Orazione all'Arcivescovo Scipione Pannocchieschi d'Elci

Oration in praise of the appointment of the new archbishop of Pisa

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            <title>Marcantonio Pieralli's Orazione all'Arcivescovo Pannocchieschi d'Elci (1638): A Basic TEI Edition</title>
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               <title>Orazione di Marc'Antonio Pieralli canonico pisano, e rettore di sapienza. Recitata da lui nel duomo di Pisa all’illustriss. nuovo Arcivescovo Scipione</title>
               <author>Pieralli, Marcantonio</author>
               <pubPlace>Pisa</pubPlace>
               <publisher>delle Dote, Francesco</publisher>
               <date>1638</date> 
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               <p>The letters u and v, often interchangeable in early Italian books, are reproduced as found or as interpreted by the OCR algorithm. Punctuation has been maintained. The goal is an unedited late Renaissance text for study.</p>
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               <p>Word breaks across lines have not been maintained. The word appears in the line in which the first letters were printed. Words broken across pages appear on the page on which the first letters appear. Catch words are not included.</p>
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 <docTitle>Orazione di Marcantonio Pieralli Canonico Pisano, e Rettore di Sapienza. Recitata da lui nel Duomo di Pisa All'Illustriss. E Reuerendiss. Monsig. Scipione Pannocchieschi de' Conti d'Elci Nuovo Arcivescovo. Dedicata all'Illustriss. Sig. Cont'Orso D'Elci suo padre Maestro di Camera, e Consiglier di Stato del Serenissimo Grand Duca di Toscana. In Pisa, Apresso Francesco delle Dote. 1636. Con licenza de' Superiori.</docTitle>
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  <date>1636</date>
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<pb n = "1"/>
<lb/>ORAZIONE
<lb/>DI 
<lb/>MARCANTONIO PIERALLI 
<lb/>Canonico Pisano, e Rettore di Sapienza. 
<lb/>Recitata da lui nel Duomo di Pisa 
<lb/>All'Illustriss. E Reuerendiss. Monsig. 
<lb/>SCIPIONE PANNOCCHIESCHI 
<lb/>DE' CONTI D'ELCI NUOVO ARCIVESCOVO. 
<lb/>Dedicata all'Illustriss. Sig. 
<lb/>CONT'ORSO D'ELCI SUO PADRE 
<lb/>Maestro di Camera, e Consiglier di Stato del 
<lb/>Serenissimo Grand Duca di Toscana. 
<lb/>IN PISA. Apresso Francesco delle Dote. 1636. 
<lb/>Con licenza de' Superiori. 
<pb n = "3"/>
<lb/>Illustrissimo Signore,
<lb/>E Patron mio Colendissimo.
<lb/>Ho composto e recitato per comandemento
<lb/>del mio Capitolo la presente Orazione
<lb/>a Monsignor Aricuescouo Figliuolo
<lb/>di U.S. Illustrissima, il dì che tra le
<lb/>comuni allegrezze di questa Città fece
<lb/>la solenne entrata nella sua Chiesa
<lb/>Primaziale. I meriti singolari di sì gran Prelato accennati in
<lb/>questa operetta, l'hanno fatta apparir tanto lodeuole, che non
<lb/>solo è stata sentita con applauso, ma desiderata e chiesta con
<lb/>grandissima istanza. Haurei però grand'occasione di uanagloria,
<lb/>s'io non sapessi che infine le nugole, vilissimo vapor della
<lb/>terra, fregiate de i raggi solari ci rassembrano montagne d'oro
<lb/>e che sono in grandissimo prezzo le gemme ancorche legate
<lb/>in ogni più basso metallo; oltre che il valor delle materie preziose
<lb/>si scorge tal uolta più nella purità del lauoro, che ne
<lb/>gl'artifiziosi ornamenti. Comunque sia, consigliato da persona
<lb/>di molta autorità hò giudicato di sodisfar al desiderio comune
<pb n="4"/>
<lb/>col publicar questo parto più d'obbedienza che d'ingegno,
<lb/>nato (com'è notissimo) tumultuariamente tra molte occupazioni,
<lb/>e varij accidenti di mala sanità; e per far più note
<lb/>le glorie del mio Signore, e la mia deuotissima osseruanza,
<lb/>non hò stimato perdita alcuna il palesar maggiormente l'infacondia
<lb/>della mia lingua. Ho ben resoluto di dedicarlo a U.S.
<lb/>Illustrissima, assicurandomi che da niun altro possa esser più
<lb/>accarezzato, e fauorito che da lei, al quale amerà in esso con
<lb/>affetto paterno le lodi proprie di Monsignor suo Figliolo, e gradirà
<lb/>benignamente l'ossequiosa venerazione d'vn suo humilissimo
<lb/>seruo. In tanto io mi pregierò che si ueggano espresse
<lb/>dalla mia pouera penna quelle ricche, e rare virtù che formano
<lb/>un ottimo Prelato, e che uiuamente risplendono nella uita,
<lb/>e constumi del nuouo Arciuescouo di Pisa; il quale hà
<lb/>mostrato al mondo che mirabile effetti produchino in un Figliolo
<lb/>di perfettissima indole gl'esempi, e l'educazione d'un
<lb/>sapientissimo Padre. A V.S. Illustrissima humilmente fò riuerenza,
<lb/>e prego il Donator d'ogni bene che per gloria, e per
<lb/>benefizio uniuersale, conceda a lei, e a Monsignor Illustrissimo
<lb/>suo lunghezza di uita, &amp; ogn'altra più desiderata prosperità.
<lb/>Pisa il primo di Maggio 1636.
<lb/>Di V.S. Illustrissima. 
<lb/>Humilissimo Seruitore 
<lb/>Marcantonio Pieralli.
<pb n="5"/>
<lb/>ORAZIONE
<lb/>Se gl'affetti humani che tanto imperiosamente
<lb/>signoreggiano gl' animi nostri
<lb/>comunicassero con egual proporzione
<lb/>la virtù loro a i sensi esteriori, e quanto
<lb/>spronano le volontà altrettanto avvalorassero
<lb/>gl'ingegni, l'infinita allegrezza ch'io sento
<lb/>sfavillar nel mio quore si sarebbe hormai cangiata in
<lb/>un fiume d'eloquenza, e non temerei punto, Monsig.
