamarlo autor veridico dicendo .
<lb/>Scriue Turpin verace in questo loco
<lb/>Che due , ò tre giù ne tornaro accessi,
<lb/>Ch eran saliti alla sfera del foco.
<lb/>Se vn Poeta tale afferma per vera vna cosa impossibile, &amp;
<lb/>vn'iperbole cosi grande , come si potrà far capitale delle
<lb/>parole de'Poeti , e particolarmente del luogo allegato
<lb/>di Virgilio mentre ne'tre versi auanti confessa
<lb/>che quel caso successo ad Aceste fù prodigioso , e mostruoso?
<lb/>e le parole di Statio nel luogo citato, che siano
<lb/>proferite piu poeticamente che filosoficamente si
<lb/>caua da quelle parole, Inania Cæli quali non calzano
<lb/>in filosofia la quale non si dà cotal spatio voto.
<pb n= "62"/>
<lb/>Circa alli versi d'Ouidio poi non dirò altro se non che
<lb/>basta che quelli siano cauati dal libro delle Metamorfosi
<lb/>quale è ripieno di fauole sendo quelle trasformationi
<lb/>naturalmente impossibili , e per consequenza in quell'opra 
<lb/>parli ex professo da Poeta più che da Filosofo , e
<lb/>Matematico come realmente lui era; ma per venire più
<lb/>alli particolari non si sdegni digratia il Sarsi di leggere 
<lb/>nell'istesso libro per alcune carte auanti il sucecsso di
<lb/>Fetonte , che ritrouarà che dopò hauer detto l'Autore,
<lb/>che non solo tutti li fiumi etiamdio li principali, come 
<lb/>il Tago, il Reno , il Tanai, il Danubio, l'Eufrate,
<lb/>il Gange , e'l Nilo , per la grand'arsura , &amp; incendio cagionato 
<lb/>dalla vicinanza del carro solare erano affatto
<lb/>consumati, e rimasi con il fondo , e letto arido, &amp; asciutto, 
<lb/>ma anco il mare istesso; descriuendo poi più
<lb/>di sotto la morte di Fetonte dice , che sendo per cosi
<lb/>gran disordine da lui proceduto fulminato da Gioue
<lb/>cadde il misero, &amp; infelice precipitosamente nel fiume
<lb/>Pò , il quale con le sue acque lauò il fumante volto di
<lb/>quello : nelle cui parole si scorge vna manifesta contradittione, 
<lb/>poiche se tutti li fiumi anzi il mare istesso
<lb/>eran rimasi senz'acqua , come potè Fetonte bagnarsi , ò
<lb/>lauarsi nell'acque del fiume Pò , cadendo in esso , forse
<lb/>questo fiume chiamato, e tenuto da'Poeti Rè , e Prencipe
<lb/>de gli altri fiumi fù conseruato per particolar priuilegio , 
<lb/>&amp; prerogariua libero, &amp; intatto senza riceuere
<lb/>dall'incendio lesione alcuna , hauendo anco come
<lb/>sale da esser trasferito nell'ottaua sfera fra le celesti
<lb/>imagini : questo non credo io già mentre lo stesso Ouidio 
<lb/>vuole , che questo fiume ancora fosse soggetto
<lb/>all' istessa burasca assieme con gli altri siumi in quei
<lb/>versi.
<lb/> Fors eadem Ismarios Hebrum cum strimone siccat
<lb/>Hesperiosque omnes Rhenum, Rhodanumque Padumque
<lb/>Da questa licenza Poetica puol far consequenza il Sarsi esser
<lb/>vanità nelle cose naturali, e filosofiche fondarsi sopra
<pb n= "63"/>
<lb/>l'autorità de'Poeti , &amp; in particolare sopra quel libro
<lb/>d'Ouidio tutto fauoloso . Puole anco imaginarsi ,
<lb/>che l'infocar della saetta , &amp; il liquefar del piombo per
<lb/>l'aria siano in bocca de'Poeti , Filosofi , &amp; altri Autori
<lb/>in quella maniera appunto, che sono la durezza del
<lb/>diamante , e la frigidità della Salamandra : della prima
<lb/>ne son piene le carte de tuttii Poeti, l'Accademie,
<lb/>e non solo è cosa trita appresso il volgo , ma anco appresso 
<lb/>li Filosofi , Naturalisti , Scrittori, Oratori, &amp;
<lb/>altre persone dotte , &amp; erudite quali tutti dicono quella
<lb/>esser tale che resiste à qualsiuoglia percossa, e vehementissimo 
<lb/>colpo di graue martello : per il che mettono
<lb/>il diamante per simbolo di durezza; e pure la sperienza 
<lb/>ci mostra il contrario , cioè che ad ogni leggiera 
<lb/>percossa , e colpo di picciol martellino si frange , e
<lb/>rompe in pezzi : e se pure il diamante hà resistenza, e
<lb/>durezza alcuna l'hà solo nell'essere lauorato ; della seconda 
<lb/>non solo molte persone dotte, &amp; insigni , e filosofi
<lb/>eminenti , ma l'istesso Aristotile nel cap. 19. del
<lb/>libro 5. dell'lstoria de gli animali dicono, che la Salamandra
<lb/>non arde , e non si consuma nel fuoco , anzi
<lb/>molti Poeti , e molti Professori d'imprese , e finalmente
<lb/>il volgo crede , che quell'animale viua nello stesso
<lb/>fuoco , e fuori di quello se ne muoia , e pure si vede che
<lb/>la Salamandra non solo non puo viuere nel fuoco, ma
<lb/>messa in quello si abrucia , e consuma come gli altri animali ; 
<lb/>e la sua frigidità è causa solo che posto il corpo
<lb/>sopra le brace , l'estingua come fanno anche tutte
<lb/>le carni crude . Auuertisca anco il Sarsi à non esser cosi
<lb/>facile à credere a'Filosofi cose delle quali non ne apportino 
<lb/>qualche ragione ; mentre Aristotile Prencipe
<lb/>de'Filosofi Peripatetiei ardisce d'affermare vna cosa
<lb/>tanto repugnante alla ragion naturale, &amp; alla sperienza,
<lb/>e simile a quell'altra che dice nell'istesso luogho poco
<lb/>di sopra cioè , che nelle fornaci di Cipro nelle quali 
<lb/>si fa il Calciti nascono fra quell'ardentissime fiamme
<pb n= "64"/>
<lb/>alcuni animali poco più grandi di mosconi , &amp; in quelle
<lb/>viuono, saltano , e volano ; doue che estinte che siano
<lb/>subito muoiono : relatione inuero non solo contraria
<lb/>alla ragion naturale, &amp; esperienza , ma ancora all'istessa 
<lb/>Filosofia Aristotelica come potrei mostrare se la
<lb/>ragione non fosse chiara, e manifesta.
<lb/>Dirò solo che Aristotile al cap. 3. de longitudine, breuit.
<lb/>vitæ dica queste parole ; Animal est natura humidum ,
<lb/>&amp; calidum , &amp; ipsum vivere tale . E nel cap. 4. del primo 
<lb/>de histor. animal. Humanem item genus quodque
<lb/>animaliam continet, quod si , aut per vim , aut per 
<lb/>naturum ipsam priuetur in perniciem agatur necesse
<lb/>est . 
<lb/>Porta in campo il Sarsi alcune esperienze per prouar che
<lb/>vn corpo duro possa esser consumato d'vn altro corpo
<lb/>tenue , e cedente qual concesse non pregiudicano in modo 
<lb/>alcuno alla proposition del Guiducci , perche se bene 
<lb/>le Pietre, e scogli , e li angoli delle case, e torri son
<lb/> soffregate , e consumate dall'acque , e da venti ciò non
<lb/>auuiene se non in gran spatio di tempo , e per volger
<lb/>d'anni [come lui stesso dice in quelle parole duiturna
<lb/>distillatione] e la sperienza ce ne fà fede , oprando in
<lb/>ciò assai l'humidità dell'acqua attissima alla consumatione 
<lb/>de'corpi , e la poluere minuta che suol'aderire, e
<lb/>star superficialmente in quei corpi venendo agitata da'
<lb/>venti , ò acqua, ò altra orza estrinseca: si concede
<lb/>anco che'l fischio che si sente nel volgere dalla frombola 
<lb/>procede dalla condensation dell'aria, ma che hà da far
<lb/>questo nel caso nostro?
<lb/>Quanto poi alle sperienze della grandine , e delle gocciole 
<lb/>dell'acqua si risponde , che dato ancora , che quelle
<lb/>che vengono da luogho più sublime , e lontano dalla
<lb/>Terra siano più minute , e rotonde di quelle che cadono 
<lb/>da luogo più basso , non si può perciò inferire , che
<lb/>la cagione di ciò sia l'esser quelle dall'aria consumate,
<lb/>e dissipate : potendo si più tosto , e con più ragione dire
<pb n= "65"/>
<lb/>che non altrimente l'acqua corpo più graue , più
<lb/>sodo , e più resistente dell'aria più tenue , e cedente,
<lb/>ma più tosto questa da quella dourebbe esser superata,
<lb/>e vinta , e che la grandine, e l'acqua che cadono da'luoghi 
<lb/>più vicini alla Terra , e per conseguenza più caldi
<lb/>eccedano in rarità di gran lunga quelle che si generano
<lb/>in parte più remota , cosi parlaralsi con più fondamento :
<lb/>sendo la Dottrina d'Aristotile quale il Sarsi vuole
<lb/>defendere : ma per far capace più facilmente l'Auuersario 
<lb/>di quant'io dico gli apportarò vna controsperienza 
<lb/>quale è , che quelle stille , e gocciole d'acqua che sogliono 
<lb/>nelle pioggie cadere dalle gronde de'tetti quanto
<lb/>più s'auuicinano alla Terra tanto più crescono di mole , 
<lb/>e di sfericità come potrà osseruare a suo piacere.
<lb/>Circa all'autorità di Suida non sarebbe mancamento alcuno 
<lb/>il non prestarli fede , come nè meno sarebbe temerità , 
<lb/>ò pazzia il non dar credenza all'autorità di
<lb/>Plinio ( benche famoso lstorico , &amp; interprete della natura)
<lb/>in molte cose da lui referite , quali han più 
<lb/>tosto del fauoloso , che del verisimile : pur non voglio 
<lb/>essere in questo caso cosi ardito , e risoluto con negare
<lb/>l'autorità di vn tant'Huomo , ma voglio far' auuertito
<lb/>il Sarsi che Suida non apporta la cagione di cotal'effetto:
<lb/>nè dice se quel cuocere dell'vuoua procedeua dalla
<lb/>confricatione , e soffregamento di quelle con l'aria ,
<lb/>ò pure con la frombola stessa molto più atta a simigliante
<lb/>effetto dell'aria . Che poi le parole di Seneca addotte
<lb/>dal Sarsi siano eleganti, terse, e chiare come egli
<lb/>dice , e come sogliono esser le parole, e concetti di cosi
<lb/>gran Filosofo, non lo niego: ma sapendo io quello hauer 
<lb/>professato non solo la Filosofia naturale , ma anco
<lb/>la morale: Stò perplesso , e dubbioso nel discernere in
<lb/>qual di questa habbia più credito la sua dottrina. Sò
<lb/>bene e non vi è dubbio alcuno, c'hà conseguito l'epiteco
<lb/>di morale, ma non di naturale. 
<pb n= "66"/>
<lb/>Adduce il Sarsi vn'instanza , quale potea far'il Guiducci :
<lb/>ma la risposta, ch'egli apporta non appaga, l'istanza
<lb/>è questa , se la frombola , e l'arco han tanta forza , che
<lb/>fanno liquefare il piombo per l'aria , &amp; infocar la saetta,
<lb/>che dourà far'vn archibuso , ò vero vn cannone
<lb/>da batteria: Al sicuro , che in comparatione di quelli
<lb/>douerebbono liquefar in tutto, e per tutto il piombo, ò
<lb/>consumar con l'incendio il ferro; poiche esce la palla 
<lb/>da quelli con tal'empito , e violenza , che non solo qualsiuoglia 
<lb/>parte di cannone da batteria , di colombrine ,
<lb/>e falconetti , ma vn semplice archibuso caccia fuori con
<lb/>tanta vehemenza , e velocità la palla , che supera di
<lb/> gran lunga l'empito , e la forza co'quali scocca la saetta
<lb/>l'arco maneggiato da qual si sia nerboruto, e gagliardo
<lb/>arciere ; nè dal più robusto , &amp; esperto fromboliere,
<lb/>che vnqua nascesse nell'Isole Baleari fù mai lanciato sasso,
<lb/>piombo , ò altra materia con velocità , &amp; empito
<lb/>vguale al moto della palla , che esce dalla soddetta
<lb/>machina, se però vogliam dire, che gli habitanti di
<lb/>quell'lsole habbino tenuto il primo luogo fra quanti
<lb/>frombolieri hanno giamai essercirata quest'arte , mediante 
<lb/>la forza , e nerbo di lor bracci , o pur mediante
<lb/>la destrezza , e pratica, ch'haueano nel maneggiar la
<lb/>frombola , e nel colpir lo scopo , e ferire il bersaglio:
<lb/>questo io sò , che gl'lstorici , e Chorografi , che scriuonno
<lb/>di quell'lsole dicono, c'haueano iui per costume le
<lb/>Madri di non dar'il pane a'lor figlioli se questi prima
<lb/>non se lo guadagnauano con percoterlo , e gettarlo à
<lb/>terra con la frombola tirando di lontano: e però s'esercitauano 
<lb/>talmente , che tirauano di mira eccellentissimamente 
<lb/>perilche ne gli assalti , che si dauano alle
<lb/>muraglie per impedire i defensori , &amp; anco nel prohibire
<lb/>a' nemici lo sbarco valeuano assai : perche rare
<lb/>volte succedeua , che non colpissero: e si legge de'Maioricani,
<lb/>che con le sole frombole vietorno a Magone-Cartaginese 
<lb/>il poter pigliar porto, onde fu constretto
<pb n= "67"/>
<lb/>partirsi ; ma nella robustezza del braccio , e nella forza
<lb/>del lanciare , se bene sò , che eccedeano l'altre nationi: 
<lb/>nondimeno non poteano superare già la forza, e
<lb/>vehemenza d'vn'archibuso. A cotal'instanza risponde
<lb/>il Sarsi; e dice d'hauer letto nell'Istorie d'Homero Tortora 
<lb/>sopra le guerre , e successi di Francia , che alle
<lb/>volte grossissime palle d'artigliaria riusciuano affatto
<lb/>inutili ad atterrar le muraglie : perche sendo quelle prima 
<lb/>picciole, e poi coperte , &amp; ingrossate con il piombo,
<lb/>questo si liquefacca nell'aria , e restaua solo la palla di
<lb/>ferro picciola come era prima , quale percotendo le muraglie 
<lb/>non faceua colpo di momento , [ il che ancor'io
<lb/>confesso d'hauer letto nel sodetto Antor medemo. ]
<lb/>Soggiunge hauer inteso da persone degne di fede quali
<lb/>diceano d'hauer visto ch'vna palla di piombo vscita' dall'
<lb/>archibuso sendosi cacciata entro il braccio, e dopò cauata 
<lb/>fuori fù trovata esser non più di figura rotonda ;
<lb/>ma longhetta , a simiglianza d'vna ghianda, e che giornalmente 
<lb/>si vede per esperienza ritrouarsi l'istesse palle
<lb/>di piombo nelle vesti de'nemici non più della figura di
<lb/>prima , ma più tosto ammaccate , e schiacciate , dissipate , 
<lb/>e ridotte in minuti pezzi: segno manifesto dice
<lb/>egli che rarefatte dal calore conceputo non han potuto
<lb/>far colpo . Deuo in questo luogho ricordar'al Sarsi quel
<lb/>che'l Guiducci alla facc. 11. e 12. disse d'Aristotile
<lb/>circa all'infocar della freccia : cioè ch'hauendo quello
<lb/>forse trouato , che'l ferro della freccia scoccata da gagliardo 
<lb/>Arciere in vna grossa tauola si era riscaldato :
<lb/>si persuadesse , che quel calore l'hauesse acquistato nell'aria 
<lb/>più tosto che nella violentissima confricatione
<lb/>con la tauola nel passarla: e dirò che forse il Sarsi è
<lb/>di parere , che le palle di piombo si riscaldino , liquefaccino,
<lb/>&amp; ammacchino più per la confricatione, e moto
<lb/>nell'aria che per la confricatione , che elle fanno nel
<lb/>percotere le vesti , li corpi, e le muraglie , ouero (ilche
<lb/>hà più del verisimile ) nel gagliardo , e vehemente soffregamento
<pb n= "68"/>
<lb/>che fanno mentre passano per la canna delarchibuso,
<lb/>e del cannone , entro la quale prima con
<lb/>gran violenza furno spinte , e cacciate dall'Archibugiere,
<lb/>e bombardiere nel caricar quei pezzi.
<lb/>Dopò hauer'il Sarsi apportate le sperienze delle palle di
<lb/>piombo dice simiglianti casi non succedere ogni giorno:
<lb/>se bene sei versi sopra hauea affermato il contrario in
<lb/>quelle parole (quotidianis exemplis) e poi soggiunge
<lb/>che gli Autori da Lui allegati non hanno tenuto, che
<lb/>ogni volta , che li frombolieri dell'Isole Baleaze lanciauano
<lb/>con le frombole il piombo questo dal moto si
<lb/>liquefacesse , ma che ciò sia successo più d'vna volta,
<lb/>e come cosa insolita riputata per miracolo; e pure l'autorità 
<lb/>di Lucretio allegato da lui in suo fauore gli contradice 
<lb/>in queste parole.
<lb/>Non alia longe ratione , ac plumbea sæpe
<lb/>Feruida fit glans in cursu.
<lb/>Non credo io già, che il Sarsi voglia in sua difesa dire ,
<lb/>che quel Poeta non parla iui del piombo che vien scoccato 
<lb/>dalla frombola balearica sendo tal difesa pregiuditiale
<lb/>à se stesso: poiche se spesso auuiene che'l piombo 
<lb/>lanciato per l'aria s'accende, ò per dir meglio s'infoca . 
<lb/>Maggiormente ciò accaderà nel piombo che vien
<lb/>cacciato dalla frombola maneggiata da Popoli Balearici
<lb/>stimati da lui , e da' Poeti per li più prodi , &amp;
<lb/>eccellenti Frombolieri , che siano mai stati al Mondo.
<lb/>Ma non solo Lucretio , ma anco Aristotile istesso dal Sarsi
<lb/>difeso afferma cotal liquefattione occorrere spesso nel
<lb/>cap. 4. del primo delle Meteore in quelle parole . Videmus
<lb/>itaque motum quod potest disgregare aerem, &amp; ignire,
<lb/>vt, &amp; quæ feruntur liquefieri videantur sæpe.
<lb/>Procura poi il Sarsi di saluar tutto ciò , ch haueua detto
<lb/>di sopra dall'altre obiettioni, &amp; instanze da lui ad dotte ;
<lb/>&amp; altre, che si potessero addurre per parte del Guiducci 
<lb/>con dire che acciò, che dalla compressione , e
<pb n= "69"/>
<lb/>confrication dell'aria si generi il fuoco si richiede in
<lb/>quella gran copia d'esalationi, perche le cose più calde
<lb/>più facilmente s'accendono , e lo conferma con vna sperienza 
<lb/>osseruata come lui dice ne'cimiteri doue quell'
<lb/>aria infetta d'aliti caldi, e secchi venendo commossa ,
<lb/>&amp; agitata dall'arriuo iui di qualche persona, ouero dallo
<lb/>spirar di piaceuol Zeffiro, subbito si risolue in fiamma.
<lb/>Se l'esperienza è vera come dice il Sarsi desiderarei sapere
<lb/>la cagione perche ciò succeda più nel soffiar di placid'aura 
<lb/>d'vn dolce Zeffiro , che nella vehemente , e veloce 
<lb/>agitatione di quel vento Aquilonate chiamato da
<lb/>Aristotile , Mesis , e da'Latini Borea, &amp; Aquilone dal
<lb/>veloce volo de l'Aquila a cui s'assomiglia , dal qual
<lb/>vento l'aria soddetta deurebbe esser con più violenza,
<lb/>e forza compresa , e soffregata: risponderà forse il Sarsi 
<lb/>esser più proportionato , &amp; atto à produrre nell'aria
<lb/>quest'effetto il vento Zeffiro, ò Fauonio che vogliamo 
<lb/>dire, che il calore, ch'hà in se, del quale n'è affatto 
<lb/>priuo quel vento Aquilonare che di natura è freddo, 
<lb/>e secco: ma se io le replicassi , e dicessi che ci sono
<lb/>li venti Australi più caldi assai , e più humidi del
<lb/>Zeffiro [sendo questo vento più tosto tepido che caldo,
<lb/>mercè del luogo dal quale spira , che vien ad esser equidistante, 
<lb/>e come vn mezzo fra'l vento settentrionale
<lb/>chiamato da'Greci Aparctias freddo , e secco , e'l vento 
<lb/>Australe chiamato dall'istess Votos, caldo , e humido ,
<lb/>e se li detti venti Australi sono della natura , e qualità
<lb/>soddetta , e di più impetuosissimi , e vehementissimi
<lb/>in particolare il noto, perche questi non han da produrre
<lb/>l'istesso anzi maggiore effetto del zeffiro, e del tardo, e
<lb/>lento moto d'vn'huomo ?
<lb/>Ci restano da considerare due cose , che dice il Sarsi nel
<lb/>fine dell'esame della presente propositione, nelle quali
<lb/>constituisco , e deputo per Giudice , &amp; Arbitro l'Auuersario 
<lb/>istesso dal quale ne stò accendendo la sentenza a fauore.
<pb n= "70"/> 
<lb/>La prima cosa che egli afferma è , che quando nell'aria vi
<lb/>sia grand'abondanza d'esalationi, li globi di piombo
<lb/>lanciati vehementissimamente con le frombole con il
<lb/>lor moto verranno ad accendere quella , e dall'istessa
<lb/>accesa essi saranno scambieuolmente, &amp; à vicenda accesi,
<lb/>se Lotario Sarsi vorrà star in decretis credo al sicuro 
<lb/>i che pronuntiarà la sentenza contro a questo suo
<lb/>detto: già che nella facc. 57. hauea egli decretato che
<lb/>le particelle che si vanno dissoluendo , e consumando
<lb/>nella confrication de'corpi se ben son facili à concepir
<lb/>calore, nondimeno volando , ò cadendo subbito non
<lb/>ponno quello diffondere nel restante del corpo al quale
<lb/>più non aderiscono: anzi nella facc. 59. dopò hauer
<lb/>concluso ciò che si è detto di sopra circa allo scambiouol'accendimento 
<lb/>fra l'aria , e'l piombo : cinque versi
<lb/>di sotto soggiunge non esser cosi facilmente disposto à
<lb/>credere , che vna gran mole di piombo sia liquefatta da
<lb/>quel fuoco quale à pena per breuissimo spatio di tempo
<lb/>viene a toccare ; Dunque se le particelle che si vanno
<lb/>solleuando , e consumando nel soffregamento , e compressione 
<lb/>de'corpi solidi , non possono conforme l'opinione 
<lb/>del Sarsi communicare ad essi il calore, e pure
<lb/>per qualche spatio di tempo vengono à toccarli nel soffregarsi , 
<lb/>e percotersi tra di loro . E se par cosa strana
<lb/>al Sarsi, che vn globo di piombo possa essere liquefatto 
<lb/>dal vigoroso , e potente fuoco generato dalla poluere 
<lb/>dell'archibuso , e bombarda , e pure viene da questo
<lb/>non solo per lo spatio interior della canna , e cannone:
<lb/>ma anco dopò l'esser da essi vscito per quaiche distanza 
<lb/>accompagnato; perche ancora non dourà giudicare 
<lb/>per cosa difficile anzi impossibile, l'istesso 
<lb/>piombo sia infocato , e liquefatto dall'aria con leggiero , e
<lb/>debol fuoco accesa, dalla quale appena vien toccato
<lb/>per vn minimo , &amp; impercettibile spatio di tempo , ò
<lb/>(per cosi dire) per vn momento , mercè della velocità,
<lb/>e prestezza , con le quali il piombo si muoue , e muta
<pb n= "71"/>  
<lb/>il concatto di quella , tanto più mentre ne'detti due
<lb/>primi casi vna semplice attione di riscaldare si richiede:
<lb/>la doue in questo secondo caso due attioni vi concorrono :
<lb/>  vna nello scaldar , che fà il piombo l'aria con la
<lb/>soffregatione , che si pretende , l'altra all'incontro , nel
<lb/>diffondere, e communicar che fa questa a quello il calore
<lb/>in se stessa prodotto.
<lb/>Dice vn'altra cosa il Sarsi con occasione di rispondere ad
<lb/>vn'obiettione fatta dalla parte auuersa. Hauea affermato 
<lb/>il Guiducci alla facc. 15. queste parole precise :
<lb/>Aggiungasi , che vedendo noi questi, che senza contradittione 
<lb/>sono ueri fuochi , come lampi , fulmini , &amp; alcune 
<lb/>fiamme diuorrenti, e che parimente siam'vssi farsi
<lb/>vicinissimi ; à terra esser momentanei , ò di pochissima
<lb/>durata : non è punto probabile ch esalationi le quali tanto
<lb/>più in alto s'eleuano , e che però deuono sottili , e leggiere
<lb/>stimarsi habbiano poscia à durare ad ardere mesi , e
<lb/>mesi con proportione cosi difforme che sarà cento mila 
<lb/>volte maggiore di quella. Risponde à tal'obiettione il Sarsi, 
<lb/>con dire che due sorti di fuochi si ritrouano, alcuni
<lb/>generati di materia secca, e rara , e priua di tenacità ,
<lb/>e viscosità il quali subbito che sono accesi presto risplendono , 
<lb/>presto crescono , e presto s'estinguono : altri
<lb/>composti di materia più tenace , e viscosa , &amp; impastati 
<lb/>d'vn liquore simile alla pece , ò colla , i quali durano 
<lb/>assai, e con la fiamma molto più permanente vengono ad
<lb/>illuminar le tenebre della notte, e di simigliante
<lb/>natura sono le Comete . Ma come si è scordato presto
<lb/>il Sarsi di quello, che nell'istesso suo libro hauea determinato, 
<lb/>e concluso? Si hauea fatto scrupulo nella
<lb/>facc. 26. che li vapori aquosi (li quali pure si vedono
<lb/>giornalmente esser dispostissimi , &amp; attissimi d'esser
<lb/>dal calore solleuati , &amp; inalzati ) potessero per la lor
<lb/>grauità sormontare sopra la Luna ; &amp; adesso deposto
<lb/>ogni scrupolo , e pusillanimità ardisce d'affermare , che
<lb/>liquori tenaci , e viscosi sopramodo come sono le soddette
<pb n= "72"/>
<lb/>materie della pece , e colla quali superano , &amp; eccedono 
<lb/>in grauità per qualche centinaro di volte li soddetti 
<lb/>vapori acquosi come è manifesto , possano ascendere 
<lb/>nelle più sublimi regioni dell'aria , &amp; iui per gran
<lb/>spatio di tempo posarsi, e trattenersi. 
<lb/>Desiderarei per terminare il Discorso sopra il presente
<lb/>esame, che il Sarsi deponesse quel concetto che lui s'hà
<lb/>formato nella mente cioè , che l'aria possa esser soffregata, 
<lb/>e che auuertisse , che vn corpo tenue , e fluido 
<lb/>come quello , e cedente à qualsiuoglia minima forza, e
<lb/>Virtù de'corpi naturali come la sperienza ce ne fa fede,
<lb/>sia più tosto capace di moto d'impulsione , &amp; agitatione ,
<lb/>che di confricatione, ò arrotamento quali conuengono 
<lb/>solo a quei corpi quali con la loro solidità , e
<lb/>continuità resistono alla violenza , phe gli vien fatta.
<lb/>Sbrigatosi il Sarsi dall'esame della seconda propositione
<lb/>del Guiducci se ne và con la sua Libra à bilanciar la
<lb/>Terza . Hauea detto il Guiducci alla facc. 31. esser fala
<lb/>quell'opinione de'Filosofi circa l'irraggiamento de'
<lb/>sorpi luminosi, cioè che le Stelle, fiaccole, &amp; altri corpi 
<lb/>luminosi quali si siano accendano , e rendano splendida 
<lb/>ancora parte dell'aria circonuicina , la quale poi indebita 
<lb/>distarza più viuamente, e terminatamente il suo
<lb/>splendor dimostri, per il che tutta la fiaccola ci apparisca 
<lb/>assai maggiore: poiche diceua egli la verità, e che
<lb/>l'aria non s'accende, nè si fà splendida dopò che tal irraggiamento 
<lb/>non è altrimente intorno all oggetto luminoso , 
<lb/>ma cosi vicino à noi, che se non è dentro l'occhio 
<lb/>nostro almeno è nella sua superficie forse cagionato 
<lb/>dal lume principal dell'oggetto rifratro in quella
<lb/>humidità , che continuamente è sopra la pupilla dell'
<lb/>occhio mantenuta dalle palpebre: e di ciò ne apportaua 
<lb/>diuerse congietture , quali le tralascio per non esser 
<lb/>troppo longo, e tedioso. ll Sarsi per confutare tal
<lb/>opinione , e saluare il detto de'Filosofi dice l'aria pura,
<pb n= "73"/>
<lb/>e sincera come corpo diafano ; e trasparente esser incapace 
<lb/>a terminare , e riflettere  il lume , ma non già l'aria 
<lb/>impura , e mescolata di molte vapori, quale può terminare 
<lb/>la luce , e rifletterla all'occhio. Potrei dir'al
<lb/>Sarsi , che l'aria ripiena di vapori, non si deue chiamar
<lb/>aria sendo questa corpo semplice, &amp; elementare , ma
<lb/>più tosto vn misto imperfetto , &amp; vna congerie, e miscuglio 
<lb/>de'vapori : e come tale confessa anco il Guiducci,
<lb/>che sia atta: a rifrangere il lume , e se fosse d'altro patere [il che non credo ] 
<lb/>all'ora io m'accostarei al Sarsi;
<lb/>ma se il Sarsi vorrà attribuire come fa nella facc. 62.
<lb/>parte di quella irradiatione, ò corona luminosa per vsar 
<lb/>le sue parole all'aria illuminata , mentre questa sarà
<lb/>sgombrara al possibile di somiglianti vapori , all'ora
<lb/>sarà in errore , del quale la sperienza Maestra delle cose 
<lb/>ne lo farà auuertito, poiche se lui osseruarà vna candela , 
<lb/>ò altra fiaccola accesa alquanto lontana dall'occhio 
<lb/>facilmente si auuederà quella apparire molto maggiore 
<lb/>all'occhio libero, che all'istesso quando si se serue del
<lb/>Telescopio, e ciò vedrà accedere di giorno, di notte, di
<lb/>state, d'inuerno, e nell 'altre stagioni , &amp; in ogni stato, e
<lb/>dispositione d'aria , segno euidente che quella corona
<lb/>de'raggi , che circonda li soddetti lumi non vien formata 
<lb/>altrimente dall'aria illuminata , ma più tosto vicino
<lb/>all'occhio , ò nella superficie di quello dal lume dell'
<lb/>oggetto rifratto nell'humidità dell'istesso ; il che si conferma 
<lb/>dal vedere che l'occhiale quale impedisce cotal
<lb/>refrattione spoglia talmente il soddetto lume di quella
<lb/>corona , ò irradiatione che vogliam dire , che lo rappresenta 
<lb/>all'occhio in quella maniera , e stato ne'quali realmente , 
<lb/>e naturalmente si ritroua: &amp; al Sarsi credo,
<lb/>che più volte sarà occorso , che dopò hauer dormito, ò
<lb/>tenuti per qualche spatio di tempo li occhi chiusi la
<lb/>notte: risuegliato, &amp; aperti gli occhi riguardando il
<lb/>lume nella Camera , hauerà visto intorno al lume vna
<lb/>corona , &amp; irraggiamento notabile ( doue prima che
<pb n= "74"/>
<lb/>serrasse gli occhi scorgea quello libero , e schietto )
<lb/>mercè dell'humidità concorsa nell'occhio per quel tempo
<lb/>ch'erano stati coperti , e toccati dalle palpebre.
<lb/>Vuol confutare il Sarsi l'esperienza del Guiducci circa alla
<lb/>mano fra posta fra l'occhio , &amp; il lume , con dire quella 
<lb/>hauer luogo solo in quei raggi, quali per il continuo
<lb/>moto , e diuersità di lume a sofficienza vengon distinti
<lb/>dal vero lume ma non nel restante stimato dall'occhio vero, 
<lb/>e reale, ilquale mentre si procura celarlo, e coprirlo da
<lb/>quella parte doue s'interpone la mano: se non si cela affatto, 
<lb/>almeno si diminuisce, e s'offusca, perche non da qualsiuoglia 
<lb/>interpositione di mano possono occultarsi gli oggetti 
<lb/>talmente che non si veggano mercè della diuisibilità 
<lb/>della pupilla la quale fà che venga vna parte d'essa
<lb/>ad esser coperta rimanendo l'altre scoperte , e di ciò ne
<lb/>adduce la sperienza del deto , e corpo piccolo opaco
<lb/>fraposto fra la pupilla, &amp; il lume . ma supposte etiamdio
<lb/>per vere le isperienze del Sarsi non perciò vien'inculcata ,
<lb/>&amp; atterratala sperienza del Guiducci quale
<lb/>non solo milita ne'raggi che facilmente si distinguono
<lb/>dal vero lume , ma anco in quel lume , che l'occhio stima
<lb/>vero , e reale; e per restar di quant'io dico maggiormente 
<lb/>capace il Sarsi , facciane il saggio se gli aggrada 
<lb/>nel lume della Luna al Ciel sereno, e purgato al
<lb/>possibile de'vapori : poiche se s'asconderà dietro vna
<lb/>muraglia ò sotto vn tetto ( per non parlar de'corpi minimi 
<lb/>nè de' deti, e fili ) e s'andrà pian piano mouendo
<lb/>per scoprire il lume di quella s'accorgerà , che all'hora
<lb/>solamente verrà a scoprire quell'irraggiamento vicino
<lb/>all'oggetto, ò quel lume che si vede intorno alla Luna 
<lb/>quando cominciarà a scoprire il vero lume di quella , e
<lb/>non prima si come all'incontro se vorrà nascondersi dall'
<lb/>istesso lume col tirarsi indietro s'auuederà che nell'istesso
<lb/>tempo , nel quale l'occhio perde il vero lume della
<lb/>Luna cessarà anco di scorgere l'irraggiamento detto .
<lb/>Ho detto che quest'esperienza si faccia al Ciel sereno, e
<pb n= "75"/>
<lb/>chiaro; e purgato al possibile dalli vapori, perche se
<lb/>l'aria sarà vaporosa , e grossa ( come forse era quando
<lb/>il Sarsi fece la sua sperienza nel lume della Luna ) ciò
<lb/>non succederà , perche la corona de'raggi, che all'hora
<lb/>circondarà il globo Lunare cagionandosi dall'aria vaporosa 
<lb/>illuminata dal lume di quello verrà sensibilmente
<lb/>a manifestarsi , ò occultarsi all'occhio secondo che questo
<lb/>scoprirà ouero cessarà di vedere l'aria istessa. 
<lb/>Hauea detto il Guiducci , che le stelle risguardate col
<lb/>Telescopio perdono quell'irraggiamento , splendore, ò
<lb/>corona luminosa : il Sarsi s'oppone con dire, che se'l
<lb/>Telescopio spogliasse le Stelle di quest'accidentario splendore , 
<lb/>questo non si douerebbe vedere per il Teleseopio,
<lb/>e pure si scorge il contrario : mentre tra le stelle fisse
<lb/>nissuna etiam minima si lascia priuare di simigliante
<lb/>splendore come par che confessi il Signor Galileo, mentre 
<lb/>afferma che dal Cane , &amp; altre stelle cotal splendore 
<lb/>non si può leuare ; perche anco con l'occhiale si scorgono 
<lb/>questi raggi scintillanti : e non solo dalle Stelle fisse,
<lb/>ma nè meno da'Pianeti; quali ritengono cosi tenacemente
<lb/>quest'irradiatione che giamai se ne lasciano spogliare , 
<lb/>come Marte , Venere , e Mercurio quali senza
<lb/>li vetri colorati mai compariscono nudi , e spogliati di
<lb/>simil lume. 
<lb/>Si risponde al Sarsi esser diuersa la vibration de'raggi che
<lb/>si vede cosi fiera nel Can maggiore , &amp; proportionatamente
<lb/>in altre stelle (secondo l'opinione del Signor Galileo) 
<lb/>dalla Corona luminosa , e splendore accidentale
<lb/>che si scorge in esse : poiche quella lempre la ritengono,
<lb/>e questo gli vien leuata via dal Telescopio: e succede
<lb/>nell'istessa maniera appunto, che suol'accadere nel lume
<lb/>d'vna candela, fiaccola , &amp; altri lumi simili terrestri, ne'
<lb/>quali si vede taluolta vna vibratione de'raggi, &amp; vn tremolo
<lb/>de'quali non vengono altrimente dal Telescopio
<lb/>spogliati doue che dall'irradiatione , e corona soddetta
<lb/>ne vengono facilmente priuati, anzi detto Signor Galileo
<pb n= "76"/>
<lb/>dice che l'occhiale è sofficiente a toglier quel lume,
<lb/>ò corona di raggi che si suole scorgere intorno alle
<lb/>Stelle: nè trouarà mai il Sarsi ne'libri del Signor Galileo , 
<lb/>che le stelle ritengano affatto quell'irraggiamento 
<lb/>mentre vengon riguardate co'l Telescopio ma vi leggerà ,
<lb/>bene ch'alcune stelle hanno in se vna vibratione
<lb/>de'raggi così fiera che'l Telescopio non è bastante a totalmente 
<lb/>priuarnele ; &amp; io per quanto hò più volte sperimentato 
<lb/>sempre hò osseruato co'l Telescopio li corpi
<lb/>delle Stelle ( proportionatamente però ) nudi, e spogliati 
<lb/>dello splendore con il quale appariuano all'occhio
<lb/>libero .
<lb/>E se il Sarsi si merauiglia che conseruandosi l'istessa humidità 
<lb/>nella pupilla: l'istesso lume della Stella refratto
<lb/>ne'vetri del Telescopio peruenendo in quell'humidità
<lb/>non venga di nuouo a rifrangersi , e produrre il medemo 
<lb/>effetto : se bene in diuersa guisa : se si merauiglia
<lb/>dico il Sarsi di ciò, hauerà anco ragione di ridersi di
<lb/>quelli che per osseruare più facilmente l'ecclisse solare
<lb/>nella qual non ponno immediatamente fissar lo sguardo
<lb/>per il gran lume, e splendor de'potenti raggi solari mirano 
<lb/>l'istessa Ecclisse nell'acqua , o nello specchio mediatamente 
<lb/>doue scorgono il globo solare nudo, e schietto ,
<lb/>e conseguiscono in questa maniera l'intento loro, come 
<lb/>si vede per esperienza.
<lb/>Quello poi che soggiunge il Sarsi nel fine del presente esame 
<lb/>si concede anco dal Guiducci , cioè che l'aria vaporosa 
<lb/>possa esser illuminata , il quale ancora che
<lb/>l'apparire i luminari maggiori nell'Orizonte che nel
<lb/>mezzo Cielo, lo spuntar fuori prima del solito dell'Oriente, 
<lb/>&amp; altri accidenti &amp; apparenze simili procedono 
<lb/>dall'aria vaporosa illuminata , come mostrano gli
<lb/>Ottici. 
<lb/>Speditosi il Sarsi dell'esame della Terza propositione fa
<lb/>passaggio all'esame della Quarta quale è di questo tenore 
<lb/>cioè,  che niun corpo liuido trasparente, e 
<pb n= "77"/>
<lb/>che la siamma impedisce il veder gli oggetti posti 
<lb/>oltra lei. 
<lb/>Qui prima di passar auanti giudico espediente far auuertito
<lb/>il Sarsi con dirle , che la prima parte della detta
<lb/>propositione non è altrimente del Guiducci , ma de' Peripatetici , 
<lb/>da quali la caua come si legge dalle sue parole 
<lb/>mentre dice; e dal detto de'Peripacetici si raccoglie 
<lb/>i quali affermano niun corpo lucido trasparere; e
<lb/>per consequenza non è il douere d'addossare vna propositione 
<lb/>al Guiducci quale non è sua ma cauata da altri:
<lb/>A quello poiche egli adduce in difesa del suo Maestro
<lb/>mentre dice che si trouano corpi parte diafani , e parte
<lb/>opachi, quali, e terminò il lume per il che appariscano
<lb/>splendenti , &amp; anco la tramandino, e trasfondino come 
<lb/>sono le nugole più rare , l'acqua , il vetro , &amp; altri
<lb/>simili, si risponde, che la fiamma vera , e reale non è
<lb/>di cotal natura , cioè in parte diafana, &amp; in parte opaca 
<lb/>come qui sotto si vedrà. Forma il Sarsi questi conclusione 
<lb/>contro'l Guiducci : che la fiamma della candela 
<lb/>non impedisce altrimente il veder gli oggetti che
<lb/>sono oltra da lei ma è diafana, e trasparente. 
<lb/>Proua primieramente questa conclusione con l'autorità del
<lb/>la Sacra Srittura in Daniele al 3. in quelle parole. Ecce
<lb/>ego uideo quatuor Viros solutos, &amp; ambulantes in
<lb/>medio ignis, &amp; nibil corruptionis in eis est, &amp; species
<lb/>quasi similis Filio Dei. In che maniera venga apportata 
<lb/>cotal'autorità dal Sarsi , e se faccia contro il Guiducci
<lb/>questo lo dichiara , e mostra a sofficienza nella sua
<lb/>lettera al P. Galluzzi : oltre che il Sarsi stesso può giudicare 
<lb/>che habbia più che del verisimile , che'l veder che
<lb/>fece Nabuedonosor in mezzo di quelle vastissime fiamme 
<lb/>quei santi Fanciulli forse miracoloso; mentre tali, e
<lb/>tanti miracoli in quel caso v'interuennero . Poiche l'esser 
<lb/>stata accesa la fornace d'ordin regio sette volte più
<lb/>dell'ordinario, talmente che la fiamma s'inalzaua sopra 
<lb/>la fornace (come dice la Sacra Scrittura) quarantanoue
<pb n= "78"/>
<lb/>cubiti ; &amp; effundebatur flamma super fornacem
<lb/>cubitis quadragintanouem: e non abbruggiare quei santi
<lb/>fanciulli non è vn gran miracolo? il veder che quel
<lb/>gran fuoco non solo non gli hauea abbruggiati , ma nè 
<lb/>meno haueua hauuto potestà in quei santi corpi bastante 
<lb/>ad abbruggiare i capelli della testa , &amp; a lasciare almeno 
<lb/>vn minimo segno d'incendio, anzi nè tampoco
<lb/>l'odor del fuoco fosse peruenuto alle loro narici non che
<lb/>da quello tocchi talmente che quei santi giouani non
<lb/>furono da quelle voracissime fiamme afflitti , nè trauagliati 
<lb/>non che molestati; l'esser mandato da Dio vn'
<lb/>Angelo à posta per confortare , e consolar quei santi spiriti ,
<lb/> e l'esser veduto vn'Angelo benche spirito, &amp; incorporeo 
<lb/>dal Rè con gli occhi corporali : l'vscir quelli
<lb/>liberi, e sciolti doue prima erano fortissimamente, e 
<lb/>tenacissimamente ligati ; l'assimigliar che fece Nabucodonosor 
<lb/>quell'Angelo al figlio di Dio , quale egli non
<lb/>conosceua nè haueua mai visto; non è vna congerie, e
<lb/>cumulo di grandissimi , &amp; euidentissimi miracoli ? le
<lb/>parole della Scrittura son queste . Tunc Nabuchodonosor
<lb/>Rex obstupuit, &amp; surrexit propere, &amp; ait Optimatibus suis:
<lb/>nonne tres Viros misimus in medium ignis compeditos? qui 
<lb/>respondentes regi dixerunt: uere rex. Respondit &amp; ait: Ecce ego
<lb/>video quatuor Viros solutos, &amp; ambulantes in medio ignis, &amp;
<lb/>nihil corruptionis in eis est , &amp; species quarti similis Filio
<lb/>Dei. E poco più a basso . Et congregati Satrapæ, &amp; Magistratus, 
<lb/>&amp; Iudices, &amp; Potentes Regit contemplabantur
<lb/>Viros, illos quoniam nibil potestatis habuisset ignis in 
<lb/>corporibus eorum, &amp; capillus capitis eorum non esset adustus,
<lb/>&amp; sarabala eorum non fuissent immutata, &amp; odor ignis
<lb/>non transisset er eos, e di sopra. 
<lb/>Et non tetigit eos omnino ignis neque contristauit nec 
<lb/>quidquam molestia intulit.
<lb/>Dopò la soddetta autorità adduce in campo il Sarsi il primo 
<lb/>argomento di questo tenore . Quando s'abbrugia
<lb/>qualche congerie , e catasta di legne si scorgono facilmente
<pb n= "79"/>
<lb/>in mezzo delle fiamme le legne mezze abbrugiate,
<lb/>e li carboni accesi ben che fra esse legne, e l'occhio vi
<lb/>s'interpongano grandissime fiamme, adunque la fiamma
<lb/>è trasparente. 
<lb/>Mi dispiace infinitamente che qui il Sarsi venga à derogare
<lb/>alla fede , e credenza di due veridichi Scrittori ,
<lb/>dico il Vitruuio, &amp; Irtio . Poiche quello nel secondo
<lb/>libro della sua Architettura al Cap. 9. narra che Giulio 
<lb/>Cesare hauendo l'esercito circa l'Alpi , e tenendo
<lb/>assediato vn forte Castello chiamato Larigno , &amp; hauendo
<lb/>ordinato à Soldati che abbrugiassero vna gran
<lb/>Torre fatta da gl'inimici di traui conteste, &amp; alternamente 
<lb/>raddoppiate ; quelli eseguirono il commandamento
<lb/>del Capitano , leuatasi dunque la fiamma in alto
<lb/>fece credere che tutta quella mole fosse caduta a terra,
<lb/>ma poiche quella da se fù estinta , e cessata si vidde
<lb/>la Torre non esser stata tocca dal fuoco per la natura
<lb/>di quei legni , dalle cui parole si raccoglie che quella
<lb/>fiamma non era trasparente mentre non si vedeuano entro 
<lb/>di quella la Torre, &amp; i legni interi . Et nell'ottauo
<lb/>libro aggiunto come si tiene da lui alli sette libri de'
<lb/>Commentari di Cesare sopra le guerre di Francia dice
<lb/>che militando questo Capitano contro i Bellouaci, questi 
<lb/>per campar dalle mani del nimico inuentarono questa
<lb/>stratagemma : congregarono gran quantità di materia
<lb/>combustibile , e collocatala auanti del loro Esercito 
<lb/>gli diedero fuoco , il quale hauendo occultata, e
<lb/>coperta tutta la loro Soldatesca, fù cagione che essi con
<lb/>la veloce fuga si saluassero , senza che Cesare potesse
<lb/>à tempo auuedersene; non mi posso indurre a credere ,
<lb/>che'l più famoso Capitano che senza comparatione sia
<lb/>mai stato al mondo , dico Cesare fosse cosi poco accorto,
<lb/>&amp; auueduto che se quelle fiamme fossero state trasparenti 
<lb/>si fosse cosi facilmente lasciato ingannare , sò
<lb/>bene che egli nel preueder, e prouedere a disegni, insidie,
<lb/>e stratagemme del nemico non ha hauuto pari che tal
<lb/>uanto se gli conuiene.
<pb n= "80"/>
<lb/>All'Argomento rispondo , che parlando della fiamma vera,
<lb/>e reale della quale si discorre,  non si vedono altrimente 
<lb/>i legni, e carboni accesi come la sperienza ci manifesta, 
<lb/>e qui sotto si vedrà. 
<lb/>Al secondo si risponde , prima che si leggono i caratteri
<lb/>situati di là del lume, ciò procede dal mirar noi per
<lb/>l'infima parte del lume che circonda lo stoppino, ò altra
<lb/>materia combustibile quale non si deue , nè può chiamar
<lb/>lume, ò corpo luminoso : sendo questo propriamente 
<lb/>etiandio secondo l'opinion del Sarsi nella facc.
<lb/>66. quella cosa che apparisce lucida , e splendente , e
<lb/>che termina la luce done che quella parte non si vede lucida, 
<lb/>e splendente mercè de fumi, &amp; esalationi che in essa
<lb/>si contengono.
<lb/>Ma se'l Sarsi farà l'esperienza con il mirar per la parte 
<lb/>superiore della fiamma lucida , e splendente come deue
<lb/>esser la fiamma , &amp; il vero corpo luminoso, non potrà
<lb/>leggere altrimente nè meno scorgere quei caratteri .
<lb/>E nell'istessa maniera si risponde alla prima parte del primo 
<lb/>argomento , cioè che si vede lo stoppino per la parte 
<lb/>della fiamma che non è lucida, e splendente, ma non
<lb/>si vede già per la parte superiore della fiamma vero corpo luminoso. 
<lb/>Secondariamente rispondo, che dato anco [ ma non concesso] 
<lb/>che si scorgesse qualch' oggetto posto di là dal
<lb/>lume per distanza d'vn deto: non si viene à concludere
<lb/>però cosa alcuna contra il Guiducci quale non tratta del
<lb/>li posti in vna minima distanza d'vn dito , ma, delle
<lb/>migliara anzi miglioni di miglia quale è quella delle
<lb/>Stelle fisse dalla Cometa per mezzo della quale si vedeuano. 
<lb/>Nel Terzo argomento dice il Sarsi vna cosa inaudita, e
<lb/>strana, cioè che la fiamma dell'acqua vita accesa per
<lb/>non esser troppo chiara , talmente trasparente che per
<lb/>quella si ponno leggere minutissimi caratteri; hò inteso
<lb/> più volte dire, &amp; anco hò osseruato che l'acqua
<pb n= "81"/>
<lb/>per non esser troppo torbida , e talmente trasparente ,
<lb/>che lascia vedere il fondo del fiume, della fontana, e del
<lb/>vaso : e che si vedono le Stelle di notte per non esser l'aria 
<lb/>troppo conturbata , ma non già il contrario , cioè
<lb/>che l'acqua sia trasparente in supremo grado per non
<lb/>esser troppo chiara , e che l'aria sia affatto diafana , e
<lb/>trasparente per non esser troppo serena. Sappia dunque
<lb/>il Sarsi che la fiamma dell'acqua vite , e del solfo accesi,
<lb/>è diafana, e trasparente per il poco lume c'hà, il quale
<lb/>non menta il nome di vero lume come si è detto di sopra
<lb/>dell'infima parte della fiamma della candela mercè
<lb/>della gran sottigliezza , e tenuità della materia di quella , 
<lb/>e la troppa tenacità , e viscosità del solfo quali causano 
<lb/>che la fiamma non sia splendente, e luminosa come
<lb/>suol'esser nella fiamma della candela , &amp; altre simili di
<lb/>che il Sarsi si potrà chiarire se ne farà la sperienza di notte 
<lb/>tempo opportuno per tal'effetto.