<lb/>Illustrissimo, di sodisfare al vostro gran merito, e all'
<lb/>espettazione di questi SS. che m'hanno eletto a parlare,
<lb/>con un devoto tributo di congratulazione, e di 
<lb/>lode. Ma la verità è questa benignissimi ascoltanti
<lb/>che in cambio di soprabbondarmi l'eloquenza, mi
<lb/>manca più tosto l'ardire, e poco men che la favella;
<lb/>poiche l'altezza di questo luogo, la maestà di questo
<lb/>tempio, la degnità di così nobile udienza, il concorso
<lb/>di tanti popoli, la presenza del mio Principe Ecclesiastico,
<lb/>e l'importanza della funzione, in mezzo
<lb/>a tanta allegrezza mi aprono una scena di spavento, e 
<lb/>mi fanno pur troppo conoscere quanto poco vaglia
<lb/>la prontezza disgiunta dall'abilità, e quanto sia inutile
<lb/>il desiderio d'obbedire dove manchi il talento
<lb/>nell'operare. Confido nondimeno nella divina protezione,
<pb n="6"/>
<lb/>e nella benignità di chi m'ascolta, che se per
<lb/>premio della mia ossequiosa volontà io non riporterò
<lb/>lode di facondia, non perderò per questo la gloria
<lb/>dell'obbedienza. E se non fluet ut ros eloquium meum,
<lb/>se non sarà potente, Monisgnor Illustrissimo, a esprimer
<lb/>le grandezze de i vostri meriti, basterà almeno 
<lb/>a rappresentar l'eccesso delle nostre allegrezze, e 
<lb/>con humilissimi ringraziamenti far publica testimonianza
<lb/>dell'obbligo che tenghiamo a Dio, al Sommo
<lb/>Pontefice, &amp; al Serenissimo nostro Gran Duca
<lb/>per la vostra promozione. E ben vero che il giubbilo
<lb/>universale di questo Clero, di questa Nobiltà, di questo
<lb/>Popolo Pisano, si palesa tanto da se stesso nelle
<lb/>fronti, nelle voci, negl'applausi, e ne i concenti musicale,
<lb/>che non vi hà punto bisogno della mia lingua
<lb/>per maggiormente esplicarlo. Anzi che mi fà sovvenire
<lb/>di alcuni popoli Settentrionali abitatori nella
<lb/>più fredda Zona de gl' asprissimi monti Rifèi. Questi
<lb/>per esser costituiti dentro a' termini del circolo artico,
<lb/>e haver, come dicono gl'Astronomi quel polo
<lb/>vicino al Zenit, non veggono come noi altri nascere,
<lb/>e tramontare il Sole ogni giorno, ma per più
<lb/>mesi continui godono sopra l'orizonte scoperto il
<lb/>movimento diurno del celeste splendore, e all'incontro
<lb/>per l'istesso spazio di tempo vivono in oscurissime
<lb/>tenebre. Ma quando s'avvicina il ritorno del
<pb n= "7"/>
<lb/>bramato sole, oh con quanta ansietà lo stanno aspettando:
<lb/>escono innanzi tempo alla campagna aperta
<lb/>per veder risorgere il primo albòre, lo ricevono con
<lb/>giocondissimo aspetto, lo salutano con accenti di letizia,
<lb/>l'adorano con venerazione, lo godono con un
<lb/>gusto eccessivo, e per più giorni non si saziano di consolare,
<lb/>e quasi inebriare in quel fonte di luce l'avidità
<lb/>de gli sguardi. Tale a punto Monsignor Illustrissimo
<lb/>è la giocondità del vostro popolo Pisano. Era sparito
<lb/>da gl' occhi nostri con troppo dolorosa eclisse
<lb/>quel Sole ammirabile di Monsignor Medici, che con 
<lb/>raggi di santità, e di beneficenza illustrava, e fecondava
<lb/>questo Mondo Metropolitano; havendolo la Divina
<lb/>providenza tralatato in Cielo, dove insieme
<lb/>con gl'altri giusti Fulgebit sicut Sol in conspectu Dei per
<lb/>risplendere ancora eternamente nelle memorie di tutta
<lb/>la posterità. Era però rimasta la sconsolata Città
<lb/>di Pisa in tenebre di lutto: Hora per divina Misericordia
<lb/>doppo una lunghissima notte di tanti mesi
<lb/>quel medesimo popolo che ambulabat in tenebris vidit
<lb/>lucem magnam: Hà visto in questi giorni spuntar da i
<lb/>Colli di Siena sopra l'orizonte di questo Tempio un
<lb/>altro Sole bellissimo a maraviglia: Sole che a i grandi
<lb/>splendori de' suoi natali, all'antiche glorie de suoi antenati
<lb/>hà acquistato nuovi raggi di proprie virtù, lumi
<lb/>di eminente dottrina, ardori di ferventissima carità,
<pb n= "8"/>
<lb/>onde con infinita sua lode multiplicata est gloria
<lb/>domus eius: Sole che viene per illuminar con la sua luce
<lb/>l'oscurità de i nostri intelletti, per infiammar con
<lb/>ardentissimo zelo la tiepidezza delle nostra volontà,
<lb/>per fecondar con santissimi esempi la sterilità de i nostri
<lb/>quori. Dunque con ogni ragione si festeggia, e si
<lb/>trionfa e con augurio di felicità si celebra il dì nascente,
<lb/>il dì nuzziale di questo Sole che tanquam sponsus procedens
<lb/>de thalamo suo viene a sposar questa fortunata
<lb/>Chiesa per arricchirla di grazie per incoronarla di
<lb/>gloria, e sparger sopra di lei santissimi influssi di celesti
<lb/>benedizioni. Oh chi potesse ascoltar distintamente
<lb/>i discorsi, e penetrar le considerazioni che si fanno
<lb/>oggi in questa Città in questo Tempio sopra le mirabili
<lb/>prerogative del nostro Pastore; quanto facilmente
<lb/>se ne formerebbe un glorioso Panegirico delle
<lb/>sue lodi, un Elogio da immortalar il suo nome, un
<lb/>ritratto un Idea di un perfettissimo Prelato? Hò sentito,
<lb/>e parmi di nuovo sentire che altri celebri la nobiltà
<lb/>dell'antichissima famiglia Pannocchiesca, della
<lb/>quale per il dominio di tante Terre, per la gran copia
<lb/>d'huomini illustri, infin nei tempi della Republica
<lb/>Senese era venerabile di nome, ammirabile lo splendore,
<lb/>invidiabile l'autorità, e sospetta la potenza. Da
<lb/>altri sento esaltar' infino alle stelle i meriti del suo gran
<lb/>Genitore. Chi lo chiama Tesoriero di prudenza, chi
<pb n= "9"/>
<lb/>Nestore de i Principi, chi l'oracolo d'Italia, e chi, alludendo
<lb/>al nome di lui la Stella Polare di questa bella Provincia
<lb/>di Toscana: Titoli veramente aggiustati a quel
<lb/>subblime intelletto del Signor Conte, il cui sapientissimo
<lb/>giudizio accreditato, e reverito in tutta l'Europa,
<lb/>e particolarmente nella Spagna, fù tante volte amesso
<lb/>nelle Consulte Regie, e approvato nelle più
<lb/>importanti resoluzioni: la cui nobile eloquenza, e soavità
<lb/>di trattare con lacci di riverenza, e d'amore incatena
<lb/>gl'animi, e la destrissima accortezza in tutti i 
<lb/>negozii conduce a fine ogni più difficile impresa: la
<lb/>cui vera politica non si disgiugne mai dalla pietà Christiana:
<lb/>col cui consiglio furon trattati, e conclusi matrimonii
<lb/>tra i maggior Potentati del mondo: la cui
<lb/>assistenza, e ministerio è invidiata al Gran Duca di 
<lb/>Toscana da i maggior Principi della Christianità. Altri,
<lb/>Monsignor Illustrissimo, venendo alle vostre proprie
<lb/>lodi innalzano l'eccellenza dell'ingegno concedutovi
<lb/>da Dio, ma impiegato da voi con ogni industria,
<lb/>e con maravigliosi progressi prima nelle lettere
<lb/>humane, poi nelle scienze filosofiche, ne gli studii legali,
<lb/>e nella sacra Iurisprudenza; onde non vi è stato
<lb/>difficile ne i primi anni della vostra gioventù, l'essercitar
<lb/>felicemente le prime cariche della Prelatura
<lb/>Romana. Altri fanno più particolar menzione
<lb/>de i principali governi Ecclesiastici confidati alla vostra
<pb n="10"/>
<lb/>prudenza giovenile dal Sommo Pontefice, e amministrati
<lb/>da voi con tanta lode di giustizia, d'integrità,
<lb/>di gentilezza, che vi siete conciliato la benevolenza,
<lb/>e obligati gl'animi di quei popoli devotissimi
<lb/>del vostro Nome. Egl'è pur vero, che in Spoleti particolarmente,
<lb/>con insolite dimostrazioni di gratitudine 
<lb/>si trattò, oltre all'esentarvi dal Sindacato, d'innalzare
<lb/>statue alla vostra virtù, e di consecrar alla vostra
<lb/>fama publiche inscrizioni; Ma quegli honori, e
<lb/>singolar privilegii che vi haveva procacciato la grandezza
<lb/>del merito furon recusati da voi con modestia
<lb/>inaudita, e le momorie che voi non voleste intagliate
<lb/>ne i marmi, resterano con accrescimento di gloria
<lb/>eternamente imprese ne i quori. Risuonano finalmente
<lb/>per tutto le voci della mestissima Pienza
<lb/>vostra primiera Sposa, che nel pianto universale hà
<lb/>dimostrato il cordoglio della partenza del suo Pastore.
<lb/>Pienza dove voi havete custodito il vostro gregge
<lb/>con infinita vigilanza, accresciuto mirabilmente il
<lb/>culto divino, riformato i costumi del Clero, ammaestrato
<lb/>il popolo nella dottrina di Christo, lasciato 
<lb/>esempi di religione, e fama di santità. Pienza dove havete
<lb/>instituito un Monasterio di Vergini consecrate
<lb/>a Dio, che incaminate da voi per la strada del Cielo,
<lb/>e costituite in perfetto stato di religiosa osservanza,
<lb/>remunerano la vostra pietà con assidue, e ferventissime
<pb n="11"/>
<lb/>orazioni per la vostra salute, cioè per benefizio
<lb/>universale della vostra nuova Diocesi. Con questi, &amp;
<lb/>altri simili encomii portati dalla fama di tutta Italia
<lb/>applaude in questo giorno la Città di Pisa al suo novello
<lb/>Pastore. Ne deve esser sospetta di adulazione, o 
<lb/>di falsità quella fama che scuopre con occhi innumerabili
<lb/>tutte l'azzioni de i grandi, e con una concorde
<lb/>libertà di tante lingue ne fa la medesima testimonianza
<lb/>per tutto: sì come non è una vana apparenza nell'
<lb/>aria, ma vera luce nel Cielo, quella che a molte
<lb/>Provincie indistintamente risplende. Ma la mia considerazione
<lb/>Uditori è rapita da una maraviglia maggiore,
<lb/>che non essendo tanto esposta a gl'occhi del
<lb/>mondo, non può sì facilmente esser soggetto dell'acclamazioni
<lb/>popolari. Reverisco sì nel mio Prelato la
<lb/>chiarezza della sua nascita, i meriti de i progenitori, la 
<lb/>grandezza dell'ingegno, l'eminenza della litteratura,
<lb/>le lodi de i ben amministrati governi; ma come a cosa
<lb/>di miracolo humilmente m'inchino, e resto attonito
<lb/>e confuso, mentre considero nella sua giovinezza
<lb/>un ottimo governo di se stesso, un dominio
<lb/>assoluto dei proprii affetti, un imperio sopra le sue
<lb/>passioni, tutti i sensi soggiogati, la vita immaculata,
<lb/>i costumi Angelici. Oh Dio immortale; è pur gran
<lb/>cosa tra gli splendori di famiglia già molto tempo illustrissima
<lb/>non rimaner abbagliato: tra le grandezze
<pb n="12"/>
<lb/>di Spagna, e di Roma conservar la modestia: tra le
<lb/>finzioni della Corte mantener la schiettezza dell'animo:
<lb/>nell'insegne, e nelle pompe de i Magistrati Ecclesiastici
<lb/>far sempre mostra dell'humiltà Christiana.
<lb/>Ma qui non si termina il mio stupore Uditori: Io
<lb/>chiamo in questo teatro tutti i Prelati, e tutti i Ministri
<lb/>della Chiesa di Dio, a sentir cosa più di tutte l'altre
<lb/>incredibile, e dalla vita del nostro Arcivescovo
<lb/>apprender questa dottrina; che tra gl'ardori della gioventù,
<lb/>tra le tempeste delle tentazioni, tra le lusinghe
<lb/>de i sensi, tra le commodità, le delizie, l'occasioni, i
<lb/>mal'esempi non è impossibile il mantener sempre illeso
<lb/>il fiore della castità: fiore gratissimo a gl'occhi di
<lb/>Dio, e chi spira d'ogn' intorno soavissima fragranza.
<lb/>Fiore anzi gemma preziosissima, senza la quale 
<lb/>non è risplendente la Mitra, non è sì venerabile il Solio,
<lb/>ne di tanta autorità lo Scettro Episcopale. Ma io
<lb/>ben m'accorgo Uditori che le modestissime orecchie
<lb/>del nostro Prelato, ancorche assuefatte al nobil diletto
<lb/>della musica restano hormai troppo offese dall'
<lb/>armonia delle proprie lodi; oltre che il voler far menzione
<lb/>di tutte sarebbe poco men difficile impresa, che
<lb/>nell'immensità del corpo Solare l'additar distintamente
<lb/>ogni raggio. Sarà dunque miglior consiglio rivolgersi
<lb/>a ringraziar humilmente il begninissimo
<lb/>Iddio che hà privilegiato questa avventurata Diocesi
<pb n="13"/>
<lb/>di uno di quei Pastori secondo il quor suo, promessi
<lb/>anticamente per Gieremia Profeta, Et dabo vobis pastores
<lb/>iuxta cor meum, &amp; pascent vos scientia, &amp; doctrina
<lb/>Pastore eruditissimo: Pastore vigilantissimo, e così zelante
<lb/>della salute del suo gregge che non perdona a 
<lb/>fatica, e bisognando poneret animam suam pro ovibus suis.
<lb/>Corrispondiamo dunque noi a tanto amore, e con
<lb/>publici voti, e sacrifizii ricorriamo al tribunale della
<lb/>Divina misericordia, alla benigna intercessione di 
<lb/>Maria Vergine, gloriosa titolare di questo Tempio,
<lb/>avvocata della nostra Città, per impetrar a lui lunghezza
<lb/>di vita, e perfezione di sanità, e in conseguenza a
<lb/>noi ogni più bramata consolazione. Resta hora, o
<lb/>glorioso Pastore che voi riceviate in custodia il vostro
<lb/>gregge. Ecco le pecorelle confidate alla vostra
<lb/>diligenza, e pietà del supremo Pastore, e generale Vicario
<lb/>di Christo. Eccone una gran parte qui congregate
<lb/>per ascoltar la vostra amabilissima voce, e ricever
<lb/>le grazie delle vostra benedizione. Sonet igitur vox tua
<lb/>in auribus nostris, &amp; letabimur super eloquia tua. Basterà
<lb/>ogni cenno, o con la voce, o con la verga, che sarà
<lb/>sempre prontissimo il gregge all'obbedienza. E noi
<lb/>o devoti Uditori ricordiamoci con S. Cipriano quel
<lb/>che significhi esser pecorella di Christo. Meminisse debemus
<lb/>quo vocabulo Christus plebem suam appellet quo titulo
<lb/>gregem suum nuncupet: Oves nominat ut innocentia Christiana
<pb n="14"/>
<lb/>ovibus equètur, agnos vocat ut agnorum naturam
<lb/>simplicem simplicitas mentis imitetur. Procuriamo dunque,
<lb/>e con l'innocenza della vita, e con la semplicità
<lb/>del quore di viver in maniera che siamo riconosciuti
<lb/>per vere pecorelle di Christo, e non indegne della cura, 
<lb/>e pastoral vigilanza di Monsignor Illustrissimo.