<lb/>Al quarto si risponde che se bene nel lume d'vna candela si
<lb/>scorge il lume d'vn altra che sia posta oltre di quella, non 
<lb/>ne segue però che anco per entro della Cometa possano
<lb/>vedersi le Stelle fisse benche lucidissime , e splendentissime
<lb/>venendo ciò impedito dall'immensa lontananza di
<lb/>esse dalla Cometa . E già credo che il Sarsi sappia , &amp;
<lb/>habbia osseruato esser più gagliardo , più vigoroso, e
<lb/>più splendente il lume d'vna minima candela situata
<lb/>vicino all'occhio del lume di qualsiuoglia Stella fissa,
<lb/>benche lucidissima, e tanti milioni di volte maggiore
<lb/>di quella , e di ciò esserne cagione la vicinanza di quella, 
<lb/>e la gran distanza di questa.
<lb/>Al sesto dico che, se si vede per mezzo della fiamma vn
<lb/>corpo opaco illuminato di giorno dal Sole ciò procede
<lb/>dal gran splendore cagionato dalla riflessione di lucidissimi 
<lb/>raggi solari quale viene à superare quanto lume, 
<lb/>e splendore ponno produrre cento mila fiamme done che
<lb/>questo non milita nel caso nostro nel quale si viene à far
<lb/>paragone solo del lume della Cometa (quale non è altro
<pb n= "82"/>
<lb/>secondo Aristotile, ch'è vna gran mole di fuoco lontana 
<lb/>poco da noi situandola egli nella suprema regione
<lb/>dell aria) &amp; il lume delle Stelle fisse remote per miglioni
<lb/>di miglia, e per conseguenza questo molto meno efficace,
<lb/>e vigoroso di quello. 
<lb/>Il sesto argomento viene a ferire con Aristotile , e li Peripatetici,
<lb/>de'quali è quella propositione che i corpi lucidi 
<lb/>non son trasparenti , e non contro del Guiducci il
<lb/>quale si è seruito di quello per atterrare l'auuersario, e
<lb/>ferirlo (come si suol dire ) con le proprie armi: che poi
<lb/>la propositione non sia stata dal Guiducci addotta per
<lb/>sua , ma cauata da'Peripatetici . Se deduce da quelle
<lb/>parole nell fac. 16. e dal detto de' Peripatetici medesimi 
<lb/>si raccoglie niun corpo lucido traspartre. 
<lb/>Nel fine di quest'vltimo esame procura il Sarsi difendere
<lb/>Aristotile dall'obiettioni del Guiducci : dice Aristotile,
<lb/>che quell'anno, nel quale si saran vedute molte Comete , 
<lb/>e grandi, sarà molto asciutto, e ventoso, perche essendo 
<lb/>l'esalatione calda, e fecca materia commune de'
<lb/>venti, e delle Comete la frequenza, e grandezza di queste
<lb/>denota gran copia di cotali esalationi , &amp; in consenquenza 
<lb/>la siccità futura , &amp; i venti . S'oppone a questa
<lb/>opinione il Guiducci con dire queste formali parole .
<lb/>Se le Comete non sono altro che abbrugiamento di tal esalatione 
<lb/>certo che quanto più se ne abbrugia tanto manco ne
<lb/>resta , non hauendo la natura mezzo più violento dell'incendio 
<lb/>per repentinamente deuorare , destruggere, e redurre
<lb/>à niente . Onde alla grandezzaa , e moltitudine delle
<lb/>Comete succedere douerebbe stagione men che mai ventosa,
<lb/> &amp; asciutta per il gran consumamento fatto dalla
<lb/>materia arida, e flatuosa.
<lb/>Il Sarsi per difendere Aristotile apporta vn'esempio, e dice
<lb/>che se accadesse che in qualche Città si vedesse il grano
<lb/>sparso per la piazza , e per le strade , e se ne tenesse
<lb/>poco conto, ouero se si vedesse l'infima plebe sontuosamente
<lb/>mangiare, e banchettare; chi sarebbe quello
<pb n= "83"/>
<lb/>che non concludesse esser in quella Città abondanza tale
<lb/>di fromento, e di grascia , che per vn pezzo non fosse
<lb/>per regnarui carestia ? cosi ( dice egli) succede nel presente 
<lb/>caso; poiche sendo l'esalationi per il più comprese , 
<lb/>e racchiuse entro d'angusti termini , e confini in
<lb/>quella maniera nella quale il grano è rinchiuso nel granaio, 
<lb/>e non sormontando quelle cosi facilmente in quelle 
<lb/>regioni nelle quali la vorace fiamma và dominando se
<lb/>non quando la gran copia d'esse non è capace de'luoghi 
<lb/>inferiori, ò forse quando l'istesse diuenute più fecche, e
<lb/>più rare hanno deposta affatto ogni qualità acquosa .
<lb/>con ragione Aristotile da cotali esalationi in gran copia
<lb/>eleuate sin'alla sfera del fuoco inferisce che tutte
<lb/>queste infime, basse regioni siano anco da quelle ingombtare.
<lb/>Quello che m'occorre dire al Sarsi in questo luogo, è che
<lb/>l'esempio che lui apporta è bello, e buono , ma non già
<lb/>l'applicatione di esso fatta a favor d'Aristotile è sofficiente,
<lb/>e efficace , poiche l'esempio può militare anco
<lb/>con Aristotile in questa maniera . Quando in qualche
<lb/>Città fossero empite le strade , e le piazze di monti , e
<lb/>cumuli d'arena, e di sabbione sopra de'quali poi superficialmente 
<lb/>solo fosse disperso il grano come successe
<lb/>nella Città di Priene per opra, e stratagemma di Biante 
<lb/>Filosofo come narra Diogene Laertio nella sua vita
<lb/>per ingannare li Ambasciatori, &amp; il Re nemico acciò
<lb/>leuasse l'assedio come fece si potrebbe all'ora con uerità
<lb/>dire che quella Città fosse abondantissima, e prouista
<lb/>per molti anni di grano ? certo sò; nè tale si potea dire
<lb/>esser la Città di Priene, ma si poteua , e doueua affermare
<lb/>il contrario cioè che quella fosse [ come realmente
<lb/>era ] scarsissima , e penuriosissima di grano . Cosi se
<lb/>accadesce [ come può facilmente accadere ] che nella
<lb/>suprema region dell'aria sia vna quantità d'esalationi, e
<lb/>la mezza , &amp; infima regione sian colme, e ripiene de'
<lb/>vapori da'quali quelle siano state sospinte , e cacciate
<pb n= "84"/>
<lb/>in alto: si potrà perciò con ragione inferire , che tutte le
<lb/>regioni dell'aria siano ingombrate, e ripiene d'esalationi?
<lb/>al sicuro di nò ; Potendo dunque l'istesso caso succedere
<lb/>ancora in questa maniera ch'io dico l'applicationi dell esempio 
<lb/>del Sarsi è mancheuole, e difettosa, e puol hauer luogo 
<lb/>anco contro Arist. perilche ne segue che Aristotile non
<lb/>ne venga altrimente difeso. Nè posso persuadermi che il
<lb/>Sarsi non comprenda che nell'insima , e mezza region
<lb/>dell'aria delle mille parti nouecento nouanta , e più vene 
<lb/>siano ripiene di vapori, &amp; il resto apena d'esalationi
<lb/>non solo per eleuarsi giornalmente quantità de vapori 
<lb/>senza comparatione maggiori quasi nella detta propositione 
<lb/>dell'esalationi dell'acque di tanti mari , laghi,
<lb/>fiumi, stagni, paludi , torrenti, e della Terra istessa disposta 
<lb/>più alla produttione de'vapori , che dell'esalationi, 
<lb/>mercè della sensibile , &amp; euidente humidità che suole 
<lb/>in se stesta contenere; ma anco perche il vapore come 
<lb/>assai più denso , e corpulento dell'esalatione eleuandosi 
<lb/>nel medemo tempo dall'acqua , ò dalla Terra , e
<lb/>rarefacendosi occupa spatio d'aria di gran lunga maggiore 
<lb/>dell'esalatione, che sia dell'istessa mole , e grandezza 
<lb/>del vapore , oltre che non è cosi facile come pensa 
<lb/>il Sarsi l'attrattione dell'esalationi richiedendouisi vn
<lb/>calore vehementissimo , e potentissmo, come possono
<lb/>far testimonianza i Professori dell'arte chimica, e voglio
<lb/>ricordare al Sarsi quello che già dissi di sopra della Terra 
<lb/>che non puol'esser priua d'acqua , e d'humidità , in
<lb/>particolare nella superficie , e poco lontano da esse , di
<lb/>doue si pretende, e puol pretendere, che si attragono
<lb/>l'esalationi priue di sostanza , e qualità acquea, e di natura 
<lb/>calde , e secche come vogliono Aristotile &amp; i Peripatetici.
<lb/>A quello poiche soggiunge il Sarsi in difesa d'Aristotile ,
<lb/>che il fuoco della Cometa consuma solo quelle esalationi 
<lb/>che peruengono alla sfera d'esso, e non quelle che
<lb/>occupano le regioni più basse. lo rispondo che a mantener,
<pb n= "85"/>
<lb/>e fomentar vn fuoco cosi vasto come è quello della
<lb/>Cometa per tanto tempo vi si richiede maggior copia
<lb/>d'esalationi di quella che occupa solo non dico parte,
<lb/>ma tutta la suprema regione dell'aria : anzi ardisco 
<lb/>di dire, che se fossero tutte le sfere elementari ripiene
<lb/>d'esalationi non sarebbero bastanti à mantener
<lb/>cosi gran fiamma, e somministrar materia sofficiente a
<lb/>cosi ampio foco per vn sol giorno , hor veda il Sarsi se
<lb/>quelle esalationi sole che lui dice possono mantener vn
<lb/>incendio come quello per mesi , e mesi; nè s'imagini , che
<lb/>quel che io dico sia vn paradosso; perche se osseruarà la
<lb/>gran copia d'esalationi che consumano in pochissimo
<lb/>tempo l'ingressioni ignee confessarà esser vero quello
<lb/>ch'io dico: &amp; io mi ricordo come se fosse occorso adesso
<lb/>che tre anni sono stando in campagna veddi vna delle
<lb/>dette impressioni simile à quelle che i Meteorologiei
<lb/>chiamano stelle cadenti, di figura sferica della grandezza
<lb/>( apparente però) simile alla stella di Venere
<lb/>quando si ritroua nell'apposito dell'auge del suo eccentrico , 
<lb/>la quale per l'insima region dell' aria per linia
<lb/>retta , e paralella alla Terra in tanto tempo in quanto
<lb/>si recita vn'Aue Maria scorse per tale spatio quale corrispondeua 
<lb/>à quattro miglia in circa della superficie
<lb/>terrestre , quale viaggio considerato nella regione dell'
<lb/>impressione viene ad esser assai maggiore secondo la
<lb/>proportione della circonferenza , &amp; ambito di questa
<lb/>alla circonferenza della Terra . Se dunque vn'esalatione
<lb/>cosi grande come doueua esser la materia di quell'impressione , 
<lb/>e cosi lunga, e distesa per tante miglia non
<lb/>fù bastante a mantener quel fuoco per più d'vn Aue Maria 
<lb/>inferisca da se stesso il Sarsi la quantità dell' esalatione 
<lb/>che si richiederà per mantener vn foco cosi grande,
<lb/>e vasto come sarebbe quel della Cometa tante migliara, 
<lb/>e centinara di migliara di volte maggiore dell'impressione 
<lb/>soddetta secondo l'opinione d'Aristotile: tanto 
<lb/>più mentre l'esalatione materia della Cometa è di
<pb n= "86"/>
<lb/>gran lunga più tenue, e sottile della materia di quell'incendio 
<lb/>per essere questa situata nella più bassa region
<lb/>dell'aria, e quella nella suprema secondo l'istesso Filosofo.
<lb/>Termina la sua libra, &amp; il suo libro il Sarsi con autenticare
<lb/>il pronostico sopradetto d'Aristotile sopra le Comete
<lb/>con li effetti quali dice esser seguiti l'anno 1619. successo
<lb/>all'appatitione della Cometa , dicendo esser stato
<lb/>quell'anno più secco del solito, hauer regnato venti impetuosissimi , 
<lb/>e gran terremoti con danno di molti luoghi : 
<lb/>se bene a me pare che succedesse il contrario; poiche
<lb/>l'anno 1619. ne'nostri paesi ,&amp; anco in molti altri
<lb/>per quanto si hebbe relatione non solo non fù più secco 
<lb/>del solito , ma più tosto humidissimo come sono stati 
<lb/>ne'nostri paesi  da diece anni in quà , dico diece anni
<lb/>continui in circa sin'al presente anno inclusiue: li venti
<lb/>poi furono ordinarij, e mediocri, e li Terremoti nella nostra 
<lb/>Prouincia, &amp; altre conuicine dopò l'anno 1611. nel
<lb/>quale del mese di Nouembre, e Decembre vennero spessissimi, 
<lb/>&amp; horribilissimi Terremoti quali durorno più
<lb/>di quaranta giorni non si son fatti più sentire Terremoti 
<lb/>di momento, e sensibili, e l'anno del 1619. in particolare 
<lb/>la passò come io osseruai senza Terremoti.
<lb/>lo non fo dubbio alcuno che se il Sarsi hauesse conferito
<lb/>le sue opinioni con il P. Christofano Gamberger , ò con
<lb/>l'istesso P. Grassi (di cui egli si fa Discepolo) ò con altri
<lb/>Padri del Collegio Matematici Eccellenti hauerebbe
<lb/>cangiato pensiero, e le saria meglio apparsa la debolezza
<lb/>delle dette sue opinioni cosi io mi persuado.
<lb/>IL  FlNE.
</body>
</text>
</TEI>
Giovanni Battista Stelluti's Scandaglio (1622): A Basic TEI Edition Galileo’s Library Digitization Project Ingrid Horton OCR cleaning Jenna Albanese XML file creation the TEI Archiving, Publishing, and Access Service (TAPAS)
360 Huntington Avenue Northeastern University Boston, MA 02115
Creative Commons BY-NC-SA
Based on the copy digitized by Google in partnership with the Biblioteca Nazionale di Napoli SCANDAGLIO SOPRA LA LIBRA ASTRONOMICA ET FILOSOFICA DI LOTARIO SARSI Nella controversia delle Comete E PARTICOLARMENTE DELLE TRE vltimamente vedute l'Anno 1618. DEL SIGNOR GIO. BATTISTA STELLVTI DA FABRIANO DOTTOR DI LEGGE. IN TERNI, Appresso Tomasso Guerrieri. M.DC.XXII. Con licenza de'SS. Superiori Stelluti, Giovanni Battista Terni Guerrieri, Tommaso 1622.

This TEI edition is part of a project to create accurate, machine-readable versions of books known to have been in the library of Galileo Galilei (1563-1642).

This work was chosen to maintain a balance in the corpus of works by Galileo, his opponents, and authors not usually studied in the history of science.

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SCANDAGLIO SOPRA LA LIBRA ASTRONOMICA ET FILOSOFICA DI LOTARIO SARSI Nella controversia delle Comete E PARTICOLARMENTE DELLE TRE vltimamente vedute l'Anno 1618. DEL SIGNOR GIO. BATTISTA STELLVTI DA FABRIANO DOTTOR DI LEGGE. IN TERNI, Appresso Tomasso Guerrieri. M.DC.XXII. Con licenza de'SS. Superiori. Imprimatur. Pro Reuerendiss. D. Episc. Interamnæ. Hieronymus Donatus Philosophiae, & Sac. Th. Doct. AL MOLTO ILLVSTRE SIG. IL SIGNOR MARIO GVIDVCCI. Per ogni tempo, come ben si vede registrato nell'historie antiche, & moderne, son state osseruate da gl'Huomini con gran marauiglia, e timore nouelle apparenze nel Cielo. Stelle non più uedute, Comete, Traui, Parelij, Aloni, & simili; & inuero per essere nella più sublime, e nobil parte di questa machina del Mondo, & in luogo remotissimo da i nostri sensi; con ragione han dato da pensare, e da discorrere assai à gl' antichi, & moderni Filosofi, mentre la loro natura, qualità, sito, moto, & altri accadenti n'hanno ricercato. Che poi maggiormente sia questo auuenuto nelle tre ultime Comete apparse l'Anno 1618. ammirande ueramente, e per il numero, & per la grandezza, & per la figura, non è chi nol sappia, & non l'habbia uisto in molte scritture intorno ad esse uscite; & inteso in molte dispute sopra di ciò fatte in diuersi luoghi. Piacque il Discorso fattone da V.S. nella sua Accademia Fiorentina, & poteua con molta ragione sodisfare à ciascheduno, che con la mente libera dalle passioni, hauesse considerato, che V.S. portaua l'opinioni del Galileo: poiche chi meglio poteua mostrarci le cose di lassù, che quello istesso, che di tante stelle fisse, e pianeti era stato scopritore? Cosa non solo singolare nel nostro secolo, ma grande, nuoua, & unica fin da i primi fondatori dell'Astronomia in quà, non è però auuenuto quello, che doueua credersi: credette già Aristotile, e si remise in tutto à Calippe, & Eudosso, ma non pare, che hoggi credano gl Aristotelici ad osseruatori de' Cieli, maggiori di quelli. Viene Lotario Sarsi con una sua Libra ben carea d'autorità de Filosofi, concetti de Poeti, & eleganze di lingua. S'oppone con lo studio, e della uoce, e della penna à quello dell'osseruationi, & esperienze; riceue scolastico applauso; imprime le sue famose propositioni; giudicasi tumultuariamente dalla studiosa giouentù aggiustata libra; le ragioni estimansi irrefragabili, & atterrato affato ciò che da V.S. dianzi ne venne. La controuersia in molti luoghi è stata agitata, nè solo in mezzo le scole, ma ouunque da bei spiriti se ne son fatti diuersi discorsi. Non ui è mancato certo chi ha assaggiato, & conosciuto le buone ragioni di V.S. perche la uerità per tutti i luoghi si fa conoscere; nè hà bisogno d'essere introdotta da seguito d'affettione, insinuandosi dolcemente da se stessa ne gl'intelletti sereni. A me è capitato il presente breue Trattato à penna del Sig. Gio: Battista Stelluti da Fabriano, quale essendosi trouato più uolte in tali discorsi, e sostenute le ragioni di V.S. pregato à mettere in carta ciò che adduceua per lei incontro all famosa Libra; non ualse all'importunità d'Amici scusarsi con assicurar delle risposte, che presto sarebbeno uscite d'esquisitissima dottrina, e sodisfatione dall'istesso Galileo, & da V.S. delle quali esso più d'ogn'altro si mostraua desideroso, & ad esse prontissimo rimettersi: onde finalmente si compiacque di notar frettolosamente per quiete di molti quello, ch'egli hauea nella Libra del Sarsi, e suo bilancio considerato; e ciò fece con occasione di trattenersi ne' caldi dell'anno passato in una sua Villa, più tosto perche andasse per mano di quegl'Amici che à ciò l'haueano astretto, che per le Stampe: ma essendo per uia di questi capitato nelle mie, non hò uoluto in alcun modo restasse nascosto; nè credo che sarà discaro à studiosi, uenendo da persona, che non solo delle scienze Legali, che professa, ma anco delle Filosofiche, & dell'historie, & altri compimenti di bella, e uaria litteratura ha non ordinaria cognitione, e gusto. L'inuio à V.S. perche à lei si deue; e non altro pretendo in questo, che pagare il mero debbito. Desidero sì bene, che questi breui accennamenti del Sig. Stelluti siano un ricordo, e sprone alla compita, e perfetta dottrina, che esso sopra ciò con grandissimo desiderio aspetta dal Galilei, e tutti gl'altri, che senza alcuna passione ricercano la cognitione del vero; & che anco V.S. in questo mio offitio riceua un segno della mia diuotione quale si compiaccia gradir la insieme con l'altrui buona uolontà inchinata tanto alla sua protettione. Et con questo le bacio le mani. Di Terni li 12. di Luglio 1622. Di V.S. Molto Ill. Seruitore Deuotiss. Tomasso Guerrieri. CONSIDERATIONI DEL SIGNOR GIO: BATTISTA STELLVTI INTORNO Alla Libra Astronomica, e Filosofica DI LOTARIO SARSI. SOPRA LA MATERIA DELLE COMETE. DIVIDE il Sarsi la sua Libra Astronomica, e Filosofica in tre esami, ch'egli fà sopra il Discorso delle Comete fatto dal Signor Mario Guiducci nell' Accademia Fiorentina: nel primo de' quali procura difendere il suo Maestro dal detto Guiducci contro li tre argomenti, con i quali lui stabilisce il moto, luoco, e grandezza della Cometa apparsa nel 1618. Nel secondo si sforza d'impugnare l'opinioni del Guiducci quanto alla sostanza , e moto delle Comete. Nell'vltimo finalmente s'induce à confutare alcune conclusioni prouvate à sofficienza dall'istesso in quel Discorso. Il primo esame è soddiuiso dal Sarsi in tre parti, nelle quali separatamente cerca difendere le sodette tre ragioni del Maestro, & insieme rispondere all'obiettioni fatteli dal Guiducci. Nella prima parre confessa liberamente il primo argomento sopra la parallasse esser di niun valore se prima non si determina, se gl'oggetti osservati siano veri, e sossistenti , ò pure apparenti, e vaganti , distintione apportata dal Guiducci: ma poi si scusa con dite douersi riputar vana , e superflua quella distintione mentre si disputaua con li Peripatetici, quali tutti hanno tenuto la Cometa per oggetto vero , e reale : quale scusa all'hora hauerebbe sossistenza mentre la disputa del suo Maestro fosse stata solo con Peripatetici, ma se hauea da impugnare anco le opinioni de'Pittagorici, e d'lpocrate , e contro loro tendeua anco la controuersia, non puol hauer luogo l'argomento della Parallasse , hauendo li sopradetti Filosofi affermato la Cometa esser vna Stella, che auuicinata alla Terra ne attraesse a se vapori, ne'quali rifrangendosi la nostra vista al Sole ci dimostrasse quella Chiima non come reale, e stabile, ma apparente , e vagante . Che poi lo scopo del Maestro nella sua disputa fusse d'inculcare, & atterrare eziandio l'opinione de'Pittagorici l'istesso Sarsi l'attesta ,, alla fac., 9. in quelle parole : Ma benchehe sia verissimo, , , ch'anch'il moto fatto per linea retta douea retto ,, apparire ; nondimeno essendo la controuersia con ,, quelli , quali ò non haueano dubio alcuno del moto ,, circolare della Cometa , ò non haueuano hauuto mai ,, in pensiero quello moto retto cioè con Anassagora, Pittagorici, ,, Ipocrate, & Aristotile Vuole il Sarsi tirar altri nell'istesso laccio nel quale vede forse il suo Maestro intricato, & inuiluppato: mentre dice hauer anco il Guiducci fatto capitale dell'argomento della parallesse quando disputa con Aristotile, e non s'auuede, ch'il Guiducci si vale di detta ragione come opportuna solo con Aristotile, e peripatetici per testimonio anco d'esso Sarsi, asserendo quelli la Cometa esser oggetto vero, e reale, ma quando và ponderando l'altre opinioni adduce altre ragioni. S'affatiga , vaglia à dire il vero , se ben in darno il Sarsi di sbrigate il suo Maestro dal laccio nel quale lo scorge inuolto mentre dice ; che non hauendo tenuto li Pittagorici la Cometa in tutto, e per tutto per cosa apparente, non era quello obligato à confutare l'opinione d'essi , quali insieme con tutti i Filosofi hanno stimato la testa della Cometa esser vera , reale , e sossistente , e dall'hauer affermato di comun consenso tutti li Filosofi la testa della Cometa esser cosa vera, reale, e sossistente, inferisce che fra quante Accademie de'Filosofi sono mai state al mondo, nissuna hà tenuto la Cometa per cosa apparente , e simulacro, vano , e fallace: stimo ben io vana, e fallace questa sua maniera d'argomentare: mentre nell'Antecedente prende vna sola parte della Cometa cioè la testa, e nel consequente prende il tutto , cioè la Cometa composta di testa, e chioma: si come dall'esser l'Anima ragioneuole, immateriale, & incorrottibile , fallace senza dubio, e difettosa sarebbe tal'illatione , adunque l'huomo non è materiale, nè corrottibile, e se il Sarsi stesso confessa la barba , e chioma della Cometa esser stata giudicata da'Pittagorici per cosa vana, & apparente, con che ragione soggionge la Cometa composta di testa, e chioma esser giudicata da tutti i Filosofi ogetto vero , e reale: e con qual'ardire induce la testimonianza del Guiducci al qual non mai è vscito di bocca, che l'vniuersità de'Filosofi habbia creduto la Cometa assolutamente esser oggetteo vero , e reale , ma tutto l'opposito, come si può vedere alla fac. 4. e 22. forse il Sarsi hà riputato non douersi tener conto della chioma, e barba della Cometta, ma solo della testa, mosso dalla similitudine de'capelli, chioma , e barba nell'Huomo , quali son più tosto escrementi , che parti essentiali, ò integrali d'esso, e per consequenza discorrendosi dell'huomo come tale , de'capelli , chioma, e barba , non si fà mentione , e non se ne fà stima; io non son mai per indurmi à credere, ch'il Sarsi s'habbia formato nella mente vn concetto tale , scorgendosi tutto l'opposito, nella Cometa, quale vien distinta da gl'altri lumi , che appariscono, tanto nell'aria, quanto nel Cielo per mezzo della Chioma , e come tale ne consegui il nome di Cometa da Greci , che vuole dir capillata, e con la chioma : e dall'istessa chioma diuisero , ò distinsero gl'Antichi Romani la Gallia Transalpina dalla Cisalpina, chiamando quella Comata dalla chioma , che gl'habitanti d'essa soleuano nutrire . E questa Togata dalla Toga, che quei Popoli portauano , & in processo di tempo diuisero anco la Gallia di Narbona dal restante della Gallia Transalpina con priuar quella del nome di Cometa per hauer deposta la chioma , e datoli il nome di Bracata, ò Braccata come altri vogliono d'alcune vesti che portauano. Si deue dunque dire, che le chioma, e barba della Cometa non solo non è da riputarsi tale , quale forse se la forma il Sarsi; ma più tosto parte integrale, & essentiale della Cometa. Che sia parte integrale non vi è dubio alcuno concorrendo alla compositione d'essa: che sia essentiale, è manifesto, receuendo la Cometa da quella il suo essere , e la distributione dall'altre cose; nè vale la similitudine de'capelli, e chioma dell'Huomo , poi che quelli non vengono compresi nel concetto quidditatiuo dell'huomo , e per essi nou riceue distintione, ò differenza alcuna da gl'altri animali , done che nella Cometa è tutto l'opposito come si vede apertamente, e come si è detto si sopra. Si burla il Sarsi nell'Istessa fac. di alcuni Filosofi moderni, che non hanno seguito Aristotile, e schernisce le loro opinioni; mentre dice non douersene far stima alcuna: poiche hauendo essi trouato vna filosofia sterile, & infelice [ alludendo , e scherzando in quelle parole , liberos , & libros ] hanno lasciati libri, e volumi sì , ma non liberì , ò figliuoli che vogliamo dire ; ma con che fondamento , e con che ragione si vada beffando de'sudetti, e loro pareri, io non me lo sò immaginare , e chi sarà mai d'ingegno tanto ottuso, e rozzo , che non giudichi douersi chiamare la Filosofia di quelli feconda , e felice più tosto che sterile, infelice, & infruttuosa ? sendo quella colma , e ripiena di nuoue opinioni , e parti Filosofici di loro ingegni ? e chi non si auuede hauer quelli lasciati non solo libri, ma anco prole , ò figliuoli hauendo inuentato nuoue, & inaudite opinioni ? ma sento quì vno da parte che dice in difesa del Sarsi, douersi chiamare la Filosofia de'sudetti Autori sterile, & infelice per non hauer hauuti altri Filosofi à loro inuentioni aderenti , e seguaci de' loro capricci , ma in essi hauer hauuto principio , e fine , & esser con l'istesse menti nate , & estinte . Sembra in vero à prima vista cotal difesa buona, e sofficiente , ma se fia poi ben considerata reputerassi da ciascuno di poco rilieuo, anzi di niun momento , e viene in essa addossata al Sarsi vna grande equiuocatione, non che sia apportata difesa efficace dall' addotta obiettione , poiche il chiamar prole Filososica , e figlioli della Filosofia quei Filosofi , e Scrittori che seguono quella , & aderiscono all'opinioni d'essa , e per consequenza il chiamar sterile quella Filosofia la quale non è seguita d'altri Filosofi , non è vn manifesto equiuocare , vendendo vna cosa per vn'altra? cioè li Filosofi prole , e parti di Donne per l'opinioni, pareri, e sentenze parti, e prole dell'ingegno; e con simil ragione potea burlarsi, e ridersi il Sarsi de gl'Antichi Romani, che nelle prima, e seconda guerra punica cotanto fatigassero , e guerreggiassero con li Cartaginesi per impadronirsi dell'Isola di Sicilia sterile non producendo droghe nè aromati, e coli anca potea chiamar sterile Egitto , e Danno Padri di cinquanta figliuoli per ciascuno, e quei due Re vno de'Tartari , l'altro de'Arabi , il primo de'quali per testimonio di Giustino fù Padre di ottanta figli maschi, & il secondo per testimonianza di Plutarco di seicento , con dire , che li suddetti non hanno hauuta prole generata da altri Padri. Douea dunque il Sarsi per non equiuocare dire la Filosofia di quelli essere sterile , per non hauer essi inuentate, e prodotte nuoue opinioni , e per non hauer lasciata prole à se conueniente, cioè frutti , e parti Filosofici de'loro ingegni ; ma sento replicare in sua difesa ch'il Sarsi donea cosi parlare per non equiuocare , ma non poteua per essergli la verità contraria.: fiamo d'accordo. Concludiamo dunque la Filosofia de'sopradetti moderni Filosofi esser stata fertile , e fecondissìma sopra qualsiuoglia altra Filosofia da Aristotile fino a' nostri tempi [ se pur la Filosofia Peripatetica si deue chiamar parto , e prole Aristotliea : potendosi dubitare d'Aristotile se ne sia stato sottile, & acuto inventore, ò più tosto diligente , e pronto compilatore ] essendo colma, e ripiena di nuoue, e sode opinioni, se ben si esamineranno, prole inuero corrispondente à quelli acuti ingegni , quali si come furono di fecondissima inuentione , essi fossero stati ancora ben regolati nell'altre loro cose conforme al douere; doue che li Peripateci appagandosi dell'opinioni inuentate, ò compilate dal loro Aristotile, & à quelle tenacemente aderendo, asciano ma Filosofia per lo più sterile , e priua di prole, e frutti à quella conuenienti: & a loro si puol attribuire lo scherzo del Sarsi , cioè ch'habbino lasciati alla posterità libri si, ma non già liberi, ò figliuoli, essendo quella prole Peripatetica, e non de'loro ingegni ; e non à questi, ch'hanno lasciati realmente figli proprij, ò liberi , che vogliam dire , liberi, e franchi in vero, e non soggetti, e schiaui dell'altrui opinioni , come li parti Peripatetici essendo stato libero , e franco il loro Filosofare, & à questi si conuiene il nome di Filosofi mentre la Filosofia non è altro ch'vn amore , e studio della sapienza , e non consiste nel difendere , e professare l'altrui opinioni , e seguire Aristotile il quale si lasciò pure intendere, che la Verità deuea esser anteposta a Socrate, e Platone Filosofi eminentissimi , e celebratissimi. Nella seconda parte risponde il Sarsi all'obiettioni , che vengono fatte dal Guiducci con il secondo argomento del suo Maestro quanto al moto della Cometa, ò per dire meglio di Tichone. Hauea prouato il Maestro del Sarsi nella sua disputa il moto della Cometa esser stato per vn cerchio massimo ritrouandosi constituiti in vna linea retta i luoghi della Cometa corrispondenti à ciascun giorno nel piano descritta à guisa d'Orologio ; il Guiducci s'oppone con dire esser vero che i moti fatti ne' cerchi massimi all' occhio posto nel Centro della sfera sembrano lince rette: ma non esser perciò necessario il conuerso, cioè che tutti i moti , ch'appariscono retti all'occhio situato nel detto luogo siano per necessità fatti in vn cerchio masssimo, potendo anco esser realmente retti . Si vuol sbrigar il Sarsi da tal' obiettione mentre dice , che se ben è verissimo, che anco il moto fatto per vna linea retta sarebbe apparso retto : nientedimeno essendo la controuersia solo contra quelli , quali , ò del moto circulare della Cometa non haueano dubio alcuno, ouero a quali non mai è venuto in pensiero questo moto retto , cioè contra Anassagora, Pittagora, lpocrate, & Aristotile, e cercan dosi solo saper se la Cometa la quale si credeva mouersi circularmente facesse il suo corso per cerchi, & orli maggiori , ò pur minori necessariamente s'inferiua il cerchio descritto dal moto apparente in vna linea retta essere stato massimo : non vi essendo stato chi habbia apportato , & inuentato questo moro retto, e perpendicolare alla Terra ; perche se bene il Cheplero si sforza di prouare il detto moto retto, nondimeno scorgendosi intricato in molte difficoltà , non hà tenuto quel moto esser perpendicolare alla Terra, ma transuersale , e non regolato , ma nel principio , e fine più tardo , e rimesso , e nel mezzo velocissimo , e per esplicare tutte l'apparenze delle Comete giudicò esser bene stabilirlo con il moto della Terra ilche non viene accettato; conclude dunque il Sarsi l'opinione del Cheplero come repugnante alla Verità douete stimarsì nulla. Ma s'io non m'inganno non resta il Guiducci da tal risposta appagato: poiche hauendo il Cheplero assegnato alle Comete il moto per linee rette, ò perpendiculari, ò transuersali che siano alla Terra, vi è stato pur chi hà dubitato del moto circulare: anzi c'hà priuato le Comete affatto di cotal moto. nè più efficace è la scusa , che apporta il Sarsi , à fauor del suo Maestro in hauer tralasciata l'opinione di Cheplero; perche seguendo quello il parer di Tichone , dal quale deriua l'argomento preso dal moto nel cerchio massimo , era anco in obligo di nominare, e confutare l'opinione di Cheplero benche appoggiata in fondamenti non accettati , non potendo in Tichone calzare la scusa del Sarsi suddetta, già che non si concede . Tralascio poi di dire che il Maestro del Sarsi ancorche hauesse parlato solo senza comprenderui Tichone, poteua nondimeno impugnare l'opinione di Cheplero , benche come hò detto non seuita, non essendo cosa inusitata , e strana in Filosofia far mentione di molte opinioni false , & erronee de gl'antichi Filosofi , e confutarle , conuincerle, & atterrare i fondamenti di quelle, e cosi sogliono i Filosofi, & in particolare quelli de'Collegij , e delle Scuole mentre trattano dell'Anima ragioneuole far mentione dell' opinione , ò per dir meglio Chimera di Pittagora circa alla trasmigratione dell'Anime, e dell'opinione di quelli c'han tenuto , e pazzamente creduto l'anima suddetta hauer dipendenza nell'essere, e nell'originarsi dalla materia , e simiglianti erronee, e detestabili opinioni, e non altrimente si costuma mentre si tratta della Creatione del Mondo: proponendosi, & insieme impugnandosi l'opinione d'Aristotile , Auerroe , & altri , quali hanno osato affermare che il Mondo sia stato nell' Eternità , opinioni tutte affatto repugnanti alla Santa fede Carolina. Ripsonde il Sarsi nella fac. 10. all'altra obiettione fattale dal Guiducci , il quale per dimostrare che la Cometa non si muoua intorno al Sole conforme al parer del Maestro del Sarsi dice alla fac. 38. ch'essendo stata la digressione della Cometa oltre 90. gradi , è facil cosa à conoscere , che l'Orbe di quella circondando il Sole bisognò, che dopò longo trascorrere per il Cielo trauersi gli Elementi, e penetri anco l'intime viscere, e penetrali della Terra. Replica dico il Sarsi con dire , che non in vn solo Mondo , ma in diuerse maniere la Cometa potea mouersi intorno al Sole, cioè, ò per vn cerchio à quello eccentrico , la cui maggior portione fosse, ò sopra esso Sole, ò verso Settentrione, ouero con moto non circolare ma ellittico, delle cui parti la superiore , & inferiore fossero depresse , e le laterali prolongare, e distanti dal Sole, ouero potea mouersi con moto irregolato, e conueniente al sistema del Signor Galileo, e con questi moti salua la Cometa dall'assurdo appostoli dal Guiducci. Ma sia detto con pace, e sopportatione del Sarsi l'addurre in campo cotai moti , è vn distruggere affatto il secondo argomento del suo Maestro , e per saluar quello dal obiettione del Guiducci atterrare vno de'principali fondamenti della sua opinione . E che ciò sia il vero facilmente si proua, poi che mentre viene attribuito alla Cometa il moto eccentrico , & ellittico al Globo solare , non viene assolutamente negato in quella il moto per vn cerchio massimo fondamento principale del suo Maestro sendo cosa facile à comprendere che la definitione , e proprietà del cerchio massimo non ponno in guisa veruna conuenire alle dette superficie eccentriche, & ellittiche al globo solare; e chi osseruarà le propositioni addotte da Teodosio ne'suoi elementi sferiei sopra il cerchio massimo facilmente se ne potrà chiarire, anzi dato anco che'l moto per le dette superficie si poteste chiamare in vn cerchio massimo, nondimeno il luogo, che il Maestro del Sarsi assegna alla Cometa ripugna alli suddetti moti, perche collocando quello la Cometa fra'l Sole , e la Luna, è impossibile, che questa habbia fatto il suo corso per vn cerchio eccentrico ad esso Sole nella suprema parte eleuato , ouero distante da quello verso Settentrione , ò per vna superficie ellittica prolongata verso i lati , mentre in qualsiuoglia moro de'sopradetti la Cometa non potea esser situata fra il Sole, e la Luna, ma sì bene sopra esso Sole, e ne'suoi lati, onde bisogna concludere l'argomento del moto nel cerchio massimo esser nullo, ouero volendo difenderlo impugnare , & atterrare la conclusione del Maestro del Sarsi circa al luogho della Cometa , d'attribuirle poi il moto irregolare, è vn derogare alla scoperta à gli Encomij, e diminuir le lodi che il detto Maestro del Sarsi da alla Cometa parlando del moto d'essa mentre ammirando la regolarità di quella la veste al modo de' Poeti antichi di quei titoli di Deità, che iui si leggono. Procura il Sarsi nell'istessa fac. 10. di conuincere il Guiducci per difetruoso di Logica . Hauea detto il suo Maestro, che le Stelle riguardare con il Telescopio vengono insensibilmente aggrandite : ciò fù impugnato dal Guiducci, con dire, che mentre dal medemo Telescopio fi rendono visibili innumerabili Stelle fisse , delle quali niuna si vede con l'occhio libero , e con l'aggrandir le loro spetie d'inuisibili si fan visibilissime , e d'insensibili sensibilissime ce le rende . cotal aggrandimento dourebbe piùtosto chiamarsi infinito che insensibile, essendo tale la proportione del niente à qualche cosa , e ciò mostra con molte ragioni, prende dunque l'occasione il Sarsi di vendicarsi , e tassar il Guiducci d'ignorante di logica facendo capitale di quell'augumento infinito . Qui prima è d'auuertire l'intentione del Guiducci non essere di prouare , che le Stelle inuisibili all'occhio libero riceuano accrescimento infinito risguardate con l'occhiale: hauendo più volte affermato nel suo Discorso , gl'oggetti , e spatij nel Cielo apparir maggiori con la medesima proportione, come anco egli stesso nella sua hà diretta al P. Tarquinio Galluzzi attesta; anzi nella stessa Facciata poco di sotto apertamente si scopre tal'essere stata la sua opinione quando dice queste parole. Onde non pur sensibile ma grandissimo si doueua chiamare il recrescimento di quel Telescopio , il quale ci mostra maggior di quelle della prima grandezza alcuna delle Stelle inuisibili , che forse per molti gradi è inferiore alle visibili della sesta, e poco più à basso. E perche le Stelle Medicee sono assai men lucide delle fisse : non par ch' altro ce le possa rendere visibili se non un grandissimo accrescimento . Ma quelle parole se saranno ben ponderate , & intese vogliono inferire, che cotal accrescimento fatto dall'occhiale nelle Stelle altrimente inuisibili merita più tosto esser chiamato infinito , che insensibile , cioè (e tale è il senso , e suono di quelle parole) mentre si scorge rendersi dal Telescopio inuisibili molte stelle fisse quali senza l'istesso sono à qual si sia benche acutissima vista inuisibil , perche non si deurà chiamare tale accrescimento più tosto infinito che insensibile participando più di quello , che di questo; e che ciò sia'l vero facilmente si dimostra. Che vna cosa inuisibile a qualsiuoglia vista si faccia visibilissima ci viene à denotare angumento tale nell'oggetto che hà sembianza d'infinito, e tale verrebbe ad esser chiamato da chi esaminasse con diligenza l'effetto del Telescopio in simili oggetti ; poich'hauendo qual si voglia oggetto nel diffondere le sue spetie , come anche l'organo visiuo per termine , e confine la sfera della sua attiuità vengono quelle ad essere circonfuse , e questo à comprendere gli oggetti per spatio , e termine finito , onde ne segue che chi considerasse l'occhiale, esser di tale, e tanta efficacia , che le specie emananti dell'oggetto, e l'occhio nel vedere trapassano in virtù di quello la meta , e termine prescrittili dalla natura (che è l'istesso che dire d'inuisibile l'oggetto farsi visibile anzi visibilissimo) oserebbe attribuire à cosi marauigliosa operatione del Telescopio l'Epiteto d'infinito non già d'insensiblle, nè tale giamai potrà chiamarsi apparendo non dico à Matematici , e Filosofi, ma à qualsiuoglia persona benche rozza ; & incapace ( purche non sia priua, ò impedira della vista ) sensibilissima , superando cotal aggrandimento di gran lunga li sei gradi di grandezza attribuiti, & assegnati da gli Astronomi alle Stelle fisse . E vana poi , e superflua la fatiga che fa il Sarsi in mostrare che sono incompatibili , quei due termini addotti dal Guiducci cioè d'augumento, e d'infinito, denotando vno cosa finita , e l'altro infinita : è vana dico tal fatiga che iui fà, non essendosi mai nè meno sognato il Guiducci d'affermare cotal'accrescimento realmente infinito; e se anco per tale l'haueste attestato non perciò porrebbe esserne imputato ; potendo lui dire che trattandosi dell' insensibile ricrescimento , che suole cagionar l'occhiale (secondo il parer del Maestro del Sarsi, ne gli oggetti remotissimi , e particolarmente nelle Stelle fisse , confutando tal'opinione come repugnantissima al senso , e valendosi dell'istesso termine d'accrescimento, ò aggrandimento vsato dal detto Maestro, è conueniente all'accrescimento de gli oggetti visibili delle Stelle fisse , se ne è seruito ancora mentre hà parlato de gli oggetti inuisibili dubitando forse , che se à caso hauesse mutato termine non venisse tassato dal Sarsi , & incolpato di fallacia, e d'ignoranza di Logica, oltre che non mai io ml sarei indetto a credere, che giuditioso, & accorto Lettore facesse tanto capitale, delle parole, termini , e vocaboli , che giudicasse douersi accendere più al suono, e significato di quelli, che l'applicatione delli stessi alla materia della quale si tratta; non essendo cosa nuoua, che le parole si deuono intendere secondo la matera di che si tratta, assioma trito, e diuolgato sin dalla bocca de'Signori Legisti benche più scrupulosi, e puntuali osseruatori de'nomi , e vocabuli che li Signori Filosofi , e Matematici. Ma se io hora prouarò che'l Guiducci atteso etiamdio il rigor di quei due vocaboli nel servirsi di essi non solo non hà errato , ma c'hà parlato con fondamento , e conforme alla verità, che dirà il Sarsi? stimarà forse il mio parlare paradossico, e cosi credo , vedendo che lui non vuol esser capace del senso, e valor di quelle parole. lnferiua il Guiducci dal rendersi visibilissime per mezzo del Telescopio molte stelle fisse altrimente inuisibili , douersi chiamare cotale operatione accrescimento infinito, e con ragione, poiche venendosi à dilatare, & ampliare per virtù dell'occhiale l'angolo della piramide, e cono uisuale, come l'istesso Sarsi afferma, e l'ottica, e la sperienza ce ne fà fede e dipendendo l'accrescimento de gl'oggetti dall'accrescimento dell'angolo suddetto, chi dicesse che le Stelle fisse inuisibili per la piccolezza dell'angoIo della piramide formata dalla diffusione delle spetie di quelle nell'occhio riceuono augumento dal Telescopio mediante l'aggrandimento che questo cagiona nell'istesso angulo, credo che parlerebbe con quel fondamento che si deue , e si puol in tal materia parlare; se poi questo tale soggiungesse per la distanza infinita che si troua fra l'essere vn oggetto visibile, & inuisibile come l'istesso Sarsi concede, che il sopradetto effetto del Telescopio merita d'esser chiamato infinito; mi vado imaginando che discorrerebbe non solo conforme al vero, ma ancora secondo l'opinione dell'istesso Sarsi. Nè occorre che l'auuersario vada formando argomenti, e poi li scioglia con la distintione di quanto è diuisibile , perche le fo saper come mi par poterlo fare che la mente del Guiducci è stata di congiungere quei due termini : onde secondo lui l'argomento del Sarsi cosi si formarebbe : Cum quid transit de non visibili ad visibile augetur infinite in ratione quanti visibilis , sed Stella transerunt de non uisibili ad uisibile ergo augentur infinite in ratione quanti uisibilis . Nè al Guiducci è venuto mai in pensiero di separare la quantità dalla visibilità nell'oggetto: sapendo lui benissimo che questa senza quella non può, nè potrà giamai ritrouarsi naturalmente parlando , e'l Sarsi stesso credo che confessarà nissun'oggetto esser visibile se non è quanto ; Che poi il Guiducci habbia voluto parlare di recrescimento delle Stelle fisse secondo la quantità visibile, e non secondo la quantità vera, e reale , e da se sola considerata , si caua da questo . Se'l Guiducci hauesse creduto che'l Telescopio fusse dorato di tal Virtù, e prerogatiua, che gli oggetti con quello risguardati riceuessero accrescimento quantitaiuo , vero, e Reale, mi persuado che dopo d'esserne seruito nel contemplar le stelle, e la Cometa l'hauerebbe anco, e con ragione , oprato nel mirar qualche Moneta, ò verga d'oro, e d'argento, qualche Diamante, ò altra gioia, e cosa pretiosa ; poiche con il semplice sguardo haueria tutte le sudette cose accresciute, e moltiplicate in maniera , & in cosi poco tempo, che in vn sol giorno sarebbe diuentato il più ricco, e facultoso huomo , che mai hauesse hauuto il Mondo: il che non sò ch'habbia mai fatto, ne meno pensato di fare Segue il Sarsi nella facc. 12. con la sua mira di tacciare il Guiducci di mancamento di Logica , mentre nega assolutamente potersi dedurre aggrandimento etiam minimo nelle stelle rese visibilissime dal Telescopio, che prima erano inuisibili, e lo proua da vna regola de Logici i quali communemente dicono, che ogni volta ch'vn effetto suol'esser prodotto da più cause, non può da quello inferirsi vna sola causa; & apporta l'esempio del calore , con dire , che potendo il calore esser prodotto dal foco, dal moto, dal Sole, & altre cause , non si potrebbe con buona Logica far questa illatione ; qui ci è il caldo, dunque è prodotto dal fuoco ; e poi l'applica cosi. Essendo dunque che l'esser vn'oggetto veduto, che pria non si vedea possa dependere da molte cause , non si potrà dall'esser veduto dedurre vna sola causa ; perche senza alteratione , ò mutazione dell'oggetto se la potenza visiua in se stessa s'accresca , ò si leui qualche impedimento, se vi sia: ouero con qualch'instrumento come gl'occhiali l'istessa potenza riceua maggior vigore , ò pure senza mutatione della potenza, se l'oggetto sarà con più chiarezza illuminato, ò s'auuicini più all' occhio , ouero cresca di mole , vna di queste cose sara sofficiente a produrre l'istesso effetto . Concludendo dunque il Guiducci dal farsi visibili le Stelle che prima erano inuisibili hauer quelle riceuuto augumento infinito non commette vn'errore in Logica mentre tralascia l'altre cause dalle quali poteua deriuare l'istesso effetto. Anzi non occorre che'l Guiducci attribuisca quest' effetto al Telescopio, gia che se aprira anco gli occhi, che prima teneua chiusi potrà nell'istessa maniera affermare tutti gl'oggetti crescere in infinito, vedendoli hora che auanti non li poteua vedere. Ma dubito veramente ch'il Sarsi in questo luogo non s'inganni all'ingrosso apponendo al Guiducci difetto di Logica , mentre tutto ciò che dice contra di quello non conclude cosa alcuna, trapassando i termini della questione la quale era solo sopra l'accrescimento che suol cagionar il Telescopio nelle stelle: siche trattandosi di tal'effetto emanente dal Telescopio non era tenuto il Guiducci a far mentione delle cause allegate dal Sarsi, delle quali, mai se n'era parlato: anzi procedendo al sicuro in quel caso tal'accrescimento solo dall'occhiale potea il Guiducci , e douea come buon Logico da quello solo dedurre cotal'effetto, e far nell'istesso modo , che farebbe il Sarsi medesimo, ò qualsiuoglia altro , che stando immobile in campagna aperta esposto al Sole ne'più feruenti giorni caniculari , e sentendo quel caldo intenso risolutamente direbbe qui ci è gran caldo , adunque vien dal sole : ouero sedendo l'Inuerno appresso il fuoco , e sentendo pur caldo, direbbe qui ci è caldo , adunque vien dal fuoco , mentre nel primo esempio non vi fusse altra cosa, che scaldasse che il Sole , e nel secondo solo il fuoco , e che'l sopradetto accrescimento deriui solo dall'occhiale senza che l'altre cause nominate dal Sarsi vi habbiano parte alcuna, è manifesto : poiche astraendo da gl'effetti , & operationi del Telescopio : chiara cosa è , che la potenza visiua non viene in alcuna maniera ad alterarsi , e mutarsi , non che venga accresciuta ; impedimento alcuno non vi è , eccettuatane però la distanza , la quale si conserua l'istessa di prima. La potenza visiua non riceue nè acquista fortezza non essendo altro detta potenza visiua, che l'anima istessa in quanto è in potenza al vedere , la qual potenza non si può ridurre in atto senza la dispositione del suo organo. quanto all'oggetto poi non conseguisce da altra causa maggior lume , ne meno s'auuicina più alla vista, nè la sua mole cresce rimanendo l'oggetto immobile , e dell'istessa grandezza ; doue che nel Telescopio le suddette cagioni sono virtualmente comprese mentre l'impedimento della distanza dell' oggetto vien rimosso dall'occhiale, e dall'istesso l'organo riceue fortezza nell'operare . L'oggetto secondo l'opinione del Sarsi medemo vien più chiaramente illuminato , s'auuicina più alla vista , e cresce anco di mole com'è manifestissimo, non dico a Prospettiui , ma a chi è capace del vedere: S'eccettua solo l'accrescimento della potenza visiua in se stessa , non potendo ciò naturalmente accadere conseruandosi in tutto, e per tutto l'istessa potenza visiua dall'infusione dell'Anima nel corpo fino alla separatione da quello, e dependendo solo la perfettione, imperfettione, & alterazione della vista dalla dispositione, & alteratione dell'organo , e non dalla potenza visiua. Nè dica il Sarsi che l'istesso accrescimento si possa anco attribuire a chi apre gli occhi, quali prima teneua chiusi, e si debba anco questo chiamare nell'istessa maniera ricrescimento infinito, perche quello che apre gli occhiali vede l'istesse oggetti che vedeua prima , ò gli altri più vicini, doue che quello che tien gli occhi chiusi non vede alcuna sorte d'oggetti fuori dell'occhio, e per consequenza potrà chiamarsi augumento quello, che questo non mai. Cerea d'oppugnare il Sarsi nella fac. 13. la risposta , e difesa del Guiducci dall'imputatione fattali da quello d'ignoranza di Logica , con dire che se bene per parte del Guiducci si potrebbe rispondere al soddetto argomento che trattandosi solo dell'occhiale , e suoi effetti, poteua il Guiducci lasciar le cause soddette, nondimeno tal risposta è anco repugnante a i dogmi Logicali, sendo che'l Telescopio non in vna sola maniera rappresenta all'occhio l'oggetto pria inuisibile , ma in due cioè portando l'oggetto con maggior angolo dal che ne nasce l'apparente accrescimento di quello , & anco con vnire , e congregare le specie, & i raggi , il che causa , ch'habbino più efficacia nell'attione; e per non esser bastante vna sola di queste cause a far apparire gl'oggetti prima inuisibili , non hà potuto il Guiducci da quell' effetto dedurre vna sola di queste cause. Questa obbiettion del Sarsi si può con l'istessa ragione di sopra addotta sciogliere, cioè ch'essendo le due già dette cause incluse nell'occhiale come è noto à Perspettiui non era in obligo il Guiducci a specificar, e distinguerle ma solo bastaua attribuire l'effetto dell'occhiale. Tassa il Sarsi nell'istessa fac. il Guiducci d'vn'altro errore di Logica; hauea questi detto alla fac. 24. che se l'occhiale non ingrandisce le Stelle fisse ( come hauea affermato il Maestro del Sarsi ) è forza che con altra sua più ammirabil prerogatiua l'illumini, ciò non piace al Sarsi anzi ne riprende il Guiducci con dire , che sogliono i Logici nelle lor diuisioni includere tutti li membri diuidenti, doue che in questa diuisione del Guiducci non solo non vi sono inclusi, e compresi tutti gl'effetti dell'occhiale ; ma nè meno quei , che vengono da lui nominati sono proprij di quello; già che l'illuminare non può esser effetto del Telescopio , e l'vnion de'Raggi, e delle specie effetto peculiare di quello vien da lui traslasciato. Qui è necessario , che si dichiari il Sarsi, se crede che'l Telescopio habbia tal prerogatiua d'illuminare , ò pure ne sia priuo affatto ; poiche dopò hauer detto cotal' effetto non poter attribuirsi all'occhiale dice nel fine della fac. e lo proua nella fac. seguente che le Stelle vengono da quello grandemente illuminate ; è necessario dico , che dichiari : perche se lui è di parere, che'l Telescopio non habbia in alcuna maniera questa Virtù risponderò, che l'intentione del Guiducci, non è stata di apportar diuisione de gli effetti del Telescopio; ma solo far capace à chi negasse l'effetto dell'accrescere nell'occhiale, peculiare, e proprio di esso, che bisognarebbe attribuirle vn'altro effetto all'l'istesso repugnantissimo cioè l'illuminatione dell'oggetto; Se poi il Sarsi è di contraria, opinione dirò che'l Guiducci voleua con quelle parole inferire, che se conforme la mente del Maestro del Sarsi il Telescopio non ha facoltà d'aggrandire le Stelle , con portar le specie all'occhio con maggior angolo , nè meno potrà hauer postanza d'illuminarle con portar all'istesso il cono luminoso maggiore , e più splendido diffondendo le stelle se loro specie nell'istessa distanza assieme con il lume , ne trouarà mai il Sarsi che doue non peruengono le specie diffuse dall'oggetto, e non fanno angolo sofficiente a rappresentarlo all'occhio: iui arriui il lume dell' istesso con formar l'angolo della piramide, ò per dire meglio cono luminoso bastante a rappresentare all'occhio l'oggetto luminoso che pria non vedea Se ne passa il Sarsi nell'istessa fac. 14. al terzo argomento del suo Maestro hauea questi detto che gl'oggetti riguardati col medemo Telescopio riceuono da quello ingrandimento con tal proportione, cioè, che vengono accresciuti assai li più vicini, meno i più remoti , e pochissimo , ò insensibilmente i lontanissimi . ll Guiducci confuta questa propositione con dire, che se ciò fosse vero , ne seguirebbe , che tutti gli oggetti visibili posti nella medesima distanza facessero il medesimo , e cosi non solo le Stelle fisse, ma etiamdio gli interualli che sono tra esse douerebbono apparirci gl'istessi co'l Telescopio, che con l'occhio libero: doue che l'esperienza ne mostra'il contrario come lui benissimo proua nella fac. 26. apporta il Guiducci di più vna sperienza delli due cerchi per impugnare maggiormente la detta propositione , come si vede nel detto luogo, alle quali esperienze, e ragioni efficacissime, e sufficientia riprouar l'opinione del Maestro del Sarsi il quale non ha risposto altrimente come era in obligo se volea difendere il detto suo Maestro , anzi non ne ha fatta pur mentione alcuna , ilche mi fa stupire . si deue dunque concludere con il Guiducci , che'l medemo Telescopio con l'istessa proportione aggrandisce tutti gli oggetti; e se'l Sarsi vorrà addurre in contrario la sperienza delle Stelle fisse, quali insensibilmente vengono accresciute , le risponderò co'l Guiducci che quelli come oggetti splendidi mostrano inganneuolmente d'ingrandirsi meno, non già per la grandissima loro lontananza, ma per l'accidentario

loro splendore come da lui è stato prouato.