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Marcantonio Pieralli's Orazione all'Arcivescovo Pannocchieschi d'Elci (1638): A Basic TEI Edition Galileo’s Library Digitization Project Crystal Hall Transcription Jenna Albanese XML file creation the TEI Archiving, Publishing, and Access Service (TAPAS)
360 Huntington Avenue Northeastern University Boston, MA 02115
Creative Commons BY-NC-SA
Based on the copy held by the BNCF. Orazione di Marc'Antonio Pieralli canonico pisano, e rettore di sapienza. Recitata da lui nel duomo di Pisa all’illustriss. nuovo Arcivescovo Scipione Pieralli, Marcantonio Pisa delle Dote, Francesco 1638

This TEI edition is part of a project to create accurate, machine-readable versions of books known to have been in the library of Galileo Galilei (1563-1642).

This work was chosen to maintain a balance in the corpus of works by Galileo, his opponents, and authors not usually studied in the history of science.

Lists of errata have not been incorporated into the text. Typos have not been corrected.

The letters u and v, often interchangeable in early Italian books, are reproduced as found or as interpreted by the OCR algorithm. Punctuation has been maintained. The goal is an unedited late Renaissance text for study.

Hyphenation has been maintained unless it pertains to a line break (see "segmentation").

Word breaks across lines have not been maintained. The word appears in the line in which the first letters were printed. Words broken across pages appear on the page on which the first letters appear. Catch words are not included.

Orazione di Marcantonio Pieralli Canonico Pisano, e Rettore di Sapienza. Recitata da lui nel Duomo di Pisa All'Illustriss. E Reuerendiss. Monsig. Scipione Pannocchieschi de' Conti d'Elci Nuovo Arcivescovo. Dedicata all'Illustriss. Sig. Cont'Orso D'Elci suo padre Maestro di Camera, e Consiglier di Stato del Serenissimo Grand Duca di Toscana. In Pisa, Apresso Francesco delle Dote. 1636. Con licenza de' Superiori.
1636
ORAZIONE DI MARCANTONIO PIERALLI Canonico Pisano, e Rettore di Sapienza. Recitata da lui nel Duomo di Pisa All'Illustriss. E Reuerendiss. Monsig. SCIPIONE PANNOCCHIESCHI DE' CONTI D'ELCI NUOVO ARCIVESCOVO. Dedicata all'Illustriss. Sig. CONT'ORSO D'ELCI SUO PADRE Maestro di Camera, e Consiglier di Stato del Serenissimo Grand Duca di Toscana. IN PISA. Apresso Francesco delle Dote. 1636. Con licenza de' Superiori.  Illustrissimo Signore, E Patron mio Colendissimo. Ho composto e recitato per comandemento del mio Capitolo la presente Orazione a Monsignor Aricuescouo Figliuolo di U.S. Illustrissima, il dì che tra le comuni allegrezze di questa Città fece la solenne entrata nella sua Chiesa Primaziale. I meriti singolari di sì gran Prelato accennati in questa operetta, l'hanno fatta apparir tanto lodeuole, che non solo è stata sentita con applauso, ma desiderata e chiesta con grandissima istanza. Haurei però grand'occasione di uanagloria, s'io non sapessi che infine le nugole, vilissimo vapor della terra, fregiate de i raggi solari ci rassembrano montagne d'oro e che sono in grandissimo prezzo le gemme ancorche legate in ogni più basso metallo; oltre che il valor delle materie preziose si scorge tal uolta più nella purità del lauoro, che ne gl'artifiziosi ornamenti. Comunque sia, consigliato da persona di molta autorità hò giudicato di sodisfar al desiderio comune col publicar questo parto più d'obbedienza che d'ingegno, nato (com'è notissimo) tumultuariamente tra molte occupazioni, e varij accidenti di mala sanità; e per far più note le glorie del mio Signore, e la mia deuotissima osseruanza, non hò stimato perdita alcuna il palesar maggiormente l'infacondia della mia lingua. Ho ben resoluto di dedicarlo a U.S. Illustrissima, assicurandomi che da niun altro possa esser più accarezzato, e fauorito che da lei, al quale amerà in esso con affetto paterno le lodi proprie di Monsignor suo Figliolo, e gradirà benignamente l'ossequiosa venerazione d'vn suo humilissimo seruo. In tanto io mi pregierò che si ueggano espresse dalla mia pouera penna quelle ricche, e rare virtù che formano un ottimo Prelato, e che uiuamente risplendono nella uita, e constumi del nuouo Arciuescouo di Pisa; il quale hà mostrato al mondo che mirabile effetti produchino in un Figliolo di perfettissima indole gl'esempi, e l'educazione d'un sapientissimo Padre. A V.S. Illustrissima humilmente fò riuerenza, e prego il Donator d'ogni bene che per gloria, e per benefizio uniuersale, conceda a lei, e a Monsignor Illustrissimo suo lunghezza di uita, & ogn'altra più desiderata prosperità. Pisa il primo di Maggio 1636. Di V.S. Illustrissima. Humilissimo Seruitore Marcantonio Pieralli. ORAZIONE Se gl'affetti humani che tanto imperiosamente signoreggiano gl' animi nostri comunicassero con egual proporzione la virtù loro a i sensi esteriori, e quanto spronano le volontà altrettanto avvalorassero gl'ingegni, l'infinita allegrezza ch'io sento sfavillar nel mio quore si sarebbe hormai cangiata in un fiume d'eloquenza, e non temerei punto, Monsig. Illustrissimo, di sodisfare al vostro gran merito, e all' espettazione di questi SS. che m'hanno eletto a parlare, con un devoto tributo di congratulazione, e di lode. Ma la verità è questa benignissimi ascoltanti che in cambio di soprabbondarmi l'eloquenza, mi manca più tosto l'ardire, e poco men che la favella; poiche l'altezza di questo luogo, la maestà di questo tempio, la degnità di così nobile udienza, il concorso di tanti popoli, la presenza del mio Principe Ecclesiastico, e l'importanza della funzione, in mezzo a tanta allegrezza mi aprono una scena di spavento, e mi fanno pur troppo conoscere quanto poco vaglia la prontezza disgiunta dall'abilità, e quanto sia inutile il desiderio d'obbedire dove manchi il talento nell'operare. Confido nondimeno nella divina protezione, e nella benignità di chi m'ascolta, che se per premio della mia ossequiosa volontà io non riporterò lode di facondia, non perderò per questo la gloria dell'obbedienza. E se non fluet ut ros eloquium meum, se non sarà potente, Monisgnor Illustrissimo, a esprimer le grandezze de i vostri meriti, basterà almeno a rappresentar l'eccesso delle nostre allegrezze, e con humilissimi ringraziamenti far publica testimonianza dell'obbligo che tenghiamo a Dio, al Sommo Pontefice, & al Serenissimo nostro Gran Duca per la vostra promozione. E ben vero che il giubbilo universale di questo Clero, di questa Nobiltà, di questo Popolo Pisano, si palesa tanto da se stesso nelle fronti, nelle voci, negl'applausi, e ne i concenti musicale, che non vi hà punto bisogno della mia lingua per maggiormente esplicarlo. Anzi che mi fà sovvenire di alcuni popoli Settentrionali abitatori nella più fredda Zona de gl' asprissimi monti Rifèi. Questi per esser costituiti dentro a' termini del circolo artico, e haver, come dicono gl'Astronomi quel polo vicino al Zenit, non veggono come noi altri nascere, e tramontare il Sole ogni giorno, ma per più mesi continui godono sopra l'orizonte scoperto il movimento diurno del celeste splendore, e all'incontro per l'istesso spazio di tempo vivono in oscurissime tenebre. Ma quando s'avvicina il ritorno del bramato sole, oh con quanta ansietà lo stanno aspettando: escono innanzi tempo alla campagna aperta per veder risorgere il primo albòre, lo ricevono con giocondissimo aspetto, lo salutano con accenti di letizia, l'adorano con venerazione, lo godono con un gusto eccessivo, e per più giorni non si saziano di consolare, e quasi inebriare in quel fonte di luce l'avidità de gli sguardi. Tale a punto Monsignor Illustrissimo è la giocondità del vostro popolo Pisano. Era sparito da gl' occhi nostri con troppo dolorosa eclisse quel Sole ammirabile di Monsignor Medici, che con raggi di santità, e di beneficenza illustrava, e fecondava questo Mondo Metropolitano; havendolo la Divina providenza tralatato in Cielo, dove insieme con gl'altri giusti Fulgebit sicut Sol in conspectu Dei per risplendere ancora eternamente nelle memorie di tutta la posterità. Era però rimasta la sconsolata Città di Pisa in tenebre di lutto: Hora per divina Misericordia doppo una lunghissima notte di tanti mesi quel medesimo popolo che ambulabat in tenebris vidit lucem magnam: Hà visto in questi giorni spuntar da i Colli di Siena sopra l'orizonte di questo Tempio un altro Sole bellissimo a maraviglia: Sole che a i grandi splendori de' suoi natali, all'antiche glorie de suoi antenati hà acquistato nuovi raggi di proprie virtù, lumi di eminente dottrina, ardori di ferventissima carità, onde con infinita sua lode multiplicata est gloria domus eius: Sole che viene per illuminar con la sua luce l'oscurità de i nostri intelletti, per infiammar con ardentissimo zelo la tiepidezza delle nostra volontà, per fecondar con santissimi esempi la sterilità de i nostri quori. Dunque con ogni ragione si festeggia, e si trionfa e con augurio di felicità si celebra il dì nascente, il dì nuzziale di questo Sole che tanquam sponsus procedens de thalamo suo viene a sposar questa fortunata Chiesa per arricchirla di grazie per incoronarla di gloria, e sparger sopra di lei santissimi influssi di celesti benedizioni. Oh chi potesse ascoltar distintamente i discorsi, e penetrar le considerazioni che si fanno oggi in questa Città in questo Tempio sopra le mirabili prerogative del nostro Pastore; quanto facilmente se ne formerebbe un glorioso Panegirico delle sue lodi, un Elogio da immortalar il suo nome, un ritratto un Idea di un perfettissimo Prelato? Hò sentito, e parmi di nuovo sentire che altri celebri la nobiltà dell'antichissima famiglia Pannocchiesca, della quale per il dominio di tante Terre, per la gran copia d'huomini illustri, infin nei tempi della Republica Senese era venerabile di nome, ammirabile lo splendore, invidiabile l'autorità, e sospetta la potenza. Da altri sento esaltar' infino alle stelle i meriti del suo gran Genitore. Chi lo chiama Tesoriero di prudenza, chi Nestore de i Principi, chi l'oracolo d'Italia, e chi, alludendo al nome di lui la Stella Polare di questa bella Provincia di Toscana: Titoli veramente aggiustati a quel subblime intelletto del Signor Conte, il cui sapientissimo giudizio accreditato, e reverito in tutta l'Europa, e particolarmente nella Spagna, fù tante volte amesso nelle Consulte Regie, e approvato nelle più importanti resoluzioni: la cui nobile eloquenza, e soavità di trattare con lacci di riverenza, e d'amore incatena gl'animi, e la destrissima accortezza in tutti i negozii conduce a fine ogni più difficile impresa: la cui vera politica non si disgiugne mai dalla pietà Christiana: col cui consiglio furon trattati, e conclusi matrimonii tra i maggior Potentati del mondo: la cui assistenza, e ministerio è invidiata al Gran Duca di Toscana da i maggior Principi della Christianità. Altri, Monsignor Illustrissimo, venendo alle vostre proprie lodi innalzano l'eccellenza dell'ingegno concedutovi da Dio, ma impiegato da voi con ogni industria, e con maravigliosi progressi prima nelle lettere humane, poi nelle scienze filosofiche, ne gli studii legali, e nella sacra Iurisprudenza; onde non vi è stato difficile ne i primi anni della vostra gioventù, l'essercitar felicemente le prime cariche della Prelatura Romana. Altri fanno più particolar menzione de i principali governi Ecclesiastici confidati alla vostra prudenza giovenile dal Sommo Pontefice, e amministrati da voi con tanta lode di giustizia, d'integrità, di gentilezza, che vi siete conciliato la benevolenza, e obligati gl'animi di quei popoli devotissimi del vostro Nome. Egl'è pur vero, che in Spoleti particolarmente, con insolite dimostrazioni di gratitudine si trattò, oltre all'esentarvi dal Sindacato, d'innalzare statue alla vostra virtù, e di consecrar alla vostra fama publiche inscrizioni; Ma quegli honori, e singolar privilegii che vi haveva procacciato la grandezza del merito furon recusati da voi con modestia inaudita, e le momorie che voi non voleste intagliate ne i marmi, resterano con accrescimento di gloria eternamente imprese ne i quori. Risuonano finalmente per tutto le voci della mestissima Pienza vostra primiera Sposa, che nel pianto