Et al primo argomento in forma del Sarsi si nega la seconda particella della minore propositione , cioè che per veder gli oggetti remotissimi sia necessario di scortar la canna del Telescopio , e di seruirsi d'instrumento più breue; poiche non solamente ne gli oggetti lontanissimi , ma nè meno nella distanza di mezzo miglio in là fà di mestieri ritirar, & accorciar la canna per vn capello, anzi vsata nella medesima longhezza perfettamente ne mostra ogni oggetto, e tutti con la medesima proportione gli aggrandisce come hà detto il Guiducci alla fac. 30. ma dice il Sarsi che se bene nelle lontananze da mezzo miglio in la suol seruire l'istessa longhezza dal Telescopio , ciò procede non perche realmente quella non si debba tuttauia più scortare; mà perche questo accorciamento è racchiuso fra cosi piccoli termini per l'insensibil variatione de gl'angoli dell'incidenza ne'vetri del Telescopio che poco importa se si tralascia, & anco per lo più poca stima se ne faccia: Alche rispondo che questa ragione del Sarsi forse harebbe luogo in, vn' oggetto collocato in diuerse lontananze v. g. in distanza hora di 100. hora di 400. hora di 800. miglia, & altre varie , e diuerse lontananze : doue che ne'diuersi oggetti situati in diuerse distanze, nelle quali ciascuno separatamente, forma, e conserua l'istesso angolo dell' incidenza ciò non puol'accadere. Al secondo argomento si distingue la minore, e si dice che se'l Sarsi intende per l'oggetti vicini quelli solo che sono posti da mezzo miglio in quà , si concede che gli oggetti vicini , & i lontani si guardino con diuerso lnstrumento: mà se prende gli oggetti per quelli che passano anco la distanza di mezzo miglio in rispetto de gli altri più remoti all'ora si nega la minore , tanto più mentre vn'instrumento tale quale è'l' Telescopio , & in particolare quello con il quale s'osseruano le Stelle , e del quale hora si tratta , è stato inuentato , & è in vso più tosto per veder gli oggetti lontani, e remotissimi, che li vicini dieci passi cento, & anche cinquecento, de'quali si deue tener nel presente caso quel conto, nel qual si terrebbe vno scudo da quello che n'hauesse cento sessanta, ottocento, & ottomila milioni, che tale anzi maggiore è la proportione delle soddette breui lontananze à i remotissimi termini, e confini delle Stelle fisse, secondo che si caua dall'opinioni de gl'Astrologi, & in particolare dal P. Clauio nella sua sfera ; se poi par'al Sarsi che'l chiamare il Telescopio più breue , e più scortato (massime quello con il quale si miran le Stelle , e gli oggetti lontanissimi ) stromento diuerso da quello più disteso, e prolongato , e nel qual cresce la distanza fra vetro , e vetro, sia vn troppo sottilizzare, hà il torto poiche seruendo il Telescopio del quale al presente si parla per riguardare gli oggetti remotissimi, e sendo per questo stato inuentato, & ampliato s'adopera da mezzo miglio in la sin'all'immense distanze delle Stelle fisse, fermo, stabile , & in vn modo; se poi volendo scorgere gli oggetti posti in diuerse lontananze da mezzo miglio in quà si allungarà la canna con accrescere la distanza frà vetri, e facendo diuersi effetti conforme le diuerse distanze tra essi , e concorrendo a comporre tal'instrumento con la dispositione de'vetri anco la proportionata distanza fra gl'istessi come parte principalissima, se si variarà, & alterarà questa distanza, perche non si diuersificarà, e variarà anche l'instrumento? e perche l'instrumento nel modo detto di sopra dall'istesso oprato in questi altri modi? Nè hà che fare in questo luogo la similitudine del trombone , e della canna della gola per prouar, l'identità del Telescopio come proua benissimo il Guiducci nella sua littera al P. Galluzzi, poiche la canna della gola è stata formata dalla natura per articolar la voce, e per variar ben spesso il suono che da quella esce, con formarlo hora graue, hora acuto, hor mandar fuori voce alta , hor sommessa: come si vede sensatissmamente (per non dire nella musica) nel la natural articulatione, e formatione delle parole, e voci Arabiche, Chaldee, & Hebr. doue spesso occorre, che per esprimere vna sola parola si opri la canna della gola in due, trè , ò quattro modi, varij , e diuersi, con pronuntiarsi alcune lettere nella più bassa, e profonda parte di quella, alcune nel mezzo, altre nel più alto luogo altre nel confine d'essa con la radice della lingua, come credo al sicuro che sappi il Sarsi : e li sonatori di tromboni non si potrebbono valer altrimente di quello strumento con distinguere li spatij, & internalli musicali se non lo scortassero , & allungassero con quel tempo, e misura che si richiede ne'ritmi musicali. Voglio qui anco ricordare al Sarsi, che'l maggiore accrescimento che si scorge ne gli oggetti vicini riguardasi con'l Telescopio non procede dall'auuicinamento di quelli, ma solo dal seruirsi de'maggiori, e maggiori Telescopij come proua à pieno il Guiducci nella fac. 30. del suo Discorso , e per far restare affatto capace il Sarsi , che gli oggetti veduti co'l medesimo Telescopio vengono necessariamente con l'istessa proportione ingranditi , tanto i vicini quanto i remoti . Prouerassi per ragion d'Ottica le Stelle fisse della 6. grandezza apparire e douer apparire all'occhio dell'istessa grandezza, nella quale si vedono gli oggetti posti in lontananza d'vn sol miglio (e pure quelle sono tanti milioni di miglia più lontani di questi) in tal maniera . Gli oggetti veduti dall'occhio sotto l'istesso angolo appariscono vguali, e dell'istessa grandezza; le Stelle fisse della sesta gradezza, e gli oggetti distanti vn miglio appariscono all' occhio sotto l'istess'angolo; adunque appariscono vguali, e dell'istessa grandezza: la maggiore di questo argomento è de Perspettiui, la minore si proua supposta la distanza del concauo del firmamento dalla nostra vista d'80 milioni di miglia giuste per euitar i rotti, la qual distanza è poco differente da quella che mette il P. Clauio nella sua sfera . Consenendo questa secondo l'opinione del soddetto 22612 ÷ semidiametri della Terra, e supposto anco il diametro delle Stelle fisse della sesta grandezza di 18792 miglia in circa comprendendo questo secondo Tolomeo 28 diametri della Terra ; poniamo poi che vn'oggetto dell'istessa figura delle predette Stelle, ouero vna Stella di 40. passi di diametro sia lontana dall'occhio vn miglio , e s'apri conforme le regole per via de seni, e si trouarà che'l diametro delle Stelle fisse sottenderà vn'angolo di gradi 18. 18. 28. quanti appunto ne sottenderà il diametro del detto oggetto o della lontana vn sol miglio. Sia il triangolo isoscele a b c in luogo della piramide visuale con la quale le Stelle fisse feriscono l'occhio situato in a, e la base bc, sia la diametro d'esse Stelle , e le linee b a, c a significhino la distanza dell'istesse dall'occhio. Tirata dunque secondo le regole la perpendiculare a d , secante l'angolo a, e la base b c in due parti vguali . E preso il triangolo rettangolo a b d, del quale la base b d rappresentante il semidiametro delle stelle della sesta grandezza sia di miglia 9396. e la linea a b di miglia 80000000. Si come il lato ab di miglia 80000000. al lato d b di miglia 9396. cosi tutto'l seno 100000. al seno dell'angolo b a d. 2000. Al seno 2000. corrisponde l'angolo di gradi 9.9. 14. il doppio dunque dell' angolo b a d cioè tutto l'angolo a, sarà di gradi 18.18.28. E l'istesso angolo si ritrouarà nel triangolo isoscele l m n, la cui base sia de passi 40 & il lato l m, ò l n di passi 1000. se s'oprarà conforme alla sodetta regola . Adunque se le specie di questi due oggetti remotissimi fra di loro peruengono all'occhio libero con l'istesso angolo ; è forza ch'ancora co'l medesimo angolo arriuino all' occhio che si serue del Telescopio pur che questo non venghi alterato nè mutato, ma sia l'istesso affatto nel mirar li due oggetti , nè credo che al Sarsi darà mai l'animo di mostrare il contrario. Dico di più che dato anco che due oggetti vengano all' occhio con diuersi angoli , per la diuersità delle loro distanze come puol'accadere in infiniti oggetti; non ne segue però , che gli angoli non siano dall' istesso Telescopio con la medesima proportione accresciuti : perche altro è il dire che due oggetti vengano aggranditi in diuersa maniera semplicemente , & assolutamente ; altro è se si parla proportionatamente come credo che bene, e meglio di me capisca il Sarsi, onde stimo superfluo il diffondermi in simii materia. Si scusa il Sarsi nella fac. 19. con auuertire il Guiducci che non si marauigli se'l suo Maestro ha detto che le Stelle vengono dal Telescopio insensibilmente accresciute, confessando anco lui l'istesso , e mentre quello non si andaua cercando la cagione di tal'aspetto, ma l'aspetto istesso. Ma sia detto con pace del Sarsi, questa sua scusa non è legitima nè sofficiente: inferendsiosi il contrario dalle parole del suo Maestro, nelle quali si scorge che la mente di quello non era altrimente d'inuestigar l'effetto (come dice il Sarsi ) mà da cotal effetto dedurre la causa, sendo queste le sue formali, e precise parole nella fac. 14. Ex quo fit ut stella fixa à nobis omnium remotissimæ nullam sensibilem ab illo [ parla del Telescopio ] recipiant magnitudimm, cum ergo parum admodum augeri visus sit Cometa multo à nobis remotior quam luna dicendus erit, cum hæc tubo inspecta longe maiori appareat. Nè il terzo argomento del suo Maestro tende ad altro fine che a prouare come hauea fatto con li altri due (se ben con diuersi mezzi ) la gran lontananza della Cometa dall'in sensibile accrescimento che questa riceuea dal Telescopio, si come il Sarsi istesso, se leggerà tutto il terzo argomento se ne potrà chiarire. Quell'illatione poi che egli fà nella fac. 29. dalle parole del Signor Galileo nel suo Nuntio sidereo che la Cometa fusse situata trà'l Sole, e la Luna ( se bene assai più vicina al Sole) non hà quella forza che lui s'imagina : anzi dico che non si deue formare cotal'illatione: se prima non si determina; se la Cometa sia cosa reale, ò pure simulacro, e se sia vn Pianeta di quelle qualità, e conditioni delle quali son Mercurio, e la Luna, e gl'altri Pianeti . Diuide il secondo esame il Sarsi in trè questioni , nella prima cerca se la Cometa sia specie d'imagini apparenti. Nella seconda se l'aspetto di quella possa esplicarsi per mezzo del moro retto, e perpendicolare alla terra : nella terza se la curuità della coda della Cometa possa nascere dalla refrattione. Nella prima questione proua con sei ragioni , e per vigor di quelle conclude la Cometa non esser simulacro, imagine, ò cosa apparente, ma vera , e reale contra l'opinione del Guiducci . Quì primieramente è necessario di protestarsi con il Sarsi, e dichiararsi che'l Guiducci non hà mai nel suo Discorso affermato , e stimato la Cometa esser cosa apparente , come manifestamente si raccoglie alla fac. 23. da quelle parole. lo non dico resolutamente che la Cometa si faccia in tal modo : ma dico bene , che come di questo, cosi son dubio de gli altri modi assegnati da gli altri Autori, i quali se pretenderanno d'indubitatamente stabilire il lor parere saranno in obligo di mostrare questa , e tutte l'altre positioni esser vane , e fallaci ; si che potea far di meno il Sarsi di fatigar tanto per impugnare vn'opinione, quale vien più tosto addossata da lui al Guiducci , che da questo giamai tenuta , e difesa; e per consequenza non obligato in alcuna maniera a rispondere alle obiettioni di quello; nondimeno per dar ad intendere al Sarsi , che quei suoi argomenti tenuti forse da lui per inuincibili non hanno quella forza , e valore, ch'ei s'imagina , e che non vengono altrimente ad atterrare quell'opinione , che lui procura di confutare ; hò giudicato espediente di andarli ad vno ad vno considerando; senza però consumare il tempo in rispondere alle due obiettioni, che fa prima, che venga al primo, argomento potendosi facilmente ributtare la prima con dire, che se bene la Cometa alla vista semplice, & al Telescopio sembraua participare più del lume vero, e reale, che vano, & apparente, e più conforme allo splendore delle Stelle, che de'simulacri, ò imagini, per testimonio anco di Ticone; nondimeno il Sarsi non può ciò affermare con quella baldanza, & ardire che lui fà; mentre non gli è stato mai concesso di veder in vn'istesso tempo la Cometa , & alone, verghe, parelij, e nugole percosse da'raggi Solari: perche s'hauesse potuto far vero, & attual paragone di questi lumi , ò imagini apparenti con la Cometa con vederle tutte di notte, hauerebbe senza dubio alcuno osseruato maggiore splendore , e maggior viuacità di lume in essi che nella Cometa ; si che con l'istessa, anzi maggior ragione potrebbe affermare, l'alone, verghe, parelij, e nugole illuminate, esser lumi veri, e reali, e non imagini apparenti, e simulacri. Et alla 2. obiettione si risponde, che dato, e non concesso, che nel tempo nel quale la materia della Cometa ascendea per l'aria, questa fusse agitata da vehementissimi venti Aquilonari ; nientedimeno potendo quella in quel tempo hauer superato la mezza regione dell'aria, e forse anco la prima, non potea esser ritardata, ritenuta, e dissipata da quelli, quali tant'alto non ponno giungere come sanno i Meteorologici, & il Sarsi istesso. Il primo argomento del Sarsi è di questo tenore; se l'alito, vapore, e materia della Cometa permessoli da'venti fosse ascesa, e sormontata in luogo doue potea riuerberare, e riflettere il lume, che riceuea dal Sole, sendo in tutte le sue parti illuminata da quello; harebbe anco da tutte le sue parti riuerberato lo splendore, e lume conforme all'effetto che sogliono far le nugole illuminate dal Sole, quali sogliono liberalissimamente trasfondere il lume da tutte le lor parti, nelle quali dal Sole gli vien somministrato , conforme all'effetto del vapore formante la boreale aurora. A questo argomento si risponde , che non è merauiglia, se riceuendo tutta la congerie de'vapori che formano la Cometa l'istesso lume dal Sole, da vna sola parte quello ci rifletta, e trasmetta ; perche l'istesso si scorge sensatamente nella superficie dell'acqua del mare, quale benche sia tutta illuminata egualmente da'raggi Solari: nientedimeno solo la parte interposta, fra l'occhio nostro , & il Sole, ci apparisce splendida, e luminosa, onde ne seguo , che se noi c'imaginassimo, come dicea il Guiducci, il Sole sotto l'orizonte , e vna superficie in vece di quella del mare eleuata in alto, potremo in essa scorgere vna simil reflettione del lume solare: rimanendo tutto il restante indistinto dall'istesso cielo, e cosi anco in vn sol luogo ci appariscono l'Alone, l'Iride, e Parelij , benche diuersi, n'appariscono ad altri, & in altri luoghi: nè dica il Sarsi che la materia, e vapori oue si forman le soddette imagini, & apparendo ricerchino necessariamente vna dispositione, & habitudine prossima a conuertirsi in acqua, ouero che sia materia aquea , humida , e rugiadosa, quale solo è atta a cagionare quella riflessione de lumi , e simiglianza de'corpi tersi , politi , e perspicui, oue si formano gl'angoli delle reflettioui, e refrattioni, che si ricercano ; perche io le soggiungerò che faccia vn'altra sperienza di notte con il lume della candela, ò altro lume interponendo fra quella , e l'occhio vna tauola di noce polita, e tersa, e vedrà in essa cagionarsi vna striscia luminosa , in quella parte che vien interposta per linea retta fra l'occhio, e la candela, e se si mouerà alquanto à destra, & à sinistra , varie , e nuoue striscie luminose vi scorgerà secondo li varij , e diuersi angoli che si sormaranno della riflessione di quei lumi, benche la tauola sia arida, & asciutta : se poi lui vorrà dire che nella tauola, & altre cose simili vi è la densità sofficiente à tal'effetto , la quale in quei vapori fumidi non ci puol'essere, perche altrimente non potrebbero per la sua grauità ascendere, e sormontare sopra la Luna; si contiene bene in essi siccità, e rarità grande , quali impediscono le reflettioni, e refrattioni , e'l Guiducci istesso confessa li soddetti aliti , e vapori , esser molto tenui, e leggieri , io lo pregarò che si contenti di fissar taluolta lo sguardo in quelle picciole , e sottili nugolette illuminate dal Sole gia tramontato ; perche credo che affermarà d'hauer visto vn lume , e splendor tale cagionato da quella refrattione de'raggi solari quale nella Cometa non harà altrimente visto, e pur quelle nugolette sono di sostanza tenue, e leggiera ; ma che dico delle nugolette : non si scorge vn splendor notiabile nella boreale aurata , e pure quei vapori che quella formano sono talmente tenui, e leggieri che nel loro ascendere trapassano il cono dell'ombra terrestre. Il secondo argomento del Sarsi è di questo tenore: essendosi veduto nella Cometa cosi gran luce , e splendore, che superaua di gran lunga le Stelle della prima grandezza, e l'istessi pianeti, si douerà inferire che la materia di quella fosse molto più densa, & opaca : già che il traue visto nell'istesso tempo per la sua gran rarità era puù tosto albeggiante che splendente, e priuo di raggi, se dunque questo vapor fumido era cosi denso che fosse potente à riflettere , e riuerberare cosi gran lume , occupando di più gran spatio della region Celeste : come è possibile, che le Stelle, che trasfondeano i lor raggi per il mezzo del detto vapore non venissero à patire vn'insolita, e straordinaria refrattione , e che non apparissero maggiori, ò minori di prima, sendo manifesto che non solo le grandezze, ma anco le distanze delle Stelle si variano per l'interpositione de'somiglianti vapori: come c'insegna la sperienza , e vogliono Vitellione , & Alalseno nella lor'Ottiea; siche ò bisogna concludere che quei vapori erano talmente tenui , e rari che non potessero cagionare tal'effetto (qual però hauemo mostrato esser inhabile à generare la Cometa) ouero [ che hà più del verisimile ] che non ci fossero in modo alcuno . Questo argomento non è più efficace del primo , poiche può esser facilmente che quel vapor fosse talmente difforme, nella densità che in quelle parti nelle quali tramandauano le Stelle il lor splendore fosse per la rarità impotente a causar refrattione alcuna, potendosi dar per testimonio dell'istesso Sarsi corpi in parte perspicui, e diafani , & in parte opachi , li quali terminino parte della luce , & appariscano splendenti , e parte ne lascino à suo libito passare , e ne dà l'essempio delle nugole più rare dell'acqua, e del vetro, quali terminano il lume nella superficie, e l'istesso in altre parti lo trasfondono , & à simiglianza di quelle rare, e tenui nugolette fra le quali ben spesso si vedon risplendere le più minute stelle senza che queste patiscano alteratione alcuna di momento circa la refrattione . Anzi se nelle parti trasparenti della Cometa si cagionasse refrattione: molto maggiormente douerà ciò accadere nella mezza regione dell'aria quale giamai resta priua de' vapori , e fumi assai più grossi , e più densi della materia della Cometa ; onde con l'istessa ragione si potrebbe inferire che le stelle quasi mai apparissero nel luogo vero, e reale, nel quale son situate, ma diuerso mediante la refrattione che patiscono i lor raggi nella mezza region dell'aria. Il terzo argomento merita più tosto nome di facetia, e burla che d'argomento, come lui stesso accenna, nè hà occasione di marauigliarsi, che l'istesso vapore, ò materia della Cometa ascenda con moto retto, e poi ascenda lateralmente, e con moto transuersale , perche io ancora potrei marauigliarmi che i vapori, e fumi che giornalmente si vedono sormontar con moto retto nell'aria, arriuati ad vn certo termine si diffondano, e si dilatino per quella con mouersi lateralmente; nè starò ad auuertire il Sarsi che non facci dire al Guiducci quello che non solo non si legge ne'suoi scritti; ma nè meno se l'hà sognato, cioè che la materia della Cometa si moua a guisa delle macchie solari hauendo più tosto affermato, che se moto alcuno gli si può attribuire che'l moto retto , e perpendicolare alla Terra parte che più gli s'assesti Al 4. si risponde che se bene il moto apparente della Cometa non ha corrisposto al moto del Sole, come'l Sarsi dice, che suole auuenire ne'simulacri, e lumi apparenti, cioè alone, parelij, & iride: nondimeno non si deue però concludere, che la Cometa non sia simulacro, e cosa apparente prodotta da raggi solari hauendo più tosto il Guiducci assomigliata la Cometa laquella striscia luminosa che si scorge taluolta nel mare, laghi, & altre acque, mentre sono percosse da'raggi solari, & a quei raggi che suol diffondere il Sole fra le rotture delle nugole chiamate da Aristotile, e Filosofi verghe, quali due simulacri , & imagini si formano in maniera assai diuersa dall'lride , Alone, e Parelij, come à pieno si potrebbe mostrare mentre vi fusse chi volesse affermare il contrario. E con l'istessa risposta s'atterra il 5. argomento poiche generandosi diuersamente la Cometa dall'Alone, lride, e parelij: non occorre che cotanto si affatichi il Sarsi in prouare che quella douerebbe apparire di figura circolare come questi, etiam che la materia, e vapore fosse in alto disteso per grandissimo spatio, douendo più tosto apparire di figura longhetta a guisa delle verghe , e della striscia luminosa quali non di figura circolare, ma lunga' e distesa si scorgono: e'l Guiducci alla fac. 22. dice queste parole: tra questi simulacri apparenti non sò se ci sia cosa che puntualmente l'imiti , come quella proiettione de'raggi per le rotture delle nugole fra le quali, e le Comete potrei addurre molte conuenienze se'l tempo me'l permettesse ; posso ben'io dire che fra l'altre conuenienze, e simiglianze possono connumerarsi queste : cioè, che se quelle proiettioni de'raggi son di figura longa , e distesa, cosi anco ordinariamente, e per il più suol'esser la vera Cometa; se quelle nel principio son di figura alquanto più angusta, e poi si van dilatando cosi ancora la Cometa, sia pure, ò con la chioma, ò con la barba ò con la coda; se quelle appariscono molto luminose, e da questo si vibra un gran splendore: se quelle si scorgono in diuersissimi siti, questa anca in varij, e diuersi siti ci si mostra: se quelli son difformi, & anco in qualche parte trasparenti conforme alla difformità , e dispositione delle nugole, cosi la Cometa rispetto alla disformità de vapori difforme, e trasparente tal'ora si mostra & altre molte somiglianze si potrebbero addurre, quali per non esser prolisso le taccio: non hauendo dunque, come ho detto di sopra, affermato il Guiducci che la Cometa sia generata, e formata nell'istessa maniera nella quale si formano l'lride, corona, e simili : non si può dalle sue parole inferire che la Cometa debba essere , ò di figura circolare, ò segmento di cerchio; anzi hauendo egli detto. che se apparenza, ò imagine alcuna à quella s'assomiglia , che si puol dire che siano la striscia luminosa del mare , e le proiettioni de'raggi per le rotture delle nugole : più tosto si viene dalle sue parole à dedurre, che la Cometa debba apparire di figura lunga , distesa, à simiglianza di quelle. Quanto al sesto argomento deue saper il Sarsi che quando dice il Guiducci li simulacri apparenti, & imagini referiti alla sfera stellata non ammettere paralasse maggiore del Sole, ò della Luna, dalle quali si generano: parla dell'alone primieramente , e poi dell'lride , e parelij come assai ben dimostra, e fà toccar con mani: nè giamai dal Sarsi si prouarà il contrario, poiche mentre le soddette refrattioni, reflessioni, & imagini, non si manifestano se non sotto vn determinato angolo , oltra il quale niente si vede illuminato, e scorgendo gl'occhi de' riguardanti solo quella parte che a loro s'aspetta, ne segue che alla mutatione di luogho di quelli l'apparenze anco si mutino, e loro parallasse sia totalmente nulla, e nella fac. 23. dopò hauer detto che de'simulacri da lui nominati in alcuni la parallasse sia nulla , & in altri operi molto diuersamente da quello, che sa ne gli oggetti reali: Soggiunge per far che la Cometa apparisca à tutti senza parallasse basta che in alto sia diffuso il vapore, ò la materia atta a riflettere il lume del Sole per spatij vguali , & anche minori de'luoghi doue la Cometa si vede , e poi conclude . Io non dirò resolutamente che la Cometa si faccia in tal modo &c. dal che si raccoglie non hauer altrimente affermato il Guiducci nè tenuta quella propositione, sopra la quale fonda l'argomento il Sarsi, cioè che tutti li simulacri, & imagini apparenti prodotte dal Sole patiscano l'istessa parallasse che patisce il Sole , e per consequenza non occorre che lui apporti più osseruationi, e dimostrationi Ticoniche. Al settimo fondato sopra l'esperienza che adduce della mutatione, & instabilità de' simili imagini , & apparenze quali facilmente si mutano presto si estinguono , hora s'accendono, hora s'impallidiscono , hora riflettono maggior lume , e splendore, cose che nell'aspetto, e moto regolare, e costante della Cometa non si scorge; si risponde che l'instabilità difformità , e mutatione , e moto della materia ò vapore cometico han pur cagionato anco nella Cometa varietà d'apparenze , & aspetti mentre tal'hora di figura lunga, e distesa tal'ora obliqua , e curua, e tal'hora grande, tal'hora piccola, hora di moto veloce, hora più tardo, e rimesso quando più, quando meno splendida , quando più accesa, e quando più pallida prima più vicina dal Sole , poi più lontana, e finalmente auuicinatasi verso Settentrione, doue prima n'era lontana , & altre mutationi che per breuità si tacciono. Ne l'hauer antichissimi, & ottimi Filosofi, e de' moderni li dottissimi, & eruditissimi affermato che la Cometa non ha somiglianza alcuna con li soddetti simulacri, & apparenze, viene ad atterrare l'opinione del Guiducci, benche vnica , e nuoua; poiche anco fra tutti li Filosofi, & Astrologi, tanto antichi, quanto moderni, non vi è stato alcuno ch'habbia detto le Selle erranti superare il numero di sette , ma il Galileo solo ; tuttauolta l'affertione di questo hà superato , e conuinto tutti l'altri Filosofi , & Astrologi: hauendo co'l senso scoperto quattro altre stelle erranti , quali però fanno la lor conuersione intorno a Gioue: e l'istesso potrei dire de suoi nuoui scoprimenti di Saturno , di Venere, e della Luna, delle macchie del Sole , & innumerabili stelle fisse . Nella seconda questione và esaminando il Sarsi l'opinione che lui addossa al Guiducci circa il moto della Cometa retto, e perpendicolare alla terra diuidendola in cinque argomenti. Nel primo confuta la soddetta opinione con dire, che mouendosi la Cometa , ò materia d'essa con moto retto, e perpendicolare alla Terra non harebbe fatro il suo corso verso Settentrione, poiche quello moto viene a destruggere, e far cessar l'altro, e se pure se fusse mossa verso Settentrione solo apparentemente bisogna confessare che cotal moto habbi dipendenza da qualch'altro corpo, ouero [ come accenna il Guiducci ] il moto che si douerebbe aggiungere alla Cometa sarebbe solo cagione dell'apparente deuiatione d'essa. A questo si risponde, che dall'istessa Cometa , ò per dire meglio dal vapore, e materia della Cometa puol deriuare l'vn'e l'altro moto , senz'aggiungerui motore esterno non essendo tanto fra di loro repugnanti che non possano esser compatibili , potiamo dunque imaginarci per comprendere la conuenienza di quei due moti fra di loro , che quel vapore , ò altra materia che sia cagione della Cometa , si mouesse non solo con moto retto , e perpendicolare alla Terra , ma anco con moto laterale, e transuersale , e come si vede manifestamente ne'vapori e fumi, & esalationi che dalla Terra s'inalzano per l'aria ; qual non solo ascendono con moto retto , ma anco laterale, e transuersale : diffondendosi per li ampi spatij di quelle regioni, anzi il moto proprio, e connaturale di tali materie non puol'esser se non tale: mentre che dilatandosi nel lor moto, e rare facendosi non ponno se non in qualche parte mantenersi perpendicolari alla Terra ; cioè a quella parte della superficie d'essa, dalla quale si vanno eleuando come più a basso meglio si vedrà; come dunque porrà il moto settentrionale della Cometa destruggere, & annichilare il moto retto; mentre fra di loro è propria, e peculiare conuenienza , e simpatia , nè'l mouersi più verso Settentrione, che vers'altra parte vien ad portar merauiglia; perche può esser facilmente che per qualch'impedimento , ò per la difformità del mezzo, ò da motore estrinseco agitata quella materia si andasse tuttauia auanzando verso Settentrione , e cosi si può saluare quel moto senza entrare in altro. Nè il Secondo argomento è di maggior va lore del primo, e se pur hà qualch'efficacia ( in apparenza però ) procede dall'lpotesi formata dal Sarsi a suo capriccio , e non secondo i termini del Guiducci . E l'argomento all'hora concluderebbe quando che la materia della Cometa si eleuasse a perpendicolo da vn sol luogo della superficie Terrestre lontana assai dall'occhio de' riguardanti; perche all'hora si potrebbe dire che'l moto apparente della Cometa non giungeria non solo al nostro vertice, ma nè meno al termine della linea a r . per esser la linea di quel moto a questa paralella ; ma se staremo ne'termini del Guiducci, e nell'lpotesi da lui formata alla facc. 23. cioè che'l vapore , e materia della Cometa qual si sia atta a reflettere il lume del Sole sia diffuso per regioni , e spatij vguali , & anche alquanto minori delle Prouincie dalle quali la Cometa si scorge; all'hora vedremo che non harà luogo la dimostratione che apporta il Sarsi : mentre che eleuandosi la materia della Cometa, non in vna piccola, e minima parte della superficie terrestre, e lontana dall'occhio come lui suppone : ma per spatij eguali a luoghi di doue si scorge la Cometa, e non solo vicini al nostro Zenit, ma anco per la linea di quello ; e forza che essa con il suo moto benche retto , e perpendicolare alla Terra peruenga non solo fino alla linea a r, ma anco sino al nostro Zenit, mentre però non venga, come si è accennato di sopra, da qualche accidente, e motore estrinseco verso Settentrione, ò altra parte trasportata. Il voler poi esaminare il moto apparente della Cometa , e la proportione di quello come fa il Sarsi nel Terzo argomento per impugnare le ragioni del Guiducci è vanità : non potendosi trouar regola nè norma conforme alla quale si possa descriuere l'irregolarità di quello , mercè della difformità del mezzo de'motori esterni , di nuoui accidenti, & incostanza , e mutationi di simil materie ; per il che , non è tenuto il Guiducci cosi alla sottile defendere la proportione della velocità, e tardità del moto d'esse; & è proprio vn consumar il tempo in darno nel tentar che fa il Sarsi di prouar che il moto apparente della Cometa non solo non arriuarebbe al nostro Zenit, ma nè meno trapassarebbe gradi 1. 31. del concauo lunare; poiche ciò all'ora harebbe sossistenza, quando la materia come si è detto si eleuasse secondo la sua Ipotesi lontano dall'occhio nostro per spatio di 60. gradi, e già lui sà che a 60. gradi, nella superficie terrestre corrispondono 3750 miglia communi in circa Distanza , che trapassa di gran lunga non solo quella di Parma, di Colonia , e d'Anuersa , ma anco gli vltimi confini della Spagna, Francia, Alemagna, Grecia, e buona parte dell'Africa, come è noto ad ogni mediocre Geografo. Veda dunque il Sarsi che differenza è a supporre l'eleuatione della materia Cometica lontana dall'occhio nostro per 3750 miglia , e dire che quella si faccia nell'istesso luogo nel quale si scorge la Cometa: che poi s'auuederà, che se nella prima lpotesi potrebbe hauer luogo la demostratione sua , nella seconda, non solo sarà vana, e fallace; ma si verrà a saluare la varietà del moto della Cometa: con dire che essendosi inalzata la materia d'essa per lo spatio delle Prouincie, e luoghi ne'quali è stata vista potea il suo moto apparente esser indrizzato non solamente verso il nostro Zenit , ma anco verso Settentrione mentre essendo occupata l'aria da quel vapore , tanto verso di quello, quanto di questo, secondo la dispositione d'esso potea formarsi la Cometa. Del Settimo argomento non ocorre parlarne non hauendo mai il Guiducci fatta mentione alcuna nel suo Discorso per saluar l'apparenze della Cometa del moto della Terra. Al Ottauo si dice che sendo irregolarissimo iI moto de simili vapori, e fumosità che si vanno solleuando, e vagando per l'immensi campi, e regioni superiori alla seconda regione dell'Aria; bisogna necessariamente concludere che irregolarissimo sia anco il moto delle Comete da quelle formate; che poi il moto naturale di queste materie debba esser più veloce nel principio, più tardo , e rimesso nel mezzo , e tardissimo nel fine all'ora è vero quando da motore estrinseco non vengono agitate , & impedite , ma quando fosse il moto loro violentato da causa esterna non haurebbe luogo altrimente la soddetta ragione , poiche non si potrebbe più chiamare quel moto naturale, ma violento almeno in parte. Nella terza questione impugna il Sarsi l'opinione del Guiducci circa la curuità della coda della Cometa fondata sopra la refrattione con due argomenti : con il primo dopò hauer negato, che la Cometa all'hora solamente inarcata si mostrasse quando si abbassaua verso l'Orizonte , & all'istesso era quasi paralella, e tagliaua più cerchi verticali , e che all'ora retta apparisse quando al nostro Zenit s'indrizzaua ; dice che se fusse come afferma il Guiducci , sarebbe apparsa la Cometa di figura assai più retta, e distesa nel suo spuntare dall'Orizonte , che quando era più da quello eleuata, essendosi molte volte talmente da quello inalzata che quasi tutta si ritrouaua distesa per vn verticale : nell'ascendere poi che ella faceua s'inchinaua più verso l'Orizonte , e tagliaua più verticali , & veniua ad esser quasi paralella all'istesso Orizonte; e pur nè meno in questa positura mostrò obliquità, ò curuità alcuna. A questo si risponde che dato, e non concesso, che la Cometa sia comparsa in quella maniera che lui dice: nondimeno è vero che all'occhio situato fuori del centro dell'Orbe vaporoso la Cometa, ch'in se stessa è realmente dritta tale non apparirà ella giamai, se non quando sarà distesa in vn piano che passi per l'occhio nostro , e per lo centro de'vapori , ouero quando sarà in alcuno de'nostri cerchi verticali come afferma, e proua il Guiducci nella fac. 49 per vigor della suppositione da lui fatta nella. fac. 48. e per prouare sofficientemente che la Cometa douea apparire più retta nel suo nascimento che nella sua maggior'eleuatione, non basta al Sarsi di dire, che quella nel suo spuntare fusse quasi nell'istesso verticale , ma che assolutamente , e semplicemente iui si ritrouasse secondo che dice il Guiducci: e la ragione che si può addurre è questa , perche ritrouandosi la Cometa vicino all'Orizonte per ogni picciol segamento , che ella faccia ne'verticali , è bastante a rappresentarcela inarcata , ritrouandosi in quel sito più lontano che in qualsiuoglia altro dalla comun settione di quello , ouero dal nostro Zenit; doue che all'incontro e sendo l'istessa nella sua maggiore eleuatione per apparire sensibilmente inarcata , non basta che tagli più verticali, ò che sia quali paralella all'Orizonte : poi che non allontanandosi ella molto dal Zenit , ben che tagliasse alcuni verticali viene ad incuruarsi insesibilmente il che procede dal restar ella d'alcun altro verticale paralella come dice il Guiducci alla facc. 50. Sento replicare il Sarsi con dire, che l'istesso Guiducci nell'istesso luogo confessa che la Cometa essendo quasi paralella all'Orizonte sempre apparirà incuruata . A questo si risponde che'l Guiducci oltre l'esser paralella all'Orizonte vuole anco che verso di quello si vada abbassando per apparire tuttauia più incuruata. Ma non voglio mancare in questo luogo d'auuerrire il Sarsi , e di protestarmi con lui , che dato etiam, che la detta demostratione apportata dal Guiducci , patesse le difficultà da lui allegate; non ne deue perciò prendere merauiglia : mentre che all'hora riuscirebbe a capello tutto ciò che dimostra il Guiducci, mentre che la superficie concessa de'vapori fosse onninamente , e perfettamente concessa ; ilche essendo impossibile per l'instabilità, Flussilità , e mutationi di simil materia , se la Cometa non apparisce puntualmente come lui afferma non viene però a patir eccettione la sua demostratione la quale si deue intendere proportionatamente, & in quel modo che si può alla materia applicare, & adattare. Se ne passa co'l Secondo argomento il Sarsi ad inculcar la soddetta dimostratione , dicendo de merauigliarsi che'l Guiducci cosi animosamente asserisca la region vaporosa circondar la Terra con figura sferica : hauendo altroue detto che quei vapori si vanno inalzando più in vna parte che in vn'altra , e che l'istessa Cometa non si forma d'altro che de'vapori sormontati sopra il cono tenebroso del globo terrestre . Ma che accade che'l Sarsi si merauigli , e stupisca, hò ben'io occasione de merauigliarmi di lui , mentre con nuoua, e strana opinione viene a rimouere indirettamente la rotondità dalla superficie dell' Elemento dell'Acqua , perche alterando come lui dice, i vapori attenuati nel sublimarsi che fanno da gli altri vapori più solidi, e corpulenti , la figura sferica della regione vaporosa, con l'istessa ragione verranno i vapori attratti dal calor del Sole, dall'acqua del mare ad alterare affatto, la rotondità ò per dire meglio sfericità di quell'Elemento. Nè sia chi dica esser diuersa propositione tra la region vaporosa , e la superficie del mare in comparatione de' vapori che da quelli si vanno eleuando: perche se ben l'acqua del mare è molto più densa della sfera vaporosa , nondimeno è anco vero che li vapori solleuati da quella son di gran lunga pià densi, e corpuleuti de'vapori che vanno inalzandosi da questa. Quanto poi al prouar la figura ouale , ò sferidiale nella regione vaporosa si richiedono altre ragioni, & argomenti più efficaci, & autorità più sode, e più franche di quelle che il Sarsi adduce: sapea benissimo il Guiducci che ne'primi principij della sfera gli Astrologi pongono cotal figura in quella regione, ma perche scorgea questa opinione esser fondata sopra deboli, e friuole ragioni però giudicaua non douersene tener conto. La ragione de gl'Autori della sfera registrata dal Sarsi nel detto luogo è questa: perche nelle parti soggette à Poli non conuengono a risoluersi li vapori per il poco calore de'raggi solari mercè dell'obliquità d' essi si vanno eleuando a maggior altezza ; la doue nella Zona torrida, & in particolare setto l'Equinottiale hauendo senza comparatione maggior vigore il calor del Sole, il quale ferisce con i suoi raggi perpendicolarmente quei paesi , si vanno i vapori attenuando, e risoluendo talmente che non ponno peruenire all'altezza de'vapori soddetti. Che poi questa ragione sia debole, e di niun momento si proua dal potersi dedurre il contrario di quel che loro inferiscono : cioè, che i vapori peruengano a maggior altezza nella Zona torrida, e specialmente sotto l equinottiale, che sotto i Poli doue hauendo i raggi solari poca forza, & attiuità per l'obliquità di essi non possono i vapori esser da quelli inalzati, & attratti per grand'istanza, & altezza ; come per il contrario ne'luoghi compresi nella Zona torrida, & in particolare sotto l'Equiuottiale quali vengono perpendicolarmente, ò con pochissima obliquità percossi dal Sole doueriano li vapori da quell'eccessiuo calore per grandissima altezza esser solleuati: tanto più se i vapori fossero in gran copia, talmente che non potessero cosi facilmente esser attenuati , e resoluti, ouero che assottigliandosi richiedessero grandissimo spatio, quale non ponno conseguire se non con maggiormente inalzarsi, & occupare sfera capace di essi, e ciò non può succedere se non con ascendere tuttauia da minor circonferenza a maggiore. Dunque sendo che nella Zona torrida, e sotto l'equinottiale sia tirata dal Sole maggior quantità de'vapori , che in altra parte della superficie terrestre come si deduce dall'esser quei luoghi occupati, & ingombrati in gran parte dall'acqua , dalla quale più facilmente vengono attratti li vapori , & in maggior abondanza che dall'istessa acqua mescolata con la Terra : Della semplice Terra non ne parlo non si ritrouando in alcuna parte Terra senza participation d'acqua, come potrei con ragioni efficacissime, & irrefragabili dimostrare, se non stimassi esser hora superfluo: sendo materia assai lontana da quella di che al presente si tratta. Et ad ogni Geografo è manifesto che sotto la Zona torrida vien compreso quell'immenso pelago, e vasto occano distinto in più parti , e con diuersi nomi chiamato, cioè l'ampi mari del Zur, del Hort, il mar d'lndia, gli Oceani Orientale , & Etiopico , facilmente si può comprendere la quantità , e copia de'vapori , che da quei vigorosi raggi del Sole vengono solleuati . E se vi fusse alcuno che ancora hauesse ardire d'affermare, che mediante l'eccessiuo calore del Sole quei vapori si vadano risoluendo, le dirò solo che vadi a leggere i Libri de'Geografi , quali descriuono l'lsola Somatra chiamata da gli Antichi Taprobana , situata sotto la Zona torrida , e sotto l'Equinottiale, e trouarà che dicono iui la copia dell'acqua caogiunte con il calor del Sole create vapori tanto grossi , che non si consumano mai; e quando parlano dell'Isola di S. Tomaso collocata precisamente sotto l'Equinottiale dicono , benche iui l'aria sia assai calda ne'mesi di Marzo, e di Settembre piouerci grandemente , e che ne gli altri mesi ci cade vna ruggiada grossa , e nel mezzo di essa vi è vn monte altissimo coperto continuamente d'vna nebbia, la quale humetta talmente i boschi de'quali esso monte è pieno, che ne distilla tant'acqua che quelli habitanti n'adacquano i campi de' Zucchari, e di più che quanto il Sole è più perpendicolare all'Isola , tanto l'aria è più nebbiosa , e fosca : segno euidente che per l'abbondanza de'humori, e vapori il Sole co'l più intenso calore de'suoi raggi non li può in modo alcuno risoluere . Ma parmi hora di sentir vno , che dice ch'io mi diffondo troppo , anzi consumo il tempo in vano mentre procuro d'impugnare la commune opinione de gli Scrittori della sfera , e per non dire de'Filososi , ò per dir meglio d'atterrare vn principio, ò più tosto suppositione di quelli fondata sopra la ragione registrata dal Sarsi. Ha ragione concorrerò io dunque per non parer di far il bell' humore, con la lor opinione , cioè che la mezza region dell'aria sia di figura ovale, ò sferiodale per rispetto de' vapori , quali ascendono à maggior altezza sotto li Poli che sotto la Terra torrida ; ma con protesta , che mentre loro non s'obligano a ritenere , & arrestare i vapori, che per la detta regione sono da'venti, quali ben spesso soffiano dalle parti soggette à Poli trasportati, e spinti verso la Zona torrida : voglio che eglino sian tenuti ad ogni danno , & interesse , a che potesse quella region patire nell'alterarsi, e cambiarsi di figura: mentre che venendo quei vapori da'venti circolarmente mossi, e cacciati da luoghi più sublimi , & eminenti , dico dalle parti polari verso la Zona torrida più bassa , e depressa di quelle mutassero la figura ouale , e sferoidale in rotonda , e sferica; ilche facilmente può succedere , & il pericolo è imminente, mercè che cotai venti si fanno di quando in quando all'improuiso sentire. Sbrigatosi il Sarsi dal Secondo Esame teneua al Terzo ne! quale và con la sua bilancia ponderando alcune propositioni del Guiducci : vna delle quali à questa ; cioè che l'aria , & esalatione calda , e secca non li possano mouere al moto del Cielo , e del coucauo lunare, come loi sofficientemente proua mentre dice ; e di più essendo l'esalatione di sostanza tenue , e leggiera , non inclinata per sua natura ad altro moto che al retto , ella sicuramente non sarà rapita dal semplice toccamento della tersa, e liscia superficie del suo continente; ilche proua con la sperienza del vaso concauo rotondo mosso intorno al suo centro. Vien impugnata, e ributtata questa propositione dal Sarsi con quattro argomenti, e con alcune esperienze : contra quali mi sforzarò di sostener', e defendere l'opinione del Guiducci . Ma prima ch'io m'accinga all'impresa , mi pare espediente di far auuertito il Sarsi , che mentre egli nel principio del soddetto esame si protesta di non voler defendere, e mantener l'opinioni d'Aristotile , nè disputare a fauor di quello; ma solo dimostrar la falsità delle propositioni del Guiducci : pretendo anch'io, e con più ragione dichiararmi a nome di questo, che mentre lui non si vuole obligare a difendere Aristotile , la cui protettione fa di mestiere che ci prenda mentre procura d'atterrar le ragioni del Guiducci, che contro di quello tendono; nè tampoco è douere , che lo defenda il Guiducci suo auuersario come pretende il Sarsi , il quale negando nel primo argomento che al concauo lunare si conuenga vna figura tersa , e polita , ne stà attendendo da quello la prova , e non s'auuede che'l Guiducci non propone cotal propositione per sua , ma la caua da Aristotile con le cui proprie armi cerca di ferirlo , e và argumenutando ( come si dice fra Filosofi) Adhominem , come ben spesso suol fare lo stesso Aristotile ; mentre con gli argomenti de Filosofi antichi và impugnando i detti loro. Che poi quella propositione sia di detto Filosofo si raccoglie dal secondo libro de Cœlo, doue per molti testi và prouando la sfericità , nobiltà , & esquisitezza de'corpi Celesti, & in particolare nel testo terzo dopò hauer detto esser'ingenerabili , & incorrottibili , aggiunge queste precise parole : Amplius impassibile omnis mortalis difficultatis est, dalle quali parole si diduce che in cosi nobil corpo, come è quello del Cielo non vi sia asprezza, nè scabrosità, alle quali passioni sono soggetti i corpi mortali , e potendosi quelle chiamare difficoltà dalle quali essi corpi vengono a riceuere impedimento, ò nel moto, ò in altro : e tutto ciò viene a confermare nel testo 17. oue afferma il Cielo esser Corpo Diuino . Ma che accade che io stia a perdere il tempo in trouare in ciò il senso d'Aristotile, se nel testo 32. apertamente, & espressamente l'afferma in quelle parole . Quod igitur sphæricus sit mundus palam est ex his & quod cum diligentia adeo rectè ornatus sit vt nibil aut manufactum se habeat similiter aut aliud quippiam eorum quæ apud nos in oculis existunt &c. e se replica il Sarsi con dire che se pure a celesti sfere si conuiene la figura rotonda, tersa, e polita , per questo effetto li si deue acciò il moto di essi non venga impedito dalla scabrosità delle superficie, con le quali scambieuolmente si toccano. E che secondo la mente d'Aristotile perciò la superficie esterna dell"vltimo Cielo deue esser di figura rotona, e non di parti prominenti , & angolari : perche se costasse di simili parti si darebbe il vacuo inconueniente, che non può accadere nel concauo lunare. Rispondo esser tanto lontano dal vero che la rotondità, & esquisitezza della superficie de gli Orbi. Celesti facilitino il moto d'essi , e che la ruuidezza , e scabrosi à le rechino impedimento che più tosto dourebbe succedere il contrario. cioè che queste aiutassero il moto, e quelle non solo l'impedissero , e ritardassero; ma (quel che a molti par paradoso ) affatto l'arrestassero , & immobili le rendessero , come facilmente con le ragioni dell'istesso Aristotile potrei prouare : ma non sono io tenuto à difenderlo come hò detto di sopra mentre a fauor del Guiducci con lui disputa ; poiche confesso ingenuamente non esser coli prode , e valoroso che mi dia l'animo di defendere nel medemo istante l'inimico con l'istesse armi con le quali tento d'inuestirlo, & atterrarlo : oltre che si richiederebbe vn discorso separato, e più diffuso di quel che la presente materia comporta : & in esso potrei anco mostrare al Sarsi, che quel timore cosi grande , che Aristotile mostra d'hauer del vacuo capitalissimo nemico della natura ( mentre si desse parte prominente, ò angolare fuori della superficie conuersa dell'vltimo Cielo ) è vano , & affatto ridicolo. La cagione per la quale la natura contrasse cosi fiera hostilità , e nemistà co'l vacuo, & il perpetuo efiglio, che a quello diede , non è altra, che'l disordine , e confusione, che portia quello cagionare nel disunire slegare, e discontinuare le parti di questo mondo: per la quale separatione si renderebbono affatto incapai di riceuere gl'influssi Celesti, se questo non è mio capriccio, ma si bene d'Aristotile in diuersi luoghi , & espressamente lo dice nelle meteore al cap. 2. in quelle parole : Est autem ex necessitate contiuus quodammodo iste mundus supernis lationibus, vt omnis ipsius uirtus inde gubernetur. si come anco si verrebbe ad impedire la vicendeuole, e reciproca attione de gl'Elementi, e corpi naturali fra di loro , quali disordini non succederebbono nè potrebbero in alcuna guisa succedere se si desse il vacuo fuori dell'estrema superficie del Cielo : se poi al testo 32. d'Aristotile rispondesse il Sarsi quello douersi intendere della detta superficie sola , e non del concauo lunare mentre dice, quod sphæricus sit mundus, e non dice Cælum: replico che Aristotile dal testo 22. sino al 32. non parla se non del Cielo, e della figura che si deue al Cielo , e non nomina superficie concaua , nè conuessa ; anzi nel principno del testo 12. dice queste precise parole. Figuram autem sphæricam necesse est habere Cælum. Nè paia al Sarsi cosa nuoua in Aristotile il chiamar'il Cielo con questo nome di Mondo : poiche anco nel sopracitato luogo del primo delle Meteore chiama tutto'l contenuto , e racchiuso entro il coneauo Lunare mondo inferiore in quelle parole necesse est quod iste mundus &c. a differenza del mondo saperiore, cioè del Cielo; le parole poi con le quali si burla il Sarsi ( dicendo , che se à corpi nobilissimi si conuiene vna figura rotonda; dunque gli huomini