universale hà dimostrato il cordoglio della partenza del suo Pastore. Pienza dove voi havete custodito il vostro gregge con infinita vigilanza, accresciuto mirabilmente il culto divino, riformato i costumi del Clero, ammaestrato il popolo nella dottrina di Christo, lasciato esempi di religione, e fama di santità. Pienza dove havete instituito un Monasterio di Vergini consecrate a Dio, che incaminate da voi per la strada del Cielo, e costituite in perfetto stato di religiosa osservanza, remunerano la vostra pietà con assidue, e ferventissime orazioni per la vostra salute, cioè per benefizio universale della vostra nuova Diocesi. Con questi, & altri simili encomii portati dalla fama di tutta Italia applaude in questo giorno la Città di Pisa al suo novello Pastore. Ne deve esser sospetta di adulazione, o di falsità quella fama che scuopre con occhi innumerabili tutte l'azzioni de i grandi, e con una concorde libertà di tante lingue ne fa la medesima testimonianza per tutto: sì come non è una vana apparenza nell' aria, ma vera luce nel Cielo, quella che a molte Provincie indistintamente risplende. Ma la mia considerazione Uditori è rapita da una maraviglia maggiore, che non essendo tanto esposta a gl'occhi del mondo, non può sì facilmente esser soggetto dell'acclamazioni popolari. Reverisco sì nel mio Prelato la chiarezza della sua nascita, i meriti de i progenitori, la grandezza dell'ingegno, l'eminenza della litteratura, le lodi de i ben amministrati governi; ma come a cosa di miracolo humilmente m'inchino, e resto attonito e confuso, mentre considero nella sua giovinezza un ottimo governo di se stesso, un dominio assoluto dei proprii affetti, un imperio sopra le sue passioni, tutti i sensi soggiogati, la vita immaculata, i costumi Angelici. Oh Dio immortale; è pur gran cosa tra gli splendori di famiglia già molto tempo illustrissima non rimaner abbagliato: tra le grandezze di Spagna, e di Roma conservar la modestia: tra le finzioni della Corte mantener la schiettezza dell'animo: nell'insegne, e nelle pompe de i Magistrati Ecclesiastici far sempre mostra dell'humiltà Christiana. Ma qui non si termina il mio stupore Uditori: Io chiamo in questo teatro tutti i Prelati, e tutti i Ministri della Chiesa di Dio, a sentir cosa più di tutte l'altre incredibile, e dalla vita del nostro Arcivescovo apprender questa dottrina; che tra gl'ardori della gioventù, tra le tempeste delle tentazioni, tra le lusinghe de i sensi, tra le commodità, le delizie, l'occasioni, i mal'esempi non è impossibile il mantener sempre illeso il fiore della castità: fiore gratissimo a gl'occhi di Dio, e chi spira d'ogn' intorno soavissima fragranza. Fiore anzi gemma preziosissima, senza la quale non è risplendente la Mitra, non è sì venerabile il Solio, ne di tanta autorità lo Scettro Episcopale. Ma io ben m'accorgo Uditori che le modestissime orecchie del nostro Prelato, ancorche assuefatte al nobil diletto della musica restano hormai troppo offese dall' armonia delle proprie lodi; oltre che il voler far menzione di tutte sarebbe poco men difficile impresa, che nell'immensità del corpo Solare l'additar distintamente ogni raggio. Sarà dunque miglior consiglio rivolgersi a ringraziar humilmente il begninissimo Iddio che hà privilegiato questa avventurata Diocesi di uno di quei Pastori secondo il quor suo, promessi anticamente per Gieremia Profeta, Et dabo vobis pastores iuxta cor meum, & pascent vos scientia, & doctrina Pastore eruditissimo: Pastore vigilantissimo, e così zelante della salute del suo gregge che non perdona a fatica, e bisognando poneret animam suam pro ovibus suis. Corrispondiamo dunque noi a tanto amore, e con publici voti, e sacrifizii ricorriamo al tribunale della Divina misericordia, alla benigna intercessione di Maria Vergine, gloriosa titolare di questo Tempio, avvocata della nostra Città, per impetrar a lui lunghezza di vita, e perfezione di sanità, e in conseguenza a noi ogni più bramata consolazione. Resta hora, o glorioso Pastore che voi riceviate in custodia il vostro gregge. Ecco le pecorelle confidate alla vostra diligenza, e pietà del supremo Pastore, e generale Vicario di Christo. Eccone una gran parte qui congregate per ascoltar la vostra amabilissima voce, e ricever le grazie delle vostra benedizione. Sonet igitur vox tua in auribus nostris, & letabimur super eloquia tua. Basterà ogni cenno, o con la voce, o con la verga, che sarà sempre prontissimo il gregge all'obbedienza. E noi o devoti Uditori ricordiamoci con S. Cipriano quel che significhi esser pecorella di Christo. Meminisse debemus quo vocabulo Christus plebem suam appellet quo titulo gregem suum nuncupet: Oves nominat ut innocentia Christiana ovibus equètur, agnos vocat ut agnorum naturam simplicem simplicitas mentis imitetur. Procuriamo dunque, e con l'innocenza della vita, e con la semplicità del quore di viver in maniera che siamo riconosciuti per vere pecorelle di Christo, e non indegne della cura, e pastoral vigilanza di Monsignor Illustrissimo.

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Marcantonio Pieralli's Orazione all'Arcivescovo Pannocchieschi d'Elci (1638): A Basic TEI Edition Galileo’s Library Digitization Project Crystal Hall Transcription Jenna Albanese XML file creation the TEI Archiving, Publishing, and Access Service (TAPAS)
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Based on the copy held by the BNCF. Orazione di Marc'Antonio Pieralli canonico pisano, e rettore di sapienza. Recitata da lui nel duomo di Pisa all’illustriss. nuovo Arcivescovo Scipione Pieralli, Marcantonio Pisa delle Dote, Francesco 1638

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Orazione di Marcantonio Pieralli Canonico Pisano, e Rettore di Sapienza. Recitata da lui nel Duomo di Pisa All'Illustriss. E Reuerendiss. Monsig. Scipione Pannocchieschi de' Conti d'Elci Nuovo Arcivescovo. Dedicata all'Illustriss. Sig. Cont'Orso D'Elci suo padre Maestro di Camera, e Consiglier di Stato del Serenissimo Grand Duca di Toscana. In Pisa, Apresso Francesco delle Dote. 1636. Con licenza de' Superiori.