tanto più nobili del Cielo douerebbono esser di figura rotonda , e fatti al torno) vanno a ferire Aristotile il quale ha consumato tanto tempo, e faticato tanto ne'libri de Cælo per prouar , che quella figura , come la più nobile che possa essere in vn corpo inanimato, meritamente si debba al Cielo corpo fra quelli nobilissimo . Ma auuerta bene Sarsi che mentre egli si vuole burlar d'altri, non habbino gl'altri occasione di burlarsi di lui , e con più ragione; quando forma questo argomento . Al Cielo si conviene quella figura , la qual'è più atta, e disposta a conseguire il fine di quello : ma il fine del concauo Lunare è, a di congiungere , vnire, e ligare in vn certo modo queste cose inferiori con le superiori . Dunque se si deue vna figura con la quale possa effettuar cotal ligamento; & vnione come è la figura aspra , e scabrosa , e tenace , Io quest'argomento chi negasse la minore non farebbe errore alcuno , anzi si confirmarebbe con Aristotile , e con la commune opinione de'Peripatetici quali di comun consenso determinano il sine de'corpi Celesti essere l'influire con il moto , e lume in questo mondo inferiore e non il ligarlo, e congiungerlo , se però il Sarsi nella minore del suo argomento non prende quell'vnire, e ligare più tosto per conditione . Sin quà, non come più fondatamente potea prendere: nell'istessa maniera, che nel vedere si ricerca il mezzo illuminato , e nello scaldar del fuoco l'auuieinamento , il che non concedo già , nè posso persuadermi a crederlo ; poiche se cosi fosse l'argomento del Sarsi peccarebbe in forma nell'istessa maniera, che difettarebbe tal'argomento : All'occhio si deue vna dispositione , e qualità attissima , e propertionatissima per conseguire il suo fine; ma l'occhio ricerca, che'l mezzo fraposto tra se, e l'oggetto sia illuminato : adunque deue esser di tal dispositione, c'habbia auanti di se il mezzo quanto si richiede illuminato, qual modo d'argomentare non sarà d'alcuna delle tre figure Sillogistiche d'Aristotile , nè della quarta di Galeno se pure questa è differente da quelle : ma si chiamarà la quinta figura inuentata dal Sarsi . Ma dato anco , che il fine del concauo lunare fosse di vnire, e connettere con se stesso questo Mondo inferiore: tuttauolta io dico a fauor d'Aristotile [ già che mi è venuto capriccio di defenderlo, benche sopra mi protestai di non ne voler sentir niente) che per effettuare cotal'vnione, e ligamento la figura tersa , liscia e polita , è proportionatissima, poiche trattandosi dell'vnione di corpo tenue , e flussibile come è l'aria, ò per dir meglio l'esalatione con vn corpo solido come è il concauo lunare secondo l'opinione d'Aristotele, il semplice contatto è sofficiente ; tanto più; che l'aria , ò più tosto l'esalatione prende la cura, & il pensiero sopra di se di toccare, & accostari al concauo lunare, ricordandosi della pena capitale nella quale potrebbe altrimente incorrere se desse ricetto a quel bandito , anzi mortal nemico della natura chiamato vacuo: Se poi il Sarsi dessidera la scabrosità , e ruuidezza nel Cielo , acciò questo più facilmente possa mouere , e tirar seco al suo moto gli elementi superiori il cui moto è cagione di molte generationi, e corruttioni : Saria meglio a mio giuditio, che le parti prominenti di quelio arriuassero sino al centro della Terra, e quiui s'vnisero, e si facessero ne'punti dell'vnione vn continuo , perche cosi non solo dal moto del Cielo verrebbono mossi gl'elementi superiori , ma anco sarebbono portati da quello con l'istessa velocità da Leuante à Ponente, e la flussibilità, e tenuità di essi non potrebbero recare impedimento, ò sensibil ritardamento nel moto. Al Secondo Argomento del Sarsi dico ch'hà egli il torto a gloriarsi dicendo di valersi dell'autorità del Sig. Galileo per atterrare , e conuincere l'opinione del Guiducci , il quale non solo non hà mai attribuito come più volte di sopra hò detto la superficie liscia , e polita al concauo Lunare , ma non gli è mai caduto in pensiero quella distintione tra gli Elementi, e'l Cielo come lui afferma alla facc. 39. del suo discorso sendosi in ciò conformato con l'opinione del Sig Galileo. Quanto poi à luoghi del Signor Galileo nelle sue litttre al Signor Valsero allegati dal Sarsi , se pur quello è'l vero senso di quelle parole, che non voglio , nè mi curo per adesso discorrerne . Risponderà il Guiducci , e dirà [per seguitare l'opinione del Signor Galileo, secondo la quale, la Luna, e le Stelle costano di simil superficie] che'l Globo Solare è di superficie aspra, e scabrosa, benche corpo nobilissimo fra'corpi celesti. Il Terzo Argomento del Sarsi non conclude contro'l Guiducci perche , se l'aria aderisce alla lamina ciò fà per non ammettere il vacuo, e questo succede nel moto retto, del quale non si parla in questo luogo; ma acciò l'argomento concludesse douea , prouare che in corpo di vetro di figura sferica nel moto suo circolare, e concentrico l'aria aderisce cosi tenacemente , & inseparabilmente , che al moto di quello lei ancora si mouesse : se bene potea sar di meno il Sarsi d'impugnare quello che al Guiducci nè meno venne in fantasia d'affermare: poi che cerchi pure quant'ei vuole in quel Discorso che mai ritrouarà ch'il Guiducci habbia detto che l'aria non aderisca a' corpi di superficie tersa, e polita ; trouarà bene che l'aria racchiusa dentro vn corpo di figura sferica , & esquisitamente concentrico non si moua al moto di quello. La Seconda esperienza che adduce il Sarsi nel suddetto luogo non ha che fare nel presente caso , e nel nostro proposito; poiche mi pare assai differente la comparatione della compressione che fà vn corpo solido sopra vn'altro corpo solido dalla compressione d'vn corpo fluido , e cedente sopra d'vn corpo solido, e tenace ; e per consequenza non si può da quella dedurre l'istesso effetto: e la ragione è questa , se si pone vn corpo solido , e graue di superficie tersa , e polita sopra d'vna tauola di pietra di simil superficie, è vero che mouendosi la tauola sottoposta , si mouerà anco al moto d'essa il corpo solido premente tanto più , quanto il solido sarà più graue , e pesante: ma la cagione immediata, e prossima di ciò non è il premere, e calcare del solido, ma sì bene il contatto che mediante tal compressione viene a cagionarsi fra li due corpi quale tuttauia si fa più esquisitamente mentre cresce nel corpo premente la gravità la quale è cagione che l'aria interposta fra quei corpi sia discacciata , e dissipata ; e però se venisse il caso che l'aria fusse affatto discacciata ne rimarrebbe vn contatto cosi esquisito che più tosto vnione, che semplice contatto si potrebbe chiamare ; ma la compressione , e calcamento che fa vn corpo flussibile , e tenue come l'aria , & esalatione in vn corpo solido non puole partorire , ò per dire meglio aggiungere esquisitezza, ò perfettione alcuna al contatto d'essi per non esscrui fraposta fra di loro aria, ò altro corpo fluido quale impedisca il vicendeuole , & esquisito toccamento; e cosi tanto aderiranno li soddetti corpi al concauo lunare con l'ordinario , e semplice loro contatto ( merce dell'odio che porta la Natura al Vacuo ) quanto se con estrema forza, e violenza quello calcassero, e premessero. Anzi dirò vna cosa che sarà riputata strana , e paradossica , cioè che'l semplice , e natural contatto di quei corpi , è di gran lunga più atto a cagionar cotal'adesione , e ligamento che qualsiuoglia vehemente , e violenta compressione , quanto è maggiore senza difficoltà la forza, e vehemenza delle quali si vale la natura per fuggire il Vacuo di qualsiuoglia Virtù compulsiua, e compressiua , come da molte sperienze si raccoglie , scorgendosi in esse effetti merauigliosi , anzi prodigiosi della natura mentre non vuol dare ricetto al suo nimico . Concludo dunque , che la grauità, e compressione del corpo collocato sopra la tauola di pietra non solo non è causa totale come dice il Sarsi del moto di quello al moto di questa , ma più tosto causa remota , e partiale : anzi potrei dire, e crederei di dire il vero, esser più efficace a produrre vn tale effetto la qualità delle superficie , che la grauità, e calcamento de'soddetti corpi : e mi dà ben l'animo di trouare vn corpo solido di gratuità insensibile che situato sopra la tauola di pietra si moua ad ogni velocissimo, & impetuosissimo moto d'essa, purche sia di superficie proportionata al contatto, & vnione , cioè di superficie tersa, e polita, come sarebbe Verbigratia vna foglia d'oro battuto, ò d'altro metallo, ouero come quelle foglie che si mettouo dietro li specchi , & altre cose simili, ma non ardirei già di trouare corpo priuo della soddetta superficie , benche sia di qualsiuoglia peso , e grauità, che con l'istesso contatto delle semplici superficie si mouesse a capello al moto della soggetta tauola. Nel Quarto argomento procura ( se bene in vano ) il Sarsi di conuincere di falsità l'esperienza addotta dal Guiducci alla facc. 10. del. vaso concauo rotondo, e poi pensa d'atterrare l'opinione del Signor Galileo circa al moto dell'acqua rinchiusa entro il detto vaso dicendo , che se pur è vero che l'acqua contenuta dentro il detto vaso mosso intorno al suo centro resti immobile, ciò procede dall'esser quello mosso solo vna volta, ò due: doue che se il moro si continuarà , all'ora si scorgerà , che le pagliuzze collocate nell'acqua presso la superficie del vaso si moueranno con moto velocissimo , e per consequenza anco l'acqua che le contiene verrà a mouersi con grandissima velocità; Ma io non posso indurmi a credere che'l Signor Galileo (mentre cotal' esperienza sia stata da lui osseruata come si deue credere ) non habbia affermato l'istesso di quaisiuoglia moto del vaso , benche velocissimo , come credo , che sia volentieri per fare mentre ne venisse richiesto : come anco il Guiducci nella soddetta facc. s'obliga di prouar la quiete, & immobilità dell'aria entro l'istesso vaso agitato con qual si sia velocità, come apertamente dice nel primo verso del detto luogo in quelle parole; Con qualsivoglia velocità &c. Alla sperienza ch'adduce il Sarsi del vaso emisserieo risponde a sofficienza il Guiducci nella sua littera al P. Galluzzi mentre dice, che se la fiamma della candela, e l'aria si moueranno con l'istessa celerità del vaso: la fiamma non douerà piegarsi , ò molto poco in comparatione di quel che dourebbe auuenire se la candela non fosse affissa al mouente nel qual caso l'aria contenuta che si girasse percoterebbe la fiamma della candela, che stesse calda: doue che la proua è in contrario; perche nel primo caso non solo la fiamma si piega in contraria parte del moto della candela , ma si spegne anche del tutto , se'l moto sarà molto veloce ; e nel'secondo caso , ò nulla, ò poco si piegherà quantunque il moto sia rapidissimo : e se pure la fiamma si piegherà , e la farfalla si mouerà ciò procederà solo dalla scabrosità dell' interior superficie , ò se pur non vi sarà cotal scabrosità il che è impossibile , siasi pur fatta al torno quanto si vuole: derivarà dall'accostamento, e discostamento che scambieuolmente fanno le sponde del vaso, che si rivolge eccentricamente , e la ragione di ciò a mio parere è, perche non si può aggiustare l'asse del vaso cosi esattamente a perpendicolo, e se pure s'agiustasse è forza che ad ogni picciol moto si vada discostando da quello, e vadi consumando i buchi che in quel sito lo tengono , e per consequenza il vaso eccentricamente si riuolga come anco è forza che si riuolga la palla , ò globo trattandosi dell'impossibile che possa infilzarsi puntualmente per il centro, e se pure s'inconttasse perfettamente il centro della grandezza non però si trouarà il centro della grauità, per il quale è necessario , che passi l'asse; anzi dato anco , ma non concesso che l'asse passi per cotal centro nientedimeno premendo, e calcando l'asse l'inferior parti de'poli , sopra quali il globo si riuolge , ne segue , che aderendo più a quelle che alle parti superiori, e laterali di essi , è cagione che'l globo con difformità , & eccentricità si raggiri. Perciò non è merauiglia se la carta sospesa, & auuicinata ad esso sia mossa : doueche il concauo lunare mouendosi con moto vniforme , e concentrico non può cagionare gl'effetti che fa la palla , e globo che vogliam dire , & il catino ; e se replicasse il Sarsi con dire d'essersi valuto dell'esperienza del catino , della quale s'era anco seruito il Guiducci , le rispondo che'l Guiducci conobbe non poter paragonarsi il moto del catino con il moto del concauo Lunare : ma inferiua in tal maniera se l'aria non si moue al moto del vaso continente , ò vero insensibilmente si moue al moto di vna conca di terra posta in sù la ruota , e velocissimamente girata benche di superficie rozza , e scabrosa , e non esquisitamente aggiustato il suo centro a quel della ruota: si deue dire, che al moto del concauo lunare corpo di perfetta sferierità, e di superficie tersa , e polita , le cui parti concentricamente si raggirano (benche velocissimamente l'aria resti ferma, & immobile. Se poi all'Auuersario paresse douersi negare qualsiuoglia imperfettione , & eccentricità nel moto de'soddetti corpi sendo con ogni esquisitezza , e diligenza aggiustati, e lauorati : lo per totalmente quietarlo , e renderlo capace, gli apportatò vn'autorità di persona, che da lui vien tenuta per irrefragabile dico l'autorità di Lotario Sarsi , il quale non potea più chiaramente , & espressamente prouar cotal eccentricità in quei corpi di quello che fa nella face. 49. (mentre dice il moto dell'aria in essi contenuta hauer simbolcità co'l moto spirale) corrispondendo alla linea nella quale si fa somigliante moto tanti centri, quanti sono i punti, che in quella si comprendono, quali punti sendo infiniti anco verranno ad essere li centri , che a quella corrispondono ; e per conseguenza totalmente eccentrico dourasi chiamare il moto fatto sopra d'essa : la ragione poi che egli adduce della poca velocità del moto dell'aria nella sfera , e catino, non è più efficace , e concludente dell' altre , poiche se fosse vero quel che lui dice ne seguirebbe , che la sfera , e catino per la piccolezza loro non solo mouerebbono con poca velocità l'aria circonfusa , ma in tutto , e per tutto a mouere quello impotente si renderebbono : e già credo che al Sarsi come Filosofo sia noto quell'assioma filosofico, cioè che dalla proportione del minor disuguaglianza non nasce attione. Ma sento vno che in fauor suo risponde, e dice, che trouandosi due sorti di quantità , e grandezza vna chiamata di mole , e l'altra di Virtù: si daranno ancora due sorti di disuguagliauza , vna di mole , e l'altra di Virtù; l'assioma dunque soddetto s'intende della seconda non della prima , e cosi la sfera , e catino, benche siano di gran lunga minori di quantità di mole dell' aria circonfusa: nondimeno venendo quelli a mouer questa per mezzo della forza humana , ò d'altra a quelli impressa , ò connessa maggiore senza dubbio di quantità , e grandezza di virtù dell'aria soddetta , non è merauiglia se in questo caso ne nasce attione , e moto. la risposta mi piace , e cosi potea più sicuramente parlare il Sarsi vedendosi giornalmente piccioli vcelletti benche in quantità di mole minori senza comparatione della immensa, e vasta regione dell'aria hauer attione sopra di quella, spingendola , e mouendola nel lor volo mercè della quantità di Virtù , con la quale si rendono ad essa superiori; ma che dico gli vcelli non si vedono gli animali insetti di quantità impercettibile, & insensibile [ per cosi dire ] volar pur per l'aria con tal velocità, che trapassa di gran lunga ( cæteris paribus) il volo de'più veloci vcelli . Tenta il Sarsi alla facc. 51. per far mouere più velocemente l'aria entro il catino di coprir quello con il talco, acciò la superficie mouente sia maggiore della mobile separando l'aria rinchiusa nel catino dall'aria estrinseca , e non s'auuede che la separatione che lui dice non succede altrimente mentre vi lascia vn buco quasi di tre dita , venendosi a conseruare l'vnione dell'aria interna con l'esterna per apertura etiam minima , che vi si lasci; taccio poi la ragione che'l Guiducci adduce dell'imperfettione della materia, e modo con il quale il Sarsi copre il catino essendo per se stessa efficacissima. Aggiungo che dato anco , che si venisse a fare nel catino la separation che lui desidera [ il che assolutamente si nega] non sò poi come possa sostenere il dire che la superficie interiore del catino mouente sia maggior dell' aria mobile per esser quella il continente, e questa il contenuto : poiche paragonandosi la superficie del catino con l'aria ch'e corpo , qual proportione potrà giamai ritrovarsi fra queste due quantità , quali sono di diuerso genere : credo che il Sarsi come Geometra confessarà non vi esser proportione alcuna per la terza definitione del quinto d'Euclide; e la ragione mi par che sia questa, che paragonandosi la superficie non il corpo , è vn paragonare vna cosa finita , con vna infinita, non sendo altro il corpo che vn composto d'infinite superficie , e fra'l finito, e l'infinito non cade proportione alcuna ; e come afferma Euclide nella quinta definitione del detto libro, quelle quantità si dicono hauer fra di loro proportione , quali multiplicate si possono vicendeuolmente superare, ma vna superficie finita multiplichisi pur quanto si vuole mai portà superare vn numero infinito; di superficie: dunque non ci è fra di loro proportione : nè credo già che'l Sarsi habbi paragonato la superficie del catino con la superficie dell'aria a quella contigua : non credo dico che questo sia il senso delle sue parole , perche trattandosi dell'aria mobile , e conuenendo il moto solo a' corpi , e non altrimente alle superficie sarebbe vn cader dalla padella nella brace : oltre che ci paragona la superficie continente con l'aria contenuta quale è corpo, e non superficie, nè s'imagini il Sarsi che per esser la superficie del catino , e coperchio insieme il continente, e l'aria il contenuto , venghi necessariamente ad esser quella maggiore di questa come lui dice, perche se la superficie insieme con lo spatio occupato dal contenuto , quale con vn sol nome di luogo si chiama da Filosofi , è vguale al corpo contenuto secondo Aristotile nel 3. della Phis. al testo 49. come potrà la sola superficie esser maggior dell'istesso . Nè meno pensi egli di saluarsi con dire l'intention sua essere di far comparatione tra la detta superficie , e la superficie dell'aria , già che nè meno in tal caso questa se vien da quella racchiusa , e contenuta (impropriamente però sendo officio de'soli corpi di contenere, e d'esser contenuti , se bene ciò fanno mediante il contatto delle superficie) si deue però dire minore d'essa , ma vguale; il che si proua dello scambieuole , e reciproco contatto di tutte le parti di esse , all'hora solamente si chiamarebbe minore quando si paragonasse con la semplice superficie , ma con il corpo del vase di cui ella è termine benche la grossezza , ò profondità , che vogliam dire del catino fosse al senso impercettibile: minore dico in quel modo che si deue intendere , e senza proportione come s'è detto di sopra facendosi paragone, e paralello fra cosa finita, & infinita. Stima il Sarsi nel fine dell'esame della prima propositione esser eccesso della sua gentilezza , e cortesia l'hauer fatte le sue sperienze in tempo dell'Estate , quando l'aria sendo più calda , e secca che mai partecipa più della natura del fuoco reputato dal Sarsi inettissime a connettersi , e ligarsi: stima dico eccesso di cortesia quel che più tosto deue chiamarsi obligo; perche trattandosi del rapimento dell'aria contigua al concauo Lunare , quale secondo Aristotile [ contra del quale il Guiducci disputaua ] non è altro , che fuoco , ò ad esso in qualità assai conforme : era pur tenuto il Sarsi defensore , e patrocinatore di quello per star ne'termini della questione di far l'esperienza in materia declinante al caldo, e secco, e se volemo dire , che Aristotile habbia creduto come fosse realmente si può dire , che iui non aria altrimente , ma l'istesso fuoco si ritroui, potremo ancora concludere che il Sarsi habbi mancato del debito suo , non che ecceduto di cortesia nel far le sue sperienze nell' aria, e non nel fuoco. Se ne passa il Sarsi ad esaminare la seconda propositione del Guiducci : hauea questi detto nella facc. 12. il moto non esser altrimente cagione del calore , ma la compressione , e confricatione di quei corpi solidi che nel fregarsi insieme ambedue, ò almeno vno si consuma: desidera il Sarsi saper la ragione perche si ricerchi cotal consumatione per produrre il calore ; ma che occorre d'addurre proua , ò ragione , mentre vi sono tante sperienze non solo quelle apportate dal Guiducci, ma anco molt'altre , che si potriano addurre, e che il Sarsi stesso da se può farne saggio , se bene non mancheriano ragioni; ma per non essere al presente necessarie , e ricercando trattato più diffuso si tacciono con altra occasione si manifestaranno. Per atterrare la detta propositione del Guiducci porta in campo il Sarsi vna sperienza fatta da lui d'vn pezzetto di rame netto, e purgato dalla ruggine, & immondezze che sogliono generarsi in simil materia quale dopo hauerlo pesato in vna bilancetta esattissima , & esquisitissima con seruirsi di minutissimi pesi , de' quali cinquecento dodeci contrapesauano vn'vncia, e dopò hauer osseruato diligentissimamente il peso, dice di hauerlo con gagliarde percosse, e colpi di martello disteso in vna lamina , quale si era due , ò tre volte riscaldata in tal maniera, che non si potea toccar con le mani , & hauendo toccato con l'istessa bilancia , e pesi se dopò essersi tante volte riscaldato fosse diminuita di peso , trouò per l'appunto pesare , & a capello come prima; n'inferisce dunque che quel pezzetto di rame si riscaldò per quella , forte, e gagliarda compressione senza consumamento delle sue parti. Io credo che per tale sperienza non venghi altrimente pregiudicato per vn minimo che alla propositione del Guiducci ; poiche se bene dice il Sarsi essersi seruito di cosi esatta bilancia , e di pesi cosi minuti per far il saggio del rame tanto prima , quanto dopò le percosse , e colpi di martello: non viene perciò a prouare , che quello fosse apuntino dell'istesso peso di prima potendosi far la proua con pesi asssai più minuti di quelli de' quali lui s'è seruito . [ non dirò di quei pesi , quali vsano li Orefici chiamati grani, quali son minori molto più delli suddetti entrandone in vn' oncia 576.] ma dirò che mezzi grani de'quali n'andaranno in vn'oncia 2148. che verranno ad esser minori di quei del Sarsi la metà 31/128 che è di gran consideratione , e con simili pesi si pesa il muschio, oro, gemme , & altre cose pretiose , e di gran valore : anzi queste esperienze con pesi assai più minuti si douerebbono fare , poiche le parti che nel soffregamento de'soldi si consumano sono taluolta sottilissime, & insensibili: onde non è merauiglia che cotal perdita non solo non cada sotto detti pesi, ma nè meno sotto vna quarta, e quinta parte d'essi, come anco accade nel percotere, che fanno le carte i legatori de' libri, nelle quali le parti che si consumano son per cosi dire minime , & impercettibili . Si che a poter trouar il lor peso si richiederebbe la decima, e quintadecima parte d'vn grano , e forse manco saria bastante. Nè dica il Sarsi , ch'hauendo lui fatta la proua con pesi minutissimi, e trouati i soldi dello stesso peso auanti, e dopò le percosse , tocca al Guiducci di mostrare che quelle dopò siano diminuiti di peso, & in consequenza consumate alcune parti : perche io le rispondo quanto alla prima esperienza che vada à dimandar alli Scarpellini, & in particolare a quelli che stanno nelle caue a carpire, e tagliar le pietre dure , e che resistono al scarpello quanto tempo gli serue vn martello: gli risponderanno, per quanto io credo , pochi giorni , e la ragione che addurranno sarà questa, perche per gagliardi, e continui colpi con i quali percotono li scarpelli si logra talmente , e consuma il martello che se di quando in quando non lo reimpissero farebbe inutile affatto per quell'esercitio , & all'ora veda il Sarsi se è cosa che habbia apparenza di verisimile che vn pezzeto to di rame molto più cedente , e fragile del ferro non si consumi da gagliardissimi colpi di martello, mentre vn fetro: grosso, e raccolto come sono li martelli de' scarpellini tanto si consuma . Quanto poi alla sperienza de'ligatori de'libri , gli dico , che egli istesso, se gli aggrada ne può far la proua , non con prendere cosi graue, e pesante martello del quale quelli si vagliono , ma solo con vn buffetto alquanto gagliardo percota vn foglio di carta sostenuto in aria , che subito scorgerà solleuaisi da quello alcune particelle di quei pelluzzi , che in gran quantità son compresi in simigliante materia: e se pure non fusse di vista cosi acuta che potesse quei corpicelli facilmente discernere : accommodi il foglio in tal maniera , che sia percosso da'raggi solari, che all'hora senz'occhiali s'accorgerà di quel ch'io dico, e poi consideri se ad vna semplice percossa d'vn deto si dissoluino le parti della carta, che dourà far l'istessa mentre verrà percossa da cinquanta , ò sessanta vigorosi colpi di pesante martello; nè deue cagionar merauiglia nel Sarsi il vedere , che li soddetti corpi si riscaldino tanto facendo cosi picciola perdita delle lor parti: e l'hauer osseruato, che'l ferro si riscaldi meno , ò almeno non più quando vien limato, che quando vien percosso da gran colpi di martello, ò pure si consuma meno in questo caso , che in quello : non deue dico ciò apportar merauiglia al Sarsi; perche se bene il Guiducci afferma la confricatione di quei solidi solamente produrre calore de'quali ambidue , ò almeno vno si consuma non hà detto mai però , che in quel solido , nel quale più parti si consumano si debba produrre maggior calore; nè in ciò douersi hauer riguardo a proportione alcuna fondata nella quantità delle parti, che si perdono: onde per impugnare la propositione del Guiducci fa di mestiero al Sarsi di prouar, che si troui corpo solido nel quale si ecciti il calore per la compressione , e confricatione di vn'altro solido senza consumamento, ò dissolutione delle sue parti, ha ben quello detto che'l corpo che hà da rendere calore , bisogna, che si vada dissoluendo in sottilissime parti, e che nissuna materia si vedrà mai produr calore se non quando ella si và consumando , & in sottilissime parti dissoluendo . L'esperienze poi de' legni rari , e densi , e delle poluere di ferro , e di marmo se si concedono non vengono però ad esser di pregiuditio alcuno alla propositione del Guiducci, il cui senso hauemo già esplicato. Quanto all'autorità di Seneca non venendo ella accompagnata da ragione , e proua alcuna , & essendo quella sua opinione assolutamente pronunciata, & allegata assolutamente anco si può negare . Vana dunque sarà l'illatione, che fa il Sarsi da simili esperienze, & autorità inferendo , che se, nell'aria ci sarà gran copia d'esalationi calde , quali da vehemente moto siano agitate potranno non solo esser scaldate; ma anco abbrugiate &c. come anco più a basso si vedrà. Hauea detto il Guiducci alla facc. 11. che l'opinione d'Aristotile circa il ferro della freccia , cioè che tirata con gran velocità s'infocasse fosse fondata più tosto sopra falsa imaginatione conceputa , che sopra sensata esperienza. Sarsi alla facc. 66. volendo defender' Aristotile con l'Auuersario procura d'autenticare l'opinione di cosi gran Filosofo con l'autorità d'altri Autori cominciando da Poeti ; non si lamenti dunque più del Guiducci che gli habbia detto alla facc. 34. del suo Discorso la natura non dilettarsi di Poesie : mentre si sforza hora di nouo d'autorizzare il detto d'Aristotile , e dar credito all'opinione di quello per mezzo delle Poesie , nè dica che li Poeti da lui citati siano di gran'autorità etiamdio in cose graui per essere stati gran Filososi , e Naturalisti, perche io le rispondo che non può esser altrimente che Poeti cosi eccellenti non siano stati bonissimi Filosofi, & anco vniuersali nelle scienze come deuono realmente essere i Poeti , ma non seguita però che tutto ciò che quelli han detto ne'loro versi sia fondato in Filosofia , ò in altra scienza , hauendo ben spesso empite le carte delle loro poesie, de'capricci , di fauole, ò d'altre cose che non hanno pure minima apparenza di verisimile , come sà il Sarsi , e chi è versato nelle lettioni di somiglianti libri : anzi per non partirmi da' luoghi da lui allegati facilmente si raccoglie dalle metafore, & iperboli de'Poeti allegati non douersi far fondamento alcuno sopra le loro parole, ma intenderle solo in quella maniera che si deuono , e possono intendere ; e chi osarà mai d'affermare che Lucano nel luogho dal Sarsi citato habbia voluto dire , che le faci, & i sassi realmente volassero , e che'l peso delle ghiande di piombo si liquefacesse, douendosi quelle parole intendere metaforicamente , e non propriamente, & in Virgilio istesso tenuto dal Sarsi ( e con ragione) per Poeta eccellentissimo si vede in infiniti luoghi, ma in particolare ne'versi da lui allegati dal quinto dell'Eneide, parlare più tosto Poeticamente, che naturalmente, mentre dice, che Aceste scoccando lo strale , e la saetta in alto, questa volando in sù le nubi s'accese; consideri dunque il Sarsi se naturalmente può qualsiuoglia forza ; e destrezza di braccio humano auuentare con l'arco vna freccia sino all'altezza delle nugole, & all' ora scorgerà se'l parlar di Virgilio in questo luogo è vero , e proprio, ò pure iperbolico , e non solo Virgilio; ma anco l'Ariosto non men dotto , & erudito de gl'altri Poeti oltre molti luoghi quali potrei addurre del suo Orlando Furioso ne'quali si vale del soddetto modo di parlare , descriuendo nel 30. libro la fiera, e horribil pugna fra Ruggiero , e Mandricardo nello scontro delle Lance prorompe in quella grand'iperbole. I tronchi infino al Ciel ne sono accesi. E aggiunge che due, ò tre di quei tronchi ne ritornarono giù accesi, perche erano arriuati alla sfera del fuoco: anzi di più allega sopra di ciò l'autorità di Turpino con chiamarlo autor veridico dicendo . Scriue Turpin verace in questo loco Che due , ò tre giù ne tornaro accessi, Ch eran saliti alla sfera del foco. Se vn Poeta tale afferma per vera vna cosa impossibile, & vn'iperbole cosi grande , come si potrà far capitale delle parole de'Poeti , e particolarmente del luogo allegato di Virgilio mentre ne'tre versi auanti confessa che quel caso successo ad Aceste fù prodigioso , e mostruoso? e le parole di Statio nel luogo citato, che siano proferite piu poeticamente che filosoficamente si caua da quelle parole, Inania Cæli quali non calzano in filosofia la quale non si dà cotal spatio voto. Circa alli versi d'Ouidio poi non dirò altro se non che basta che quelli siano cauati dal libro delle Metamorfosi quale è ripieno di fauole sendo quelle trasformationi naturalmente impossibili , e per consequenza in quell'opra parli ex professo da Poeta più che da Filosofo , e Matematico come realmente lui era; ma per venire più alli particolari non si sdegni digratia il Sarsi di leggere nell'istesso libro per alcune carte auanti il sucecsso di Fetonte , che ritrouarà che dopò hauer detto l'Autore, che non solo tutti li fiumi etiamdio li principali, come il Tago, il Reno , il Tanai, il Danubio, l'Eufrate, il Gange , e'l Nilo , per la grand'arsura , & incendio cagionato dalla vicinanza del carro solare erano affatto consumati, e rimasi con il fondo , e letto arido, & asciutto, ma anco il mare istesso; descriuendo poi più di sotto la morte di Fetonte dice , che sendo per cosi gran disordine da lui proceduto fulminato da Gioue cadde il misero, & infelice precipitosamente nel fiume Pò , il quale con le sue acque lauò il fumante volto di quello : nelle cui parole si scorge vna manifesta contradittione, poiche se tutti li fiumi anzi il mare istesso eran rimasi senz'acqua , come potè Fetonte bagnarsi , ò lauarsi nell'acque del fiume Pò , cadendo in esso , forse questo fiume chiamato, e tenuto da'Poeti Rè , e Prencipe de gli altri fiumi fù conseruato per particolar priuilegio , & prerogariua libero, & intatto senza riceuere dall'incendio lesione alcuna , hauendo anco come sale da esser trasferito nell'ottaua sfera fra le celesti imagini : questo non credo io già mentre lo stesso Ouidio vuole , che questo fiume ancora fosse soggetto all' istessa burasca assieme con gli altri siumi in quei versi. Fors eadem Ismarios Hebrum cum strimone siccat Hesperiosque omnes Rhenum, Rhodanumque Padumque Da questa licenza Poetica puol far consequenza il Sarsi esser vanità nelle cose naturali, e filosofiche fondarsi sopra l'autorità de'Poeti , & in particolare sopra quel libro d'Ouidio tutto fauoloso . Puole anco imaginarsi , che l'infocar della saetta , & il liquefar del piombo per l'aria siano in bocca de'Poeti , Filosofi , & altri Autori in quella maniera appunto, che sono la durezza del diamante , e la frigidità della Salamandra : della prima ne son piene le carte de tuttii Poeti, l'Accademie, e non solo è cosa trita appresso il volgo , ma anco appresso li Filosofi , Naturalisti , Scrittori, Oratori, & altre persone dotte , & erudite quali tutti dicono quella esser tale che resiste à qualsiuoglia percossa, e vehementissimo colpo di graue martello : per il che mettono il diamante per simbolo di durezza; e pure la sperienza ci mostra il contrario , cioè che ad ogni leggiera percossa , e colpo di picciol martellino si frange , e rompe in pezzi : e se pure il diamante hà resistenza, e durezza alcuna l'hà solo nell'essere lauorato ; della seconda non solo molte persone dotte, & insigni , e filosofi eminenti , ma l'istesso Aristotile nel cap. 19. del libro 5. dell'lstoria de gli animali dicono, che la Salamandra non arde , e non si consuma nel fuoco , anzi molti Poeti , e molti Professori d'imprese , e finalmente il volgo crede , che quell'animale viua nello stesso fuoco , e fuori di quello se ne muoia , e pure si vede che la Salamandra non solo non puo viuere nel fuoco, ma messa in quello si abrucia , e consuma come gli altri animali ; e la sua frigidità è causa solo che posto il corpo sopra le brace , l'estingua come fanno anche tutte le carni crude . Auuertisca anco il Sarsi à non esser cosi facile à credere a'Filosofi cose delle quali non ne apportino qualche ragione ; mentre Aristotile Prencipe de'Filosofi Peripatetiei ardisce d'affermare vna cosa tanto repugnante alla ragion naturale, & alla sperienza, e simile a quell'altra che dice nell'istesso luogho poco di sopra cioè , che nelle fornaci di Cipro nelle quali si fa il Calciti nascono fra quell'ardentissime fiamme alcuni animali poco più grandi di mosconi , & in quelle viuono, saltano , e volano ; doue che estinte che siano subito muoiono : relatione inuero non solo contraria alla ragion naturale, & esperienza , ma ancora all'istessa Filosofia Aristotelica come potrei mostrare se la ragione non fosse chiara, e manifesta. Dirò solo che Aristotile al cap. 3. de longitudine, breuit. vitæ dica queste parole ; Animal est natura humidum , & calidum , & ipsum vivere tale . E nel cap. 4. del primo de histor. animal. Humanem item genus quodque animaliam continet, quod si , aut per vim , aut per naturum ipsam priuetur in perniciem agatur necesse est . Porta in campo il Sarsi alcune esperienze per prouar che vn corpo duro possa esser consumato d'vn altro corpo tenue , e cedente qual concesse non pregiudicano in modo alcuno alla proposition del Guiducci , perche se bene le Pietre, e scogli , e li angoli delle case, e torri son soffregate , e consumate dall'acque , e da venti ciò non auuiene se non in gran spatio di tempo , e per volger d'anni [come lui stesso dice in quelle parole duiturna distillatione] e la sperienza ce ne fà fede , oprando in ciò assai l'humidità dell'acqua attissima alla consumatione de'corpi , e la poluere minuta che suol'aderire, e star superficialmente in quei corpi venendo agitata da' venti , ò acqua, ò altra orza estrinseca: si concede anco che'l fischio che si sente nel volgere dalla frombola procede dalla condensation dell'aria, ma che hà da far questo nel caso nostro? Quanto poi alle sperienze della grandine , e delle gocciole dell'acqua si risponde , che dato ancora , che quelle che vengono da luogho più sublime , e lontano dalla Terra siano più minute , e rotonde di quelle che cadono da luogo più basso , non si può perciò inferire , che la cagione di ciò sia l'esser quelle dall'aria consumate, e dissipate : potendo si più tosto , e con più ragione dire che non altrimente l'acqua corpo più graue , più sodo , e più resistente dell'aria più tenue , e cedente, ma più tosto questa da quella dourebbe esser superata, e vinta , e che la grandine, e l'acqua che cadono da'luoghi più vicini alla Terra , e per conseguenza più caldi eccedano in rarità di gran lunga quelle che si generano in parte più remota , cosi parlaralsi con più fondamento : sendo la Dottrina d'Aristotile quale il Sarsi vuole defendere : ma per far capace più facilmente l'Auuersario di quant'io dico gli apportarò vna controsperienza quale è , che quelle stille , e gocciole d'acqua che sogliono nelle pioggie cadere dalle gronde de'tetti quanto più s'auuicinano alla Terra tanto più crescono di mole , e di sfericità come potrà osseruare a suo piacere. Circa all'autorità di Suida non sarebbe mancamento alcuno il non prestarli fede , come nè meno sarebbe temerità , ò pazzia il non dar credenza all'autorità di Plinio ( benche famoso lstorico , & interprete della natura) in molte cose da lui referite , quali han più tosto del fauoloso , che del verisimile : pur non voglio essere in questo caso cosi ardito , e risoluto con negare l'autorità di vn tant'Huomo , ma voglio far' auuertito il Sarsi che Suida non apporta la cagione di cotal'effetto: nè dice se quel cuocere dell'vuoua procedeua dalla confricatione , e soffregamento di quelle con l'aria , ò pure con la frombola stessa molto più atta a simigliante effetto dell'aria . Che poi le parole di Seneca addotte dal Sarsi siano eleganti, terse, e chiare come egli dice , e come sogliono esser le parole, e concetti di cosi gran Filosofo, non lo niego: ma sapendo io quello hauer professato non solo la Filosofia naturale , ma anco la morale: Stò perplesso , e dubbioso nel discernere in qual di questa habbia più credito la sua dottrina. Sò bene e non vi è dubbio alcuno, c'hà conseguito l'epiteco di morale, ma non di naturale. Adduce il Sarsi vn'instanza , quale potea far'il Guiducci : ma la risposta, ch'egli apporta non appaga, l'istanza è questa , se la frombola , e l'arco han tanta forza , che fanno liquefare il piombo per l'aria , & infocar la saetta, che dourà far'vn archibuso , ò vero vn cannone da batteria: Al sicuro , che in comparatione di quelli douerebbono liquefar in tutto, e per tutto il piombo, ò consumar con l'incendio il ferro; poiche esce la palla da quelli con tal'empito , e violenza , che non solo qualsiuoglia parte di cannone da batteria , di colombrine , e falconetti , ma vn semplice archibuso caccia fuori con tanta vehemenza , e velocità la palla , che supera di gran lunga l'empito , e la forza co'quali scocca la saetta l'arco maneggiato da qual si sia nerboruto, e gagliardo arciere ; nè dal più robusto , & esperto fromboliere, che vnqua nascesse nell'Isole Baleari fù mai lanciato sasso, piombo , ò altra materia con velocità , & empito vguale al moto della palla , che esce dalla soddetta machina, se però vogliam dire, che gli habitanti di quell'lsole habbino tenuto il primo luogo fra quanti frombolieri hanno giamai essercirata quest'arte , mediante la forza , e nerbo di lor bracci , o pur mediante la destrezza , e pratica, ch'haueano nel maneggiar la frombola , e nel colpir lo scopo , e ferire il bersaglio: questo io sò , che gl'lstorici , e Chorografi , che scriuonno di quell'lsole dicono, c'haueano iui per costume le Madri di non dar'il pane a'lor figlioli se questi prima non se lo guadagnauano con percoterlo , e gettarlo à terra con la frombola tirando di lontano: e però s'esercitauano talmente , che tirauano di mira eccellentissimamente perilche ne gli assalti , che si dauano alle muraglie per impedire i defensori , & anco nel prohibire a' nemici lo sbarco valeuano assai : perche rare volte succedeua , che non colpissero: e si legge de'Maioricani, che con le sole frombole vietorno a Magone-Cartaginese il poter pigliar porto, onde fu constretto partirsi ; ma nella robustezza del braccio , e nella forza del lanciare , se bene sò , che eccedeano l'altre nationi: nondimeno non poteano superare già la forza, e vehemenza d'vn'archibuso. A cotal'instanza risponde il Sarsi; e dice d'hauer letto nell'Istorie d'Homero Tortora sopra le guerre , e successi di Francia , che alle volte grossissime palle d'artigliaria riusciuano affatto inutili ad atterrar le muraglie : perche sendo quelle prima picciole, e poi coperte , & ingrossate con il piombo, questo si liquefacca nell'aria , e restaua solo la palla di ferro picciola come era prima , quale percotendo le muraglie non faceua colpo di momento , [ il che ancor'io confesso d'hauer letto nel sodetto Antor medemo. ] Soggiunge hauer inteso da persone degne di fede quali diceano d'hauer visto ch'vna palla di piombo vscita' dall' archibuso sendosi cacciata entro il braccio, e dopò cauata fuori fù trovata esser non più di figura rotonda ; ma longhetta , a simiglianza d'vna ghianda, e che giornalmente si vede per esperienza ritrouarsi l'istesse palle di piombo nelle vesti de'nemici non più della figura di prima , ma più tosto ammaccate , e schiacciate , dissipate , e ridotte in minuti pezzi: segno manifesto dice egli che rarefatte dal calore conceputo non han potuto far colpo . Deuo in questo luogho ricordar'al Sarsi quel che'l Guiducci alla facc. 11. e 12. disse d'Aristotile circa all'infocar della freccia : cioè ch'hauendo quello forse trouato , che'l ferro della freccia scoccata da gagliardo Arciere in vna grossa tauola si era riscaldato : si persuadesse , che quel calore l'hauesse acquistato nell'aria più tosto che nella violentissima confricatione con la tauola nel passarla: e dirò che forse il Sarsi è di parere , che le palle di piombo si riscaldino , liquefaccino, & ammacchino più per la confricatione, e moto nell'aria che per la confricatione , che elle fanno nel percotere le vesti , li corpi, e le muraglie , ouero (ilche hà più del verisimile ) nel gagliardo , e vehemente soffregamento che fanno mentre passano per la canna delarchibuso, e del cannone , entro la quale prima con gran violenza furno spinte , e cacciate dall'Archibugiere, e bombardiere nel caricar quei pezzi. Dopò hauer'il Sarsi apportate le sperienze delle palle di piombo dice simiglianti casi non succedere ogni giorno: se bene sei versi sopra hauea affermato il contrario in quelle parole (quotidianis exemplis) e poi soggiunge che gli Autori da Lui allegati non hanno tenuto, che ogni volta , che li frombolieri dell'Isole Baleaze lanciauano con le frombole il piombo questo dal moto si liquefacesse , ma che ciò sia successo più d'vna volta, e come cosa insolita riputata per miracolo; e pure l'autorità di Lucretio allegato da lui in suo fauore gli contradice in queste parole. Non alia longe ratione , ac plumbea sæpe Feruida fit glans in cursu. Non credo io già, che il Sarsi voglia in sua difesa dire , che quel Poeta non parla iui del piombo che vien scoccato dalla frombola balearica sendo tal difesa pregiuditiale à se stesso: poiche se spesso auuiene che'l piombo lanciato per l'aria s'accende, ò per dir meglio s'infoca . Maggiormente ciò accaderà nel piombo che vien cacciato dalla frombola maneggiata da Popoli Balearici stimati da lui , e da' Poeti per li più prodi , & eccellenti Frombolieri , che siano mai stati al Mondo. Ma non solo Lucretio , ma anco Aristotile istesso dal Sarsi difeso afferma cotal liquefattione occorrere spesso nel cap. 4. del primo delle Meteore in quelle parole . Videmus itaque motum quod potest disgregare aerem, & ignire, vt, & quæ feruntur liquefieri videantur sæpe. Procura poi il Sarsi di saluar tutto ciò , ch haueua detto di sopra dall'altre obiettioni, & instanze da lui ad dotte ; & altre, che si potessero addurre per parte del Guiducci con dire che acciò, che dalla compressione , e confrication dell'aria si generi il fuoco si richiede in quella gran copia d'esalationi, perche le cose più calde più facilmente s'accendono , e lo conferma con vna sperienza osseruata come lui dice ne'cimiteri doue quell' aria infetta d'aliti caldi, e secchi venendo commossa , & agitata dall'arriuo iui di qualche persona, ouero dallo spirar di piaceuol Zeffiro, subbito si risolue in fiamma. Se l'esperienza è vera come dice il Sarsi desiderarei sapere la cagione perche ciò succeda più nel soffiar di placid'aura d'vn dolce Zeffiro , che nella vehemente , e veloce agitatione di quel vento Aquilonate chiamato da Aristotile , Mesis , e da'Latini Borea, & Aquilone dal veloce volo de l'Aquila a cui s'assomiglia , dal qual vento l'aria soddetta deurebbe esser con più violenza, e forza compresa , e soffregata: risponderà forse il Sarsi esser più proportionato , & atto à produrre nell'aria quest'effetto il vento Zeffiro, ò Fauonio che vogliamo dire, che il calore, ch'hà in se, del quale n'è affatto priuo quel vento Aquilonare che di natura è freddo, e secco: ma se io le replicassi , e dicessi che ci sono li venti Australi più caldi assai , e più humidi del Zeffiro [sendo questo vento più tosto tepido che caldo, mercè del luogo dal quale spira , che vien ad esser equidistante, e come vn mezzo fra'l vento settentrionale chiamato da'Greci Aparctias freddo , e secco , e'l vento Australe chiamato dall'istess Votos, caldo , e humido , e se li detti venti Australi sono della natura , e qualità soddetta , e di più impetuosissimi , e vehementissimi in particolare il noto, perche questi non han da produrre l'istesso anzi maggiore effetto del zeffiro, e del tardo, e lento moto d'vn'huomo ? Ci restano da considerare due cose , che dice il Sarsi nel fine dell'esame della presente propositione, nelle quali constituisco , e deputo per Giudice , & Arbitro l'Auuersario istesso dal quale ne stò accendendo la sentenza a fauore. La prima cosa che egli afferma è , che quando nell'aria vi sia grand'abondanza d'esalationi, li globi di piombo lanciati vehementissimamente con le frombole con il lor moto verranno ad accendere quella , e dall'istessa accesa essi saranno scambieuolmente, & à vicenda accesi, se Lotario Sarsi vorrà star in decretis credo al sicuro i che pronuntiarà la sentenza contro a questo suo detto: già che nella facc. 57. hauea egli decretato che le particelle che si vanno dissoluendo , e consumando nella confrication de'corpi se ben son facili à concepir calore, nondimeno volando , ò cadendo subbito non ponno quello diffondere nel restante del corpo al quale più non aderiscono: anzi nella facc. 59. dopò hauer concluso ciò che si è detto di sopra circa allo scambiouol'accendimento fra l'aria , e'l piombo : cinque versi di sotto soggiunge non esser cosi facilmente disposto à credere , che vna gran mole di piombo sia liquefatta da quel fuoco quale à pena per breuissimo spatio di tempo viene a toccare ; Dunque se le particelle che si vanno solleuando , e consumando nel soffregamento , e compressione de'corpi solidi , non possono conforme l'opinione del Sarsi communicare ad essi il calore, e pure per qualche spatio di tempo vengono à toccarli nel soffregarsi , e percotersi tra di loro . E se par cosa strana al Sarsi, che vn globo di piombo possa essere liquefatto dal vigoroso , e potente fuoco generato dalla poluere dell'archibuso , e bombarda , e pure viene da questo non solo per lo spatio interior della canna , e cannone: ma anco dopò l'esser da essi vscito per quaiche distanza accompagnato; perche ancora non dourà giudicare per cosa difficile anzi impossibile, l'istesso piombo sia infocato , e liquefatto dall'aria con leggiero , e debol fuoco accesa, dalla quale appena vien toccato per vn minimo , & impercettibile spatio di tempo , ò (per cosi dire) per vn momento , mercè della velocità, e prestezza , con le quali il piombo si muoue , e muta il concatto di quella , tanto più mentre ne'detti due primi casi vna semplice attione di riscaldare si richiede: la doue in questo secondo caso due attioni vi concorrono : vna nello scaldar , che fà il piombo l'aria con la soffregatione , che si pretende , l'altra all'incontro , nel diffondere, e communicar che fa questa a quello il calore in se stessa prodotto. Dice vn'altra cosa il Sarsi con occasione di rispondere ad vn'obiettione fatta dalla parte auuersa. Hauea affermato il Guiducci alla facc. 15. queste parole precise : Aggiungasi , che vedendo noi questi, che senza contradittione sono ueri fuochi , come lampi , fulmini , & alcune fiamme diuorrenti, e che parimente siam'vssi farsi vicinissimi ; à terra esser momentanei , ò di pochissima durata : non è punto probabile ch esalationi le quali tanto più in alto s'eleuano , e che però deuono sottili , e leggiere stimarsi habbiano poscia à durare ad ardere mesi , e mesi con proportione cosi difforme che sarà cento mila volte maggiore di quella. Risponde à tal'obiettione il Sarsi, con dire che due sorti di fuochi si ritrouano, alcuni generati di materia secca, e rara , e priua di tenacità , e viscosità il quali subbito che sono accesi presto risplendono , presto crescono , e presto s'estinguono : altri composti di materia più tenace , e viscosa , & impastati d'vn liquore simile alla pece , ò colla , i quali durano assai, e con la fiamma molto più permanente vengono ad illuminar le tenebre della notte, e di simigliante natura sono le Comete . Ma come si è scordato presto il Sarsi di quello, che nell'istesso suo libro hauea determinato, e concluso? Si hauea