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ORAZIONE DI MARCANTONIO PIERALLI Canonico Pisano, e Rettore di Sapienza. Recitata da lui nel Duomo di Pisa All'Illustriss. E Reuerendiss. Monsig. SCIPIONE PANNOCCHIESCHI DE' CONTI D'ELCI NUOVO ARCIVESCOVO. Dedicata all'Illustriss. Sig. CONT'ORSO D'ELCI SUO PADRE Maestro di Camera, e Consiglier di Stato del Serenissimo Grand Duca di Toscana. IN PISA. Apresso Francesco delle Dote. 1636. Con licenza de' Superiori.  Illustrissimo Signore, E Patron mio Colendissimo. Ho composto e recitato per comandemento del mio Capitolo la presente Orazione a Monsignor Aricuescouo Figliuolo di U.S. Illustrissima, il dì che tra le comuni allegrezze di questa Città fece la solenne entrata nella sua Chiesa Primaziale. I meriti singolari di sì gran Prelato accennati in questa operetta, l'hanno fatta apparir tanto lodeuole, che non solo è stata sentita con applauso, ma desiderata e chiesta con grandissima istanza. Haurei però grand'occasione di uanagloria, s'io non sapessi che infine le nugole, vilissimo vapor della terra, fregiate de i raggi solari ci rassembrano montagne d'oro e che sono in grandissimo prezzo le gemme ancorche legate in ogni più basso metallo; oltre che il valor delle materie preziose si scorge tal uolta più nella purità del lauoro, che ne gl'artifiziosi ornamenti. Comunque sia, consigliato da persona di molta autorità hò giudicato di sodisfar al desiderio comune col publicar questo parto più d'obbedienza che d'ingegno, nato (com'è notissimo) tumultuariamente tra molte occupazioni, e varij accidenti di mala sanità; e per far più note le glorie del mio Signore, e la mia deuotissima osseruanza, non hò stimato perdita alcuna il palesar maggiormente l'infacondia della mia lingua. Ho ben resoluto di dedicarlo a U.S. Illustrissima, assicurandomi che da niun altro possa esser più accarezzato, e fauorito che da lei, al quale amerà in esso con affetto paterno le lodi proprie di Monsignor suo Figliolo, e gradirà benignamente l'ossequiosa venerazione d'vn suo humilissimo seruo. In tanto io mi pregierò che si ueggano espresse dalla mia pouera penna quelle ricche, e rare virtù che formano un ottimo Prelato, e che uiuamente risplendono nella uita, e constumi del nuouo Arciuescouo di Pisa; il quale hà mostrato al mondo che mirabile effetti produchino in un Figliolo di perfettissima indole gl'esempi, e l'educazione d'un sapientissimo Padre. A V.S. Illustrissima humilmente fò riuerenza, e prego il Donator d'ogni bene che per gloria, e per benefizio uniuersale, conceda a lei, e a Monsignor Illustrissimo suo lunghezza di uita, & ogn'altra più desiderata prosperità. Pisa il primo di Maggio 1636. Di V.S. Illustrissima. Humilissimo Seruitore Marcantonio Pieralli. ORAZIONE Se gl'affetti humani che tanto imperiosamente signoreggiano gl' animi nostri comunicassero con egual proporzione la virtù loro a i sensi esteriori, e quanto spronano le volontà altrettanto avvalorassero gl'ingegni, l'infinita allegrezza ch'io sento sfavillar nel mio quore si sarebbe hormai cangiata in un fiume d'eloquenza, e non temerei punto, Monsig. Illustrissimo, di sodisfare al vostro gran merito, e all' espettazione di questi SS. che m'hanno eletto a parlare, con un devoto tributo di congratulazione, e di lode. Ma la verità è questa benignissimi ascoltanti che in cambio di soprabbondarmi l'eloquenza, mi manca più tosto l'ardire, e poco men che la favella; poiche l'altezza di questo luogo, la maestà di questo tempio, la degnità di così nobile udienza, il concorso di tanti popoli, la presenza del mio Principe Ecclesiastico, e l'importanza della funzione, in mezzo a tanta allegrezza mi aprono una scena di spavento, e mi fanno pur troppo conoscere quanto poco vaglia la prontezza disgiunta dall'abilità, e quanto sia inutile il desiderio d'obbedire dove manchi il talento nell'operare. Confido nondimeno nella divina protezione, e nella benignità di chi m'ascolta, che se per premio della mia ossequiosa volontà io non riporterò lode di facondia, non perderò per questo la gloria dell'obbedienza. E se non fluet ut ros eloquium meum, se non sarà potente, Monisgnor Illustrissimo, a esprimer le grandezze de i vostri meriti, basterà almeno a rappresentar l'eccesso delle nostre allegrezze, e con humilissimi ringraziamenti far publica testimonianza dell'obbligo che tenghiamo a Dio, al Sommo Pontefice, & al Serenissimo nostro Gran Duca per la vostra promozione. E ben vero che il giubbilo universale di questo Clero, di questa Nobiltà, di questo Popolo Pisano, si palesa tanto da se stesso nelle fronti, nelle voci, negl'applausi, e ne i concenti musicale, che non vi hà punto bisogno della mia lingua per maggiormente esplicarlo. Anzi che mi fà sovvenire di alcuni popoli Settentrionali abitatori nella più fredda Zona de gl' asprissimi monti Rifèi. Questi per esser costituiti dentro a' termini del circolo artico, e haver, come dicono gl'Astronomi quel polo vicino al Zenit, non veggono come noi altri nascere, e tramontare il Sole ogni giorno, ma per più mesi continui godono sopra l'orizonte scoperto il movimento diurno del celeste splendore, e all'incontro per l'istesso spazio di tempo vivono in oscurissime tenebre. Ma quando s'avvicina il ritorno del bramato sole, oh con quanta ansietà lo stanno aspettando: escono innanzi tempo alla campagna aperta per veder risorgere il primo albòre, lo ricevono con giocondissimo aspetto, lo salutano con accenti di letizia, l'adorano con venerazione, lo godono con un gusto eccessivo, e per più giorni non si saziano di consolare, e quasi inebriare in quel fonte di luce l'avidità de gli sguardi. Tale a punto Monsignor Illustrissimo è la giocondità del vostro popolo Pisano. Era sparito da gl' occhi nostri con troppo dolorosa eclisse quel Sole ammirabile di Monsignor Medici, che con raggi di santità, e di beneficenza illustrava, e fecondava questo Mondo Metropolitano; havendolo la Divina providenza tralatato in Cielo, dove insieme con gl'altri giusti Fulgebit sicut Sol in conspectu Dei per risplendere ancora eternamente nelle memorie di tutta la posterità. Era però rimasta la sconsolata Città di Pisa in tenebre di lutto: Hora per divina Misericordia doppo una lunghissima notte di tanti mesi quel medesimo popolo che ambulabat in tenebris vidit lucem magnam: Hà visto in questi giorni spuntar da i Colli di Siena sopra l'orizonte di questo Tempio un altro Sole bellissimo a maraviglia: Sole che a i grandi splendori de' suoi natali, all'antiche glorie de suoi antenati hà acquistato nuovi raggi di proprie virtù, lumi di eminente dottrina, ardori di ferventissima carità, onde con infinita sua lode multiplicata est gloria domus eius: Sole che viene per illuminar con la sua luce l'oscurità de i nostri intelletti, per infiammar con ardentissimo zelo la tiepidezza delle nostra volontà, per fecondar con santissimi esempi la sterilità de i nostri quori. Dunque con ogni ragione si festeggia, e si trionfa e con augurio di felicità si celebra il dì nascente, il dì nuzziale di questo Sole che tanquam sponsus procedens de thalamo suo viene a sposar questa fortunata Chiesa per arricchirla di grazie per incoronarla di gloria, e sparger sopra di lei santissimi influssi di celesti benedizioni. Oh chi potesse ascoltar distintamente i discorsi, e penetrar le considerazioni che si fanno oggi in questa Città in questo Tempio sopra le mirabili prerogative del nostro Pastore; quanto facilmente se ne formerebbe un glorioso Panegirico delle sue lodi, un Elogio da immortalar il suo nome, un ritratto un Idea di un perfettissimo Prelato? Hò sentito, e parmi di nuovo sentire che altri