fatto scrupulo nella facc. 26. che li vapori aquosi (li quali pure si vedono giornalmente esser dispostissimi , & attissimi d'esser dal calore solleuati , & inalzati ) potessero per la lor grauità sormontare sopra la Luna ; & adesso deposto ogni scrupolo , e pusillanimità ardisce d'affermare , che liquori tenaci , e viscosi sopramodo come sono le soddette materie della pece , e colla quali superano , & eccedono in grauità per qualche centinaro di volte li soddetti vapori acquosi come è manifesto , possano ascendere nelle più sublimi regioni dell'aria , & iui per gran spatio di tempo posarsi, e trattenersi. Desiderarei per terminare il Discorso sopra il presente esame, che il Sarsi deponesse quel concetto che lui s'hà formato nella mente cioè , che l'aria possa esser soffregata, e che auuertisse , che vn corpo tenue , e fluido come quello , e cedente à qualsiuoglia minima forza, e Virtù de'corpi naturali come la sperienza ce ne fa fede, sia più tosto capace di moto d'impulsione , & agitatione , che di confricatione, ò arrotamento quali conuengono solo a quei corpi quali con la loro solidità , e continuità resistono alla violenza , phe gli vien fatta. Sbrigatosi il Sarsi dall'esame della seconda propositione del Guiducci se ne và con la sua Libra à bilanciar la Terza . Hauea detto il Guiducci alla facc. 31. esser fala quell'opinione de'Filosofi circa l'irraggiamento de' sorpi luminosi, cioè che le Stelle, fiaccole, & altri corpi luminosi quali si siano accendano , e rendano splendida ancora parte dell'aria circonuicina , la quale poi indebita distarza più viuamente, e terminatamente il suo splendor dimostri, per il che tutta la fiaccola ci apparisca assai maggiore: poiche diceua egli la verità, e che l'aria non s'accende, nè si fà splendida dopò che tal irraggiamento non è altrimente intorno all oggetto luminoso , ma cosi vicino à noi, che se non è dentro l'occhio nostro almeno è nella sua superficie forse cagionato dal lume principal dell'oggetto rifratro in quella humidità , che continuamente è sopra la pupilla dell' occhio mantenuta dalle palpebre: e di ciò ne apportaua diuerse congietture , quali le tralascio per non esser troppo longo, e tedioso. ll Sarsi per confutare tal opinione , e saluare il detto de'Filosofi dice l'aria pura, e sincera come corpo diafano ; e trasparente esser incapace a terminare , e riflettere il lume , ma non già l'aria impura , e mescolata di molte vapori, quale può terminare la luce , e rifletterla all'occhio. Potrei dir'al Sarsi , che l'aria ripiena di vapori, non si deue chiamar aria sendo questa corpo semplice, & elementare , ma più tosto vn misto imperfetto , & vna congerie, e miscuglio de'vapori : e come tale confessa anco il Guiducci, che sia atta: a rifrangere il lume , e se fosse d'altro patere [il che non credo ] all'ora io m'accostarei al Sarsi; ma se il Sarsi vorrà attribuire come fa nella facc. 62. parte di quella irradiatione, ò corona luminosa per vsar le sue parole all'aria illuminata , mentre questa sarà sgombrara al possibile di somiglianti vapori , all'ora sarà in errore , del quale la sperienza Maestra delle cose ne lo farà auuertito, poiche se lui osseruarà vna candela , ò altra fiaccola accesa alquanto lontana dall'occhio facilmente si auuederà quella apparire molto maggiore all'occhio libero, che all'istesso quando si se serue del Telescopio, e ciò vedrà accedere di giorno, di notte, di state, d'inuerno, e nell 'altre stagioni , & in ogni stato, e dispositione d'aria , segno euidente che quella corona de'raggi , che circonda li soddetti lumi non vien formata altrimente dall'aria illuminata , ma più tosto vicino all'occhio , ò nella superficie di quello dal lume dell' oggetto rifratto nell'humidità dell'istesso ; il che si conferma dal vedere che l'occhiale quale impedisce cotal refrattione spoglia talmente il soddetto lume di quella corona , ò irradiatione che vogliam dire , che lo rappresenta all'occhio in quella maniera , e stato ne'quali realmente , e naturalmente si ritroua: & al Sarsi credo, che più volte sarà occorso , che dopò hauer dormito, ò tenuti per qualche spatio di tempo li occhi chiusi la notte: risuegliato, & aperti gli occhi riguardando il lume nella Camera , hauerà visto intorno al lume vna corona , & irraggiamento notabile ( doue prima che serrasse gli occhi scorgea quello libero , e schietto ) mercè dell'humidità concorsa nell'occhio per quel tempo ch'erano stati coperti , e toccati dalle palpebre. Vuol confutare il Sarsi l'esperienza del Guiducci circa alla mano fra posta fra l'occhio , & il lume , con dire quella hauer luogo solo in quei raggi, quali per il continuo moto , e diuersità di lume a sofficienza vengon distinti dal vero lume ma non nel restante stimato dall'occhio vero, e reale, ilquale mentre si procura celarlo, e coprirlo da quella parte doue s'interpone la mano: se non si cela affatto, almeno si diminuisce, e s'offusca, perche non da qualsiuoglia interpositione di mano possono occultarsi gli oggetti talmente che non si veggano mercè della diuisibilità della pupilla la quale fà che venga vna parte d'essa ad esser coperta rimanendo l'altre scoperte , e di ciò ne adduce la sperienza del deto , e corpo piccolo opaco fraposto fra la pupilla, & il lume . ma supposte etiamdio per vere le isperienze del Sarsi non perciò vien'inculcata , & atterratala sperienza del Guiducci quale non solo milita ne'raggi che facilmente si distinguono dal vero lume , ma anco in quel lume , che l'occhio stima vero , e reale; e per restar di quant'io dico maggiormente capace il Sarsi , facciane il saggio se gli aggrada nel lume della Luna al Ciel sereno, e purgato al possibile de'vapori : poiche se s'asconderà dietro vna muraglia ò sotto vn tetto ( per non parlar de'corpi minimi nè de' deti, e fili ) e s'andrà pian piano mouendo per scoprire il lume di quella s'accorgerà , che all'hora solamente verrà a scoprire quell'irraggiamento vicino all'oggetto, ò quel lume che si vede intorno alla Luna quando cominciarà a scoprire il vero lume di quella , e non prima si come all'incontro se vorrà nascondersi dall' istesso lume col tirarsi indietro s'auuederà che nell'istesso tempo , nel quale l'occhio perde il vero lume della Luna cessarà anco di scorgere l'irraggiamento detto . Ho detto che quest'esperienza si faccia al Ciel sereno, e chiaro; e purgato al possibile dalli vapori, perche se l'aria sarà vaporosa , e grossa ( come forse era quando il Sarsi fece la sua sperienza nel lume della Luna ) ciò non succederà , perche la corona de'raggi, che all'hora circondarà il globo Lunare cagionandosi dall'aria vaporosa illuminata dal lume di quello verrà sensibilmente a manifestarsi , ò occultarsi all'occhio secondo che questo scoprirà ouero cessarà di vedere l'aria istessa. Hauea detto il Guiducci , che le stelle risguardate col Telescopio perdono quell'irraggiamento , splendore, ò corona luminosa : il Sarsi s'oppone con dire, che se'l Telescopio spogliasse le Stelle di quest'accidentario splendore , questo non si douerebbe vedere per il Teleseopio, e pure si scorge il contrario : mentre tra le stelle fisse nissuna etiam minima si lascia priuare di simigliante splendore come par che confessi il Signor Galileo, mentre afferma che dal Cane , & altre stelle cotal splendore non si può leuare ; perche anco con l'occhiale si scorgono questi raggi scintillanti : e non solo dalle Stelle fisse, ma nè meno da'Pianeti; quali ritengono cosi tenacemente quest'irradiatione che giamai se ne lasciano spogliare , come Marte , Venere , e Mercurio quali senza li vetri colorati mai compariscono nudi , e spogliati di simil lume. Si risponde al Sarsi esser diuersa la vibration de'raggi che si vede cosi fiera nel Can maggiore , & proportionatamente in altre stelle (secondo l'opinione del Signor Galileo) dalla Corona luminosa , e splendore accidentale che si scorge in esse : poiche quella lempre la ritengono, e questo gli vien leuata via dal Telescopio: e succede nell'istessa maniera appunto, che suol'accadere nel lume d'vna candela, fiaccola , & altri lumi simili terrestri, ne' quali si vede taluolta vna vibratione de'raggi, & vn tremolo de'quali non vengono altrimente dal Telescopio spogliati doue che dall'irradiatione , e corona soddetta ne vengono facilmente priuati, anzi detto Signor Galileo dice che l'occhiale è sofficiente a toglier quel lume, ò corona di raggi che si suole scorgere intorno alle Stelle: nè trouarà mai il Sarsi ne'libri del Signor Galileo , che le stelle ritengano affatto quell'irraggiamento mentre vengon riguardate co'l Telescopio ma vi leggerà , bene ch'alcune stelle hanno in se vna vibratione de'raggi così fiera che'l Telescopio non è bastante a totalmente priuarnele ; & io per quanto hò più volte sperimentato sempre hò osseruato co'l Telescopio li corpi delle Stelle ( proportionatamente però ) nudi, e spogliati dello splendore con il quale appariuano all'occhio libero . E se il Sarsi si merauiglia che conseruandosi l'istessa humidità nella pupilla: l'istesso lume della Stella refratto ne'vetri del Telescopio peruenendo in quell'humidità non venga di nuouo a rifrangersi , e produrre il medemo effetto : se bene in diuersa guisa : se si merauiglia dico il Sarsi di ciò, hauerà anco ragione di ridersi di quelli che per osseruare più facilmente l'ecclisse solare nella qual non ponno immediatamente fissar lo sguardo per il gran lume, e splendor de'potenti raggi solari mirano l'istessa Ecclisse nell'acqua , o nello specchio mediatamente doue scorgono il globo solare nudo, e schietto , e conseguiscono in questa maniera l'intento loro, come si vede per esperienza. Quello poi che soggiunge il Sarsi nel fine del presente esame si concede anco dal Guiducci , cioè che l'aria vaporosa possa esser illuminata , il quale ancora che l'apparire i luminari maggiori nell'Orizonte che nel mezzo Cielo, lo spuntar fuori prima del solito dell'Oriente, & altri accidenti & apparenze simili procedono dall'aria vaporosa illuminata , come mostrano gli Ottici. Speditosi il Sarsi dell'esame della Terza propositione fa passaggio all'esame della Quarta quale è di questo tenore cioè, che niun corpo liuido trasparente, e che la siamma impedisce il veder gli oggetti posti oltra lei. Qui prima di passar auanti giudico espediente far auuertito il Sarsi con dirle , che la prima parte della detta propositione non è altrimente del Guiducci , ma de' Peripatetici , da quali la caua come si legge dalle sue parole mentre dice; e dal detto de'Peripacetici si raccoglie i quali affermano niun corpo lucido trasparere; e per consequenza non è il douere d'addossare vna propositione al Guiducci quale non è sua ma cauata da altri: A quello poiche egli adduce in difesa del suo Maestro mentre dice che si trouano corpi parte diafani , e parte opachi, quali, e terminò il lume per il che appariscano splendenti , & anco la tramandino, e trasfondino come sono le nugole più rare , l'acqua , il vetro , & altri simili, si risponde, che la fiamma vera , e reale non è di cotal natura , cioè in parte diafana, & in parte opaca come qui sotto si vedrà. Forma il Sarsi questi conclusione contro'l Guiducci : che la fiamma della candela non impedisce altrimente il veder gli oggetti che sono oltra da lei ma è diafana, e trasparente. Proua primieramente questa conclusione con l'autorità del la Sacra Srittura in Daniele al 3. in quelle parole. Ecce ego uideo quatuor Viros solutos, & ambulantes in medio ignis, & nibil corruptionis in eis est, & species quasi similis Filio Dei. In che maniera venga apportata cotal'autorità dal Sarsi , e se faccia contro il Guiducci questo lo dichiara , e mostra a sofficienza nella sua lettera al P. Galluzzi : oltre che il Sarsi stesso può giudicare che habbia più che del verisimile , che'l veder che fece Nabuedonosor in mezzo di quelle vastissime fiamme quei santi Fanciulli forse miracoloso; mentre tali, e tanti miracoli in quel caso v'interuennero . Poiche l'esser stata accesa la fornace d'ordin regio sette volte più dell'ordinario, talmente che la fiamma s'inalzaua sopra la fornace (come dice la Sacra Scrittura) quarantanoue cubiti ; & effundebatur flamma super fornacem cubitis quadragintanouem: e non abbruggiare quei santi fanciulli non è vn gran miracolo? il veder che quel gran fuoco non solo non gli hauea abbruggiati , ma nè meno haueua hauuto potestà in quei santi corpi bastante ad abbruggiare i capelli della testa , & a lasciare almeno vn minimo segno d'incendio, anzi nè tampoco l'odor del fuoco fosse peruenuto alle loro narici non che da quello tocchi talmente che quei santi giouani non furono da quelle voracissime fiamme afflitti , nè trauagliati non che molestati; l'esser mandato da Dio vn' Angelo à posta per confortare , e consolar quei santi spiriti , e l'esser veduto vn'Angelo benche spirito, & incorporeo dal Rè con gli occhi corporali : l'vscir quelli liberi, e sciolti doue prima erano fortissimamente, e tenacissimamente ligati ; l'assimigliar che fece Nabucodonosor quell'Angelo al figlio di Dio , quale egli non conosceua nè haueua mai visto; non è vna congerie, e cumulo di grandissimi , & euidentissimi miracoli ? le parole della Scrittura son queste . Tunc Nabuchodonosor Rex obstupuit, & surrexit propere, & ait Optimatibus suis: nonne tres Viros misimus in medium ignis compeditos? qui respondentes regi dixerunt: uere rex. Respondit & ait: Ecce ego video quatuor Viros solutos, & ambulantes in medio ignis, & nihil corruptionis in eis est , & species quarti similis Filio Dei. E poco più a basso . Et congregati Satrapæ, & Magistratus, & Iudices, & Potentes Regit contemplabantur Viros, illos quoniam nibil potestatis habuisset ignis in corporibus eorum, & capillus capitis eorum non esset adustus, & sarabala eorum non fuissent immutata, & odor ignis non transisset er eos, e di sopra. Et non tetigit eos omnino ignis neque contristauit nec quidquam molestia intulit. Dopò la soddetta autorità adduce in campo il Sarsi il primo argomento di questo tenore . Quando s'abbrugia qualche congerie , e catasta di legne si scorgono facilmente in mezzo delle fiamme le legne mezze abbrugiate, e li carboni accesi ben che fra esse legne, e l'occhio vi s'interpongano grandissime fiamme, adunque la fiamma è trasparente. Mi dispiace infinitamente che qui il Sarsi venga à derogare alla fede , e credenza di due veridichi Scrittori , dico il Vitruuio, & Irtio . Poiche quello nel secondo libro della sua Architettura al Cap. 9. narra che Giulio Cesare hauendo l'esercito circa l'Alpi , e tenendo assediato vn forte Castello chiamato Larigno , & hauendo ordinato à Soldati che abbrugiassero vna gran Torre fatta da gl'inimici di traui conteste, & alternamente raddoppiate ; quelli eseguirono il commandamento del Capitano , leuatasi dunque la fiamma in alto fece credere che tutta quella mole fosse caduta a terra, ma poiche quella da se fù estinta , e cessata si vidde la Torre non esser stata tocca dal fuoco per la natura di quei legni , dalle cui parole si raccoglie che quella fiamma non era trasparente mentre non si vedeuano entro di quella la Torre, & i legni interi . Et nell'ottauo libro aggiunto come si tiene da lui alli sette libri de' Commentari di Cesare sopra le guerre di Francia dice che militando questo Capitano contro i Bellouaci, questi per campar dalle mani del nimico inuentarono questa stratagemma : congregarono gran quantità di materia combustibile , e collocatala auanti del loro Esercito gli diedero fuoco , il quale hauendo occultata, e coperta tutta la loro Soldatesca, fù cagione che essi con la veloce fuga si saluassero , senza che Cesare potesse à tempo auuedersene; non mi posso indurre a credere , che'l più famoso Capitano che senza comparatione sia mai stato al mondo , dico Cesare fosse cosi poco accorto, & auueduto che se quelle fiamme fossero state trasparenti si fosse cosi facilmente lasciato ingannare , sò bene che egli nel preueder, e prouedere a disegni, insidie, e stratagemme del nemico non ha hauuto pari che tal uanto se gli conuiene. All'Argomento rispondo , che parlando della fiamma vera, e reale della quale si discorre, non si vedono altrimente i legni, e carboni accesi come la sperienza ci manifesta, e qui sotto si vedrà. Al secondo si risponde , prima che si leggono i caratteri situati di là del lume, ciò procede dal mirar noi per l'infima parte del lume che circonda lo stoppino, ò altra materia combustibile quale non si deue , nè può chiamar lume, ò corpo luminoso : sendo questo propriamente etiandio secondo l'opinion del Sarsi nella facc. 66. quella cosa che apparisce lucida , e splendente , e che termina la luce done che quella parte non si vede lucida, e splendente mercè de fumi, & esalationi che in essa si contengono. Ma se'l Sarsi farà l'esperienza con il mirar per la parte superiore della fiamma lucida , e splendente come deue esser la fiamma , & il vero corpo luminoso, non potrà leggere altrimente nè meno scorgere quei caratteri . E nell'istessa maniera si risponde alla prima parte del primo argomento , cioè che si vede lo stoppino per la parte della fiamma che non è lucida, e splendente, ma non si vede già per la parte superiore della fiamma vero corpo luminoso. Secondariamente rispondo, che dato anco [ ma non concesso] che si scorgesse qualch' oggetto posto di là dal lume per distanza d'vn deto: non si viene à concludere però cosa alcuna contra il Guiducci quale non tratta del li posti in vna minima distanza d'vn dito , ma, delle migliara anzi miglioni di miglia quale è quella delle Stelle fisse dalla Cometa per mezzo della quale si vedeuano. Nel Terzo argomento dice il Sarsi vna cosa inaudita, e strana, cioè che la fiamma dell'acqua vita accesa per non esser troppo chiara , talmente trasparente che per quella si ponno leggere minutissimi caratteri; hò inteso più volte dire, & anco hò osseruato che l'acqua per non esser troppo torbida , e talmente trasparente , che lascia vedere il fondo del fiume, della fontana, e del vaso : e che si vedono le Stelle di notte per non esser l'aria troppo conturbata , ma non già il contrario , cioè che l'acqua sia trasparente in supremo grado per non esser troppo chiara , e che l'aria sia affatto diafana , e trasparente per non esser troppo serena. Sappia dunque il Sarsi che la fiamma dell'acqua vite , e del solfo accesi, è diafana, e trasparente per il poco lume c'hà, il quale non menta il nome di vero lume come si è detto di sopra dell'infima parte della fiamma della candela mercè della gran sottigliezza , e tenuità della materia di quella , e la troppa tenacità , e viscosità del solfo quali causano che la fiamma non sia splendente, e luminosa come suol'esser nella fiamma della candela , & altre simili di che il Sarsi si potrà chiarire se ne farà la sperienza di notte tempo opportuno per tal'effetto. Al quarto si risponde che se bene nel lume d'vna candela si scorge il lume d'vn altra che sia posta oltre di quella, non ne segue però che anco per entro della Cometa possano vedersi le Stelle fisse benche lucidissime , e splendentissime venendo ciò impedito dall'immensa lontananza di esse dalla Cometa . E già credo che il Sarsi sappia , & habbia osseruato esser più gagliardo , più vigoroso, e più splendente il lume d'vna minima candela situata vicino all'occhio del lume di qualsiuoglia Stella fissa, benche lucidissima, e tanti milioni di volte maggiore di quella , e di ciò esserne cagione la vicinanza di quella, e la gran distanza di questa. Al sesto dico che, se si vede per mezzo della fiamma vn corpo opaco illuminato di giorno dal Sole ciò procede dal gran splendore cagionato dalla riflessione di lucidissimi raggi solari quale viene à superare quanto lume, e splendore ponno produrre cento mila fiamme done che questo non milita nel caso nostro nel quale si viene à far paragone solo del lume della Cometa (quale non è altro secondo Aristotile, ch'è vna gran mole di fuoco lontana poco da noi situandola egli nella suprema regione dell aria) & il lume delle Stelle fisse remote per miglioni di miglia, e per conseguenza questo molto meno efficace, e vigoroso di quello. Il sesto argomento viene a ferire con Aristotile , e li Peripatetici, de'quali è quella propositione che i corpi lucidi non son trasparenti , e non contro del Guiducci il quale si è seruito di quello per atterrare l'auuersario, e ferirlo (come si suol dire ) con le proprie armi: che poi la propositione non sia stata dal Guiducci addotta per sua , ma cauata da'Peripatetici . Se deduce da quelle parole nell fac. 16. e dal detto de' Peripatetici medesimi si raccoglie niun corpo lucido traspartre. Nel fine di quest'vltimo esame procura il Sarsi difendere Aristotile dall'obiettioni del Guiducci : dice Aristotile, che quell'anno, nel quale si saran vedute molte Comete , e grandi, sarà molto asciutto, e ventoso, perche essendo l'esalatione calda, e fecca materia commune de' venti, e delle Comete la frequenza, e grandezza di queste denota gran copia di cotali esalationi , & in consenquenza la siccità futura , & i venti . S'oppone a questa opinione il Guiducci con dire queste formali parole . Se le Comete non sono altro che abbrugiamento di tal esalatione certo che quanto più se ne abbrugia tanto manco ne resta , non hauendo la natura mezzo più violento dell'incendio per repentinamente deuorare , destruggere, e redurre à niente . Onde alla grandezzaa , e moltitudine delle Comete succedere douerebbe stagione men che mai ventosa, & asciutta per il gran consumamento fatto dalla materia arida, e flatuosa. Il Sarsi per difendere Aristotile apporta vn'esempio, e dice che se accadesse che in qualche Città si vedesse il grano sparso per la piazza , e per le strade , e se ne tenesse poco conto, ouero se si vedesse l'infima plebe sontuosamente mangiare, e banchettare; chi sarebbe quello che non concludesse esser in quella Città abondanza tale di fromento, e di grascia , che per vn pezzo non fosse per regnarui carestia ? cosi ( dice egli) succede nel presente caso; poiche sendo l'esalationi per il più comprese , e racchiuse entro d'angusti termini , e confini in quella maniera nella quale il grano è rinchiuso nel granaio, e non sormontando quelle cosi facilmente in quelle regioni nelle quali la vorace fiamma và dominando se non quando la gran copia d'esse non è capace de'luoghi inferiori, ò forse quando l'istesse diuenute più fecche, e più rare hanno deposta affatto ogni qualità acquosa . con ragione Aristotile da cotali esalationi in gran copia eleuate sin'alla sfera del fuoco inferisce che tutte queste infime, basse regioni siano anco da quelle ingombtare. Quello che m'occorre dire al Sarsi in questo luogo, è che l'esempio che lui apporta è bello, e buono , ma non già l'applicatione di esso fatta a favor d'Aristotile è sofficiente, e efficace , poiche l'esempio può militare anco con Aristotile in questa maniera . Quando in qualche Città fossero empite le strade , e le piazze di monti , e cumuli d'arena, e di sabbione sopra de'quali poi superficialmente solo fosse disperso il grano come successe nella Città di Priene per opra, e stratagemma di Biante Filosofo come narra Diogene Laertio nella sua vita per ingannare li Ambasciatori, & il Re nemico acciò leuasse l'assedio come fece si potrebbe all'ora con uerità dire che quella Città fosse abondantissima, e prouista per molti anni di grano ? certo sò; nè tale si potea dire esser la Città di Priene, ma si poteua , e doueua affermare il contrario cioè che quella fosse [ come realmente era ] scarsissima , e penuriosissima di grano . Cosi se accadesce [ come può facilmente accadere ] che nella suprema region dell'aria sia vna quantità d'esalationi, e la mezza , & infima regione sian colme, e ripiene de' vapori da'quali quelle siano state sospinte , e cacciate in alto: si potrà perciò con ragione inferire , che tutte le regioni dell'aria siano ingombrate, e ripiene d'esalationi? al sicuro di nò ; Potendo dunque l'istesso caso succedere ancora in questa maniera ch'io dico l'applicationi dell esempio del Sarsi è mancheuole, e difettosa, e puol hauer luogo anco contro Arist. perilche ne segue che Aristotile non ne venga altrimente difeso. Nè posso persuadermi che il Sarsi non comprenda che nell'insima , e mezza region dell'aria delle mille parti nouecento nouanta , e più vene siano ripiene di vapori, & il resto apena d'esalationi non solo per eleuarsi giornalmente quantità de vapori senza comparatione maggiori quasi nella detta propositione dell'esalationi dell'acque di tanti mari , laghi, fiumi, stagni, paludi , torrenti, e della Terra istessa disposta più alla produttione de'vapori , che dell'esalationi, mercè della sensibile , & euidente humidità che suole in se stesta contenere; ma anco perche il vapore come assai più denso , e corpulento dell'esalatione eleuandosi nel medemo tempo dall'acqua , ò dalla Terra , e rarefacendosi occupa spatio d'aria di gran lunga maggiore dell'esalatione, che sia dell'istessa mole , e grandezza del vapore , oltre che non è cosi facile come pensa il Sarsi l'attrattione dell'esalationi richiedendouisi vn calore vehementissimo , e potentissmo, come possono far testimonianza i Professori dell'arte chimica, e voglio ricordare al Sarsi quello che già dissi di sopra della Terra che non puol'esser priua d'acqua , e d'humidità , in particolare nella superficie , e poco lontano da esse , di doue si pretende, e puol pretendere, che si attragono l'esalationi priue di sostanza , e qualità acquea, e di natura calde , e secche come vogliono Aristotile & i Peripatetici. A quello poiche soggiunge il Sarsi in difesa d'Aristotile , che il fuoco della Cometa consuma solo quelle esalationi che peruengono alla sfera d'esso, e non quelle che occupano le regioni più basse. lo rispondo che a mantener, e fomentar vn fuoco cosi vasto come è quello della Cometa per tanto tempo vi si richiede maggior copia d'esalationi di quella che occupa solo non dico parte, ma tutta la suprema regione dell'aria : anzi ardisco di dire, che se fossero tutte le sfere elementari ripiene d'esalationi non sarebbero bastanti à mantener cosi gran fiamma, e somministrar materia sofficiente a cosi ampio foco per vn sol giorno , hor veda il Sarsi se quelle esalationi sole che lui dice possono mantener vn incendio come quello per mesi , e mesi; nè s'imagini , che quel che io dico sia vn paradosso; perche se osseruarà la gran copia d'esalationi che consumano in pochissimo tempo l'ingressioni ignee confessarà esser vero quello ch'io dico: & io mi ricordo come se fosse occorso adesso che tre anni sono stando in campagna veddi vna delle dette impressioni simile à quelle che i Meteorologiei chiamano stelle cadenti, di figura sferica della grandezza ( apparente però) simile alla stella di Venere quando si ritroua nell'apposito dell'auge del suo eccentrico , la quale per l'insima region dell' aria per linia retta , e paralella alla Terra in tanto tempo in quanto si recita vn'Aue Maria scorse per tale spatio quale corrispondeua à quattro miglia in circa della superficie terrestre , quale viaggio considerato nella regione dell' impressione viene ad esser assai maggiore secondo la proportione della circonferenza , & ambito di questa alla circonferenza della Terra . Se dunque vn'esalatione cosi grande come doueua esser la materia di quell'impressione , e cosi lunga, e distesa per tante miglia non fù bastante a mantener quel fuoco per più d'vn Aue Maria inferisca da se stesso il Sarsi la quantità dell' esalatione che si richiederà per mantener vn foco cosi grande, e vasto come sarebbe quel della Cometa tante migliara, e centinara di migliara di volte maggiore dell'impressione soddetta secondo l'opinione d'Aristotile: tanto più mentre l'esalatione materia della Cometa è di gran lunga più tenue, e sottile della materia di quell'incendio per essere questa situata nella più bassa region dell'aria, e quella nella suprema secondo l'istesso Filosofo. Termina la sua libra, & il suo libro il Sarsi con autenticare il pronostico sopradetto d'Aristotile sopra le Comete con li effetti quali dice esser seguiti l'anno 1619. successo all'appatitione della Cometa , dicendo esser stato quell'anno più secco del solito, hauer regnato venti impetuosissimi , e gran terremoti con danno di molti luoghi : se bene a me pare che succedesse il contrario; poiche l'anno 1619. ne'nostri paesi ,& anco in molti altri per quanto si hebbe relatione non solo non fù più secco del solito , ma più tosto humidissimo come sono stati ne'nostri paesi da diece anni in quà , dico diece anni continui in circa sin'al presente anno inclusiue: li venti poi furono ordinarij, e mediocri, e li Terremoti nella nostra Prouincia, & altre conuicine dopò l'anno 1611. nel quale del mese di Nouembre, e Decembre vennero spessissimi, & horribilissimi Terremoti quali durorno più di quaranta giorni non si son fatti più sentire Terremoti di momento, e sensibili, e l'anno del 1619. in particolare la passò come io osseruai senza Terremoti. lo non fo dubbio alcuno che se il Sarsi hauesse conferito le sue opinioni con il P. Christofano Gamberger , ò con l'istesso P. Grassi (di cui egli si fa Discepolo) ò con altri Padri del Collegio Matematici Eccellenti hauerebbe cangiato pensiero, e le saria meglio apparsa la debolezza delle dette sue opinioni cosi io mi persuado. IL FlNE.

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Based on the copy digitized by Google in partnership with the Biblioteca Nazionale di Napoli SCANDAGLIO SOPRA LA LIBRA ASTRONOMICA ET FILOSOFICA DI LOTARIO SARSI Nella controversia delle Comete E PARTICOLARMENTE DELLE TRE vltimamente vedute l'Anno 1618. DEL SIGNOR GIO. BATTISTA STELLVTI DA FABRIANO DOTTOR DI LEGGE. IN TERNI, Appresso Tomasso Guerrieri. M.DC.XXII. Con licenza de'SS. Superiori Stelluti, Giovanni Battista Terni Guerrieri, Tommaso 1622.

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SCANDAGLIO SOPRA LA LIBRA ASTRONOMICA ET FILOSOFICA DI LOTARIO SARSI Nella controversia delle Comete E PARTICOLARMENTE DELLE TRE vltimamente vedute l'Anno 1618. DEL SIGNOR GIO. BATTISTA STELLVTI DA FABRIANO DOTTOR DI LEGGE. IN TERNI, Appresso Tomasso Guerrieri. M.DC.XXII. Con licenza de'SS. Superiori. Imprimatur. Pro Reuerendiss. D. Episc. Interamnæ. Hieronymus Donatus Philosophiae, & Sac. Th. Doct. AL MOLTO ILLVSTRE SIG. IL SIGNOR MARIO GVIDVCCI. Per ogni tempo, come ben si vede registrato nell'historie antiche, & moderne, son state osseruate da gl'Huomini con gran marauiglia, e timore nouelle apparenze nel Cielo. Stelle non più uedute, Comete, Traui, Parelij, Aloni, & simili; & inuero per essere nella più sublime, e nobil parte di questa machina del Mondo, & in luogo remotissimo da i nostri sensi; con ragione han dato da pensare, e da discorrere assai à gl' antichi, & moderni Filosofi, mentre la loro natura, qualità, sito, moto, & altri accadenti n'hanno ricercato. Che poi maggiormente sia questo auuenuto nelle tre ultime Comete apparse l'Anno 1618. ammirande ueramente, e per il numero, & per la grandezza, & per la figura, non è chi nol sappia, & non l'habbia uisto in molte scritture intorno ad esse uscite; & inteso in molte dispute sopra di ciò fatte in diuersi luoghi. Piacque il Discorso fattone da V.S. nella sua Accademia Fiorentina, & poteua con molta ragione sodisfare à ciascheduno, che con la mente libera dalle passioni, hauesse considerato, che V.S. portaua l'opinioni del Galileo: poiche chi meglio poteua mostrarci le cose di lassù, che quello istesso, che di tante stelle fisse, e pianeti era stato scopritore? Cosa non solo singolare nel nostro secolo, ma grande, nuoua, & unica fin da i primi fondatori dell'Astronomia in quà, non è però auuenuto quello, che doueua credersi: credette già Aristotile, e si remise in tutto à Calippe, & Eudosso, ma non pare, che hoggi credano gl Aristotelici ad osseruatori de' Cieli, maggiori di quelli. Viene Lotario Sarsi con una sua Libra ben carea d'autorità de Filosofi, concetti de Poeti, & eleganze di lingua. S'oppone con lo studio, e della uoce, e della penna à quello dell'osseruationi, & esperienze; riceue scolastico applauso; imprime le sue famose propositioni; giudicasi tumultuariamente dalla studiosa giouentù aggiustata libra; le ragioni estimansi irrefragabili, & atterrato affato ciò che da V.S. dianzi ne venne. La controuersia in molti luoghi è stata agitata, nè solo in mezzo le scole, ma ouunque da bei spiriti se ne son fatti diuersi discorsi. Non ui è mancato certo chi ha assaggiato, & conosciuto le buone ragioni di V.S. perche la uerità per tutti i luoghi si fa conoscere; nè hà bisogno d'essere introdotta da seguito d'affettione, insinuandosi dolcemente da se stessa ne gl'intelletti sereni. A me è capitato il presente breue Trattato à penna del Sig. Gio: Battista Stelluti da Fabriano, quale essendosi trouato più uolte in tali discorsi, e sostenute le ragioni di V.S. pregato à mettere in carta ciò che adduceua per lei incontro all famosa Libra; non ualse all'importunità d'Amici scusarsi con assicurar delle risposte, che presto sarebbeno uscite d'esquisitissima dottrina, e sodisfatione dall'istesso Galileo, & da V.S. delle quali esso più d'ogn'altro si mostraua desideroso, & ad esse prontissimo rimettersi: onde finalmente si compiacque di notar frettolosamente per quiete di molti quello, ch'egli hauea nella Libra del Sarsi, e suo bilancio considerato; e ciò fece con occasione di trattenersi ne' caldi dell'anno passato in una sua Villa, più tosto perche andasse per mano di quegl'Amici che à ciò l'haueano astretto, che per le Stampe: ma essendo per uia di questi capitato nelle mie, non hò uoluto in alcun modo restasse nascosto; nè credo che sarà discaro à studiosi, uenendo da persona, che non solo delle scienze Legali, che professa, ma anco delle Filosofiche, & dell'historie, & altri compimenti di bella, e uaria litteratura ha non ordinaria cognitione, e gusto. L'inuio à V.S. perche à lei si deue; e non altro pretendo in questo, che pagare il mero debbito. Desidero sì bene, che questi breui accennamenti del Sig. Stelluti siano un ricordo, e sprone alla compita, e perfetta dottrina, che esso sopra ciò con grandissimo desiderio aspetta dal Galilei, e tutti gl'altri, che senza alcuna passione ricercano la cognitione del vero; & che anco V.S. in questo mio offitio riceua un segno della mia diuotione quale si compiaccia gradir la insieme con l'altrui buona uolontà inchinata tanto alla sua protettione. Et con questo le bacio le mani. Di Terni li 12. di Luglio 1622. Di V.S. Molto Ill. Seruitore Deuotiss. Tomasso Guerrieri. CONSIDERATIONI DEL SIGNOR GIO: BATTISTA STELLVTI INTORNO Alla Libra Astronomica, e Filosofica DI LOTARIO SARSI. SOPRA LA MATERIA DELLE COMETE. DIVIDE il Sarsi la sua Libra Astronomica, e Filosofica in tre esami, ch'egli fà sopra il Discorso delle Comete fatto dal Signor Mario Guiducci nell' Accademia Fiorentina: nel primo de' quali procura difendere il suo Maestro dal detto Guiducci contro li tre argomenti, con i quali lui stabilisce il moto, luoco, e grandezza della Cometa apparsa nel 1618. Nel secondo si sforza d'impugnare l'opinioni del Guiducci quanto alla sostanza , e moto delle Comete. Nell'vltimo finalmente s'induce à confutare alcune conclusioni prouvate à sofficienza dall'istesso in quel Discorso. Il primo esame è soddiuiso dal Sarsi in tre parti, nelle quali separatamente cerca difendere le sodette tre ragioni del Maestro, & insieme rispondere all'obiettioni fatteli dal Guiducci. Nella prima parre confessa liberamente il primo argomento sopra la parallasse esser di niun valore se prima non si determina, se gl'oggetti osservati siano veri, e sossistenti , ò pure apparenti, e vaganti , distintione apportata dal Guiducci: ma poi si scusa con dite douersi riputar vana , e superflua quella distintione mentre si disputaua con li Peripatetici, quali tutti hanno tenuto la Cometa per oggetto vero , e reale : quale scusa all'hora hauerebbe sossistenza mentre la disputa del suo Maestro fosse stata solo con Peripatetici, ma se hauea da impugnare anco le opinioni de'Pittagorici, e d'lpocrate , e contro loro tendeua anco la controuersia, non puol hauer luogo l'argomento della Parallasse , hauendo li sopradetti Filosofi affermato la Cometa esser vna Stella, che auuicinata alla Terra ne attraesse a se vapori, ne'quali rifrangendosi la nostra vista al Sole ci dimostrasse quella Chiima non come reale, e stabile, ma apparente , e vagante . Che poi lo scopo del Maestro nella sua disputa fusse d'inculcare, & atterrare eziandio l'opinione de'Pittagorici l'istesso Sarsi l'attesta ,, alla fac., 9. in quelle parole : Ma benchehe sia verissimo, , , ch'anch'il moto fatto per linea retta douea retto ,, apparire ; nondimeno essendo la controuersia con ,, quelli , quali ò non haueano dubio alcuno del moto ,, circolare della Cometa , ò non haueuano hauuto mai ,, in pensiero quello moto retto cioè con Anassagora, Pittagorici, ,, Ipocrate, & Aristotile Vuole il Sarsi tirar altri nell'istesso laccio nel quale vede forse il suo Maestro intricato, & inuiluppato: mentre dice hauer anco il Guiducci fatto capitale dell'argomento della parallesse quando disputa con Aristotile, e non s'auuede, ch'il Guiducci si vale di detta ragione come opportuna solo con Aristotile, e peripatetici per testimonio anco d'esso Sarsi, asserendo quelli la Cometa esser oggetto vero, e reale, ma quando và ponderando l'altre opinioni adduce altre ragioni. S'affatiga , vaglia à dire il vero , se ben in darno il Sarsi di sbrigate il suo Maestro dal laccio nel quale lo scorge inuolto mentre dice ; che non hauendo tenuto li Pittagorici la Cometa in tutto, e per tutto per cosa apparente, non era quello obligato à confutare l'opinione d'essi , quali insieme con tutti i Filosofi hanno stimato la testa della Cometa esser vera , reale , e sossistente , e dall'hauer affermato di comun consenso tutti li Filosofi la testa della Cometa esser cosa vera, reale, e sossistente, inferisce che fra quante Accademie de'Filosofi sono mai state al mondo, nissuna hà tenuto la Cometa per cosa apparente , e simulacro, vano , e fallace: stimo ben io vana, e fallace questa sua maniera d'argomentare: mentre nell'Antecedente prende vna sola parte della Cometa cioè la testa, e nel consequente prende il tutto , cioè la Cometa composta di testa, e chioma: si come dall'esser l'Anima ragioneuole, immateriale, & incorrottibile , fallace senza dubio, e difettosa sarebbe tal'illatione , adunque l'huomo non è materiale, nè corrottibile, e se il Sarsi stesso confessa la barba , e chioma della Cometa esser stata giudicata da'Pittagorici per cosa vana, & apparente, con che ragione soggionge la Cometa composta di testa, e chioma esser giudicata da tutti i Filosofi ogetto vero , e reale: e con qual'ardire induce la testimonianza del Guiducci al qual non mai è vscito di bocca, che l'vniuersità de'Filosofi habbia creduto la Cometa assolutamente esser oggetteo vero , e reale , ma tutto l'opposito, come si può vedere alla fac. 4. e 22. forse il Sarsi hà riputato non douersi tener conto della chioma, e barba della Cometta, ma solo della testa, mosso dalla similitudine de'capelli, chioma , e barba nell'Huomo , quali son più tosto escrementi , che parti essentiali, ò integrali d'esso, e per consequenza discorrendosi dell'huomo come tale , de'capelli , chioma, e barba , non si fà mentione , e non se ne fà stima; io non son mai per indurmi à credere, ch'il Sarsi s'habbia formato nella mente vn concetto tale , scorgendosi tutto l'opposito, nella Cometa, quale vien distinta da gl'altri lumi , che appariscono, tanto nell'aria, quanto nel Cielo per mezzo della Chioma , e come tale ne consegui il nome di Cometa da Greci , che vuole dir capillata, e con la chioma : e dall'istessa chioma diuisero , ò distinsero gl'Antichi Romani la Gallia Transalpina dalla Cisalpina, chiamando quella Comata dalla chioma , che gl'habitanti d'essa soleuano nutrire . E questa Togata dalla Toga, che quei Popoli portauano , & in processo di tempo diuisero anco la Gallia di Narbona dal restante della Gallia Transalpina con priuar quella del nome di Cometa per hauer deposta la chioma , e datoli il nome di Bracata, ò Braccata come altri vogliono d'alcune vesti che portauano. Si deue dunque dire, che le chioma, e barba della Cometa non solo non è da riputarsi tale , quale forse se la forma il Sarsi; ma più tosto parte integrale, & essentiale della Cometa. Che sia parte integrale non vi è dubio alcuno concorrendo alla compositione d'essa: che sia essentiale, è manifesto, receuendo la Cometa da quella il suo essere , e la distributione dall'altre cose; nè vale la similitudine de'capelli, e chioma dell'Huomo , poi che quelli non vengono compresi nel concetto quidditatiuo dell'huomo , e per essi nou riceue distintione, ò differenza alcuna da gl'altri animali , done che nella Cometa è tutto l'opposito come si vede apertamente, e come si è detto si sopra. Si burla il Sarsi nell'Istessa fac. di alcuni Filosofi moderni, che non hanno seguito Aristotile, e schernisce le loro opinioni; mentre dice non douersene far stima alcuna: poiche hauendo essi trouato vna filosofia sterile, & infelice [ alludendo , e scherzando in quelle parole , liberos , & libros ] hanno lasciati libri, e volumi sì , ma non liberì , ò figliuoli che vogliamo dire ; ma con che fondamento , e con che ragione si vada beffando de'sudetti, e loro pareri, io non me lo sò immaginare , e chi sarà mai d'ingegno tanto ottuso, e rozzo , che non giudichi douersi chiamare la Filosofia di quelli feconda , e felice più tosto che sterile, infelice, & infruttuosa ? sendo quella colma , e ripiena di nuoue opinioni , e parti Filosofici di loro ingegni ? e chi non si auuede hauer quelli lasciati non solo libri, ma anco prole , ò figliuoli hauendo inuentato nuoue, & inaudite opinioni ? ma sento quì vno da parte che dice in difesa del Sarsi, douersi chiamare la Filosofia de'sudetti Autori sterile, & infelice per non hauer hauuti altri Filosofi à loro inuentioni aderenti , e seguaci de' loro capricci , ma in essi hauer hauuto principio , e fine , & esser con l'istesse menti nate , & estinte . Sembra in vero à prima vista cotal difesa buona, e sofficiente , ma se fia poi ben considerata reputerassi da ciascuno di poco rilieuo, anzi di niun momento , e viene in essa addossata al Sarsi vna grande equiuocatione, non che sia apportata difesa efficace dall' addotta obiettione , poiche il chiamar prole Filososica , e figlioli della Filosofia quei Filosofi , e Scrittori che seguono quella , & aderiscono all'opinioni d'essa , e per consequenza il chiamar sterile quella Filosofia la quale non è seguita d'altri Filosofi , non è vn manifesto equiuocare , vendendo vna cosa per vn'altra? cioè li Filosofi prole , e parti di Donne per l'opinioni, pareri, e sentenze parti, e prole dell'ingegno; e con simil ragione potea burlarsi, e ridersi il Sarsi de gl'Antichi Romani, che nelle prima, e seconda guerra punica cotanto fatigassero , e guerreggiassero con li Cartaginesi per impadronirsi dell'Isola di Sicilia sterile non producendo droghe nè aromati, e coli anca potea chiamar sterile Egitto , e Danno Padri di cinquanta figliuoli per ciascuno, e quei due Re vno de'Tartari , l'altro de'Arabi , il primo de'quali per testimonio di Giustino fù Padre di ottanta figli maschi, & il secondo per testimonianza di Plutarco di seicento , con dire , che li suddetti non hanno hauuta prole generata da altri Padri. Douea dunque il Sarsi per non equiuocare dire la Filosofia di quelli essere sterile , per non hauer essi inuentate, e prodotte nuoue opinioni , e per non hauer lasciata prole à se conueniente, cioè frutti , e parti Filosofici de'loro ingegni ; ma sento replicare in sua difesa ch'il Sarsi donea cosi parlare per non equiuocare , ma non poteua per essergli la verità contraria.: fiamo d'accordo. Concludiamo dunque la Filosofia de'sopradetti moderni Filosofi esser stata fertile , e fecondissìma sopra qualsiuoglia altra Filosofia da Aristotile fino a' nostri tempi [ se pur la Filosofia Peripatetica si deue chiamar parto , e prole Aristotliea : potendosi dubitare d'Aristotile se ne sia stato sottile, & acuto inventore, ò più tosto diligente , e pronto compilatore ] essendo colma, e ripiena di nuoue, e sode opinioni, se ben si esamineranno, prole inuero corrispondente à quelli acuti ingegni , quali si come furono di fecondissima inuentione , essi fossero stati ancora ben regolati nell'altre loro cose conforme al douere; doue che li Peripateci appagandosi dell'opinioni inuentate, ò compilate dal loro Aristotile, & à quelle tenacemente aderendo, asciano ma Filosofia per lo più sterile , e priua di prole, e frutti à quella conuenienti: & a loro si puol attribuire lo scherzo del Sarsi , cioè ch'habbino lasciati alla posterità libri si, ma non già liberi, ò figliuoli, essendo quella prole Peripatetica, e non de'loro ingegni ; e non à questi, ch'hanno lasciati realmente figli proprij, ò liberi , che vogliam dire , liberi, e franchi in vero, e non soggetti, e schiaui dell'altrui opinioni , come li parti Peripatetici essendo stato libero , e franco il loro Filosofare, & à questi si conuiene il nome di Filosofi mentre la Filosofia non è altro ch'vn amore , e studio della sapienza , e non consiste nel difendere , e professare l'altrui opinioni , e seguire Aristotile il quale si lasciò pure intendere, che la Verità deuea esser anteposta a Socrate, e Platone Filosofi eminentissimi , e celebratissimi. Nella seconda parte risponde il Sarsi all'obiettioni , che vengono fatte dal Guiducci con il secondo argomento del suo Maestro quanto al moto della Cometa, ò per dire meglio di Tichone. Hauea prouato il Maestro del Sarsi nella sua disputa il moto della Cometa esser stato per vn cerchio massimo ritrouandosi constituiti in vna linea retta i luoghi della Cometa corrispondenti à ciascun giorno nel piano descritta à guisa d'Orologio ; il Guiducci s'oppone con dire esser vero che i moti fatti ne' cerchi massimi all' occhio posto nel Centro della sfera sembrano lince rette: ma non esser perciò necessario il conuerso, cioè che tutti i moti , ch'appariscono retti all'occhio situato nel detto luogo siano per necessità fatti in vn cerchio masssimo, potendo anco esser realmente retti . Si vuol sbrigar il Sarsi da tal' obiettione mentre dice , che se ben è verissimo, che anco il moto fatto per vna linea retta sarebbe apparso retto : nientedimeno essendo la controuersia solo contra quelli , quali , ò del moto circulare della Cometa non haueano dubio alcuno, ouero a quali non mai è venuto in pensiero questo moto retto , cioè contra Anassagora, Pittagora, lpocrate, & Aristotile, e cercan dosi solo saper se la Cometa la quale si credeva mouersi circularmente facesse il suo corso per cerchi, & orli maggiori , ò pur minori necessariamente s'inferiua il cerchio descritto dal moto apparente in vna linea retta essere stato massimo : non vi essendo stato chi habbia apportato , & inuentato questo moro retto, e perpendicolare alla Terra ; perche se bene il Cheplero si sforza di prouare il detto moto retto, nondimeno scorgendosi intricato in molte difficoltà , non hà tenuto quel moto esser perpendicolare alla Terra, ma transuersale , e non regolato , ma nel principio , e fine più tardo , e rimesso , e nel mezzo velocissimo , e per esplicare tutte l'apparenze delle Comete giudicò esser bene stabilirlo con il moto della Terra ilche non viene accettato; conclude dunque il Sarsi l'opinione del Cheplero come repugnante alla Verità douete stimarsì nulla. Ma s'io non m'inganno non resta il Guiducci da tal risposta appagato: poiche hauendo il Cheplero assegnato alle Comete il moto per linee rette, ò perpendiculari, ò transuersali che siano alla Terra, vi è stato pur chi hà dubitato del moto circulare: anzi c'hà priuato le Comete affatto di cotal moto. nè più efficace è la scusa , che apporta il Sarsi , à fauor del suo Maestro in hauer tralasciata l'opinione di Cheplero; perche seguendo quello il parer di Tichone , dal quale deriua l'argomento preso dal moto nel cerchio massimo , era anco in obligo di nominare, e confutare l'opinione di Cheplero benche appoggiata in fondamenti non accettati , non potendo in Tichone calzare la scusa del Sarsi suddetta, già che non si concede . Tralascio poi di dire che il Maestro del Sarsi ancorche hauesse parlato solo senza comprenderui Tichone, poteua nondimeno impugnare l'opinione di Cheplero , benche come hò detto non seuita, non essendo cosa inusitata , e strana in Filosofia far mentione di molte opinioni false , & erronee de gl'antichi Filosofi , e confutarle , conuincerle, & atterrare i fondamenti di quelle, e cosi sogliono i Filosofi, & in particolare quelli de'Collegij , e delle Scuole mentre trattano dell'Anima ragioneuole far mentione dell' opinione , ò per dir meglio Chimera di Pittagora circa alla trasmigratione dell'Anime, e dell'opinione di quelli c'han tenuto , e pazzamente creduto l'anima suddetta hauer dipendenza nell'essere, e nell'originarsi dalla materia , e simiglianti erronee, e detestabili opinioni, e non altrimente si costuma mentre si tratta della Creatione del Mondo: proponendosi, & insieme impugnandosi l'opinione d'Aristotile , Auerroe , & altri , quali hanno osato affermare che il Mondo sia stato nell' Eternità , opinioni tutte affatto repugnanti alla Santa fede Carolina. Ripsonde il Sarsi nella fac. 10. all'altra obiettione fattale dal Guiducci , il quale per dimostrare che la Cometa non si muoua intorno al Sole conforme al parer del Maestro del Sarsi dice alla fac. 38. ch'essendo stata la digressione della Cometa oltre 90. gradi , è facil cosa à conoscere , che l'Orbe di quella circondando il Sole bisognò, che dopò longo trascorrere per il Cielo trauersi gli Elementi, e penetri anco l'intime viscere, e penetrali della Terra. Replica dico il Sarsi con dire , che non in vn solo Mondo , ma in diuerse maniere la Cometa potea mouersi intorno al Sole, cioè, ò per vn cerchio à quello eccentrico , la cui maggior portione fosse, ò sopra esso Sole, ò verso Settentrione, ouero con moto non circolare ma ellittico, delle cui parti la superiore , & inferiore fossero depresse , e le laterali prolongare, e distanti dal Sole, ouero potea mouersi con moto irregolato, e conueniente al sistema del Signor Galileo, e con questi moti salua la Cometa dall'assurdo appostoli dal Guiducci. Ma sia detto con pace, e sopportatione del Sarsi l'addurre in campo cotai moti , è vn distruggere affatto il secondo argomento del suo Maestro , e per saluar quello dal obiettione del Guiducci atterrare vno de'principali fondamenti della sua opinione . E che ciò sia il vero facilmente si proua, poi che mentre viene attribuito alla Cometa il moto eccentrico , & ellittico al Globo solare , non viene assolutamente negato in quella il moto per vn cerchio massimo fondamento principale del suo Maestro sendo cosa facile à comprendere che la definitione , e proprietà del cerchio massimo non ponno in guisa veruna conuenire alle dette superficie eccentriche, & ellittiche al globo solare; e chi osseruarà le propositioni addotte da Teodosio ne'suoi elementi sferiei sopra il cerchio massimo facilmente se ne potrà chiarire, anzi dato anco che'l moto per le dette superficie si poteste chiamare in vn cerchio massimo, nondimeno il luogo, che il Maestro del Sarsi assegna alla Cometa ripugna alli suddetti moti, perche collocando quello la Cometa fra'l Sole , e la Luna, è impossibile, che questa habbia fatto il suo corso per vn cerchio eccentrico ad esso Sole nella suprema parte eleuato , ouero distante da quello verso Settentrione , ò per vna superficie ellittica prolongata verso i lati , mentre in qualsiuoglia moro de'sopradetti la Cometa non potea esser situata fra il Sole, e la Luna, ma sì bene sopra esso Sole, e ne'suoi lati, onde bisogna concludere l'argomento del moto nel cerchio massimo esser nullo, ouero volendo difenderlo impugnare , & atterrare la conclusione del Maestro del Sarsi circa al luogho della Cometa , d'attribuirle poi il moto irregolare, è vn derogare alla scoperta à gli Encomij, e diminuir le lodi che il detto Maestro del Sarsi da alla Cometa parlando del moto d'essa mentre ammirando la regolarità di quella la veste al modo de' Poeti antichi di quei titoli di Deità, che iui si leggono. Procura il Sarsi nell'istessa fac. 10. di conuincere il Guiducci per difetruoso di Logica . Hauea detto il suo Maestro, che le Stelle riguardare con il Telescopio vengono insensibilmente aggrandite : ciò fù impugnato dal Guiducci, con dire, che mentre dal medemo Telescopio fi rendono visibili innumerabili Stelle fisse , delle quali niuna si vede con l'occhio libero , e con l'aggrandir le loro spetie d'inuisibili si fan visibilissime , e d'insensibili sensibilissime ce le rende . cotal aggrandimento dourebbe piùtosto chiamarsi infinito che insensibile, essendo tale la proportione del niente à qualche cosa , e ciò mostra con molte ragioni, prende dunque l'occasione il Sarsi di vendicarsi , e tassar il Guiducci d'ignorante di logica facendo capitale di quell'augumento infinito . Qui prima è d'auuertire l'intentione del Guiducci non essere di prouare , che le Stelle inuisibili all'occhio libero riceuano accrescimento infinito risguardate con l'occhiale: hauendo più volte affermato nel suo Discorso , gl'oggetti , e spatij nel Cielo apparir maggiori con la medesima proportione, come anco egli stesso nella sua hà diretta al P. Tarquinio Galluzzi attesta; anzi nella stessa Facciata poco di sotto apertamente si scopre tal'essere stata la sua opinione quando dice queste parole. Onde non pur sensibile ma grandissimo si doueua chiamare il recrescimento di quel Telescopio , il quale ci mostra maggior di quelle della prima grandezza alcuna delle Stelle inuisibili , che forse per molti gradi è inferiore alle visibili della sesta, e poco più à basso. E perche le Stelle Medicee sono assai men lucide delle fisse : non par ch' altro ce le possa rendere visibili se non un grandissimo accrescimento . Ma quelle parole se saranno ben ponderate , & intese vogliono inferire, che cotal accrescimento fatto dall'occhiale nelle Stelle altrimente inuisibili merita più tosto esser chiamato infinito , che insensibile , cioè (e tale è il senso , e suono di quelle parole) mentre si scorge rendersi dal Telescopio inuisibili molte stelle fisse quali senza l'istesso sono à qual si sia benche acutissima vista inuisibil , perche non si deurà chiamare tale accrescimento più tosto infinito che insensibile participando più di quello , che di questo; e che ciò sia'l vero facilmente si dimostra. Che vna cosa inuisibile a qualsiuoglia vista si faccia visibilissima ci viene à denotare angumento tale nell'oggetto che hà sembianza d'infinito, e tale verrebbe ad esser chiamato da chi esaminasse con diligenza l'effetto del Telescopio in simili oggetti ; poich'hauendo qual si voglia oggetto nel diffondere le sue spetie , come anche l'organo visiuo per termine , e confine la sfera della sua attiuità vengono quelle ad essere circonfuse , e questo à comprendere gli oggetti per spatio , e termine finito , onde ne segue che chi considerasse l'occhiale, esser di tale, e tanta efficacia , che le specie emananti dell'oggetto, e l'occhio nel vedere trapassano in virtù di quello la meta , e termine prescrittili dalla natura (che è l'istesso che dire d'inuisibile l'oggetto farsi visibile anzi visibilissimo) oserebbe attribuire à cosi marauigliosa operatione del Telescopio l'Epiteto d'infinito non già d'insensiblle, nè tale giamai potrà chiamarsi apparendo non dico à Matematici , e Filosofi, ma à qualsiuoglia persona benche rozza ; & incapace ( purche non sia priua, ò impedira della vista ) sensibilissima , superando cotal aggrandimento di gran lunga li sei gradi di grandezza attribuiti, & assegnati da gli Astronomi alle Stelle fisse . E vana poi , e superflua la fatiga che fa il Sarsi in mostrare che sono incompatibili , quei due termini addotti dal Guiducci cioè d'augumento, e d'infinito, denotando vno cosa finita , e l'altro infinita : è vana dico tal fatiga che iui fà, non essendosi mai nè meno sognato il Guiducci d'affermare cotal'accrescimento realmente infinito; e se anco per tale l'haueste attestato non perciò porrebbe esserne imputato ; potendo lui dire che trattandosi dell' insensibile ricrescimento , che suole cagionar l'occhiale (secondo il parer del Maestro del Sarsi, ne gli oggetti remotissimi , e particolarmente nelle Stelle fisse , confutando tal'opinione come repugnantissima al senso , e valendosi dell'istesso termine d'accrescimento, ò aggrandimento vsato dal detto Maestro, è conueniente all'accrescimento de gli oggetti visibili delle Stelle fisse , se ne è seruito ancora mentre hà parlato de gli oggetti inuisibili dubitando forse , che se à caso hauesse mutato termine non venisse tassato dal Sarsi , & incolpato di fallacia, e d'ignoranza di Logica, oltre che non mai io ml sarei indetto a credere, che giuditioso, & accorto Lettore facesse tanto capitale, delle parole, termini , e vocaboli , che giudicasse douersi accendere più al suono, e significato di quelli, che l'applicatione delli stessi alla materia della quale si tratta; non essendo cosa nuoua, che le parole si deuono intendere secondo la matera di che si tratta, assioma trito, e diuolgato sin dalla bocca de'Signori Legisti benche più scrupulosi, e puntuali osseruatori de'nomi , e vocabuli che li Signori Filosofi , e Matematici. Ma se io hora prouarò che'l Guiducci atteso etiamdio il rigor di quei due vocaboli nel servirsi di essi non solo non hà errato , ma c'hà parlato con fondamento , e conforme alla verità, che dirà il Sarsi? stimarà forse il mio parlare paradossico, e cosi credo , vedendo che lui non vuol esser capace del senso, e valor di quelle parole. lnferiua il Guiducci dal rendersi visibilissime per mezzo del Telescopio molte stelle fisse altrimente inuisibili , douersi chiamare cotale operatione accrescimento infinito, e con ragione, poiche venendosi à dilatare, & ampliare per virtù dell'occhiale l'angolo della piramide, e cono uisuale, come l'istesso Sarsi afferma, e l'ottica, e la sperienza ce ne fà fede e dipendendo l'accrescimento de gl'oggetti dall'accrescimento dell'angolo suddetto, chi dicesse che le Stelle fisse inuisibili per la piccolezza dell'angoIo della piramide formata dalla diffusione delle spetie di quelle nell'occhio riceuono augumento dal Telescopio mediante l'aggrandimento che questo cagiona nell'istesso angulo, credo che parlerebbe con quel fondamento che si deue , e si puol in tal materia parlare; se poi questo tale soggiungesse per la distanza infinita che si troua fra l'essere vn oggetto visibile, & inuisibile come l'istesso Sarsi concede, che il sopradetto effetto del Telescopio merita d'esser chiamato infinito; mi vado imaginando che discorrerebbe non solo conforme al vero, ma ancora secondo l'opinione dell'istesso Sarsi. Nè occorre che l'auuersario vada formando argomenti, e poi li scioglia con la distintione di quanto è diuisibile , perche le fo saper come mi par poterlo fare che la mente del Guiducci è stata di congiungere quei due termini : onde secondo lui l'argomento del Sarsi cosi si formarebbe : Cum quid transit de non visibili ad visibile augetur infinite in ratione quanti visibilis , sed Stella transerunt de non uisibili ad uisibile ergo augentur infinite in ratione quanti uisibilis . Nè al Guiducci è venuto mai in pensiero di separare la quantità dalla visibilità nell'oggetto: sapendo lui benissimo che questa senza quella non può, nè potrà giamai ritrouarsi naturalmente parlando , e'l Sarsi stesso credo che confessarà nissun'oggetto esser visibile se non è quanto ; Che poi il Guiducci habbia voluto parlare di recrescimento delle Stelle fisse secondo la quantità visibile, e non secondo la quantità vera, e reale , e da se sola considerata , si caua da questo . Se'l Guiducci hauesse creduto che'l Telescopio fusse dorato di tal Virtù, e prerogatiua, che gli oggetti con quello risguardati riceuessero accrescimento quantitaiuo , vero, e Reale, mi persuado che dopo d'esserne seruito nel contemplar le stelle, e la Cometa l'hauerebbe anco, e con ragione , oprato nel mirar qualche Moneta, ò verga d'oro, e d'argento, qualche Diamante, ò altra gioia, e cosa pretiosa ; poiche con il semplice sguardo haueria tutte le sudette cose accresciute, e moltiplicate in maniera , & in cosi poco tempo, che in vn sol giorno sarebbe diuentato il più ricco, e facultoso huomo , che mai hauesse hauuto il Mondo: il che non sò ch'habbia mai fatto, ne meno pensato di fare Segue il Sarsi nella facc. 12. con la sua mira di tacciare il Guiducci di mancamento di Logica , mentre nega assolutamente potersi dedurre aggrandimento etiam minimo nelle stelle rese visibilissime dal Telescopio, che prima erano inuisibili, e lo proua da vna regola de Logici i quali communemente dicono, che ogni volta ch'vn effetto suol'esser prodotto da più cause, non può da quello inferirsi vna sola causa; & apporta l'esempio del calore , con dire , che potendo il calore esser prodotto dal foco, dal moto, dal Sole, & altre cause , non si potrebbe con buona Logica far questa illatione ; qui ci è il caldo, dunque è prodotto dal fuoco ; e poi l'applica cosi. Essendo dunque che l'esser vn'oggetto veduto, che pria non si vedea possa dependere da molte cause , non si potrà dall'esser veduto dedurre vna sola causa ; perche senza alteratione , ò mutazione dell'oggetto se la potenza visiua in se stessa s'accresca , ò si leui qualche impedimento, se vi sia: ouero con qualch'instrumento come gl'occhiali l'istessa potenza riceua maggior vigore , ò pure senza mutatione della potenza, se l'oggetto sarà con più chiarezza illuminato, ò s'auuicini più all' occhio , ouero cresca di mole , vna di queste cose sara sofficiente a produrre l'istesso effetto . Concludendo dunque il Guiducci dal farsi visibili le Stelle che prima erano inuisibili hauer quelle riceuuto augumento infinito non commette vn'errore in Logica mentre tralascia l'altre cause dalle quali poteua deriuare l'istesso effetto. Anzi non occorre che'l Guiducci attribuisca quest' effetto al Telescopio, gia che se aprira anco gli occhi, che prima teneua chiusi potrà nell'istessa maniera affermare tutti gl'oggetti crescere in infinito, vedendoli hora che auanti non li poteua vedere. Ma dubito veramente ch'il Sarsi in questo luogo non s'inganni all'ingrosso apponendo al Guiducci difetto di Logica , mentre tutto ciò che dice contra di quello non conclude cosa alcuna, trapassando i termini della questione la quale era solo sopra l'accrescimento che suol cagionar il Telescopio nelle stelle: siche trattandosi di tal'effetto emanente dal Telescopio non era tenuto il Guiducci a far mentione delle cause allegate dal Sarsi, delle quali, mai se n'era parlato: anzi procedendo al sicuro in quel caso tal'accrescimento solo dall'occhiale potea il Guiducci , e douea come buon Logico da quello solo dedurre cotal'effetto, e far nell'istesso modo , che farebbe il Sarsi medesimo, ò qualsiuoglia altro , che stando immobile in campagna aperta esposto al Sole ne'più feruenti giorni caniculari , e sentendo quel caldo intenso risolutamente direbbe qui ci è gran caldo , adunque vien dal sole : ouero sedendo l'Inuerno appresso il fuoco , e sentendo pur caldo, direbbe qui ci è caldo , adunque vien dal fuoco , mentre nel primo esempio non vi fusse altra cosa, che scaldasse che il Sole , e nel secondo solo il fuoco , e che'l sopradetto accrescimento deriui solo dall'occhiale senza che l'altre cause nominate dal Sarsi vi habbiano parte alcuna, è manifesto : poiche astraendo da gl'effetti , & operationi del Telescopio : chiara cosa è , che la potenza visiua non viene in alcuna maniera ad alterarsi , e mutarsi , non che venga accresciuta ; impedimento alcuno non vi è , eccettuatane però la distanza , la quale si conserua l'istessa di prima. La potenza visiua non riceue nè acquista fortezza non essendo altro detta potenza visiua, che l'anima istessa in quanto è in potenza al vedere , la qual potenza non si può ridurre in atto senza la dispositione del suo organo. quanto all'oggetto poi non conseguisce da altra causa maggior lume , ne meno s'auuicina più alla vista, nè la sua mole cresce rimanendo l'oggetto immobile , e dell'istessa grandezza ; doue che nel Telescopio le suddette cagioni sono virtualmente comprese mentre l'impedimento della distanza dell' oggetto vien rimosso dall'occhiale, e dall'istesso l'organo riceue fortezza nell'operare . L'oggetto secondo l'opinione del Sarsi medemo vien più chiaramente illuminato , s'auuicina più alla vista , e cresce anco di mole com'è manifestissimo, non dico a Prospettiui , ma a chi è capace del vedere: S'eccettua solo l'accrescimento della potenza visiua in se stessa , non potendo ciò naturalmente accadere conseruandosi in tutto, e per tutto l'istessa potenza visiua dall'infusione dell'Anima nel corpo fino alla separatione da quello, e dependendo solo la perfettione, imperfettione, & alterazione della vista dalla dispositione, & alteratione dell'organo , e non dalla potenza visiua. Nè dica il Sarsi che l'istesso accrescimento si possa anco attribuire a chi apre gli occhi, quali prima teneua chiusi, e si debba anco questo chiamare nell'istessa maniera ricrescimento infinito, perche quello che apre gli occhiali vede l'istesse oggetti che vedeua prima , ò gli altri più vicini, doue che quello che tien gli occhi chiusi non vede alcuna sorte d'oggetti fuori dell'occhio, e per consequenza potrà chiamarsi augumento quello, che questo non mai. Cerea d'oppugnare il Sarsi nella fac. 13. la risposta , e difesa del Guiducci dall'imputatione fattali da quello d'ignoranza di Logica , con dire che se bene per parte del Guiducci si potrebbe rispondere al soddetto argomento che trattandosi solo dell'occhiale , e suoi effetti, poteua il Guiducci lasciar le cause soddette, nondimeno tal risposta è anco repugnante a i dogmi Logicali, sendo che'l Telescopio non in vna sola maniera rappresenta all'occhio l'oggetto pria inuisibile , ma in due cioè portando l'oggetto con maggior angolo dal che ne nasce l'apparente accrescimento di quello , & anco con vnire , e congregare le specie, & i raggi , il che causa , ch'habbino più efficacia nell'attione; e per non esser bastante vna sola di queste cause a far apparire gl'oggetti prima inuisibili , non hà potuto il Guiducci da quell' effetto dedurre vna sola di queste cause. Questa obbiettion del Sarsi si può con l'istessa ragione di sopra addotta sciogliere, cioè ch'essendo le due già dette cause incluse nell'occhiale come è noto à Perspettiui non era in obligo il Guiducci a specificar, e distinguerle ma solo bastaua attribuire l'effetto dell'occhiale. Tassa il Sarsi nell'istessa fac. il Guiducci d'vn'altro errore di Logica; hauea questi detto alla fac. 24. che se l'occhiale non ingrandisce le Stelle fisse ( come hauea affermato il Maestro del Sarsi ) è forza che con altra sua più ammirabil prerogatiua l'illumini, ciò non piace al Sarsi anzi ne riprende il Guiducci con dire , che sogliono i Logici nelle lor diuisioni includere tutti li membri diuidenti, doue che in questa diuisione del Guiducci non solo non vi sono inclusi, e compresi tutti gl'effetti dell'occhiale ; ma nè meno quei , che vengono da lui nominati sono proprij di quello; già che l'illuminare non può esser effetto del Telescopio , e l'vnion de'Raggi, e delle specie effetto peculiare di quello vien da lui traslasciato. Qui è necessario , che si dichiari il Sarsi, se crede che'l Telescopio habbia tal prerogatiua d'illuminare , ò pure ne sia priuo affatto ; poiche dopò hauer detto cotal' effetto non poter attribuirsi all'occhiale dice nel fine della fac. e lo proua nella fac. seguente che le Stelle vengono da quello grandemente illuminate ; è necessario dico , che dichiari : perche se lui è di parere, che'l Telescopio non habbia in alcuna maniera questa Virtù risponderò, che l'intentione del Guiducci, non è stata di apportar diuisione de gli effetti del Telescopio; ma solo far capace à chi negasse l'effetto dell'accrescere nell'occhiale, peculiare, e proprio di esso, che bisognarebbe attribuirle vn'altro effetto all'l'istesso repugnantissimo cioè l'illuminatione dell'oggetto; Se poi il Sarsi è di contraria, opinione dirò che'l Guiducci voleua con quelle parole inferire, che se conforme la mente del Maestro del Sarsi il Telescopio non ha facoltà d'aggrandire le Stelle , con portar le specie all'occhio con maggior angolo , nè meno potrà hauer postanza d'illuminarle con portar all'istesso il cono luminoso maggiore , e più splendido diffondendo le stelle se loro specie nell'istessa distanza assieme con il lume , ne trouarà mai il Sarsi che doue non peruengono le specie diffuse dall'oggetto, e non fanno angolo sofficiente a rappresentarlo all'occhio: iui arriui il lume dell' istesso con formar l'angolo della piramide, ò per dire meglio cono luminoso bastante a rappresentare all'occhio l'oggetto luminoso che pria non vedea Se ne passa il Sarsi nell'istessa fac. 14. al terzo argomento del suo Maestro hauea questi detto che gl'oggetti riguardati col medemo Telescopio riceuono da quello ingrandimento con tal proportione, cioè, che vengono accresciuti assai li più vicini, meno i più remoti , e pochissimo , ò insensibilmente i lontanissimi . ll Guiducci confuta questa propositione con dire, che se ciò fosse vero , ne seguirebbe , che tutti gli oggetti visibili posti nella medesima distanza facessero il medesimo , e cosi non solo le Stelle fisse, ma etiamdio gli interualli che sono tra esse douerebbono apparirci gl'istessi co'l Telescopio, che con l'occhio libero: doue che l'esperienza ne mostra'il contrario come lui benissimo proua nella fac. 26. apporta il Guiducci di più vna sperienza delli due cerchi per impugnare maggiormente la detta propositione , come si vede nel detto luogo, alle quali esperienze, e ragioni efficacissime, e sufficientia riprouar l'opinione del Maestro del Sarsi il quale non ha risposto altrimente come era in obligo se volea difendere il detto suo Maestro , anzi non ne ha fatta pur mentione alcuna , ilche mi fa stupire . si deue dunque concludere con il Guiducci , che'l medemo Telescopio con l'istessa proportione aggrandisce tutti gli oggetti; e se'l Sarsi vorrà addurre in contrario la sperienza delle Stelle fisse, quali insensibilmente vengono accresciute , le risponderò co'l Guiducci che quelli come oggetti splendidi mostrano inganneuolmente d'ingrandirsi meno, non già per la grandissima loro lontananza, ma per l'accidentario

loro splendore come da lui è stato prouato.

Et al primo argomento in forma del Sarsi si nega la seconda particella della minore propositione , cioè che per veder gli oggetti remotissimi sia necessario di scortar la canna del Telescopio , e di seruirsi d'instrumento più breue; poiche non solamente ne gli oggetti lontanissimi , ma nè meno nella distanza di mezzo miglio in là fà di mestieri ritirar, & accorciar la canna per vn capello, anzi vsata nella medesima longhezza perfettamente ne mostra ogni oggetto, e tutti con la medesima proportione gli aggrandisce come hà detto il Guiducci alla fac. 30. ma dice il Sarsi che se bene nelle lontananze da mezzo miglio in la suol seruire l'istessa longhezza dal Telescopio , ciò procede non perche realmente quella non si debba tuttauia più scortare; mà perche questo accorciamento è racchiuso fra cosi piccoli termini per l'insensibil variatione de gl'angoli dell'incidenza ne'vetri del Telescopio che poco importa se si tralascia, & anco per lo più poca stima se ne faccia: Alche rispondo che questa ragione del Sarsi forse harebbe luogo in, vn' oggetto collocato in diuerse lontananze v. g. in distanza hora di 100. hora di 400. hora di 800. miglia, & altre varie , e diuerse lontananze : doue che ne'diuersi oggetti situati in diuerse distanze, nelle quali ciascuno separatamente, forma, e conserua l'istesso angolo dell' incidenza ciò non puol'accadere. Al secondo argomento si distingue la minore, e si dice che se'l Sarsi intende per l'oggetti vicini quelli solo che sono posti da mezzo miglio in quà , si concede che gli oggetti vicini , & i lontani si guardino con diuerso lnstrumento: mà se prende gli oggetti per quelli che passano anco la distanza di mezzo miglio in rispetto de gli altri più remoti all'ora si nega la minore , tanto più mentre vn'instrumento tale quale è'l' Telescopio , & in particolare quello con il quale s'osseruano le Stelle , e del quale hora si tratta , è stato inuentato , & è in vso più tosto per veder gli oggetti lontani, e remotissimi, che li vicini dieci passi cento, & anche cinquecento, de'quali si deue tener nel presente caso quel conto, nel qual si terrebbe vno scudo da quello che n'hauesse cento sessanta, ottocento, & ottomila milioni, che tale anzi maggiore è la proportione delle soddette breui lontananze à i remotissimi termini, e confini delle Stelle fisse, secondo che si caua dall'opinioni de gl'Astrologi, & in particolare dal P. Clauio nella sua sfera ; se poi par'al Sarsi che'l chiamare il Telescopio più breue , e più scortato (massime quello con il quale si miran le Stelle , e gli oggetti lontanissimi ) stromento diuerso da quello più disteso, e prolongato , e nel qual cresce la distanza fra vetro , e vetro, sia vn troppo sottilizzare, hà il torto poiche seruendo il Telescopio del quale al presente si parla per riguardare gli oggetti remotissimi, e sendo per questo stato inuentato, & ampliato s'adopera da mezzo miglio in la sin'all'immense distanze delle Stelle fisse, fermo, stabile , & in vn modo; se poi volendo scorgere gli oggetti posti in diuerse lontananze da mezzo miglio in quà si allungarà la canna con accrescere la distanza frà vetri, e facendo diuersi effetti conforme le diuerse distanze tra essi , e concorrendo a comporre tal'instrumento con la dispositione de'vetri anco la proportionata distanza fra gl'istessi come parte principalissima, se si variarà, & alterarà questa distanza, perche non si diuersificarà, e variarà anche l'instrumento? e perche l'instrumento nel modo detto di sopra dall'istesso oprato in questi altri modi? Nè hà che fare in questo luogo la similitudine del trombone , e della canna della gola per prouar, l'identità del Telescopio come proua benissimo il Guiducci nella sua littera al P. Galluzzi, poiche la canna della gola è stata formata dalla natura per articolar la voce, e per variar ben spesso il suono che da quella esce, con formarlo hora graue, hora acuto, hor mandar fuori voce alta , hor sommessa: come si vede sensatissmamente (per non dire nella musica) nel la natural articulatione, e formatione delle parole, e voci Arabiche, Chaldee, & Hebr. doue spesso occorre, che per esprimere vna sola parola si opri la canna della gola in due, trè , ò quattro modi, varij , e diuersi, con pronuntiarsi alcune lettere nella più bassa, e profonda parte di quella, alcune nel mezzo, altre nel più alto luogo altre nel confine d'essa con la radice della lingua, come credo al sicuro che sappi il Sarsi : e li sonatori di tromboni non si potrebbono valer altrimente di quello strumento con distinguere li spatij, & internalli musicali se non lo scortassero , & allungassero con quel tempo, e misura che si richiede ne'ritmi musicali. Voglio qui anco ricordare al Sarsi, che'l maggiore accrescimento che si scorge ne gli oggetti vicini riguardasi con'l Telescopio non procede dall'auuicinamento di quelli, ma solo dal seruirsi de'maggiori, e maggiori Telescopij come proua à pieno il Guiducci nella fac. 30. del suo Discorso , e per far restare affatto capace il Sarsi , che gli oggetti veduti co'l medesimo Telescopio vengono necessariamente con l'istessa proportione ingranditi , tanto i vicini quanto i remoti . Prouerassi per ragion d'Ottica le Stelle fisse della 6. grandezza apparire e douer apparire all'occhio dell'istessa grandezza, nella quale si vedono gli oggetti posti in lontananza d'vn sol miglio (e pure quelle sono tanti milioni di miglia più lontani di questi) in tal maniera . Gli oggetti veduti dall'occhio sotto l'istesso angolo appariscono vguali, e dell'istessa grandezza; le Stelle fisse della sesta gradezza, e gli oggetti distanti vn miglio appariscono all' occhio sotto l'istess'angolo; adunque appariscono vguali, e dell'istessa grandezza: la maggiore di questo argomento è de Perspettiui, la minore si proua supposta la distanza del concauo del firmamento dalla nostra vista d'80 milioni di miglia giuste per euitar i rotti, la qual distanza è poco differente da quella che mette il P. Clauio nella sua sfera . Consenendo questa secondo l'opinione del soddetto 22612 ÷ semidiametri della Terra, e supposto anco il diametro delle Stelle fisse della sesta grandezza di 18792 miglia in circa comprendendo questo secondo Tolomeo 28 diametri della Terra ; poniamo poi che vn'oggetto dell'istessa figura delle predette Stelle, ouero vna Stella di 40. passi di diametro sia lontana dall'occhio vn miglio , e s'apri conforme le regole per via de seni, e si trouarà che'l diametro delle Stelle fisse sottenderà vn'angolo di gradi 18. 18. 28. quanti appunto ne sottenderà il diametro del detto oggetto o della lontana vn sol miglio. Sia il triangolo isoscele a b c in luogo della piramide visuale con la quale le Stelle fisse feriscono l'occhio situato in a, e la base bc, sia la diametro d'esse Stelle , e le linee b a, c a significhino la distanza dell'istesse dall'occhio. Tirata dunque secondo le regole la perpendiculare a d , secante l'angolo a, e la base b c in due parti vguali . E preso il triangolo rettangolo a b d, del quale la base b d rappresentante il semidiametro delle stelle della sesta grandezza sia di miglia 9396. e la linea a b di miglia 80000000. Si come il lato ab di miglia 80000000. al lato d b di miglia 9396. cosi tutto'l seno 100000. al seno dell'angolo b a d. 2000. Al seno 2000. corrisponde l'angolo di gradi 9.9. 14. il doppio dunque dell' angolo b a d cioè tutto l'angolo a, sarà di gradi 18.18.28. E l'istesso angolo si ritrouarà nel triangolo isoscele l m n, la cui base sia de passi 40 & il lato l m, ò l n di passi 1000. se s'oprarà conforme alla sodetta regola . Adunque se le specie di questi due oggetti remotissimi fra di loro peruengono all'occhio libero con l'istesso angolo ; è forza ch'ancora co'l medesimo angolo arriuino all' occhio che si serue del Telescopio pur che questo non venghi alterato nè mutato, ma sia l'istesso affatto nel mirar li due oggetti , nè credo che al Sarsi darà mai l'animo di mostrare il contrario. Dico di più che dato anco che due oggetti vengano all' occhio con diuersi angoli , per la diuersità delle loro distanze come puol'accadere in infiniti oggetti; non ne segue però , che gli angoli non siano dall' istesso Telescopio con la medesima proportione accresciuti : perche altro è il dire che due oggetti vengano aggranditi in diuersa maniera semplicemente , & assolutamente ; altro è se si parla proportionatamente come credo che bene, e meglio di me capisca il Sarsi, onde stimo superfluo il diffondermi in simii materia. Si scusa il Sarsi nella fac. 19. con auuertire il Guiducci che non si marauigli se'l suo Maestro ha detto che le Stelle vengono dal Telescopio insensibilmente accresciute, confessando anco lui l'istesso , e mentre quello non si andaua cercando la cagione di tal'aspetto, ma l'aspetto istesso. Ma sia detto con pace del Sarsi, questa sua scusa non è legitima nè sofficiente: inferendsiosi il contrario dalle parole del suo Maestro, nelle quali si scorge che la mente di quello non era altrimente d'inuestigar l'effetto (come dice il Sarsi ) mà da cotal effetto dedurre la causa, sendo queste le sue formali, e precise parole nella fac. 14. Ex quo fit ut stella fixa à nobis omnium remotissimæ nullam sensibilem ab illo [ parla del Telescopio ] recipiant magnitudimm, cum ergo parum admodum augeri visus sit Cometa multo à nobis remotior quam luna dicendus erit, cum hæc tubo inspecta longe maiori appareat. Nè il terzo argomento del suo Maestro tende ad altro fine che a prouare come hauea fatto con li altri due (se ben con diuersi mezzi ) la gran lontananza della Cometa dall'in sensibile accrescimento che questa riceuea dal Telescopio, si come il Sarsi istesso, se leggerà tutto il terzo argomento se ne potrà chiarire. Quell'illatione poi che egli fà nella fac. 29. dalle parole del Signor Galileo nel suo Nuntio sidereo che la Cometa fusse situata trà'l Sole, e la Luna ( se bene assai più vicina al Sole) non hà quella forza che lui s'imagina : anzi dico che non si deue formare cotal'illatione: se prima non si determina; se la Cometa sia cosa reale, ò pure simulacro, e se sia vn Pianeta di quelle qualità, e conditioni delle quali son Mercurio, e la Luna, e gl'altri Pianeti . Diuide il secondo esame il Sarsi in trè questioni , nella prima cerca se la Cometa sia specie d'imagini apparenti. Nella seconda se l'aspetto di quella possa esplicarsi per mezzo del moro retto, e perpendicolare alla terra : nella terza se la curuità della coda della Cometa possa nascere dalla refrattione. Nella prima questione proua con sei ragioni , e per vigor di quelle conclude la Cometa non esser simulacro, imagine, ò cosa apparente, ma vera , e reale contra l'opinione del Guiducci . Quì primieramente è necessario di protestarsi con il Sarsi, e dichiararsi che'l Guiducci non hà mai nel suo Discorso affermato , e stimato la Cometa esser cosa apparente , come manifestamente si raccoglie alla fac. 23. da quelle parole. lo non dico resolutamente che la Cometa si faccia in tal modo : ma dico bene , che come di questo, cosi son dubio de gli altri modi assegnati da gli altri Autori, i quali se pretenderanno d'indubitatamente stabilire il lor parere saranno in obligo di mostrare questa , e tutte l'altre positioni esser vane , e fallaci ; si che potea far di meno il Sarsi di fatigar tanto per impugnare vn'opinione, quale vien più tosto addossata da lui al Guiducci , che da questo giamai tenuta , e difesa; e per consequenza non obligato in alcuna maniera a rispondere alle obiettioni di quello; nondimeno per dar ad intendere al Sarsi , che quei suoi argomenti tenuti forse da lui per inuincibili non hanno quella forza , e valore, ch'ei s'imagina , e che non vengono altrimente ad atterrare quell'opinione , che lui procura di confutare ; hò giudicato espediente di andarli ad vno ad vno considerando; senza però consumare il tempo in rispondere alle due obiettioni, che fa prima, che venga al primo, argomento potendosi facilmente ributtare la prima con dire, che se bene la Cometa alla vista semplice, & al Telescopio sembraua participare più del lume vero, e reale, che vano, & apparente, e più conforme allo splendore delle Stelle, che de'simulacri, ò imagini, per testimonio anco di Ticone; nondimeno il Sarsi non può ciò affermare con quella baldanza, & ardire che lui fà; mentre non gli è stato mai concesso di veder in vn'istesso tempo la Cometa , & alone, verghe, parelij, e nugole percosse da'raggi Solari: perche s'hauesse potuto far vero, & attual paragone di questi lumi , ò imagini apparenti con la Cometa con vederle tutte di notte, hauerebbe senza dubio alcuno osseruato maggiore splendore , e maggior viuacità di lume in essi che nella Cometa ; si che con l'istessa, anzi maggior ragione potrebbe affermare, l'alone, verghe, parelij, e nugole illuminate, esser lumi veri, e reali, e non imagini apparenti, e simulacri. Et alla 2. obiettione si risponde, che dato, e non concesso, che nel tempo nel quale la materia della Cometa ascendea per l'aria, questa fusse agitata da vehementissimi venti Aquilonari ; nientedimeno potendo quella in quel tempo hauer superato la mezza regione dell'aria, e forse anco la prima, non potea esser ritardata, ritenuta, e dissipata da quelli, quali tant'alto non ponno giungere come sanno i Meteorologici, & il Sarsi istesso. Il primo argomento del Sarsi è di questo tenore; se l'alito, vapore, e materia della Cometa permessoli da'venti fosse ascesa, e sormontata in luogo doue potea riuerberare, e riflettere il lume, che riceuea dal Sole, sendo in tutte le sue parti illuminata da quello; harebbe anco da tutte le sue parti riuerberato lo splendore, e lume conforme all'effetto che sogliono far le nugole illuminate dal Sole, quali sogliono liberalissimamente trasfondere il lume da tutte le lor parti, nelle quali dal Sole gli vien somministrato , conforme all'effetto del vapore formante la boreale aurora. A questo argomento si risponde , che non è merauiglia, se riceuendo tutta la congerie de'vapori che formano la Cometa l'istesso lume dal Sole, da vna sola parte quello ci rifletta, e trasmetta ; perche l'istesso si scorge sensatamente nella superficie dell'acqua del mare, quale benche sia tutta illuminata egualmente da'raggi Solari: nientedimeno solo la parte interposta, fra l'occhio nostro , & il Sole, ci apparisce splendida, e luminosa, onde ne seguo , che se noi c'imaginassimo, come dicea il Guiducci, il Sole sotto l'orizonte , e vna superficie in vece di quella del mare eleuata in alto, potremo in essa scorgere vna simil reflettione del lume solare: rimanendo tutto il restante indistinto dall'istesso cielo, e cosi anco in vn sol luogo ci appariscono l'Alone, l'Iride, e Parelij , benche diuersi, n'appariscono ad altri, & in altri luoghi: nè dica il Sarsi che la materia, e vapori oue si forman le soddette imagini, & apparendo ricerchino necessariamente vna dispositione, & habitudine prossima a conuertirsi in acqua, ouero che sia materia aquea , humida , e rugiadosa, quale solo è atta a cagionare quella riflessione de lumi , e simiglianza de'corpi tersi , politi , e perspicui, oue si formano gl'angoli delle reflettioui, e refrattioni, che si ricercano ; perche io le soggiungerò che faccia vn'altra sperienza di notte con il lume della candela, ò altro lume interponendo fra quella , e l'occhio vna tauola di noce polita, e tersa, e vedrà in essa cagionarsi vna striscia luminosa , in quella parte che vien interposta per linea retta fra l'occhio, e la candela, e se si mouerà alquanto à destra, & à sinistra , varie , e nuoue striscie luminose vi scorgerà secondo li varij , e diuersi angoli che si sormaranno della riflessione di quei lumi, benche la tauola sia arida, & asciutta : se poi lui vorrà dire che nella tauola, & altre cose simili vi è la densità sofficiente à tal'effetto , la quale in quei vapori fumidi non ci puol'essere, perche altrimente non potrebbero per la sua grauità ascendere, e sormontare sopra la Luna; si contiene bene in essi siccità, e rarità grande , quali impediscono le reflettioni, e refrattioni , e'l Guiducci istesso confessa li soddetti aliti , e vapori , esser molto tenui, e leggieri , io lo pregarò che si contenti di fissar taluolta lo sguardo in quelle picciole , e sottili nugolette illuminate dal Sole gia tramontato ; perche credo che affermarà d'hauer visto vn lume , e splendor tale cagionato da quella refrattione de'raggi solari quale nella Cometa non harà altrimente visto, e pur quelle nugolette sono di sostanza tenue, e leggiera ; ma che dico delle nugolette : non si scorge vn splendor notiabile nella boreale aurata , e pure quei vapori che quella formano sono talmente tenui, e leggieri che nel loro ascendere trapassano il cono dell'ombra terrestre. Il secondo argomento del Sarsi è di questo tenore: essendosi veduto nella Cometa cosi gran luce , e splendore, che superaua di gran lunga le Stelle della prima grandezza, e l'istessi pianeti, si douerà inferire che la materia di quella fosse molto più densa, & opaca : già che il traue visto nell'istesso tempo per la sua gran rarità era puù tosto albeggiante che splendente, e priuo di raggi, se dunque questo vapor fumido era cosi denso che fosse potente à riflettere , e riuerberare cosi gran lume , occupando di più gran spatio della region Celeste : come è possibile, che le Stelle, che trasfondeano i lor raggi per il mezzo del detto vapore non venissero à patire vn'insolita, e straordinaria refrattione , e che non apparissero maggiori, ò minori di prima, sendo manifesto che non solo le grandezze, ma anco le distanze delle Stelle si variano per l'interpositione de'somiglianti vapori: come c'insegna la sperienza , e vogliono Vitellione , & Alalseno nella lor'Ottiea; siche ò bisogna concludere che quei vapori erano talmente tenui , e rari che non potessero cagionare tal'effetto (qual però hauemo mostrato esser inhabile à generare la Cometa) ouero [ che hà più del verisimile ] che non ci fossero in modo alcuno . Questo argomento non è più efficace del primo , poiche può esser facilmente che quel vapor fosse talmente difforme, nella densità che in quelle parti nelle quali tramandauano le Stelle il lor splendore fosse per la rarità impotente a causar refrattione alcuna, potendosi dar per testimonio dell'istesso Sarsi corpi in parte perspicui, e diafani , & in parte opachi , li quali terminino parte della luce , & appariscano splendenti , e parte ne lascino à suo libito passare , e ne dà l'essempio delle nugole più rare dell'acqua, e del vetro, quali terminano il lume nella superficie, e l'istesso in altre parti lo trasfondono , & à simiglianza di quelle rare, e tenui nugolette fra le quali ben spesso si vedon risplendere le più minute stelle senza che queste patiscano alteratione alcuna di momento circa la refrattione . Anzi se nelle parti trasparenti della Cometa si cagionasse refrattione: molto maggiormente douerà ciò accadere nella mezza regione dell'aria quale giamai resta priua de' vapori , e fumi assai più grossi , e più densi della materia della Cometa ; onde con l'istessa ragione si potrebbe inferire che le stelle quasi mai apparissero nel luogo vero, e reale, nel quale son situate, ma diuerso mediante la refrattione che patiscono i lor raggi nella mezza region dell'aria. Il terzo argomento merita più tosto nome di facetia, e burla che d'argomento, come lui stesso accenna, nè hà occasione di marauigliarsi, che l'istesso vapore, ò materia della Cometa ascenda con moto retto, e poi ascenda lateralmente, e con moto transuersale , perche io ancora potrei marauigliarmi che i vapori, e fumi che giornalmente si vedono sormontar con moto retto nell'aria, arriuati ad vn certo termine si diffondano, e si dilatino per quella con mouersi lateralmente; nè starò ad auuertire il Sarsi che non facci dire al Guiducci quello che non solo non si legge ne'suoi scritti; ma nè meno se l'hà sognato, cioè che la materia della Cometa si moua a guisa delle macchie solari hauendo più tosto affermato, che se moto alcuno gli si può attribuire che'l moto retto , e perpendicolare alla Terra parte che più gli s'assesti Al 4. si risponde che se bene il moto apparente della Cometa non ha corrisposto al moto del Sole, come'l Sarsi dice, che suole auuenire ne'simulacri, e lumi apparenti, cioè alone, parelij, & iride: nondimeno non si deue però concludere, che la Cometa non sia simulacro, e cosa apparente prodotta da raggi solari hauendo più tosto il Guiducci assomigliata la Cometa laquella striscia luminosa che si scorge taluolta nel mare, laghi, & altre acque, mentre sono percosse da'raggi solari, & a quei raggi che suol diffondere il Sole fra le rotture delle nugole chiamate da Aristotile, e Filosofi verghe, quali due simulacri , & imagini si formano in maniera assai diuersa dall'lride , Alone, e Parelij, come à pieno si potrebbe mostrare mentre vi fusse chi volesse affermare il contrario. E con l'istessa risposta s'atterra il 5. argomento poiche generandosi diuersamente la Cometa dall'Alone, lride, e parelij: non occorre che cotanto si affatichi il Sarsi in prouare che quella douerebbe apparire di figura circolare come questi, etiam che la materia, e vapore fosse in alto disteso per grandissimo spatio, douendo più tosto apparire di figura longhetta a guisa delle verghe , e della striscia luminosa quali non di figura circolare, ma lunga' e distesa si scorgono: e'l Guiducci alla fac. 22. dice queste parole: tra questi simulacri apparenti non sò se ci sia cosa che puntualmente l'imiti , come quella proiettione de'raggi per le rotture delle nugole fra le quali, e le Comete potrei addurre molte conuenienze se'l tempo me'l permettesse ; posso ben'io dire che fra l'altre conuenienze, e simiglianze possono connumerarsi queste : cioè, che se quelle proiettioni de'raggi son di figura longa , e distesa, cosi anco ordinariamente, e per il più suol'esser la vera Cometa; se quelle nel principio son di figura alquanto più angusta, e poi si van dilatando cosi ancora la Cometa, sia pure, ò con la chioma, ò con la barba ò con la coda; se quelle appariscono molto luminose, e da questo si vibra un gran splendore: se quelle si scorgono in diuersissimi siti, questa anca in varij, e diuersi siti ci si mostra: se quelli son difformi, & anco in qualche parte trasparenti conforme alla difformità , e dispositione delle nugole, cosi la Cometa rispetto alla disformità de vapori difforme, e trasparente tal'ora si mostra & altre molte somiglianze si potrebbero addurre, quali per non esser prolisso le taccio: non hauendo dunque, come ho detto di sopra, affermato il Guiducci che la Cometa sia generata, e formata nell'istessa maniera nella quale si formano l'lride, corona, e simili : non si può dalle sue parole inferire che la Cometa debba essere , ò di figura circolare, ò segmento di cerchio; anzi hauendo egli detto. che se apparenza, ò imagine alcuna à quella s'assomiglia , che si puol dire che siano la striscia luminosa del mare , e le proiettioni de'raggi per le rotture delle nugole : più tosto si viene dalle sue parole à dedurre, che la Cometa debba apparire di figura lunga , distesa, à simiglianza di quelle. Quanto al sesto argomento deue saper il Sarsi che quando dice il Guiducci li simulacri apparenti, & imagini referiti alla sfera stellata non ammettere paralasse maggiore del Sole, ò della Luna, dalle quali si generano: parla dell'alone primieramente , e poi dell'lride , e parelij come assai ben dimostra, e fà toccar con mani: nè giamai dal Sarsi si prouarà il contrario, poiche mentre le soddette refrattioni, reflessioni, & imagini, non si manifestano se non sotto vn determinato angolo , oltra il quale niente si vede illuminato, e scorgendo gl'occhi de' riguardanti solo quella parte che a loro s'aspetta, ne segue che alla mutatione di luogho di quelli l'apparenze anco si mutino, e loro parallasse sia totalmente nulla, e nella fac. 23. dopò hauer detto che de'simulacri da lui nominati in alcuni la parallasse sia nulla , & in altri operi molto diuersamente da quello, che sa ne gli oggetti reali: Soggiunge per far che la Cometa apparisca à tutti senza parallasse basta che in alto sia diffuso il vapore, ò la materia atta a riflettere il lume del Sole per spatij vguali , & anche minori de'luoghi doue la Cometa si vede , e poi conclude . Io non dirò resolutamente che la Cometa si faccia in tal modo &c. dal che si raccoglie non hauer altrimente affermato il Guiducci nè tenuta quella propositione, sopra la quale fonda l'argomento il Sarsi, cioè che tutti li simulacri, & imagini apparenti prodotte dal Sole patiscano l'istessa parallasse che patisce il Sole , e per consequenza non occorre che lui apporti più osseruationi, e dimostrationi Ticoniche. Al settimo fondato sopra l'esperienza che adduce della mutatione, & instabilità de' simili imagini , & apparenze quali facilmente si mutano presto si estinguono , hora s'accendono, hora s'impallidiscono , hora riflettono maggior lume , e splendore, cose che nell'aspetto, e moto regolare, e costante della Cometa non si scorge; si risponde che l'instabilità difformità , e mutatione , e moto della materia ò vapore cometico han pur cagionato anco nella Cometa varietà d'apparenze , & aspetti mentre tal'hora di figura lunga, e distesa tal'ora obliqua , e curua, e tal'hora grande, tal'hora piccola, hora di moto veloce, hora più tardo, e rimesso quando più, quando meno splendida , quando più accesa, e quando più pallida prima più vicina dal Sole , poi più lontana, e finalmente auuicinatasi verso Settentrione, doue prima n'era lontana , & altre mutationi che per breuità si tacciono. Ne l'hauer antichissimi, & ottimi Filosofi, e de' moderni li dottissimi, & eruditissimi affermato che la Cometa non ha somiglianza alcuna con li soddetti simulacri, & apparenze, viene ad atterrare l'opinione del Guiducci, benche vnica , e nuoua; poiche anco fra tutti li Filosofi, & Astrologi, tanto antichi, quanto moderni, non vi è stato alcuno ch'habbia detto le Selle erranti superare il numero di sette , ma il Galileo solo ; tuttauolta l'affertione di questo hà superato , e conuinto tutti l'altri Filosofi , & Astrologi: hauendo co'l senso scoperto quattro altre stelle erranti , quali però fanno la lor conuersione intorno a Gioue: e l'istesso potrei dire de suoi nuoui scoprimenti di Saturno , di Venere, e della Luna, delle macchie del Sole , & innumerabili stelle fisse . Nella seconda questione và esaminando il Sarsi l'opinione che lui addossa al Guiducci circa il moto della Cometa retto, e perpendicolare alla terra diuidendola in cinque argomenti. Nel primo confuta la soddetta opinione con dire, che mouendosi la Cometa , ò materia d'essa con moto retto, e perpendicolare alla Terra non harebbe fatro il suo corso verso Settentrione, poiche quello moto viene a destruggere, e far cessar l'altro, e se pure se fusse mossa verso Settentrione solo apparentemente bisogna confessare che cotal moto habbi dipendenza da qualch'altro corpo, ouero [ come accenna il Guiducci ] il moto che si douerebbe aggiungere alla Cometa sarebbe solo cagione dell'apparente deuiatione d'essa. A questo si risponde, che dall'istessa Cometa , ò per dire meglio dal vapore, e materia della Cometa puol deriuare l'vn'e l'altro moto , senz'aggiungerui motore esterno non essendo tanto fra di loro repugnanti che non possano esser compatibili , potiamo dunque imaginarci per comprendere la conuenienza di quei due moti fra di loro , che quel vapore , ò altra materia che sia cagione della Cometa , si mouesse non solo con moto retto , e perpendicolare alla Terra , ma anco con moto laterale, e transuersale , e come si vede manifestamente ne'vapori e fumi, & esalationi che dalla Terra s'inalzano per l'aria ; qual non solo ascendono con moto retto , ma anco laterale, e transuersale : diffondendosi per li ampi spatij di quelle regioni, anzi il moto proprio, e connaturale di tali materie non puol'esser se non tale: mentre che dilatandosi nel lor moto, e rare facendosi non ponno se non in qualche parte mantenersi perpendicolari alla Terra ; cioè a quella parte della superficie d'essa, dalla quale si vanno eleuando come più a basso meglio si vedrà; come dunque porrà il moto settentrionale della Cometa destruggere, & annichilare il moto retto; mentre fra di loro è propria, e peculiare conuenienza , e simpatia , nè'l mouersi più verso Settentrione, che vers'altra parte vien ad portar merauiglia; perche può esser facilmente che per qualch'impedimento , ò per la difformità del mezzo, ò da motore estrinseco agitata quella materia si andasse tuttauia auanzando verso Settentrione , e cosi si può saluare quel moto senza entrare in altro. Nè il Secondo argomento è di maggior va lore del primo, e se pur hà qualch'efficacia ( in apparenza però ) procede dall'lpotesi formata dal Sarsi a suo capriccio , e non secondo i termini del Guiducci . E l'argomento all'hora concluderebbe quando che la materia della Cometa si eleuasse a perpendicolo da vn sol luogo della superficie Terrestre lontana assai dall'occhio de' riguardanti; perche all'hora si potrebbe dire che'l moto apparente della Cometa non giungeria non solo al nostro vertice, ma nè meno al termine della linea a r . per esser la linea di quel moto a questa paralella ; ma se staremo ne'termini del Guiducci, e nell'lpotesi da lui formata alla facc. 23. cioè che'l vapore , e materia della Cometa qual si sia atta a reflettere il lume del Sole sia diffuso per regioni , e spatij vguali , & anche alquanto minori delle Prouincie dalle quali la Cometa si scorge; all'hora vedremo che non harà luogo la dimostratione che apporta il Sarsi : mentre che eleuandosi la materia della Cometa, non in vna piccola, e minima parte della superficie terrestre, e lontana dall'occhio come lui suppone : ma per spatij eguali a luoghi di doue si scorge la Cometa, e non solo vicini al nostro Zenit, ma anco per la linea di quello ; e forza che essa con il suo moto benche retto , e perpendicolare alla Terra peruenga non solo fino alla linea a r, ma anco sino al nostro Zenit, mentre però non venga, come si è accennato di sopra, da qualche accidente, e motore estrinseco verso Settentrione, ò altra parte trasportata. Il voler poi esaminare il moto apparente della Cometa , e la proportione di quello come fa il Sarsi nel Terzo argomento per impugnare le ragioni del Guiducci è vanità : non potendosi trouar regola nè norma conforme alla quale si possa descriuere l'irregolarità di quello , mercè della difformità del mezzo de'motori esterni , di nuoui accidenti, & incostanza , e mutationi di simil materie ; per il che , non è tenuto il Guiducci cosi alla sottile defendere la proportione della velocità, e tardità del moto d'esse; & è proprio vn consumar il tempo in darno nel tentar che fa il Sarsi di prouar che il moto apparente della Cometa non solo non arriuarebbe al nostro Zenit, ma nè meno trapassarebbe gradi 1. 