celebri la nobiltà dell'antichissima famiglia Pannocchiesca, della quale per il dominio di tante Terre, per la gran copia d'huomini illustri, infin nei tempi della Republica Senese era venerabile di nome, ammirabile lo splendore, invidiabile l'autorità, e sospetta la potenza. Da altri sento esaltar' infino alle stelle i meriti del suo gran Genitore. Chi lo chiama Tesoriero di prudenza, chi Nestore de i Principi, chi l'oracolo d'Italia, e chi, alludendo al nome di lui la Stella Polare di questa bella Provincia di Toscana: Titoli veramente aggiustati a quel subblime intelletto del Signor Conte, il cui sapientissimo giudizio accreditato, e reverito in tutta l'Europa, e particolarmente nella Spagna, fù tante volte amesso nelle Consulte Regie, e approvato nelle più importanti resoluzioni: la cui nobile eloquenza, e soavità di trattare con lacci di riverenza, e d'amore incatena gl'animi, e la destrissima accortezza in tutti i negozii conduce a fine ogni più difficile impresa: la cui vera politica non si disgiugne mai dalla pietà Christiana: col cui consiglio furon trattati, e conclusi matrimonii tra i maggior Potentati del mondo: la cui assistenza, e ministerio è invidiata al Gran Duca di Toscana da i maggior Principi della Christianità. Altri, Monsignor Illustrissimo, venendo alle vostre proprie lodi innalzano l'eccellenza dell'ingegno concedutovi da Dio, ma impiegato da voi con ogni industria, e con maravigliosi progressi prima nelle lettere humane, poi nelle scienze filosofiche, ne gli studii legali, e nella sacra Iurisprudenza; onde non vi è stato difficile ne i primi anni della vostra gioventù, l'essercitar felicemente le prime cariche della Prelatura Romana. Altri fanno più particolar menzione de i principali governi Ecclesiastici confidati alla vostra prudenza giovenile dal Sommo Pontefice, e amministrati da voi con tanta lode di giustizia, d'integrità, di gentilezza, che vi siete conciliato la benevolenza, e obligati gl'animi di quei popoli devotissimi del vostro Nome. Egl'è pur vero, che in Spoleti particolarmente, con insolite dimostrazioni di gratitudine si trattò, oltre all'esentarvi dal Sindacato, d'innalzare statue alla vostra virtù, e di consecrar alla vostra fama publiche inscrizioni; Ma quegli honori, e singolar privilegii che vi haveva procacciato la grandezza del merito furon recusati da voi con modestia inaudita, e le momorie che voi non voleste intagliate ne i marmi, resterano con accrescimento di gloria eternamente imprese ne i quori. Risuonano finalmente per tutto le voci della mestissima Pienza vostra primiera Sposa, che nel pianto universale hà dimostrato il cordoglio della partenza del suo Pastore. Pienza dove voi havete custodito il vostro gregge con infinita vigilanza, accresciuto mirabilmente il culto divino, riformato i costumi del Clero, ammaestrato il popolo nella dottrina di Christo, lasciato esempi di religione, e fama di santità. Pienza dove havete instituito un Monasterio di Vergini consecrate a Dio, che incaminate da voi per la strada del Cielo, e costituite in perfetto stato di religiosa osservanza, remunerano la vostra pietà con assidue, e ferventissime orazioni per la vostra salute, cioè per benefizio universale della vostra nuova Diocesi. Con questi, & altri simili encomii portati dalla fama di tutta Italia applaude in questo giorno la Città di Pisa al suo novello Pastore. Ne deve esser sospetta di adulazione, o di falsità quella fama che scuopre con occhi innumerabili tutte l'azzioni de i grandi, e con una concorde libertà di tante lingue ne fa la medesima testimonianza per tutto: sì come non è una vana apparenza nell' aria, ma vera luce nel Cielo, quella che a molte Provincie indistintamente risplende. Ma la mia considerazione Uditori è rapita da una maraviglia maggiore, che non essendo tanto esposta a gl'occhi del mondo, non può sì facilmente esser soggetto dell'acclamazioni popolari. Reverisco sì nel mio Prelato la chiarezza della sua nascita, i meriti de i progenitori, la grandezza dell'ingegno, l'eminenza della litteratura, le lodi de i ben amministrati governi; ma come a cosa di miracolo humilmente m'inchino, e resto attonito e confuso, mentre considero nella sua giovinezza un ottimo governo di se stesso, un dominio assoluto dei proprii affetti, un imperio sopra le sue passioni, tutti i sensi soggiogati, la vita immaculata, i costumi Angelici. Oh Dio immortale; è pur gran cosa tra gli splendori di famiglia già molto tempo illustrissima non rimaner abbagliato: tra le grandezze di Spagna, e di Roma conservar la modestia: tra le finzioni della Corte mantener la schiettezza dell'animo: nell'insegne, e nelle pompe de i Magistrati Ecclesiastici far sempre mostra dell'humiltà Christiana. Ma qui non si termina il mio stupore Uditori: Io chiamo in questo teatro tutti i Prelati, e tutti i Ministri della Chiesa di Dio, a sentir cosa più di tutte l'altre incredibile, e dalla vita del nostro Arcivescovo apprender questa dottrina; che tra gl'ardori della gioventù, tra le tempeste delle tentazioni, tra le lusinghe de i sensi, tra le commodità, le delizie, l'occasioni, i mal'esempi non è impossibile il mantener sempre illeso il fiore della castità: fiore gratissimo a gl'occhi di Dio, e chi spira d'ogn' intorno soavissima fragranza. Fiore anzi gemma preziosissima, senza la quale non è risplendente la Mitra, non è sì venerabile il Solio, ne di tanta autorità lo Scettro Episcopale. Ma io ben m'accorgo Uditori che le modestissime orecchie del nostro Prelato, ancorche assuefatte al nobil diletto della musica restano hormai troppo offese dall' armonia delle proprie lodi; oltre che il voler far menzione di tutte sarebbe poco men difficile impresa, che nell'immensità del corpo Solare l'additar distintamente ogni raggio. Sarà dunque miglior consiglio rivolgersi a ringraziar humilmente il begninissimo Iddio che hà privilegiato questa avventurata Diocesi di uno di quei Pastori secondo il quor suo, promessi anticamente per Gieremia Profeta, Et dabo vobis pastores iuxta cor meum, & pascent vos scientia, & doctrina Pastore eruditissimo: Pastore vigilantissimo, e così zelante della salute del suo gregge che non perdona a fatica, e bisognando poneret animam suam pro ovibus suis. Corrispondiamo dunque noi a tanto amore, e con publici voti, e sacrifizii ricorriamo al tribunale della Divina misericordia, alla benigna intercessione di Maria Vergine, gloriosa titolare di questo Tempio, avvocata della nostra Città, per impetrar a lui lunghezza di vita, e perfezione di sanità, e in conseguenza a noi ogni più bramata consolazione. Resta hora, o glorioso Pastore che voi riceviate in custodia il vostro gregge. Ecco le pecorelle confidate alla vostra diligenza, e pietà del supremo Pastore, e generale Vicario di Christo. Eccone una gran parte qui congregate per ascoltar la vostra amabilissima voce, e ricever le grazie delle vostra benedizione. Sonet igitur vox tua in auribus nostris, & letabimur super eloquia tua. Basterà ogni cenno, o con la voce, o con la verga, che sarà sempre prontissimo il gregge all'obbedienza. E noi o devoti Uditori ricordiamoci con S. Cipriano quel che significhi esser pecorella di Christo. Meminisse debemus quo vocabulo Christus plebem suam appellet quo titulo gregem suum nuncupet: Oves nominat ut innocentia Christiana ovibus equètur, agnos vocat ut agnorum naturam simplicem simplicitas mentis imitetur. Procuriamo dunque, e con l'innocenza della vita, e con la semplicità del quore di viver in maniera che siamo riconosciuti per vere pecorelle di Christo, e non indegne della cura, e pastoral vigilanza di Monsignor Illustrissimo.