31. del concauo lunare; poiche ciò all'ora harebbe sossistenza, quando la materia come si è detto si eleuasse secondo la sua Ipotesi lontano dall'occhio nostro per spatio di 60. gradi, e già lui sà che a 60. gradi, nella superficie terrestre corrispondono 3750 miglia communi in circa Distanza , che trapassa di gran lunga non solo quella di Parma, di Colonia , e d'Anuersa , ma anco gli vltimi confini della Spagna, Francia, Alemagna, Grecia, e buona parte dell'Africa, come è noto ad ogni mediocre Geografo. Veda dunque il Sarsi che differenza è a supporre l'eleuatione della materia Cometica lontana dall'occhio nostro per 3750 miglia , e dire che quella si faccia nell'istesso luogo nel quale si scorge la Cometa: che poi s'auuederà, che se nella prima lpotesi potrebbe hauer luogo la demostratione sua , nella seconda, non solo sarà vana, e fallace; ma si verrà a saluare la varietà del moto della Cometa: con dire che essendosi inalzata la materia d'essa per lo spatio delle Prouincie, e luoghi ne'quali è stata vista potea il suo moto apparente esser indrizzato non solamente verso il nostro Zenit , ma anco verso Settentrione mentre essendo occupata l'aria da quel vapore , tanto verso di quello, quanto di questo, secondo la dispositione d'esso potea formarsi la Cometa. Del Settimo argomento non ocorre parlarne non hauendo mai il Guiducci fatta mentione alcuna nel suo Discorso per saluar l'apparenze della Cometa del moto della Terra. Al Ottauo si dice che sendo irregolarissimo iI moto de simili vapori, e fumosità che si vanno solleuando, e vagando per l'immensi campi, e regioni superiori alla seconda regione dell'Aria; bisogna necessariamente concludere che irregolarissimo sia anco il moto delle Comete da quelle formate; che poi il moto naturale di queste materie debba esser più veloce nel principio, più tardo , e rimesso nel mezzo , e tardissimo nel fine all'ora è vero quando da motore estrinseco non vengono agitate , & impedite , ma quando fosse il moto loro violentato da causa esterna non haurebbe luogo altrimente la soddetta ragione , poiche non si potrebbe più chiamare quel moto naturale, ma violento almeno in parte. Nella terza questione impugna il Sarsi l'opinione del Guiducci circa la curuità della coda della Cometa fondata sopra la refrattione con due argomenti : con il primo dopò hauer negato, che la Cometa all'hora solamente inarcata si mostrasse quando si abbassaua verso l'Orizonte , & all'istesso era quasi paralella, e tagliaua più cerchi verticali , e che all'ora retta apparisse quando al nostro Zenit s'indrizzaua ; dice che se fusse come afferma il Guiducci , sarebbe apparsa la Cometa di figura assai più retta, e distesa nel suo spuntare dall'Orizonte , che quando era più da quello eleuata, essendosi molte volte talmente da quello inalzata che quasi tutta si ritrouaua distesa per vn verticale : nell'ascendere poi che ella faceua s'inchinaua più verso l'Orizonte , e tagliaua più verticali , & veniua ad esser quasi paralella all'istesso Orizonte; e pur nè meno in questa positura mostrò obliquità, ò curuità alcuna. A questo si risponde che dato, e non concesso, che la Cometa sia comparsa in quella maniera che lui dice: nondimeno è vero che all'occhio situato fuori del centro dell'Orbe vaporoso la Cometa, ch'in se stessa è realmente dritta tale non apparirà ella giamai, se non quando sarà distesa in vn piano che passi per l'occhio nostro , e per lo centro de'vapori , ouero quando sarà in alcuno de'nostri cerchi verticali come afferma, e proua il Guiducci nella fac. 49 per vigor della suppositione da lui fatta nella. fac. 48. e per prouare sofficientemente che la Cometa douea apparire più retta nel suo nascimento che nella sua maggior'eleuatione, non basta al Sarsi di dire, che quella nel suo spuntare fusse quasi nell'istesso verticale , ma che assolutamente , e semplicemente iui si ritrouasse secondo che dice il Guiducci: e la ragione che si può addurre è questa , perche ritrouandosi la Cometa vicino all'Orizonte per ogni picciol segamento , che ella faccia ne'verticali , è bastante a rappresentarcela inarcata , ritrouandosi in quel sito più lontano che in qualsiuoglia altro dalla comun settione di quello , ouero dal nostro Zenit; doue che all'incontro e sendo l'istessa nella sua maggiore eleuatione per apparire sensibilmente inarcata , non basta che tagli più verticali, ò che sia quali paralella all'Orizonte : poi che non allontanandosi ella molto dal Zenit , ben che tagliasse alcuni verticali viene ad incuruarsi insesibilmente il che procede dal restar ella d'alcun altro verticale paralella come dice il Guiducci alla facc. 50. Sento replicare il Sarsi con dire, che l'istesso Guiducci nell'istesso luogo confessa che la Cometa essendo quasi paralella all'Orizonte sempre apparirà incuruata . A questo si risponde che'l Guiducci oltre l'esser paralella all'Orizonte vuole anco che verso di quello si vada abbassando per apparire tuttauia più incuruata. Ma non voglio mancare in questo luogo d'auuerrire il Sarsi , e di protestarmi con lui , che dato etiam, che la detta demostratione apportata dal Guiducci , patesse le difficultà da lui allegate; non ne deue perciò prendere merauiglia : mentre che all'hora riuscirebbe a capello tutto ciò che dimostra il Guiducci, mentre che la superficie concessa de'vapori fosse onninamente , e perfettamente concessa ; ilche essendo impossibile per l'instabilità, Flussilità , e mutationi di simil materia , se la Cometa non apparisce puntualmente come lui afferma non viene però a patir eccettione la sua demostratione la quale si deue intendere proportionatamente, & in quel modo che si può alla materia applicare, & adattare. Se ne passa co'l Secondo argomento il Sarsi ad inculcar la soddetta dimostratione , dicendo de merauigliarsi che'l Guiducci cosi animosamente asserisca la region vaporosa circondar la Terra con figura sferica : hauendo altroue detto che quei vapori si vanno inalzando più in vna parte che in vn'altra , e che l'istessa Cometa non si forma d'altro che de'vapori sormontati sopra il cono tenebroso del globo terrestre . Ma che accade che'l Sarsi si merauigli , e stupisca, hò ben'io occasione de merauigliarmi di lui , mentre con nuoua, e strana opinione viene a rimouere indirettamente la rotondità dalla superficie dell' Elemento dell'Acqua , perche alterando come lui dice, i vapori attenuati nel sublimarsi che fanno da gli altri vapori più solidi, e corpulenti , la figura sferica della regione vaporosa, con l'istessa ragione verranno i vapori attratti dal calor del Sole, dall'acqua del mare ad alterare affatto, la rotondità ò per dire meglio sfericità di quell'Elemento. Nè sia chi dica esser diuersa propositione tra la region vaporosa , e la superficie del mare in comparatione de' vapori che da quelli si vanno eleuando: perche se ben l'acqua del mare è molto più densa della sfera vaporosa , nondimeno è anco vero che li vapori solleuati da quella son di gran lunga pià densi, e corpuleuti de'vapori che vanno inalzandosi da questa. Quanto poi al prouar la figura ouale , ò sferidiale nella regione vaporosa si richiedono altre ragioni, & argomenti più efficaci, & autorità più sode, e più franche di quelle che il Sarsi adduce: sapea benissimo il Guiducci che ne'primi principij della sfera gli Astrologi pongono cotal figura in quella regione, ma perche scorgea questa opinione esser fondata sopra deboli, e friuole ragioni però giudicaua non douersene tener conto. La ragione de gl'Autori della sfera registrata dal Sarsi nel detto luogo è questa: perche nelle parti soggette à Poli non conuengono a risoluersi li vapori per il poco calore de'raggi solari mercè dell'obliquità d' essi si vanno eleuando a maggior altezza ; la doue nella Zona torrida, & in particolare setto l'Equinottiale hauendo senza comparatione maggior vigore il calor del Sole, il quale ferisce con i suoi raggi perpendicolarmente quei paesi , si vanno i vapori attenuando, e risoluendo talmente che non ponno peruenire all'altezza de'vapori soddetti. Che poi questa ragione sia debole, e di niun momento si proua dal potersi dedurre il contrario di quel che loro inferiscono : cioè, che i vapori peruengano a maggior altezza nella Zona torrida, e specialmente sotto l equinottiale, che sotto i Poli doue hauendo i raggi solari poca forza, & attiuità per l'obliquità di essi non possono i vapori esser da quelli inalzati, & attratti per grand'istanza, & altezza ; come per il contrario ne'luoghi compresi nella Zona torrida, & in particolare sotto l'Equiuottiale quali vengono perpendicolarmente, ò con pochissima obliquità percossi dal Sole doueriano li vapori da quell'eccessiuo calore per grandissima altezza esser solleuati: tanto più se i vapori fossero in gran copia, talmente che non potessero cosi facilmente esser attenuati , e resoluti, ouero che assottigliandosi richiedessero grandissimo spatio, quale non ponno conseguire se non con maggiormente inalzarsi, & occupare sfera capace di essi, e ciò non può succedere se non con ascendere tuttauia da minor circonferenza a maggiore. Dunque sendo che nella Zona torrida, e sotto l'equinottiale sia tirata dal Sole maggior quantità de'vapori , che in altra parte della superficie terrestre come si deduce dall'esser quei luoghi occupati, & ingombrati in gran parte dall'acqua , dalla quale più facilmente vengono attratti li vapori , & in maggior abondanza che dall'istessa acqua mescolata con la Terra : Della semplice Terra non ne parlo non si ritrouando in alcuna parte Terra senza participation d'acqua, come potrei con ragioni efficacissime, & irrefragabili dimostrare, se non stimassi esser hora superfluo: sendo materia assai lontana da quella di che al presente si tratta. Et ad ogni Geografo è manifesto che sotto la Zona torrida vien compreso quell'immenso pelago, e vasto occano distinto in più parti , e con diuersi nomi chiamato, cioè l'ampi mari del Zur, del Hort, il mar d'lndia, gli Oceani Orientale , & Etiopico , facilmente si può comprendere la quantità , e copia de'vapori , che da quei vigorosi raggi del Sole vengono solleuati . E se vi fusse alcuno che ancora hauesse ardire d'affermare, che mediante l'eccessiuo calore del Sole quei vapori si vadano risoluendo, le dirò solo che vadi a leggere i Libri de'Geografi , quali descriuono l'lsola Somatra chiamata da gli Antichi Taprobana , situata sotto la Zona torrida , e sotto l'Equinottiale, e trouarà che dicono iui la copia dell'acqua caogiunte con il calor del Sole create vapori tanto grossi , che non si consumano mai; e quando parlano dell'Isola di S. Tomaso collocata precisamente sotto l'Equinottiale dicono , benche iui l'aria sia assai calda ne'mesi di Marzo, e di Settembre piouerci grandemente , e che ne gli altri mesi ci cade vna ruggiada grossa , e nel mezzo di essa vi è vn monte altissimo coperto continuamente d'vna nebbia, la quale humetta talmente i boschi de'quali esso monte è pieno, che ne distilla tant'acqua che quelli habitanti n'adacquano i campi de' Zucchari, e di più che quanto il Sole è più perpendicolare all'Isola , tanto l'aria è più nebbiosa , e fosca : segno euidente che per l'abbondanza de'humori, e vapori il Sole co'l più intenso calore de'suoi raggi non li può in modo alcuno risoluere . Ma parmi hora di sentir vno , che dice ch'io mi diffondo troppo , anzi consumo il tempo in vano mentre procuro d'impugnare la commune opinione de gli Scrittori della sfera , e per non dire de'Filososi , ò per dir meglio d'atterrare vn principio, ò più tosto suppositione di quelli fondata sopra la ragione registrata dal Sarsi. Ha ragione concorrerò io dunque per non parer di far il bell' humore, con la lor opinione , cioè che la mezza region dell'aria sia di figura ovale, ò sferiodale per rispetto de' vapori , quali ascendono à maggior altezza sotto li Poli che sotto la Terra torrida ; ma con protesta , che mentre loro non s'obligano a ritenere , & arrestare i vapori, che per la detta regione sono da'venti, quali ben spesso soffiano dalle parti soggette à Poli trasportati, e spinti verso la Zona torrida : voglio che eglino sian tenuti ad ogni danno , & interesse , a che potesse quella region patire nell'alterarsi, e cambiarsi di figura: mentre che venendo quei vapori da'venti circolarmente mossi, e cacciati da luoghi più sublimi , & eminenti , dico dalle parti polari verso la Zona torrida più bassa , e depressa di quelle mutassero la figura ouale , e sferoidale in rotonda , e sferica; ilche facilmente può succedere , & il pericolo è imminente, mercè che cotai venti si fanno di quando in quando all'improuiso sentire. Sbrigatosi il Sarsi dal Secondo Esame teneua al Terzo ne! quale và con la sua bilancia ponderando alcune propositioni del Guiducci : vna delle quali à questa ; cioè che l'aria , & esalatione calda , e secca non li possano mouere al moto del Cielo , e del coucauo lunare, come loi sofficientemente proua mentre dice ; e di più essendo l'esalatione di sostanza tenue , e leggiera , non inclinata per sua natura ad altro moto che al retto , ella sicuramente non sarà rapita dal semplice toccamento della tersa, e liscia superficie del suo continente; ilche proua con la sperienza del vaso concauo rotondo mosso intorno al suo centro. Vien impugnata, e ributtata questa propositione dal Sarsi con quattro argomenti, e con alcune esperienze : contra quali mi sforzarò di sostener', e defendere l'opinione del Guiducci . Ma prima ch'io m'accinga all'impresa , mi pare espediente di far auuertito il Sarsi , che mentre egli nel principio del soddetto esame si protesta di non voler defendere, e mantener l'opinioni d'Aristotile , nè disputare a fauor di quello; ma solo dimostrar la falsità delle propositioni del Guiducci : pretendo anch'io, e con più ragione dichiararmi a nome di questo, che mentre lui non si vuole obligare a difendere Aristotile , la cui protettione fa di mestiere che ci prenda mentre procura d'atterrar le ragioni del Guiducci, che contro di quello tendono; nè tampoco è douere , che lo defenda il Guiducci suo auuersario come pretende il Sarsi , il quale negando nel primo argomento che al concauo lunare si conuenga vna figura tersa , e polita , ne stà attendendo da quello la prova , e non s'auuede che'l Guiducci non propone cotal propositione per sua , ma la caua da Aristotile con le cui proprie armi cerca di ferirlo , e và argumenutando ( come si dice fra Filosofi) Adhominem , come ben spesso suol fare lo stesso Aristotile ; mentre con gli argomenti de Filosofi antichi và impugnando i detti loro. Che poi quella propositione sia di detto Filosofo si raccoglie dal secondo libro de Cœlo, doue per molti testi và prouando la sfericità , nobiltà , & esquisitezza de'corpi Celesti, & in particolare nel testo terzo dopò hauer detto esser'ingenerabili , & incorrottibili , aggiunge queste precise parole : Amplius impassibile omnis mortalis difficultatis est, dalle quali parole si diduce che in cosi nobil corpo, come è quello del Cielo non vi sia asprezza, nè scabrosità, alle quali passioni sono soggetti i corpi mortali , e potendosi quelle chiamare difficoltà dalle quali essi corpi vengono a riceuere impedimento, ò nel moto, ò in altro : e tutto ciò viene a confermare nel testo 17. oue afferma il Cielo esser Corpo Diuino . Ma che accade che io stia a perdere il tempo in trouare in ciò il senso d'Aristotile, se nel testo 32. apertamente, & espressamente l'afferma in quelle parole . Quod igitur sphæricus sit mundus palam est ex his & quod cum diligentia adeo rectè ornatus sit vt nibil aut manufactum se habeat similiter aut aliud quippiam eorum quæ apud nos in oculis existunt &c. e se replica il Sarsi con dire che se pure a celesti sfere si conuiene la figura rotonda, tersa, e polita , per questo effetto li si deue acciò il moto di essi non venga impedito dalla scabrosità delle superficie, con le quali scambieuolmente si toccano. E che secondo la mente d'Aristotile perciò la superficie esterna dell"vltimo Cielo deue esser di figura rotona, e non di parti prominenti , & angolari : perche se costasse di simili parti si darebbe il vacuo inconueniente, che non può accadere nel concauo lunare. Rispondo esser tanto lontano dal vero che la rotondità, & esquisitezza della superficie de gli Orbi. Celesti facilitino il moto d'essi , e che la ruuidezza , e scabrosi à le rechino impedimento che più tosto dourebbe succedere il contrario. cioè che queste aiutassero il moto, e quelle non solo l'impedissero , e ritardassero; ma (quel che a molti par paradoso ) affatto l'arrestassero , & immobili le rendessero , come facilmente con le ragioni dell'istesso Aristotile potrei prouare : ma non sono io tenuto à difenderlo come hò detto di sopra mentre a fauor del Guiducci con lui disputa ; poiche confesso ingenuamente non esser coli prode , e valoroso che mi dia l'animo di defendere nel medemo istante l'inimico con l'istesse armi con le quali tento d'inuestirlo, & atterrarlo : oltre che si richiederebbe vn discorso separato, e più diffuso di quel che la presente materia comporta : & in esso potrei anco mostrare al Sarsi, che quel timore cosi grande , che Aristotile mostra d'hauer del vacuo capitalissimo nemico della natura ( mentre si desse parte prominente, ò angolare fuori della superficie conuersa dell'vltimo Cielo ) è vano , & affatto ridicolo. La cagione per la quale la natura contrasse cosi fiera hostilità , e nemistà co'l vacuo, & il perpetuo efiglio, che a quello diede , non è altra, che'l disordine , e confusione, che portia quello cagionare nel disunire slegare, e discontinuare le parti di questo mondo: per la quale separatione si renderebbono affatto incapai di riceuere gl'influssi Celesti, se questo non è mio capriccio, ma si bene d'Aristotile in diuersi luoghi , & espressamente lo dice nelle meteore al cap. 2. in quelle parole : Est autem ex necessitate contiuus quodammodo iste mundus supernis lationibus, vt omnis ipsius uirtus inde gubernetur. si come anco si verrebbe ad impedire la vicendeuole, e reciproca attione de gl'Elementi, e corpi naturali fra di loro , quali disordini non succederebbono nè potrebbero in alcuna guisa succedere se si desse il vacuo fuori dell'estrema superficie del Cielo : se poi al testo 32. d'Aristotile rispondesse il Sarsi quello douersi intendere della detta superficie sola , e non del concauo lunare mentre dice, quod sphæricus sit mundus, e non dice Cælum: replico che Aristotile dal testo 22. sino al 32. non parla se non del Cielo, e della figura che si deue al Cielo , e non nomina superficie concaua , nè conuessa ; anzi nel principno del testo 12. dice queste precise parole. Figuram autem sphæricam necesse est habere Cælum. Nè paia al Sarsi cosa nuoua in Aristotile il chiamar'il Cielo con questo nome di Mondo : poiche anco nel sopracitato luogo del primo delle Meteore chiama tutto'l contenuto , e racchiuso entro il coneauo Lunare mondo inferiore in quelle parole necesse est quod iste mundus &c. a differenza del mondo saperiore, cioè del Cielo; le parole poi con le quali si burla il Sarsi ( dicendo , che se à corpi nobilissimi si conuiene vna figura rotonda; dunque gli huomini tanto più nobili del Cielo douerebbono esser di figura rotonda , e fatti al torno) vanno a ferire Aristotile il quale ha consumato tanto tempo, e faticato tanto ne'libri de Cælo per prouar , che quella figura , come la più nobile che possa essere in vn corpo inanimato, meritamente si debba al Cielo corpo fra quelli nobilissimo . Ma auuerta bene Sarsi che mentre egli si vuole burlar d'altri, non habbino gl'altri occasione di burlarsi di lui , e con più ragione; quando forma questo argomento . Al Cielo si conviene quella figura , la qual'è più atta, e disposta a conseguire il fine di quello : ma il fine del concauo Lunare è, a di congiungere , vnire, e ligare in vn certo modo queste cose inferiori con le superiori . Dunque se si deue vna figura con la quale possa effettuar cotal ligamento; & vnione come è la figura aspra , e scabrosa , e tenace , Io quest'argomento chi negasse la minore non farebbe errore alcuno , anzi si confirmarebbe con Aristotile , e con la commune opinione de'Peripatetici quali di comun consenso determinano il sine de'corpi Celesti essere l'influire con il moto , e lume in questo mondo inferiore e non il ligarlo, e congiungerlo , se però il Sarsi nella minore del suo argomento non prende quell'vnire, e ligare più tosto per conditione . Sin quà, non come più fondatamente potea prendere: nell'istessa maniera, che nel vedere si ricerca il mezzo illuminato , e nello scaldar del fuoco l'auuieinamento , il che non concedo già , nè posso persuadermi a crederlo ; poiche se cosi fosse l'argomento del Sarsi peccarebbe in forma nell'istessa maniera, che difettarebbe tal'argomento : All'occhio si deue vna dispositione , e qualità attissima , e propertionatissima per conseguire il suo fine; ma l'occhio ricerca, che'l mezzo fraposto tra se, e l'oggetto sia illuminato : adunque deue esser di tal dispositione, c'habbia auanti di se il mezzo quanto si richiede illuminato, qual modo d'argomentare non sarà d'alcuna delle tre figure Sillogistiche d'Aristotile , nè della quarta di Galeno se pure questa è differente da quelle : ma si chiamarà la quinta figura inuentata dal Sarsi . Ma dato anco , che il fine del concauo lunare fosse di vnire, e connettere con se stesso questo Mondo inferiore: tuttauolta io dico a fauor d'Aristotile [ già che mi è venuto capriccio di defenderlo, benche sopra mi protestai di non ne voler sentir niente) che per effettuare cotal'vnione, e ligamento la figura tersa , liscia e polita , è proportionatissima, poiche trattandosi dell'vnione di corpo tenue , e flussibile come è l'aria, ò per dir meglio l'esalatione con vn corpo solido come è il concauo lunare secondo l'opinione d'Aristotele, il semplice contatto è sofficiente ; tanto più; che l'aria , ò più tosto l'esalatione prende la cura, & il pensiero sopra di se di toccare, & accostari al concauo lunare, ricordandosi della pena capitale nella quale potrebbe altrimente incorrere se desse ricetto a quel bandito , anzi mortal nemico della natura chiamato vacuo: Se poi il Sarsi dessidera la scabrosità , e ruuidezza nel Cielo , acciò questo più facilmente possa mouere , e tirar seco al suo moto gli elementi superiori il cui moto è cagione di molte generationi, e corruttioni : Saria meglio a mio giuditio, che le parti prominenti di quelio arriuassero sino al centro della Terra, e quiui s'vnisero, e si facessero ne'punti dell'vnione vn continuo , perche cosi non solo dal moto del Cielo verrebbono mossi gl'elementi superiori , ma anco sarebbono portati da quello con l'istessa velocità da Leuante à Ponente, e la flussibilità, e tenuità di essi non potrebbero recare impedimento, ò sensibil ritardamento nel moto. Al Secondo Argomento del Sarsi dico ch'hà egli il torto a gloriarsi dicendo di valersi dell'autorità del Sig. Galileo per atterrare , e conuincere l'opinione del Guiducci , il quale non solo non hà mai attribuito come più volte di sopra hò detto la superficie liscia , e polita al concauo Lunare , ma non gli è mai caduto in pensiero quella distintione tra gli Elementi, e'l Cielo come lui afferma alla facc. 39. del suo discorso sendosi in ciò conformato con l'opinione del Sig Galileo. Quanto poi à luoghi del Signor Galileo nelle sue litttre al Signor Valsero allegati dal Sarsi , se pur quello è'l vero senso di quelle parole, che non voglio , nè mi curo per adesso discorrerne . Risponderà il Guiducci , e dirà [per seguitare l'opinione del Signor Galileo, secondo la quale, la Luna, e le Stelle costano di simil superficie] che'l Globo Solare è di superficie aspra, e scabrosa, benche corpo nobilissimo fra'corpi celesti. Il Terzo Argomento del Sarsi non conclude contro'l Guiducci perche , se l'aria aderisce alla lamina ciò fà per non ammettere il vacuo, e questo succede nel moto retto, del quale non si parla in questo luogo; ma acciò l'argomento concludesse douea , prouare che in corpo di vetro di figura sferica nel moto suo circolare, e concentrico l'aria aderisce cosi tenacemente , & inseparabilmente , che al moto di quello lei ancora si mouesse : se bene potea sar di meno il Sarsi d'impugnare quello che al Guiducci nè meno venne in fantasia d'affermare: poi che cerchi pure quant'ei vuole in quel Discorso che mai ritrouarà ch'il Guiducci habbia detto che l'aria non aderisca a' corpi di superficie tersa, e polita ; trouarà bene che l'aria racchiusa dentro vn corpo di figura sferica , & esquisitamente concentrico non si moua al moto di quello. La Seconda esperienza che adduce il Sarsi nel suddetto luogo non ha che fare nel presente caso , e nel nostro proposito; poiche mi pare assai differente la comparatione della compressione che fà vn corpo solido sopra vn'altro corpo solido dalla compressione d'vn corpo fluido , e cedente sopra d'vn corpo solido, e tenace ; e per consequenza non si può da quella dedurre l'istesso effetto: e la ragione è questa , se si pone vn corpo solido , e graue di superficie tersa , e polita sopra d'vna tauola di pietra di simil superficie, è vero che mouendosi la tauola sottoposta , si mouerà anco al moto d'essa il corpo solido premente tanto più , quanto il solido sarà più graue , e pesante: ma la cagione immediata, e prossima di ciò non è il premere, e calcare del solido, ma sì bene il contatto che mediante tal compressione viene a cagionarsi fra li due corpi quale tuttauia si fa più esquisitamente mentre cresce nel corpo premente la gravità la quale è cagione che l'aria interposta fra quei corpi sia discacciata , e dissipata ; e però se venisse il caso che l'aria fusse affatto discacciata ne rimarrebbe vn contatto cosi esquisito che più tosto vnione, che semplice contatto si potrebbe chiamare ; ma la compressione , e calcamento che fa vn corpo flussibile , e tenue come l'aria , & esalatione in vn corpo solido non puole partorire , ò per dire meglio aggiungere esquisitezza, ò perfettione alcuna al contatto d'essi per non esscrui fraposta fra di loro aria, ò altro corpo fluido quale impedisca il vicendeuole , & esquisito toccamento; e cosi tanto aderiranno li soddetti corpi al concauo lunare con l'ordinario , e semplice loro contatto ( merce dell'odio che porta la Natura al Vacuo ) quanto se con estrema forza, e violenza quello calcassero, e premessero. Anzi dirò vna cosa che sarà riputata strana , e paradossica , cioè che'l semplice , e natural contatto di quei corpi , è di gran lunga più atto a cagionar cotal'adesione , e ligamento che qualsiuoglia vehemente , e violenta compressione , quanto è maggiore senza difficoltà la forza, e vehemenza delle quali si vale la natura per fuggire il Vacuo di qualsiuoglia Virtù compulsiua, e compressiua , come da molte sperienze si raccoglie , scorgendosi in esse effetti merauigliosi , anzi prodigiosi della natura mentre non vuol dare ricetto al suo nimico . Concludo dunque , che la grauità, e compressione del corpo collocato sopra la tauola di pietra non solo non è causa totale come dice il Sarsi del moto di quello al moto di questa , ma più tosto causa remota , e partiale : anzi potrei dire, e crederei di dire il vero, esser più efficace a produrre vn tale effetto la qualità delle superficie , che la grauità, e calcamento de'soddetti corpi : e mi dà ben l'animo di trouare vn corpo solido di gratuità insensibile che situato sopra la tauola di pietra si moua ad ogni velocissimo, & impetuosissimo moto d'essa, purche sia di superficie proportionata al contatto, & vnione , cioè di superficie tersa, e polita, come sarebbe Verbigratia vna foglia d'oro battuto, ò d'altro metallo, ouero come quelle foglie che si mettouo dietro li specchi , & altre cose simili, ma non ardirei già di trouare corpo priuo della soddetta superficie , benche sia di qualsiuoglia peso , e grauità, che con l'istesso contatto delle semplici superficie si mouesse a capello al moto della soggetta tauola. Nel Quarto argomento procura ( se bene in vano ) il Sarsi di conuincere di falsità l'esperienza addotta dal Guiducci alla facc. 10. del. vaso concauo rotondo, e poi pensa d'atterrare l'opinione del Signor Galileo circa al moto dell'acqua rinchiusa entro il detto vaso dicendo , che se pur è vero che l'acqua contenuta dentro il detto vaso mosso intorno al suo centro resti immobile, ciò procede dall'esser quello mosso solo vna volta, ò due: doue che se il moro si continuarà , all'ora si scorgerà , che le pagliuzze collocate nell'acqua presso la superficie del vaso si moueranno con moto velocissimo , e per consequenza anco l'acqua che le contiene verrà a mouersi con grandissima velocità; Ma io non posso indurmi a credere che'l Signor Galileo (mentre cotal' esperienza sia stata da lui osseruata come si deue credere ) non habbia affermato l'istesso di quaisiuoglia moto del vaso , benche velocissimo , come credo , che sia volentieri per fare mentre ne venisse richiesto : come anco il Guiducci nella soddetta facc. s'obliga di prouar la quiete, & immobilità dell'aria entro l'istesso vaso agitato con qual si sia velocità, come apertamente dice nel primo verso del detto luogo in quelle parole; Con qualsivoglia velocità &c. Alla sperienza ch'adduce il Sarsi del vaso emisserieo risponde a sofficienza il Guiducci nella sua littera al P. Galluzzi mentre dice, che se la fiamma della candela, e l'aria si moueranno con l'istessa celerità del vaso: la fiamma non douerà piegarsi , ò molto poco in comparatione di quel che dourebbe auuenire se la candela non fosse affissa al mouente nel qual caso l'aria contenuta che si girasse percoterebbe la fiamma della candela, che stesse calda: doue che la proua è in contrario; perche nel primo caso non solo la fiamma si piega in contraria parte del moto della candela , ma si spegne anche del tutto , se'l moto sarà molto veloce ; e nel'secondo caso , ò nulla, ò poco si piegherà quantunque il moto sia rapidissimo : e se pure la fiamma si piegherà , e la farfalla si mouerà ciò procederà solo dalla scabrosità dell' interior superficie , ò se pur non vi sarà cotal scabrosità il che è impossibile , siasi pur fatta al torno quanto si vuole: derivarà dall'accostamento, e discostamento che scambieuolmente fanno le sponde del vaso, che si rivolge eccentricamente , e la ragione di ciò a mio parere è, perche non si può aggiustare l'asse del vaso cosi esattamente a perpendicolo, e se pure s'agiustasse è forza che ad ogni picciol moto si vada discostando da quello, e vadi consumando i buchi che in quel sito lo tengono , e per consequenza il vaso eccentricamente si riuolga come anco è forza che si riuolga la palla , ò globo trattandosi dell'impossibile che possa infilzarsi puntualmente per il centro, e se pure s'inconttasse perfettamente il centro della grandezza non però si trouarà il centro della grauità, per il quale è necessario , che passi l'asse; anzi dato anco , ma non concesso che l'asse passi per cotal centro nientedimeno premendo, e calcando l'asse l'inferior parti de'poli , sopra quali il globo si riuolge , ne segue , che aderendo più a quelle che alle parti superiori, e laterali di essi , è cagione che'l globo con difformità , & eccentricità si raggiri. Perciò non è merauiglia se la carta sospesa, & auuicinata ad esso sia mossa : doueche il concauo lunare mouendosi con moto vniforme , e concentrico non può cagionare gl'effetti che fa la palla , e globo che vogliam dire , & il catino ; e se replicasse il Sarsi con dire d'essersi valuto dell'esperienza del catino , della quale s'era anco seruito il Guiducci , le rispondo che'l Guiducci conobbe non poter paragonarsi il moto del catino con il moto del concauo Lunare : ma inferiua in tal maniera se l'aria non si moue al moto del vaso continente , ò vero insensibilmente si moue al moto di vna conca di terra posta in sù la ruota , e velocissimamente girata benche di superficie rozza , e scabrosa , e non esquisitamente aggiustato il suo centro a quel della ruota: si deue dire, che al moto del concauo lunare corpo di perfetta sferierità, e di superficie tersa , e polita , le cui parti concentricamente si raggirano (benche velocissimamente l'aria resti ferma, & immobile. Se poi all'Auuersario paresse douersi negare qualsiuoglia imperfettione , & eccentricità nel moto de'soddetti corpi sendo con ogni esquisitezza , e diligenza aggiustati, e lauorati : lo per totalmente quietarlo , e renderlo capace, gli apportatò vn'autorità di persona, che da lui vien tenuta per irrefragabile dico l'autorità di Lotario Sarsi , il quale non potea più chiaramente , & espressamente prouar cotal eccentricità in quei corpi di quello che fa nella face. 49. (mentre dice il moto dell'aria in essi contenuta hauer simbolcità co'l moto spirale) corrispondendo alla linea nella quale si fa somigliante moto tanti centri, quanti sono i punti, che in quella si comprendono, quali punti sendo infiniti anco verranno ad essere li centri , che a quella corrispondono ; e per conseguenza totalmente eccentrico dourasi chiamare il moto fatto sopra d'essa : la ragione poi che egli adduce della poca velocità del moto dell'aria nella sfera , e catino, non è più efficace , e concludente dell' altre , poiche se fosse vero quel che lui dice ne seguirebbe , che la sfera , e catino per la piccolezza loro non solo mouerebbono con poca velocità l'aria circonfusa , ma in tutto , e per tutto a mouere quello impotente si renderebbono : e già credo che al Sarsi come Filosofo sia noto quell'assioma filosofico, cioè che dalla proportione del minor disuguaglianza non nasce attione. Ma sento vno che in fauor suo risponde, e dice, che trouandosi due sorti di quantità , e grandezza vna chiamata di mole , e l'altra di Virtù: si daranno ancora due sorti di disuguagliauza , vna di mole , e l'altra di Virtù; l'assioma dunque soddetto s'intende della seconda non della prima , e cosi la sfera , e catino, benche siano di gran lunga minori di quantità di mole dell' aria circonfusa: nondimeno venendo quelli a mouer questa per mezzo della forza humana , ò d'altra a quelli impressa , ò connessa maggiore senza dubbio di quantità , e grandezza di virtù dell'aria soddetta , non è merauiglia se in questo caso ne nasce attione , e moto. la risposta mi piace , e cosi potea più sicuramente parlare il Sarsi vedendosi giornalmente piccioli vcelletti benche in quantità di mole minori senza comparatione della immensa, e vasta regione dell'aria hauer attione sopra di quella, spingendola , e mouendola nel lor volo mercè della quantità di Virtù , con la quale si rendono ad essa superiori; ma che dico gli vcelli non si vedono gli animali insetti di quantità impercettibile, & insensibile [ per cosi dire ] volar pur per l'aria con tal velocità, che trapassa di gran lunga ( cæteris paribus) il volo de'più veloci vcelli . Tenta il Sarsi alla facc. 51. per far mouere più velocemente l'aria entro il catino di coprir quello con il talco, acciò la superficie mouente sia maggiore della mobile separando l'aria rinchiusa nel catino dall'aria estrinseca , e non s'auuede che la separatione che lui dice non succede altrimente mentre vi lascia vn buco quasi di tre dita , venendosi a conseruare l'vnione dell'aria interna con l'esterna per apertura etiam minima , che vi si lasci; taccio poi la ragione che'l Guiducci adduce dell'imperfettione della materia, e modo con il quale il Sarsi copre il catino essendo per se stessa efficacissima. Aggiungo che dato anco , che si venisse a fare nel catino la separation che lui desidera [ il che assolutamente si nega] non sò poi come possa sostenere il dire che la superficie interiore del catino mouente sia maggior dell' aria mobile per esser quella il continente, e questa il contenuto : poiche paragonandosi la superficie del catino con l'aria ch'e corpo , qual proportione potrà giamai ritrovarsi fra queste due quantità , quali sono di diuerso genere : credo che il Sarsi come Geometra confessarà non vi esser proportione alcuna per la terza definitione del quinto d'Euclide; e la ragione mi par che sia questa, che paragonandosi la superficie non il corpo , è vn paragonare vna cosa finita , con vna infinita, non sendo altro il corpo che vn composto d'infinite superficie , e fra'l finito, e l'infinito non cade proportione alcuna ; e come afferma Euclide nella quinta definitione del detto libro, quelle quantità si dicono hauer fra di loro proportione , quali multiplicate si possono vicendeuolmente superare, ma vna superficie finita multiplichisi pur quanto si vuole mai portà superare vn numero infinito; di superficie: dunque non ci è fra di loro proportione : nè credo già che'l Sarsi habbi paragonato la superficie del catino con la superficie dell'aria a quella contigua : non credo dico che questo sia il senso delle sue parole , perche trattandosi dell'aria mobile , e conuenendo il moto solo a' corpi , e non altrimente alle superficie sarebbe vn cader dalla padella nella brace : oltre che ci paragona la superficie continente con l'aria contenuta quale è corpo, e non superficie, nè s'imagini il Sarsi che per esser la superficie del catino , e coperchio insieme il continente, e l'aria il contenuto , venghi necessariamente ad esser quella maggiore di questa come lui dice, perche se la superficie insieme con lo spatio occupato dal contenuto , quale con vn sol nome di luogo si chiama da Filosofi , è vguale al corpo contenuto secondo Aristotile nel 3. della Phis. al testo 49. come potrà la sola superficie esser maggior dell'istesso . Nè meno pensi egli di saluarsi con dire l'intention sua essere di far comparatione tra la detta superficie , e la superficie dell'aria , già che nè meno in tal caso questa se vien da quella racchiusa , e contenuta (impropriamente però sendo officio de'soli corpi di contenere, e d'esser contenuti , se bene ciò fanno mediante il contatto delle superficie) si deue però dire minore d'essa , ma vguale; il che si proua dello scambieuole , e reciproco contatto di tutte le parti di esse , all'hora solamente si chiamarebbe minore quando si paragonasse con la semplice superficie , ma con il corpo del vase di cui ella è termine benche la grossezza , ò profondità , che vogliam dire del catino fosse al senso impercettibile: minore dico in quel modo che si deue intendere , e senza proportione come s'è detto di sopra facendosi paragone, e paralello fra cosa finita, & infinita. Stima il Sarsi nel fine dell'esame della prima propositione esser eccesso della sua gentilezza , e cortesia l'hauer fatte le sue sperienze in tempo dell'Estate , quando l'aria sendo più calda , e secca che mai partecipa più della natura del fuoco reputato dal Sarsi inettissime a connettersi , e ligarsi: stima dico eccesso di cortesia quel che più tosto deue chiamarsi obligo; perche trattandosi del rapimento dell'aria contigua al concauo Lunare , quale secondo Aristotile [ contra del quale il Guiducci disputaua ] non è altro , che fuoco , ò ad esso in qualità assai conforme : era pur tenuto il Sarsi defensore , e patrocinatore di quello per star ne'termini della questione di far l'esperienza in materia declinante al caldo, e secco, e se volemo dire , che Aristotile habbia creduto come fosse realmente si può dire , che iui non aria altrimente , ma l'istesso fuoco si ritroui, potremo ancora concludere che il Sarsi habbi mancato del debito suo , non che ecceduto di cortesia nel far le sue sperienze nell' aria, e non nel fuoco. Se ne passa il Sarsi ad esaminare la seconda propositione del Guiducci : hauea questi detto nella facc. 12. il moto non esser altrimente cagione del calore , ma la compressione , e confricatione di quei corpi solidi che nel fregarsi insieme ambedue, ò almeno vno si consuma: desidera il Sarsi saper la ragione perche si ricerchi cotal consumatione per produrre il calore ; ma che occorre d'addurre proua , ò ragione , mentre vi sono tante sperienze non solo quelle apportate dal Guiducci, ma anco molt'altre , che si potriano addurre, e che il Sarsi stesso da se può farne saggio , se bene non mancheriano ragioni; ma per non essere al presente necessarie , e ricercando trattato più diffuso si tacciono con altra occasione si manifestaranno. Per atterrare la detta propositione del Guiducci porta in campo il Sarsi vna sperienza fatta da lui d'vn pezzetto di rame netto, e purgato dalla ruggine, & immondezze che sogliono generarsi in simil materia quale dopo hauerlo pesato in vna bilancetta esattissima , & esquisitissima con seruirsi di minutissimi pesi , de' quali cinquecento dodeci contrapesauano vn'vncia, e dopò hauer osseruato diligentissimamente il peso, dice di hauerlo con gagliarde percosse, e colpi di martello disteso in vna lamina , quale si era due , ò tre volte riscaldata in tal maniera, che non si potea toccar con le mani , & hauendo toccato con l'istessa bilancia , e pesi se dopò essersi tante volte riscaldato fosse diminuita di peso , trouò per l'appunto pesare , & a capello come prima; n'inferisce dunque che quel pezzetto di rame si riscaldò per quella , forte, e gagliarda compressione senza consumamento delle sue parti. Io credo che per tale sperienza non venghi altrimente pregiudicato per vn minimo che alla propositione del Guiducci ; poiche se bene dice il Sarsi essersi seruito di cosi esatta bilancia , e di pesi cosi minuti per far il saggio del rame tanto prima , quanto dopò le percosse , e colpi di martello: non viene perciò a prouare , che quello fosse apuntino dell'istesso peso di prima potendosi far la proua con pesi asssai più minuti di quelli de' quali lui s'è seruito . [ non dirò di quei pesi , quali vsano li Orefici chiamati grani, quali son minori molto più delli suddetti entrandone in vn' oncia 576.] ma dirò che mezzi grani de'quali n'andaranno in vn'oncia 2148. che verranno ad esser minori di quei del Sarsi la metà 31/128 che è di gran consideratione , e con simili pesi si pesa il muschio, oro, gemme , & altre cose pretiose , e di gran valore : anzi queste esperienze con pesi assai più minuti si douerebbono fare , poiche le parti che nel soffregamento de'soldi si consumano sono taluolta sottilissime, & insensibili: onde non è merauiglia che cotal perdita non solo non cada sotto detti pesi, ma nè meno sotto vna quarta, e quinta parte d'essi, come anco accade nel percotere, che fanno le carte i legatori de' libri, nelle quali le parti che si consumano son per cosi dire minime , & impercettibili . Si che a poter trouar il lor peso si richiederebbe la decima, e quintadecima parte d'vn grano , e forse manco saria bastante. Nè dica il Sarsi , ch'hauendo lui fatta la proua con pesi minutissimi, e trouati i soldi dello stesso peso auanti, e dopò le percosse , tocca al Guiducci di mostrare che quelle dopò siano diminuiti di peso, & in consequenza consumate alcune parti : perche io le rispondo quanto alla prima esperienza che vada à dimandar alli Scarpellini, & in particolare a quelli che stanno nelle caue a carpire, e tagliar le pietre dure , e che resistono al scarpello quanto tempo gli serue vn martello: gli risponderanno, per quanto io credo , pochi giorni , e la ragione che addurranno sarà questa, perche per gagliardi, e continui colpi con i quali percotono li scarpelli si logra talmente , e consuma il martello che se di quando in quando non lo reimpissero farebbe inutile affatto per quell'esercitio , & all'ora veda il Sarsi se è cosa che habbia apparenza di verisimile che vn pezzeto to di rame molto più cedente , e fragile del ferro non si consumi da gagliardissimi colpi di martello, mentre vn fetro: grosso, e raccolto come sono li martelli de' scarpellini tanto si consuma . Quanto poi alla sperienza de'ligatori de'libri , gli dico , che egli istesso, se gli aggrada ne può far la proua , non con prendere cosi graue, e pesante martello del quale quelli si vagliono , ma solo con vn buffetto alquanto gagliardo percota vn foglio di carta sostenuto in aria , che subito scorgerà solleuaisi da quello alcune particelle di quei pelluzzi , che in gran quantità son compresi in simigliante materia: e se pure non fusse di vista cosi acuta che potesse quei corpicelli facilmente discernere : accommodi il foglio in tal maniera , che sia percosso da'raggi solari, che all'hora senz'occhiali s'accorgerà di quel ch'io dico, e poi consideri se ad vna semplice percossa d'vn deto si dissoluino le parti della carta, che dourà far l'istessa mentre verrà percossa da cinquanta , ò sessanta vigorosi colpi di pesante martello; nè deue cagionar merauiglia nel Sarsi il vedere , che li soddetti corpi si riscaldino tanto facendo cosi picciola perdita delle lor parti: e l'hauer osseruato, che'l ferro si riscaldi meno , ò almeno non più quando vien limato, che quando vien percosso da gran colpi di martello, ò pure si consuma meno in questo caso , che in quello : non deue dico ciò apportar merauiglia al Sarsi; perche se bene il Guiducci afferma la confricatione di quei solidi solamente produrre calore de'quali ambidue , ò almeno vno si consuma non hà detto mai però , che in quel solido , nel quale più parti si consumano si debba produrre maggior calore; nè in ciò douersi hauer riguardo a proportione alcuna fondata nella quantità delle parti, che si perdono: onde per impugnare la propositione del Guiducci fa di mestiero al Sarsi di prouar, che si troui corpo solido nel quale si ecciti il calore per la compressione , e confricatione di vn'altro solido senza consumamento, ò dissolutione delle sue parti, ha ben quello detto che'l corpo che hà da rendere calore , bisogna, che si vada dissoluendo in sottilissime parti, e che nissuna materia si vedrà mai produr calore se non quando ella si và consumando , & in sottilissime parti dissoluendo . L'esperienze poi de' legni rari , e densi , e delle poluere di ferro , e di marmo se si concedono non vengono però ad esser di pregiuditio alcuno alla propositione del Guiducci, il cui senso hauemo già esplicato. Quanto all'autorità di Seneca non venendo ella accompagnata da ragione , e proua alcuna , & essendo quella sua opinione assolutamente pronunciata, & allegata assolutamente anco si può negare . Vana dunque sarà l'illatione, che fa il Sarsi da simili esperienze, & autorità inferendo , che se, nell'aria ci sarà gran copia d'esalationi calde , quali da vehemente moto siano agitate potranno non solo esser scaldate; ma anco abbrugiate &c. come anco più a basso si vedrà. Hauea detto il Guiducci alla facc. 11. che l'opinione d'Aristotile circa il ferro della freccia , cioè che tirata con gran velocità s'infocasse fosse fondata più tosto sopra falsa imaginatione conceputa , che sopra sensata esperienza. Sarsi alla facc. 66. volendo defender' Aristotile con l'Auuersario procura d'autenticare l'opinione di cosi gran Filosofo con l'autorità d'altri Autori cominciando da Poeti ; non si lamenti dunque più del Guiducci che gli habbia detto alla facc. 34. del suo Discorso la natura non dilettarsi di Poesie : mentre si sforza hora di nouo d'autorizzare il detto d'Aristotile , e dar credito all'opinione di quello per mezzo delle Poesie , nè dica che li Poeti da lui citati siano di gran'autorità etiamdio in cose graui per essere stati gran Filososi , e Naturalisti, perche io le rispondo che non può esser altrimente che Poeti cosi eccellenti non siano stati bonissimi Filosofi, & anco vniuersali nelle scienze come deuono realmente essere i Poeti , ma non seguita però che tutto ciò che quelli han detto ne'loro versi sia fondato in Filosofia , ò in altra scienza , hauendo ben spesso empite le carte delle loro poesie, de'capricci , di fauole, ò d'altre cose che non hanno pure minima apparenza di verisimile , come sà il Sarsi , e chi è versato nelle lettioni di somiglianti libri : anzi per non partirmi da' luoghi da lui allegati facilmente si raccoglie dalle metafore, & iperboli de'Poeti allegati non douersi far fondamento alcuno sopra le loro parole, ma intenderle solo in quella maniera che si deuono , e possono intendere ; e chi osarà mai d'affermare che Lucano nel luogho dal Sarsi citato habbia voluto dire , che le faci, & i sassi realmente volassero , e che'l peso delle ghiande di piombo si liquefacesse, douendosi quelle parole intendere metaforicamente , e non propriamente, & in Virgilio istesso tenuto dal Sarsi ( e con ragione) per Poeta eccellentissimo si vede in infiniti luoghi, ma in particolare ne'versi da lui allegati dal quinto dell'Eneide, parlare più tosto Poeticamente, che naturalmente, mentre dice, che Aceste scoccando lo strale , e la saetta in alto, questa volando in sù le nubi s'accese; consideri dunque il Sarsi se naturalmente può qualsiuoglia forza ; e destrezza di braccio humano auuentare con l'arco vna freccia sino all'altezza delle nugole, & all' ora scorgerà se'l parlar di Virgilio in questo luogo è vero , e proprio, ò pure iperbolico , e non solo Virgilio; ma anco l'Ariosto non men dotto , & erudito de gl'altri Poeti oltre molti luoghi quali potrei addurre del suo Orlando Furioso ne'quali si vale del soddetto modo di parlare , descriuendo nel 30. libro la fiera, e horribil pugna fra Ruggiero , e Mandricardo nello scontro delle Lance prorompe in quella grand'iperbole. I tronchi infino al Ciel ne sono accesi. E aggiunge che due, ò tre di quei tronchi ne ritornarono giù accesi, perche erano arriuati alla sfera del fuoco: anzi di più allega sopra di ciò l'autorità di Turpino con chiamarlo autor veridico dicendo . Scriue Turpin verace in questo loco Che due , ò tre giù ne tornaro accessi, Ch eran saliti alla sfera del foco. Se vn Poeta tale afferma per vera vna cosa impossibile, & vn'iperbole cosi grande , come si potrà far capitale delle parole de'Poeti , e particolarmente del luogo allegato di Virgilio mentre ne'tre versi auanti confessa che quel caso successo ad Aceste fù prodigioso , e mostruoso? e le parole di Statio nel luogo citato, che siano proferite piu poeticamente che filosoficamente si caua da quelle parole, Inania Cæli quali non calzano in filosofia la quale non si dà cotal spatio voto. Circa alli versi d'Ouidio poi non dirò altro se non che basta che quelli siano cauati dal libro delle Metamorfosi quale è ripieno di fauole sendo quelle trasformationi naturalmente impossibili , e per consequenza in quell'opra parli ex professo da Poeta più che da Filosofo , e Matematico come realmente lui era; ma per venire più alli particolari non si sdegni digratia il Sarsi di leggere nell'istesso libro per alcune carte auanti il sucecsso di Fetonte , che ritrouarà che dopò hauer detto l'Autore, che non solo tutti li fiumi etiamdio li principali, come il Tago, il Reno , il Tanai, il Danubio, l'Eufrate, il Gange , e'l Nilo , per la grand'arsura , & incendio cagionato dalla vicinanza del carro solare erano affatto consumati, e rimasi con il fondo , e letto arido, & asciutto, ma anco il mare istesso; descriuendo poi più di sotto la morte di Fetonte dice , che sendo per cosi gran disordine da lui proceduto fulminato da Gioue cadde il misero, & infelice precipitosamente nel fiume Pò , il quale con le sue acque lauò il fumante volto di quello : nelle cui parole si scorge vna manifesta contradittione, poiche se tutti li fiumi anzi il mare istesso eran rimasi senz'acqua , come potè Fetonte bagnarsi , ò lauarsi nell'acque del fiume Pò , cadendo in esso , forse questo fiume chiamato, e tenuto da'Poeti Rè , e Prencipe de gli altri fiumi fù conseruato per particolar priuilegio , & prerogariua libero, & intatto senza riceuere dall'incendio lesione alcuna , hauendo anco come sale da esser trasferito nell'ottaua sfera fra le celesti imagini : questo non credo io già mentre lo stesso Ouidio vuole , che questo fiume ancora fosse soggetto all' istessa burasca assieme con gli altri siumi in quei versi. Fors eadem Ismarios Hebrum cum strimone siccat Hesperiosque omnes Rhenum, Rhodanumque Padumque Da questa licenza Poetica puol far consequenza il Sarsi esser vanità nelle cose naturali, e filosofiche fondarsi sopra l'autorità de'Poeti , & in particolare sopra quel libro d'Ouidio tutto fauoloso . Puole anco imaginarsi , che l'infocar della saetta , & il liquefar del piombo per l'aria siano in bocca de'Poeti , Filosofi , & altri Autori in quella maniera appunto, che sono la durezza del diamante , e la frigidità della Salamandra : della prima ne son piene le carte de tuttii Poeti, l'Accademie, e non solo è cosa trita appresso il volgo , ma anco appresso li Filosofi , Naturalisti , Scrittori, Oratori, & altre persone dotte , & erudite quali tutti dicono quella esser tale che resiste à qualsiuoglia percossa, e vehementissimo colpo di graue martello : per il che mettono il diamante per simbolo di durezza; e pure la sperienza ci mostra il contrario , cioè che ad ogni leggiera percossa , e colpo di picciol martellino si frange , e rompe in pezzi : e se pure il diamante hà resistenza, e durezza alcuna l'hà solo nell'essere lauorato ; della seconda non solo molte persone dotte, & insigni , e filosofi eminenti , ma l'istesso Aristotile nel cap. 19. del libro 5. dell'lstoria de gli animali dicono, che la Salamandra non arde , e non si consuma nel fuoco , anzi molti Poeti , e molti Professori d'imprese , e finalmente il volgo crede , che quell'animale viua nello stesso fuoco , e fuori di quello se ne muoia , e pure si vede che la Salamandra non solo non puo viuere nel fuoco, ma messa in quello si abrucia , e consuma come gli altri animali ; e la sua frigidità è causa solo che posto il corpo sopra le brace , l'estingua come fanno anche tutte le carni crude . Auuertisca anco il Sarsi à non esser cosi facile à credere a'Filosofi cose delle quali non ne apportino qualche ragione ; mentre Aristotile Prencipe de'Filosofi Peripatetiei ardisce d'affermare vna cosa tanto repugnante alla ragion naturale, & alla sperienza, e simile a quell'altra che dice nell'istesso luogho poco di sopra cioè , che nelle fornaci di Cipro nelle quali si fa il Calciti nascono fra quell'ardentissime fiamme alcuni animali poco più grandi di mosconi , & in quelle viuono, saltano , e volano ; doue che estinte che siano subito muoiono : relatione inuero non solo contraria alla ragion naturale, & esperienza , ma ancora all'istessa Filosofia Aristotelica come potrei mostrare se la ragione non fosse chiara, e manifesta. Dirò solo che Aristotile al cap. 3. de longitudine, breuit. vitæ dica queste parole ; Animal est natura humidum , & calidum , & ipsum vivere tale . E nel cap. 4. del primo de histor. animal. Humanem item genus quodque animaliam continet, quod si , aut per vim , aut per naturum ipsam priuetur in perniciem agatur necesse est . Porta in campo il Sarsi alcune esperienze per prouar che vn corpo duro possa esser consumato d'vn altro corpo tenue , e cedente qual concesse non pregiudicano in modo alcuno alla proposition del Guiducci , perche se bene le Pietre, e scogli , e li angoli delle case, e torri son soffregate , e consumate dall'acque , e da venti ciò non auuiene se non in gran spatio di tempo , e per volger d'anni [come lui stesso dice in quelle parole duiturna distillatione] e la sperienza ce ne fà fede , oprando in ciò assai l'humidità dell'acqua attissima alla consumatione de'corpi , e la poluere minuta che suol'aderire, e star superficialmente in quei corpi venendo agitata da' venti , ò acqua, ò altra orza estrinseca: si concede anco che'l fischio che si sente nel volgere dalla frombola procede dalla condensation dell'aria, ma che hà da far questo nel caso nostro? Quanto poi alle sperienze della grandine , e delle gocciole dell'acqua si risponde , che dato ancora , che quelle che vengono da luogho più sublime , e lontano dalla Terra siano più minute , e rotonde di quelle che cadono da luogo più basso , non si può perciò inferire , che la cagione di ciò sia l'esser quelle dall'aria consumate, e dissipate : potendo si più tosto , e con più ragione dire che non altrimente l'acqua corpo più graue , più sodo , e più resistente dell'aria più tenue , e cedente, ma più tosto questa da quella dourebbe esser superata, e vinta , e che la grandine, e l'acqua che cadono da'luoghi più vicini alla Terra , e per conseguenza più caldi eccedano in rarità di gran lunga quelle che si generano in parte più remota , cosi parlaralsi con più fondamento : sendo la Dottrina d'Aristotile quale il Sarsi vuole defendere : ma per far capace più facilmente l'Auuersario di quant'io dico gli apportarò vna controsperienza quale è , che quelle stille , e gocciole d'acqua che sogliono nelle pioggie cadere dalle gronde de'tetti quanto più s'auuicinano alla Terra tanto più crescono di mole , e di sfericità come potrà osseruare a suo piacere. Circa all'autorità di Suida non sarebbe mancamento alcuno il non prestarli fede , come nè meno sarebbe temerità , ò pazzia il non dar credenza all'autorità di Plinio ( benche famoso lstorico , & interprete della natura) in molte cose da lui referite , quali han più tosto del fauoloso , che del verisimile : pur non voglio essere in questo caso cosi ardito , e risoluto con negare l'autorità di vn tant'Huomo , ma voglio far' auuertito il Sarsi che Suida non apporta la cagione di cotal'effetto: nè dice se quel cuocere dell'vuoua procedeua dalla confricatione , e soffregamento di quelle con l'aria , ò pure con la frombola stessa molto più atta a simigliante effetto dell'aria . Che poi le parole di Seneca addotte dal Sarsi siano eleganti, terse, e chiare come egli dice , e come sogliono esser le parole, e concetti di cosi gran Filosofo, non lo niego: ma sapendo io quello hauer professato non solo la Filosofia naturale , ma anco la morale: Stò perplesso , e dubbioso nel discernere in qual di questa habbia più credito la sua dottrina. Sò bene e non vi è dubbio alcuno, c'hà conseguito l'epiteco di morale, ma non di naturale. Adduce il Sarsi vn'instanza , quale potea far'il Guiducci : ma la risposta, ch'egli apporta non appaga, l'istanza è questa , se la frombola , e l'arco han tanta forza , che fanno liquefare il piombo per l'aria , & infocar la saetta, che dourà far'vn archibuso , ò vero vn cannone da batteria: Al sicuro , che in comparatione di quelli douerebbono liquefar in tutto, e per tutto il piombo, ò consumar con l'incendio il ferro; poiche esce la palla da quelli con tal'empito , e violenza , che non solo qualsiuoglia parte di cannone da batteria , di colombrine , e falconetti , ma vn semplice archibuso caccia fuori con tanta vehemenza , e velocità la palla , che supera di gran lunga l'empito , e la forza co'quali scocca la saetta l'arco maneggiato da qual si sia nerboruto, e gagliardo arciere ; nè dal più robusto , & esperto fromboliere, che vnqua nascesse nell'Isole Baleari fù mai lanciato sasso, piombo , ò altra materia con velocità , & empito vguale al moto della palla , che esce dalla soddetta machina, se però vogliam dire, che gli habitanti di quell'lsole habbino tenuto il primo luogo fra quanti frombolieri hanno giamai essercirata quest'arte , mediante la forza , e nerbo di lor bracci , o pur mediante la destrezza , e pratica, ch'haueano nel maneggiar la frombola , e nel colpir lo scopo , e ferire il bersaglio: questo io sò , che gl'lstorici , e Chorografi , che scriuonno di quell'lsole dicono, c'haueano iui per costume le Madri di non dar'il pane a'lor figlioli se questi prima non se lo guadagnauano con percoterlo , e gettarlo à terra con la frombola tirando di lontano: e però s'esercitauano talmente , che tirauano di mira eccellentissimamente perilche ne gli assalti , che si dauano alle muraglie per impedire i defensori , & anco nel prohibire a' nemici lo sbarco valeuano assai : perche rare volte succedeua , che non colpissero: e si legge de'Maioricani, che con le sole frombole vietorno a Magone-Cartaginese il poter pigliar porto, onde fu constretto partirsi ; ma nella robustezza del braccio , e nella forza del lanciare , se bene sò , che eccedeano l'altre nationi: nondimeno non poteano superare già la forza, e vehemenza d'vn'archibuso. A cotal'instanza risponde il Sarsi; e dice d'hauer letto nell'Istorie d'Homero Tortora sopra le guerre , e successi di Francia , che alle volte grossissime palle d'artigliaria riusciuano affatto inutili ad atterrar le muraglie : perche sendo quelle prima picciole, e poi coperte , & ingrossate con il piombo, questo si liquefacca nell'aria , e restaua solo la palla di ferro picciola come era prima , quale percotendo le muraglie non faceua colpo di momento , [ il che ancor'io confesso d'hauer letto nel sodetto Antor medemo. ] Soggiunge hauer inteso da persone degne di fede quali diceano d'hauer visto ch'vna palla di piombo vscita' dall' archibuso sendosi cacciata entro il braccio, e dopò cauata fuori fù trovata esser non più di figura rotonda ; ma longhetta , a simiglianza d'vna ghianda, e che giornalmente si vede per esperienza ritrouarsi l'istesse palle di piombo nelle vesti de'nemici non più della figura di prima , ma più tosto ammaccate , e schiacciate , dissipate , e ridotte in minuti pezzi: segno manifesto dice egli che rarefatte dal calore conceputo non han potuto far colpo . Deuo in questo luogho ricordar'al Sarsi quel che'l Guiducci alla facc. 11. e 12. disse d'Aristotile circa all'infocar della freccia : cioè ch'hauendo quello forse trouato , che'l ferro della freccia scoccata da gagliardo Arciere in vna grossa tauola si era riscaldato : si persuadesse , che quel calore l'hauesse acquistato nell'aria più tosto che nella violentissima confricatione con la tauola nel passarla: e dirò che forse il Sarsi è di parere , che le palle di piombo si riscaldino , liquefaccino, & ammacchino più per la confricatione, e moto nell'aria che per la confricatione , che elle fanno nel percotere le vesti , li corpi, e le muraglie , ouero (ilche hà più del verisimile ) nel gagliardo , e vehemente soffregamento che fanno mentre passano per la canna delarchibuso, e del cannone , entro la quale prima con gran violenza furno spinte , e cacciate dall'Archibugiere, e bombardiere nel caricar quei pezzi. Dopò hauer'il Sarsi apportate le sperienze delle palle di piombo dice simiglianti casi non succedere ogni giorno: se bene sei versi sopra hauea affermato il contrario in quelle parole (quotidianis exemplis) e poi soggiunge che gli Autori da Lui allegati non hanno tenuto, che ogni volta , che li frombolieri dell'Isole Baleaze lanciauano con le frombole il piombo questo dal moto si liquefacesse , ma che ciò sia successo più d'vna volta, e come cosa insolita riputata per miracolo; e pure l'autorità di Lucretio allegato da lui in suo fauore gli contradice in queste parole. Non alia longe ratione , ac plumbea sæpe Feruida fit glans in cursu. Non credo io già, che il Sarsi voglia in sua difesa dire , che quel Poeta non parla iui del piombo che vien scoccato dalla frombola balearica sendo tal difesa pregiuditiale à se stesso: poiche se spesso auuiene che'l piombo lanciato per l'aria s'accende, ò per dir meglio s'infoca . Maggiormente ciò accaderà nel piombo che vien cacciato dalla frombola maneggiata da Popoli Balearici stimati da lui , e da' Poeti per li più prodi , & eccellenti Frombolieri , che siano mai stati al Mondo. Ma non solo Lucretio , ma anco Aristotile istesso dal Sarsi difeso afferma cotal liquefattione occorrere spesso nel cap. 4. del primo delle Meteore in quelle parole . Videmus itaque motum quod potest disgregare aerem, & ignire, vt, & quæ feruntur liquefieri videantur sæpe. Procura poi il Sarsi di saluar tutto ciò , ch haueua detto di sopra dall'altre obiettioni, & instanze da lui ad dotte ; & altre, che si potessero addurre per parte del Guiducci con dire che acciò, che dalla compressione , e confrication dell'aria si generi il fuoco si richiede in quella gran copia d'esalationi, perche le cose più calde più facilmente s'accendono , e lo conferma con vna sperienza osseruata come lui dice ne'cimiteri doue quell' aria infetta d'aliti caldi, e secchi venendo commossa , & agitata dall'arriuo iui di qualche persona, ouero dallo spirar di piaceuol Zeffiro, subbito si risolue in fiamma. Se l'esperienza è vera come dice il Sarsi desiderarei sapere la cagione perche ciò succeda più nel soffiar di placid'aura d'vn dolce Zeffiro , che nella vehemente , e veloce agitatione di quel vento Aquilonate chiamato da Aristotile , Mesis , e da'Latini Borea, & Aquilone dal veloce volo de l'Aquila a cui s'assomiglia , dal qual vento l'aria soddetta deurebbe esser con più violenza, e forza compresa , e soffregata: risponderà forse il Sarsi esser più proportionato , & atto à produrre nell'aria quest'effetto il vento Zeffiro, ò Fauonio che vogliamo dire, che il calore, ch'hà in se, del quale n'è affatto priuo quel vento Aquilonare che di natura è freddo, e secco: ma se io le replicassi , e dicessi che ci sono li venti Australi più caldi assai , e più humidi del Zeffiro [sendo questo vento più tosto tepido che caldo, mercè del luogo dal quale spira , che vien ad esser equidistante, e come vn mezzo fra'l vento settentrionale chiamato da'Greci Aparctias freddo , e secco , e'l vento Australe chiamato dall'istess Votos, caldo , e humido , e se li detti venti Australi sono della natura , e qualità soddetta , e di più impetuosissimi , e vehementissimi in particolare il noto, perche questi non han da produrre l'istesso anzi maggiore effetto del zeffiro, e del tardo, e lento moto d'vn'huomo ? Ci restano da considerare due cose , che dice il Sarsi nel fine dell'esame della presente propositione, nelle quali constituisco , e deputo per Giudice , & Arbitro l'Auuersario istesso dal quale ne stò accendendo la sentenza a fauore. La prima cosa che egli afferma è , che quando nell'aria vi sia grand'abondanza d'esalationi, li globi di piombo lanciati vehementissimamente con le frombole con il lor moto verranno ad accendere quella , e dall'istessa accesa essi saranno scambieuolmente, & à vicenda accesi, se Lotario Sarsi vorrà star in decretis credo al sicuro i che pronuntiarà la sentenza contro a questo suo detto: già che nella facc. 57. hauea egli decretato che le particelle che si vanno dissoluendo , e consumando nella confrication de'corpi se ben son facili à concepir calore, nondimeno volando , ò cadendo subbito non ponno quello diffondere nel restante del corpo al quale più non aderiscono: anzi nella facc. 59. dopò hauer concluso ciò che si è detto di sopra circa allo scambiouol'accendimento fra l'aria , e'l piombo : cinque versi di sotto soggiunge non esser cosi facilmente disposto à credere , che vna gran mole di piombo sia liquefatta da quel fuoco quale à pena per breuissimo spatio di tempo viene a toccare ; Dunque se le particelle che si vanno solleuando , e consumando nel soffregamento , e compressione de'corpi solidi , non possono conforme l'opinione del Sarsi communicare ad essi il calore, e pure per qualche spatio di tempo vengono à toccarli nel soffregarsi , e percotersi tra di loro . E se par cosa strana al Sarsi, che vn globo di piombo possa essere liquefatto dal vigoroso , e potente fuoco generato dalla poluere dell'archibuso , e bombarda , e pure viene da questo non solo per lo spatio interior della canna , e cannone: ma anco dopò l'esser da essi vscito per quaiche distanza accompagnato; perche ancora non dourà giudicare per cosa difficile anzi impossibile, l'istesso piombo sia infocato , e liquefatto dall'aria con leggiero , e debol fuoco accesa, dalla quale appena vien toccato per vn minimo , & impercettibile spatio di tempo , ò (per cosi dire) per vn momento , mercè della velocità, e prestezza , con le quali il piombo si muoue , e muta il concatto di quella , tanto più mentre ne'detti due primi casi vna semplice attione di riscaldare si richiede: la doue in questo secondo caso due attioni vi concorrono : vna nello scaldar , che fà il piombo l'aria con la soffregatione , che si pretende , l'altra all'incontro , nel diffondere, e communicar che fa questa a quello il calore in se stessa prodotto. Dice vn'altra cosa il Sarsi con occasione di rispondere ad vn'obiettione fatta dalla parte auuersa. Hauea affermato il Guiducci alla facc. 15. queste parole precise : Aggiungasi , che vedendo noi questi, che senza contradittione sono ueri fuochi , come lampi , fulmini , & alcune fiamme diuorrenti, e che parimente siam'vssi farsi vicinissimi ; à terra esser momentanei , ò di pochissima durata : non è punto probabile ch esalationi le quali tanto più in alto s'eleuano , e che però deuono sottili , e leggiere stimarsi habbiano poscia à durare ad ardere mesi , e mesi con proportione cosi difforme che sarà cento mila volte maggiore di quella. Risponde à tal'obiettione il Sarsi, con dire che due sorti di fuochi si ritrouano, alcuni generati di materia secca, e rara , e priua di tenacità , e viscosità il quali subbito che sono accesi presto risplendono , presto crescono , e presto s'estinguono : altri composti di materia più tenace , e viscosa , & impastati d'vn liquore simile alla pece , ò colla , i quali durano assai, e con la fiamma molto più permanente vengono ad illuminar le tenebre della notte, e di simigliante natura sono le Comete . Ma come si è scordato presto il Sarsi di quello, che nell'istesso suo libro hauea determinato, e concluso? Si hauea fatto scrupulo nella facc. 26. che li vapori aquosi (li quali pure si vedono giornalmente esser dispostissimi , & attissimi d'esser dal calore solleuati , & inalzati ) potessero per la lor grauità sormontare sopra la Luna ; & adesso deposto ogni scrupolo , e pusillanimità ardisce d'affermare , che liquori tenaci , e viscosi sopramodo come sono le soddette materie della pece , e colla quali superano , & eccedono in grauità per qualche centinaro di volte li soddetti vapori acquosi come è manifesto , possano ascendere nelle più sublimi regioni dell'aria , & iui per gran spatio di tempo posarsi, e trattenersi. Desiderarei per terminare il Discorso sopra il presente esame, che il Sarsi deponesse quel concetto che lui s'hà formato nella mente cioè , che l'aria possa esser soffregata, e che auuertisse , che vn corpo tenue , e fluido come quello , e cedente à qualsiuoglia minima forza, e Virtù de'corpi naturali come la sperienza ce ne fa fede, sia più tosto capace di moto d'impulsione , & agitatione , che di confricatione, ò arrotamento quali conuengono solo a quei corpi quali con la loro solidità , e continuità resistono alla violenza , phe gli vien fatta. Sbrigatosi il Sarsi dall'esame della seconda propositione del Guiducci se ne và con la sua Libra à bilanciar la Terza . Hauea detto il Guiducci alla facc. 31. esser fala quell'opinione de'Filosofi circa l'irraggiamento de' sorpi luminosi, cioè che le Stelle, fiaccole, & altri corpi luminosi quali si siano accendano , e rendano splendida ancora parte dell'aria circonuicina , la quale poi indebita distarza più viuamente, e terminatamente il suo splendor dimostri, per il che tutta la fiaccola ci apparisca assai maggiore: poiche diceua egli la verità, e che l'aria non s'accende, nè si fà splendida dopò che tal irraggiamento non è altrimente intorno all oggetto luminoso , ma cosi vicino à noi, che se non è dentro l'occhio nostro almeno è nella sua superficie forse cagionato dal lume principal dell'oggetto rifratro in quella humidità , che continuamente è sopra la pupilla dell' occhio mantenuta dalle palpebre: e di ciò ne apportaua diuerse congietture , quali le tralascio per non esser troppo longo, e tedioso. ll Sarsi per confutare tal opinione , e saluare il detto de'Filosofi dice l'aria pura, e sincera come corpo diafano ; e trasparente esser incapace a terminare , e riflettere il lume , ma non già l'aria impura , e mescolata di molte vapori, quale può terminare la luce , e rifletterla all'occhio. Potrei dir'al Sarsi , che l'aria ripiena di vapori, non si deue chiamar aria sendo questa corpo semplice, & elementare , ma più tosto vn misto imperfetto , & vna congerie, e miscuglio de'vapori : e come tale confessa anco il Guiducci, che sia atta: a rifrangere il lume , e se fosse d'altro patere [il che non credo ] all'ora io m'accostarei al Sarsi; ma se il Sarsi vorrà attribuire come fa nella facc. 62. parte di quella irradiatione, ò corona luminosa per vsar le sue parole all'aria illuminata , mentre questa sarà sgombrara al possibile di somiglianti vapori , all'ora sarà in errore , del quale la sperienza Maestra delle cose ne lo farà auuertito, poiche se lui osseruarà vna candela , ò altra fiaccola accesa alquanto lontana dall'occhio facilmente si auuederà quella apparire molto maggiore all'occhio libero, che all'istesso quando si se serue del Telescopio, e ciò vedrà accedere di giorno, di notte, di state, d'inuerno, e nell 'altre stagioni , & in ogni stato, e dispositione d'aria , segno euidente che quella corona de'raggi , che circonda li soddetti lumi non vien formata altrimente dall'aria illuminata , ma più tosto vicino all'occhio , ò nella superficie di quello dal lume dell' oggetto rifratto nell'humidità dell'istesso ; il che si conferma dal vedere che l'occhiale quale impedisce cotal refrattione spoglia talmente il soddetto lume di quella corona , ò irradiatione che vogliam dire , che lo rappresenta all'occhio in quella maniera , e stato ne'quali realmente , e naturalmente si ritroua: & al Sarsi credo, che più volte sarà occorso , che dopò hauer dormito, ò tenuti per qualche spatio di tempo li occhi chiusi la notte: risuegliato, & aperti gli occhi riguardando il lume nella Camera , hauerà visto intorno al lume vna corona , & irraggiamento notabile ( doue prima che serrasse gli occhi scorgea quello libero , e schietto ) mercè dell'humidità concorsa nell'occhio per quel tempo ch'erano stati coperti , e toccati dalle palpebre. Vuol confutare il Sarsi l'esperienza del Guiducci circa alla mano fra posta fra l'occhio , & il lume , con dire quella hauer luogo solo in quei raggi, quali per il continuo moto , e diuersità di lume a sofficienza vengon distinti dal vero lume ma non nel restante stimato dall'occhio vero, e reale, ilquale mentre si procura celarlo, e coprirlo da quella parte doue s'interpone la mano: se non si cela affatto, almeno si diminuisce, e s'offusca, perche non da qualsiuoglia interpositione di mano possono occultarsi gli oggetti talmente che non si veggano mercè della diuisibilità della pupilla la quale fà che venga vna parte d'essa ad esser coperta rimanendo l'altre scoperte , e di ciò ne adduce la sperienza del deto , e corpo piccolo opaco fraposto fra la pupilla, & il lume . ma supposte etiamdio per vere le isperienze del Sarsi non perciò vien'inculcata , & atterratala sperienza del Guiducci quale non solo milita ne'raggi che facilmente si distinguono dal vero lume , ma anco in quel lume , che l'occhio stima vero , e reale; e per restar di quant'io dico maggiormente capace il Sarsi , facciane il saggio se gli aggrada nel lume della Luna al Ciel sereno, e purgato al possibile de'vapori : poiche se s'asconderà dietro vna muraglia ò sotto vn tetto ( per non parlar de'corpi minimi nè de' deti, e fili ) e s'andrà pian piano mouendo per scoprire il lume di quella s'accorgerà , che all'hora solamente verrà a scoprire quell'irraggiamento vicino all'oggetto, ò quel lume che si vede intorno alla Luna quando cominciarà a scoprire il vero lume di quella , e non prima si come all'incontro se vorrà nascondersi dall' istesso lume col tirarsi indietro s'auuederà che nell'istesso tempo , nel quale l'occhio perde il vero lume della Luna cessarà anco di scorgere l'irraggiamento detto . Ho detto che quest'esperienza si faccia al Ciel sereno, e chiaro; e purgato al possibile dalli vapori, perche se l'aria sarà vaporosa , e grossa ( come forse era quando il Sarsi fece la sua sperienza nel lume della Luna ) ciò non succederà , perche la corona de'raggi, che all'hora circondarà il globo Lunare cagionandosi dall'aria vaporosa illuminata dal lume di quello verrà sensibilmente a manifestarsi , ò occultarsi all'occhio secondo che questo scoprirà ouero cessarà di vedere l'aria istessa. Hauea detto il Guiducci , che le stelle risguardate col Telescopio perdono quell'irraggiamento , splendore, ò corona luminosa : il Sarsi s'oppone con dire, che se'l Telescopio spogliasse le Stelle di quest'accidentario splendore , questo non si douerebbe vedere per il Teleseopio, e pure si scorge il contrario : mentre tra le stelle fisse nissuna etiam minima si lascia priuare di simigliante splendore come par che confessi il Signor Galileo, mentre afferma che dal Cane , & altre stelle cotal splendore non si può leuare ; perche anco con l'occhiale si scorgono questi raggi scintillanti : e non solo dalle Stelle fisse, ma nè meno da'Pianeti; quali ritengono cosi tenacemente quest'irradiatione che giamai se ne lasciano spogliare , come Marte , Venere , e Mercurio quali senza li vetri colorati mai compariscono nudi , e spogliati di simil lume. Si risponde al Sarsi esser diuersa la vibration de'raggi che si vede cosi fiera nel Can maggiore , & proportionatamente in altre stelle (secondo l'opinione del Signor Galileo) dalla Corona luminosa , e splendore accidentale che si scorge in esse : poiche quella lempre la ritengono, e questo gli vien leuata via dal Telescopio: e succede nell'istessa maniera appunto, che suol'accadere nel lume d'vna candela, fiaccola , & altri lumi simili terrestri, ne' quali si vede taluolta vna vibratione de'raggi, & vn tremolo de'quali non vengono altrimente dal Telescopio spogliati doue che dall'irradiatione , e corona soddetta ne vengono facilmente priuati, anzi detto Signor Galileo dice che l'occhiale è sofficiente a toglier quel lume, ò corona di raggi che si suole scorgere intorno alle Stelle: nè trouarà mai il Sarsi ne'libri del Signor Galileo , che le stelle ritengano affatto quell'irraggiamento mentre vengon riguardate co'l Telescopio ma vi leggerà , bene ch'alcune stelle hanno in se vna vibratione de'raggi così fiera che'l Telescopio non è bastante a totalmente priuarnele ; & io per quanto hò più volte sperimentato sempre hò osseruato co'l Telescopio li corpi delle Stelle ( proportionatamente però ) nudi, e spogliati dello splendore con il quale appariuano all'occhio libero . E se il Sarsi si merauiglia che conseruandosi l'istessa humidità nella pupilla: l'istesso lume della Stella refratto ne'vetri del Telescopio peruenendo in quell'humidità non venga di nuouo a rifrangersi , e produrre il medemo effetto : se bene in diuersa guisa : se si merauiglia dico il Sarsi di ciò, hauerà anco ragione di ridersi di quelli che per osseruare più facilmente l'ecclisse solare nella qual non ponno immediatamente fissar lo sguardo per il gran lume, e splendor de'potenti raggi solari mirano l'istessa Ecclisse nell'acqua , o nello specchio mediatamente doue scorgono il globo solare nudo, e schietto , e conseguiscono in questa maniera l'intento loro, come si vede per esperienza. Quello poi che soggiunge il Sarsi nel fine del presente esame si concede anco dal Guiducci , cioè che l'aria vaporosa possa esser illuminata , il quale ancora che l'apparire i luminari maggiori nell'Orizonte che nel mezzo Cielo, lo spuntar fuori prima del solito dell'Oriente, & altri accidenti & apparenze simili procedono dall'aria vaporosa illuminata , come mostrano gli Ottici. Speditosi il Sarsi dell'esame della Terza propositione fa passaggio all'esame della Quarta quale è di questo tenore cioè, che niun corpo liuido trasparente, e che la siamma impedisce il veder gli oggetti posti oltra lei. Qui prima di passar auanti giudico espediente far auuertito il Sarsi con dirle , che la prima parte della detta propositione non è altrimente del Guiducci , ma de' Peripatetici , da quali la caua come si legge dalle sue parole mentre dice; e dal detto de'Peripacetici si raccoglie i quali affermano niun corpo lucido trasparere; e per consequenza non è il douere d'addossare vna propositione al Guiducci quale non è sua ma cauata da altri: A quello poiche egli adduce in difesa del suo Maestro mentre dice che si trouano corpi parte diafani , e parte opachi, quali, e terminò il lume per il che appariscano splendenti , & anco la tramandino, e trasfondino come sono le nugole più rare , l'acqua , il vetro , & altri simili, si risponde, che la fiamma vera , e reale non è di cotal natura , cioè in parte diafana, & in parte opaca come qui sotto si vedrà. Forma il Sarsi questi conclusione contro'l Guiducci : che la fiamma della candela non impedisce altrimente il veder gli oggetti che sono oltra da lei ma è diafana, e trasparente. Proua primieramente questa conclusione con l'autorità del la Sacra Srittura in Daniele al 3. in quelle parole. Ecce ego uideo quatuor Viros solutos, & ambulantes in medio ignis, & nibil corruptionis in eis est, & species quasi similis Filio Dei. In che maniera venga apportata cotal'autorità dal Sarsi , e se faccia contro il Guiducci questo lo dichiara , e mostra a sofficienza nella sua lettera al P. Galluzzi : oltre che il Sarsi stesso può giudicare che habbia più che del verisimile , che'l veder che fece Nabuedonosor in mezzo di quelle vastissime fiamme quei santi Fanciulli forse miracoloso; mentre tali, e tanti miracoli in quel caso v'interuennero . Poiche l'esser stata accesa la fornace d'ordin regio sette volte più dell'ordinario, talmente che la fiamma s'inalzaua sopra la fornace (come dice la Sacra Scrittura) quarantanoue cubiti ; & effundebatur flamma super fornacem cubitis quadragintanouem: e non abbruggiare quei santi fanciulli non è vn gran miracolo? il veder che quel gran fuoco non solo non gli hauea abbruggiati , ma nè meno haueua hauuto potestà in quei santi corpi bastante ad abbruggiare i capelli della testa , & a lasciare almeno vn minimo segno d'incendio, anzi nè tampoco l'odor del fuoco fosse peruenuto alle loro narici non che da quello tocchi talmente che quei santi giouani non furono da quelle voracissime fiamme afflitti , nè trauagliati non che molestati; l'esser mandato da Dio vn' Angelo à posta per confortare , e consolar quei santi spiriti , e l'esser veduto vn'Angelo benche spirito, & incorporeo dal Rè con gli occhi corporali : l'vscir quelli liberi, e sciolti doue prima erano fortissimamente, e tenacissimamente ligati ; l'assimigliar che fece Nabucodonosor quell'Angelo al figlio di Dio , quale egli non conosceua nè haueua mai visto; non è vna congerie, e cumulo di grandissimi , & euidentissimi miracoli ? le parole della Scrittura son queste . Tunc Nabuchodonosor Rex obstupuit, & surrexit propere, & ait Optimatibus suis: nonne tres Viros misimus in medium ignis compeditos? qui respondentes regi dixerunt: uere rex. Respondit & ait: Ecce ego video quatuor Viros solutos, & ambulantes in medio ignis, & nihil corruptionis in eis est , & species quarti similis Filio Dei. E poco più a basso . Et congregati Satrapæ, & Magistratus, & Iudices, & Potentes Regit contemplabantur Viros, illos quoniam nibil potestatis habuisset ignis in corporibus eorum, & capillus capitis eorum non esset adustus, & sarabala eorum non fuissent immutata, & odor ignis non transisset er eos, e di sopra. Et non tetigit eos omnino ignis neque contristauit nec quidquam molestia intulit. Dopò la soddetta autorità adduce in campo il Sarsi il primo argomento di questo tenore . Quando s'abbrugia qualche congerie , e catasta di legne si scorgono facilmente in mezzo delle fiamme le legne mezze abbrugiate, e li carboni accesi ben che fra esse legne, e l'occhio vi s'interpongano grandissime fiamme, adunque la fiamma è trasparente. Mi dispiace infinitamente che qui il Sarsi venga à derogare alla fede , e credenza di due veridichi Scrittori , dico il Vitruuio, & Irtio . Poiche quello nel secondo libro della sua Architettura al Cap. 9. narra che Giulio Cesare hauendo l'esercito circa l'Alpi , e tenendo assediato vn forte Castello chiamato Larigno , & hauendo ordinato à Soldati che abbrugiassero vna gran Torre fatta da gl'inimici di traui conteste, & alternamente raddoppiate ; quelli eseguirono il commandamento del Capitano , leuatasi dunque la fiamma in alto fece credere che tutta quella mole fosse caduta a terra, ma poiche quella da se fù estinta , e cessata si vidde la Torre non esser stata tocca dal fuoco per la natura di quei legni , dalle cui parole si raccoglie che quella fiamma non era trasparente mentre non si vedeuano entro di quella la Torre, & i legni interi . Et nell'ottauo libro aggiunto come si tiene da lui alli sette libri de' Commentari di Cesare sopra le guerre di Francia dice che militando questo Capitano contro i Bellouaci, questi per campar dalle mani del nimico inuentarono questa stratagemma : congregarono gran quantità di materia combustibile , e collocatala auanti del loro Esercito gli diedero fuoco , il quale hauendo occultata, e coperta tutta la loro Soldatesca, fù cagione che essi con la veloce fuga si saluassero , senza che Cesare potesse à tempo auuedersene; non mi posso indurre a credere , che'l più famoso Capitano che senza comparatione sia mai stato al mondo , dico Cesare fosse cosi poco accorto, & auueduto che se quelle fiamme fossero state trasparenti si fosse cosi facilmente lasciato ingannare , sò bene che egli nel preueder, e prouedere a disegni, insidie, e stratagemme del nemico non ha hauuto pari che tal uanto se gli conuiene. All'Argomento rispondo , che parlando della fiamma vera, e reale della quale si discorre, non si vedono altrimente i legni, e carboni accesi come la sperienza ci manifesta, e qui sotto si vedrà. Al secondo si risponde , prima che si leggono i caratteri situati di là del lume, ciò procede dal mirar noi per l'infima parte del lume che circonda lo stoppino, ò altra materia combustibile quale non si deue , nè può chiamar lume, ò corpo luminoso : sendo questo propriamente etiandio secondo l'opinion del Sarsi nella facc. 66. quella cosa che apparisce lucida , e splendente , e che termina la luce done che quella parte non si vede lucida, e splendente mercè de fumi, & esalationi che in essa si contengono. Ma se'l Sarsi farà l'esperienza con il mirar per la parte superiore della fiamma lucida , e splendente come deue esser la fiamma , & il vero corpo luminoso, non potrà leggere altrimente nè meno scorgere quei caratteri . E nell'istessa maniera si risponde alla prima parte del primo argomento , cioè che si vede lo stoppino per la parte della fiamma che non è lucida, e splendente, ma non si vede già per la parte superiore della fiamma vero corpo luminoso. Secondariamente rispondo, che dato anco [ ma non concesso] che si scorgesse qualch' oggetto posto di là dal lume per distanza d'vn deto: non si viene à concludere però cosa alcuna contra il Guiducci quale non tratta del li posti in vna minima distanza d'vn dito , ma, delle migliara anzi miglioni di miglia quale è quella delle Stelle fisse dalla Cometa per mezzo della quale si vedeuano. Nel Terzo argomento dice il Sarsi vna cosa inaudita, e strana, cioè che la fiamma dell'acqua vita accesa per non esser troppo chiara , talmente trasparente che per quella si ponno leggere minutissimi caratteri; hò inteso più volte dire, & anco hò osseruato che l'acqua per non esser troppo torbida , e talmente trasparente , che lascia vedere il fondo del fiume, della fontana, e del vaso : e che si vedono le Stelle di notte per non esser l'aria troppo conturbata , ma non già il contrario , cioè che l'acqua sia trasparente in supremo grado per non esser troppo chiara , e che l'aria sia affatto diafana , e trasparente per non esser troppo serena. Sappia dunque il Sarsi che la fiamma dell'acqua vite , e del solfo accesi, è diafana, e trasparente per il poco lume c'hà, il quale non menta il nome di vero lume come si è detto di sopra dell'infima parte della fiamma della candela mercè della gran sottigliezza , e tenuità della materia di quella , e la troppa tenacità , e viscosità del solfo quali causano che la fiamma non sia splendente, e luminosa come suol'esser nella fiamma della candela , & altre simili di che il Sarsi si potrà chiarire se ne farà la sperienza di notte tempo opportuno per tal'effetto. Al quarto si risponde che se bene nel lume d'vna candela si scorge il lume d'vn altra che sia posta oltre di quella, non ne segue però che anco per entro della Cometa possano vedersi le Stelle fisse benche lucidissime , e splendentissime venendo ciò impedito dall'immensa lontananza di esse dalla Cometa . E già credo che il Sarsi sappia , & habbia osseruato esser più gagliardo , più vigoroso, e più splendente il lume d'vna minima candela situata vicino all'occhio del lume di qualsiuoglia Stella fissa, benche lucidissima, e tanti milioni di volte maggiore di quella , e di ciò esserne cagione la vicinanza di quella, e la gran distanza di questa. Al sesto dico che, se si vede per mezzo della fiamma vn corpo opaco illuminato di giorno dal Sole ciò procede dal gran splendore cagionato dalla riflessione di lucidissimi raggi solari quale viene à superare quanto lume, e splendore ponno produrre cento mila fiamme done che questo non milita nel caso nostro nel quale si viene à far paragone solo del lume della Cometa (quale non è altro secondo Aristotile, ch'è vna gran mole di fuoco lontana poco da noi situandola egli nella suprema regione dell aria) & il lume delle Stelle fisse remote per miglioni di miglia, e per conseguenza questo molto meno efficace, e vigoroso di quello. Il sesto argomento viene a ferire con Aristotile , e li Peripatetici, de'quali è quella propositione che i corpi lucidi non son trasparenti , e non contro del Guiducci il quale si è seruito di quello per atterrare l'auuersario, e ferirlo (come si suol dire ) con le proprie armi: che poi la propositione non sia stata dal Guiducci addotta per sua , ma cauata da'Peripatetici . Se deduce da quelle parole nell fac. 16. e dal detto de' Peripatetici medesimi si raccoglie niun corpo lucido traspartre. Nel fine di quest'vltimo esame procura il Sarsi difendere Aristotile dall'obiettioni del Guiducci : dice Aristotile, che quell'anno, nel quale si saran vedute molte Comete , e grandi, sarà molto asciutto, e ventoso, perche essendo l'esalatione calda, e fecca materia commune de' venti, e delle Comete la frequenza, e grandezza di queste denota gran copia di cotali esalationi , & in consenquenza la siccità futura , & i venti . S'oppone a questa opinione il Guiducci con dire queste formali parole . Se le Comete non sono altro che abbrugiamento di tal esalatione certo che quanto più se ne abbrugia tanto manco ne resta , non hauendo la natura mezzo più violento dell'incendio per repentinamente deuorare , destruggere, e redurre à niente . Onde alla grandezzaa , e moltitudine delle Comete succedere douerebbe stagione men che mai ventosa, & asciutta per il gran consumamento fatto dalla materia arida, e flatuosa. Il Sarsi per difendere Aristotile apporta vn'esempio, e dice che se accadesse che in qualche Città si vedesse il grano sparso per la piazza , e per le strade , e se ne tenesse poco conto, ouero se si vedesse l'infima plebe sontuosamente mangiare, e banchettare; chi sarebbe quello che non concludesse esser in quella Città abondanza tale di fromento, e di grascia , che per vn pezzo non fosse per regnarui carestia ? cosi ( dice egli) succede nel presente caso; poiche sendo l'esalationi per il più comprese , e racchiuse entro d'angusti termini , e confini in quella maniera nella quale il grano è rinchiuso nel granaio, e non sormontando quelle cosi facilmente in quelle regioni nelle quali la vorace fiamma và dominando se non quando la gran copia d'esse non è capace de'luoghi inferiori, ò forse quando l'istesse diuenute più fecche, e più rare hanno deposta affatto ogni qualità acquosa . con ragione Aristotile da cotali esalationi in gran copia eleuate sin'alla sfera del fuoco inferisce che tutte queste infime, basse regioni siano anco da quelle ingombtare. Quello che m'occorre dire al Sarsi in questo luogo, è che l'esempio che lui apporta è bello, e buono , ma non già l'applicatione di esso fatta a favor d'Aristotile è sofficiente, e efficace , poiche l'esempio può militare anco con Aristotile in questa maniera . Quando in qualche Città fossero empite le strade , e le piazze di monti , e cumuli d'arena, e di sabbione sopra de'quali poi superficialmente solo fosse disperso il grano come successe nella Città di Priene per opra, e stratagemma di Biante Filosofo come narra Diogene Laertio nella sua vita per ingannare li Ambasciatori, & il Re nemico acciò leuasse l'assedio come fece si potrebbe all'ora con uerità dire che quella Città fosse abondantissima, e prouista per molti anni di grano ? certo sò; nè tale si potea dire esser la Città di Priene, ma si poteua , e doueua affermare il contrario cioè che quella fosse [ come realmente era ] scarsissima , e penuriosissima di grano . Cosi se accadesce [ come può facilmente accadere ] che nella suprema region dell'aria sia vna quantità d'esalationi, e la mezza , & infima regione sian colme, e ripiene de' vapori da'quali quelle siano state sospinte , e cacciate in alto: si potrà perciò con ragione inferire , che tutte le regioni dell'aria siano ingombrate, e ripiene d'esalationi? al sicuro di nò ; Potendo dunque l'istesso caso succedere ancora in questa maniera ch'io dico l'applicationi dell esempio del Sarsi è mancheuole, e difettosa, e puol hauer luogo anco contro Arist. perilche ne segue che Aristotile non ne venga altrimente difeso. Nè posso persuadermi che il Sarsi non comprenda che nell'insima , e mezza region dell'aria delle mille parti nouecento nouanta , e più vene siano ripiene di vapori, & il resto apena d'esalationi non solo per eleuarsi giornalmente quantità de vapori senza comparatione maggiori quasi nella detta propositione dell'esalationi dell'acque di tanti mari , laghi, fiumi, stagni, paludi , torrenti, e della Terra istessa disposta più alla produttione de'vapori , che dell'esalationi, mercè della sensibile , & euidente humidità che suole in se stesta contenere; ma anco perche il vapore come assai più denso , e corpulento dell'esalatione eleuandosi nel medemo tempo dall'acqua , ò dalla Terra , e rarefacendosi occupa spatio d'aria di gran lunga maggiore dell'esalatione, che sia dell'istessa mole , e grandezza del vapore , oltre che non è cosi facile come pensa il Sarsi l'attrattione dell'esalationi richiedendouisi vn calore vehementissimo , e potentissmo, come possono far testimonianza i Professori dell'arte chimica, e voglio ricordare al Sarsi quello che già dissi di sopra della Terra che non puol'esser priua d'acqua , e d'humidità , in particolare nella superficie , e poco lontano da esse , di doue si pretende, e puol pretendere, che si attragono l'esalationi priue di sostanza , e qualità acquea, e di natura calde , e secche come vogliono Aristotile & i Peripatetici. A quello poiche soggiunge il Sarsi in difesa d'Aristotile , che il fuoco della Cometa consuma solo quelle esalationi che peruengono alla sfera d'esso, e non quelle che occupano le regioni più basse. lo rispondo che a mantener, e fomentar vn fuoco cosi vasto come è quello della Cometa per tanto tempo vi si richiede maggior copia d'esalationi di quella che occupa solo non dico parte, ma tutta la suprema regione dell'aria : anzi ardisco di dire, che se fossero tutte le sfere elementari ripiene d'esalationi non sarebbero bastanti à mantener cosi gran fiamma, e somministrar materia sofficiente a cosi ampio foco per vn sol giorno , hor veda il Sarsi se quelle esalationi sole che lui dice possono mantener vn incendio come quello per mesi , e mesi; nè s'imagini , che quel che io dico sia vn paradosso; perche se osseruarà la gran copia d'esalationi che consumano in pochissimo tempo l'ingressioni ignee confessarà esser vero quello ch'io dico: & io mi ricordo come se fosse occorso adesso che tre anni sono stando in campagna veddi vna delle dette impressioni simile à quelle che i Meteorologiei chiamano stelle cadenti, di figura sferica della grandezza ( apparente però) simile alla stella di Venere quando si ritroua nell'apposito dell'auge del suo eccentrico , la quale per l'insima region dell' aria per linia retta , e paralella alla Terra in tanto tempo in quanto si recita vn'Aue Maria scorse per tale spatio quale corrispondeua à quattro miglia in circa della superficie terrestre , quale viaggio considerato nella regione dell' impressione viene ad esser assai maggiore secondo la proportione della circonferenza , & ambito di questa alla circonferenza della Terra . Se dunque vn'esalatione cosi grande come doueua esser la materia di quell'impressione , e cosi lunga, e distesa per tante miglia non fù bastante a mantener quel fuoco per più d'vn Aue Maria inferisca da se stesso il Sarsi la quantità dell' esalatione che si richiederà per mantener vn foco cosi grande, e vasto come sarebbe quel della Cometa tante migliara, e centinara di migliara di volte maggiore dell'impressione soddetta secondo l'opinione d'Aristotile: tanto più mentre l'esalatione materia della Cometa è di gran lunga più tenue, e sottile della materia di quell'incendio per essere questa situata nella più bassa region dell'aria, e quella nella suprema secondo l'istesso Filosofo. Termina la sua libra, & il suo libro il Sarsi con autenticare il pronostico sopradetto d'Aristotile sopra le Comete con li effetti quali dice esser seguiti l'anno 1619. successo all'appatitione della Cometa , dicendo esser stato quell'anno più secco del solito, hauer regnato venti impetuosissimi , e gran terremoti con danno di molti luoghi : se bene a me pare che succedesse il contrario; poiche l'anno 1619. ne'nostri paesi ,& anco in molti altri per quanto si hebbe relatione non solo non fù più secco del solito , ma più tosto humidissimo come sono stati ne'nostri paesi da diece anni in quà , dico diece anni continui in circa sin'al presente anno inclusiue: li venti poi furono ordinarij, e mediocri, e li Terremoti nella nostra Prouincia, & altre conuicine dopò l'anno 1611. nel quale del mese di Nouembre, e Decembre vennero spessissimi, & horribilissimi Terremoti quali durorno più di quaranta giorni non si son fatti più sentire Terremoti di momento, e sensibili, e l'anno del 1619. in particolare la passò come io osseruai senza Terremoti. lo non fo dubbio alcuno che se il Sarsi hauesse conferito le sue opinioni con il P. Christofano Gamberger , ò con l'istesso P. Grassi (di cui egli si fa Discepolo) ò con altri Padri del Collegio Matematici Eccellenti hauerebbe cangiato pensiero, e le saria meglio apparsa la debolezza delle dette sue opinioni cosi io mi persuado. IL FlNE.